Powered By Blogger

sabato 1 agosto 2015

Il piano B di Renzi: si vota

Con i trucchi non si va lontano. Il giorno dopo aver imbarcato in maggioranza dieci senatori transfughi del centrodestra guidati da Verdini, il governo ha preso una scoppola al Senato. Il segnale politico è chiaro

Con i trucchi non si va lontano. Il giorno dopo aver imbarcato in maggioranza dieci senatori transfughi del centrodestra guidati da Denis Verdini, il governo ha preso una scoppola al Senato non da poco, andando sotto nella votazione su un articolo della riforma Rai.







In sé, niente di drammatico. Ma il segnale politico è chiaro: una parte consistente del Pd non sopporta più il premier e non glielo manda a dire. E più Renzi cerca di sostituire i suoi rivali interni con innesti contro natura, più la situazione si ingarbuglia. 
Ormai non c'è più una maggioranza ma una accozzaglia di traditori, mercenari, franchi tiratori, ricattatori e servi sciocchi in perenne guerra tra di loro
Il premier si sta infilando in un casino inimmaginabile fino a pochi mesi fa e che non fa onore alla sua presunta intelligenza
In tempi non sospetti, quando il sindaco di Firenze era in rampa di lancio, ricordo che chiesi al presidente Berlusconi un giudizio sull'uomo e una previsione sul suo futuro. Farà strada - mi rispose il Cavaliere che lo studiava con interesse - perché ha coraggio, è svelto e furbo ma ha un grosso problema: fa troppo il furbo e questo sarà la sua tomba.
A giudicare da quello che succede, la profezia si sta avverando
Il premier è barricato nel fortino e ogni volta che mette fuori la testa rischia il collo. A questo punto il metodo Renzi, dice la sua breve ma intensa storia politica, prevede lo spariglio. 
Un nuovo Nazareno? Lui sarebbe anche disponibile ma è difficile che Berlusconi accetti. E allora non resta che il colpo di scena clamoroso: tutti a casa, si vada alle elezioni politiche nel 2016 insieme alle comunali di Roma (che nel frattempo sarà caduta), alla Regione Sicilia (idem) e a Milano. 
E vada come vada, come fanno i giocatori incalliti inseguiti dagli strozzini. L'ipotesi, che fino a ieri era fatta circolare dal premier come minaccia ai suoi parlamentari, sta assumendo la sostanza di un vero piano B
Le riforme si incagliano (sicuro), i tagli alle tasse non si fanno (sicuro) i suoi lo cuociono a fuoco lento al Senato (sicuro), lui perde consenso e credibilità mese dopo mese
Onestamente, chi glielo fa fare di continuare così. E benedetto arriva agosto, che sta alla politica come l'intervallo al calcio: salvifico per chi ha il fiato corto e necessita di riordinare le idee.
 Scommetto che al rientro in campo le elezioni anticipate saranno il nuovo schema di gioco. Arbitro permettendo.

mercoledì 29 luglio 2015

Speriamo che finisca in carcere

Se il re della foresta (Cecil) viene ucciso da un dentista americano

Walter Palmer tira con l’arco da quando era bambino e sostiene la «caccia etica»: avrebbe attirato il leone simbolo dello Zimbabwe fuori della riserva con un’esca

di Maria Strada

shadow
La polizia dello Zimbabwe sta ricercando uno statunitense accusato di aver ucciso un leone con arco e frecce. Il leone, Cecil, simbolo del Parco nazionale Hwange, famoso per la sua meravigliosa criniera nera, è stato assassinato nei pressi del Parco agli inizi di luglio: l’americano, Walter James Palmer, lo avrebbe attirato fuori dall’area protetta con un’esca - una carcassa legata all’automobile -, lo avrebbe ferito con una freccia e, 40 ore dopo, lo avrebbe finito a colpi di pistola per poi scuoiarlo e decapitarlo eliminando il collare segnaletico.
«Crede di averlo ucciso lui»
Palmer, dentista di Minneapolis, in Minnesota, avrebbe pagato 50.000 dollari - 45.000 euro - per poter andare a caccia proprio di un leone in Zimbabwe. Ad averlo identificato sono sia la Zimbabwe Conservation Task Force sia la Safari Operators Association of Zimbabwe, e la polizia ha confermato. Il presidente di Soaz, Emmanuel Fundira, martedì in una conferenza stampa ha spiegato che al momento non si sa dove si trovi l’uomo, accusato formalmente di bracconaggio. Un portavoce del dentista, secondo il quotidiano britannico Telegraph, non ha smentito l’uccisione: «Per quel che ne so, Walter crede che potrebbe avere ucciso il leone chiamato Cecil».
shadow carousel
Il cacciatore che ha ucciso il leone Cecil ha un nome: è un dentista americano
Il rischio di 15 anni di carcere
«Abbiamo arrestato due persone e cerchiamo Palmer per il caso» di Cecil, ha spiegato Charity Charamba, portavoce della polizia. Gli arrestati sono un cacciatore professionista, Theo Bronkhorst, e Ernest Mpofu, proprietario della fattoria dove è stata trovata la carcassa del leone e figlio del ministro dei Trasporti del Paese. Nonostante il territorio fosse fuori dal parco nazionale, infatti, Mpofu non aveva una licenza di caccia. In caso di condanna i due arrestati e Palmer rischiano fino a 15 anni di carcere.
L’orso abbattuto all’interno di una riserva
Palmer, arciere piuttosto famoso negli Stati Uniti, è membro del Pope&Young Club che tiene i record per il tiro con l’arco negli Stati Uniti e che si vanta di essere «tra i migliori organizzatori per la caccia con l’arco e per la conservazione dell’ambiente», oltre che per la sua «caccia etica». Nel 2009 il New York Timesscriveva così del dentista americano: «capace di trapassare una carta da gioco da 100 yard» (oltre 90 metri) e «ha imparato a tirare a 5 anni». Palmer, inoltre, riferisce il quotidiano nel 2008 ha ucciso un orso in Wisconsin, mentendo poi alle autorità sul luogo del reale abbattimento, avvenuto in una riserva.

martedì 28 luglio 2015

Alitalia, Pompei, Romaa storie di un Paese di cui vergognarsi

Il diritto più sacrosanto diventa irrilevante se non accompagnato dal senso del dovere e dal rispetto degli altri. Lo sciopero è come un'arma, la sua utilità e nobiltà dipende da come è perché la si usa

Gli aerei che restano a terra rovinando l'inizio di vacanze a migliaia di italiani, siti archeologici che improvvisamente chiudono lasciando fuori per ore e sotto il sole migliaia di turisti che avevano attraversato il mondo per venire ad ammirare i nostri tesori, metropolitane che vanno a rilento per il boicottaggio dei macchinisti.







I casi Alitalia, Pompei e Roma sono solo la punta di quell'iceberg che è l'Italia che non vuole cambiare.

 



Parliamo di quegli scioperi improvvisi, indetti da sindacalisti mascalzoni e attuati da lavoratori incoscienti che perdono così ogni diritto alla solidarietà dell'opinione pubblica. Anche il diritto più sacrosanto diventa irrilevante se non accompagnato dal senso del dovere e dal rispetto degli altri
Lo sciopero è come un'arma, la sua utilità e nobiltà dipende da come è perché la si usa. I cavalieri roteavano le spade per difendere la civiltà dai barbari, i poliziotti la estraggono per fermare i malfattori. Chi la usa per finire vite innocenti, per fare giustizia sommaria o per colpire alle spalle è un vile oltre che bandito
Il sindacato italiano non sempre usa la sua pistola per nobili motivi. Ieri, negli aeroporti come a Pompei e a Roma, hanno sparato alle spalle di cittadini inermi, sorpresi nel loro momento di massima fragilità, quello delle vacanze. Che non sono una bazzecola ma un diritto sacro e inviolabile.
Non capisco perché un amministratore pubblico rischi ogni giorno una incriminazione per «procurato danno» alla collettività, perché un privato imprenditore debba rispondere alla magistratura e allo Stato di ogni suo centesimo e invece ai sindacati sia concessa licenza di uccidere e impunità
La sacralità dello sciopero è una grande balla della sinistra. Sacro è il lavoratore, sacro uguale è il consumatore o l'utente di servizi. Se qualcuno pensa di essere più sacro degli altri è solo un violento. 
Certe decisioni sindacali andrebbero vietate e perseguite dal codice penale, come qualsiasi atto che crei danno alla collettività. 
Ma ancora più tristezza fanno quei lavoratori che non amano il loro lavoro al punto di abbassare le saracinesche nel momento di massimo afflusso di clienti quando il tuo padrone, lo Stato, è tecnicamente in bancarotta
Verrebbe voglia di scioperare noi contro questo branco di privilegiati, intoccabili che qualsiasi cosa facciano non rischiano, a differenza nostra, né il posto di lavoro né un avviso di garanzia.