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giovedì 8 marzo 2012

I tre ruoli che vuol riservarsi Silvio Berlusconi.

Sicuramente la sera in cui ha dato le dimissioni, tra il giubilo “demenziale” degli “antiberlusconiani” che non sapevano che si stavano “cacciando nel sacco”, Berlusconi ha festeggiato anche se, magari, con un po’ di rimpianto, ma col sollievo di non dover più “sopportare” il peso di una situazione che di giorno in giorno si faceva sempre più “drammatica” tra gli attacchi furibondi della sinistra, della stampa e delle Procure, i continui “ostacoli” della Lega, i complotti degli “affaristi” infiltratisi nel Pdl e l’atteggiamento non collaborativo, quasi “traditore”, di Giulio Tremonti. Quella sera Berlusconi era consapevole di porre “definitivamente fine” alla sua carriera di Primo Ministro, “ma non di uomo politico”. Nelle settimane successive ha avuto modo di “rilassarsi” e ha sicuramente apprezzato i “vantaggi” della nuova posizione. Ora Silvio si e’ ritagliato un ruolo più “defilato”. Il governo Monti per ora ha fatto tutto quello che avrebbe voluto fare il governo Berlusconi e sicuramente continuerà a seguire quella linea. Se Mario Monti, come tutto lascia credere, con l’aiuto di Mario Draghi, riuscirà a portare fuori l’Europa (e l’Italia) dalla crisi e stimolare la ripresa, sarà di sicuro confermato primo Ministro a furor di popolo. Perciò Berlusconi ha cominciato a prepararsi a questa eventualità. Agirà gradatamente. Non fonderà un nuovo partito, ma solo cambierà il nome al Pdl che sembra “non commuova” e ha confermato Angelino Alfano al ruolo di Segretario generale che potrebbe diventare il braccio destro di Mario Monti se nel 2013 verrà eletto Primo Ministro. Angelino Alfano e’ molto giovane e può attendere. Come vice di Monti potrà prepararsi meglio al ruolo di Primo Ministro nella legislatura successiva. Ora, in un clima piu’ responsabile e serio, Berlusconi si sta impegnando per far fare al governo Monti le cose che lui voleva fare e che gli sono state impedite. Il “rigore” dei conti pubblici, l’equilibrio di bilancio in “Costituzione”, le vere “liberalizzazioni”, un nuovo mercato del lavoro piu’ aperto ai giovani e alle donne, nuove relazioni sindacali archiviando la lotta di classe, e poi le riforme su cui tutti sono d’accordo da decenni: più poteri al premier, un Parlamento non bicamerale e meno perditempo, meno parlamentari, nuovi regolamenti e una riforma fiscale che lasci piu’ soldi in tasca ai cittadini per incentivare i consumi e, quindi, favorire la crescita e l’occupazione. Nel frattempo Berlusconi ha anche iniziato l’operazione “pulizia”, infatti, sta “ripulendo” il Pdl da personaggi discutibili e “politicanti” di mezza tacca, che hanno mostrato la loro inadeguatezza, “inaffidabilità” e doppiezza. Nel Pdl si sono rifugiati tanti “nani e ballerine”, personaggi di nessun valore culturale, “attorucoli” più degni di una “squallida commedia” che di un seggio in Parlamento. E per se vuole riservarsi “tre ruoli”: quello di presidente del Milan, di presidente dell’Università’ della libertà e di presidente di una fondazione per costruire nel mondo ospedali per i bambini. Per fortuna che Silvio c’e’!

Lucio Dalla.

Si e’ detto e scritto che l’Italia “intera” piange la morte di Lucio Dalla definito uno dei piu’ grandi cantautori del nostro tempo. E’ facile prevedere, convegni, tavole rotonde e persino vie, piazze, scuole, asili nido che saranno dedicate a lui. Non posso farci niente, ma non sono mai riuscito ad apprezzare l’arte di Lucio Dalla. Né mi e’ mai stato simpatico il personaggio, con la sua trasgressività “ammiccante”, lo “zuccotto” in testa, i ridicoli occhialini rotondi, le catenine e braccialettini e il folto pelame che “debordava” dalle sue magliette e camice scollacciate, ma “de gustibus non est disputandum” (i gusti non si discutono). A me la “poetica” di Dalla, chissà perché, evoca “atmosfere malsane” di una squallida stanza di albergo affittata da lucciole “low cost”. A rattristarmi, oltre alla tragedia di un uomo che e’ morto prematuramente, visto l’aumento dell’età media, e’ che un popolo intero sente di aver perso un interprete insostituibile e “niente sarà più come prima!” e che molti riterranno inammissibile che vi siano persone, non si sa se più ciniche o più incompetenti, che osano dubitare della “genialità” di Lucio Dalla. Ancora una volta viene fuori, in modo inequivocabile, l’incontenibile smania della sinistra di costruire miti sostitutivi a quelli “rivoluzionari” con quelli “piccolo-borghesi” o “nazionalpopolari”. Per questo, Fabrizio De André e’ potuto diventare un poeta in grado di “oscurare” i veri poeti italiani. Detto brutalmente, l’Italia non e’ affatto in lutto: lo sono, senz’altro, le molte migliaia di fan che affollavano i concerti di Lucio Dalla e compravano i suoi cd e si son ritrovati, in molti, commossi attorno alla sua bara per il rito funebre e la lugubre “pagliacciata” degli applausi all’uscita della bara dalla chiesa. Ma ci sono milioni di italiani che non pensano affatto che l’Italia abbia subito una gran perdita e abbassano commossi semplicemente il capo al rintocco della campana indifferenti al fatto che suoni a martello per un protagonista dello “star system” o per uno sconosciuto. Per carità di Dio! I media dovevano informare eccome, fare servizi, mobilitare inviati speciali e telecamere, ma evitando la “nazionalizzazione del lutto” che e’ lecita solo quando muore una grande figura istituzionale che sia riuscita “davvero” a imporsi al rispetto di tutti per aver dato benessere e progresso all’Italia. Ma ditemi un po’, ma che Paese e’ l’Italia se “Il Messaggero” di Roma (ma non solo lui) ha dedicato ben cinque pagine (ripeto: cinque pagine!) alla dipartita di Lucio Dalla, ma non ha ricordato, neppure con due righe relegate in un angolino di una pagina, che il 29 febbraio 2012 ricorreva il 220mo anno dalla nascita del grande compositore pesaresee conosciutissimo “universalmente” qual’e' Gioachino Rossini?