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giovedì 5 luglio 2012

Monti ha veramente vinto?


Prima del vertice dell’Unione Europea Berlusconi aveva accusato Monti di “indeterminazione” e gli aveva suggerito di battere i pugni sul tavolo se la Merkel continuava a non capire che era urgente un accordo “anti spread” per non affondare l’Euro e l’Europa. Monti pare si sia “fortemente battuto” spuntando “qualche risultato” da non paragonare alla strepitosa vittoria ottenuta dalla nazionale di calcio italiana sulla Germania come alcuni giornali hanno scritto. In sintesi, sembra che i paesi “virtuosi”, quelli che abbiano rispettato le regole comunitarie come ha fatto l’Italia sia con il governo Berlusconi e sia con quello Monti, potranno ricorrere ai fondi “salva stati” quando lo spread (la differenza di rendimento tra i vari titoli di stato italiani con quelli tedeschi) dovesse crescere oltre certi limiti. Come era prevedibile, si sono avuti alcuni contraccolpi immediati sia in borsa che sullo spread. La prima ha aperto, e si mantiene, in miglioramento mentre lo spread e’ sceso a circa 420 punti, sempre molto alto, ma può essere considerato un buon risultato che, pero’, potrebbe essere effimero. E’ eccessiva l’euforia di alcuni quotidiani, tra cui spicca, come al solito, “La Repubblica”: “Crolla lo spread e le borse europee volano”. Lo spread e’, infatti, calato, ma il tasso complessivo d’interesse che paga l’Italia si mantiene ancora altissimo (vicino o superiore al 6%) insostenibile a lungo termine. Lo spread e’ diminuito anche per l’aumento degli interessi pagati sui Bund tedeschi, evidentemente oggi ritenuti più a rischio proprio per l’accordo raggiunto, immaginate la felicità della Merkel! La borsa di Milano ha avuto un forte aumento (+6%), ma ha recuperato una minima percentuale dell’enormi perdite dell’ultimo anno. Intendiamoci, qualcosa e’ stato fatto, ma l’euro resta un “malato molto grave”, così l’economia italiana che nel 2012 subirà, secondo Confindustria, una recessione pesantissima che si prolungherà almeno fino a metà 2013, “vanificando” con certezza il pareggio di bilancio nonostante le forti tasse applicate dall’attuale governo. Le riforme attuate “non sembrano incisive” per promuovere la crescita. L’ottimismo sulla situazione economica e finanziaria italiana e’ perciò eccessivo. Quando i mercati avranno metabolizzato i contenuti dell’accordo sottoscritto nella “famosa” notte, quasi tutto tornerà come prima. Lo “spread” potrà essere piu’ basso dell’attuale per l’ulteriore crescita dell’interesse sui Bund. I tassi sul debito pubblico resteranno stabili, o scenderanno di pochissimo, mantenendo l’intera eurozona, e l’Italia in particolare, sull’orlo del burrone e il “tracollo” improvviso e’ tutt’altro che impossibile. Tuttavia, se Monti ha avuto la fermezza, come raccontano i media, ed ha avuto la capacità di tenere testa alla Merkel, tanto di cappello! Un Monti così merita il plauso di tutti gli italiani perche’ l’accordo sembra che abbia qualcosa di buono. Qualcuno pero’ parla di bluff. L’intesa raggiunta lascia più di un dubbio circa la sua “reale fattibilità” e nei prossimi giorni sapremo la verità dalle reazioni dei mercati. La cartina di tornasole sono gli speculatori finanziari, a secondo di come reagiranno sapremo se l’intesa del 29 giugno vale qualche cosa.

Finalmente Casini ha fatto chiarezza.


 Meno male che il “casinista” Casini ha svelato le sue intenzioni (per niente misteriose, anzi talmente chiare che si sapevano da sempre), ora sarebbe “demenziale” se Alfano continuasse a fargli la corte. Casini, insieme a Fini e a Follini (ricordate chi era?) hanno minato volutamente il centrodestra. Casini e’ uno dei “maggiori responsabili” della disastrosa situazione nella quale si trova l’Italia. “Pierfurbi” rappresenta “il peggio del peggio” della classe politica italiana e in un Paese serio non prenderebbe un voto che e’ uno e, per campare, dovrebbe fare il lavapiatti. Bene, molto bene, anzi benissimo che “Pierfurbi abbia deciso di affiancare e poi entrare nel Pd. Lo avrebbe fatto comunque anche da possibile futuro alleato del Pdl che avrebbe certamente, prima o poi, “tradito” come Fini e Follini per confluire nel Pd. Dio li fa e poi li accoppia. E’ naturale che questa “accozzaglia” di “cattocomunisti”, che rappresentano la vecchia politica, stringano un patto tra loro per sopravvivere incapaci di una politica economica, ma solo di ricercare il loro “utile personale” e il “potere”. La situazione nel centrosinistra e’ la seguente. Bersani e ben felice di allearsi con Casini che pone il veto a Di Pietro. Invece Vendola vuole che anche Di Pietro entri a far parate della ”armata Brancaleone”. Ed allora? Faranno un “accordo fittizio” per andare al governo, ma poi, come abbiamo gia’ visto un paio di volte, dopo pochi mesi si andrà di nuove ad elezioni perche’ saranno evidenti le loro contraddizioni che gli impediranno di trovare accordi unitari per governare. E “Gianfrego” Fini? Il “poveretto” ed il suo Fli non interessa piu’ a nessuno. Quando si voterà nella primavera 2013, molto probabilmente lui ed i suoi “accoliti” rimarranno fuori dal Parlamento per non superare lo sbarramento minino dei voti necessari.

Il "miraggio" del posto fisso.


I poveri in Russia rimpiangono l’Unione Sovietica. A loro poco importa che oggi il Paese sia più ricco, che si voti, che si possa viaggiare, che si possa perfino criticare il governo: importa che prima lo Stato gli offriva un lavoro, dunque un minimo reddito, e oggi no. La mentalità di chi e’ “veramente povero” e’ la stessa in ogni tempo e luogo. Chi e’ alla disperazione e’ felice anche del minimo e per averlo e’ disposto a rinunciare a beni importanti. A cominciare dalla libertà. Ad un massimo di libertà corrisponde un massimo di “responsabilità” e di “insicurezza”, ad un massimo di “schiavitù” corrisponde un massimo di “irresponsabilità” e di “sicurezza”. Ecco perché c’e’ chi rimpiange l’Unione Sovietica. Quello Stato “faceva finta di pagare i lavoratori che facevano finta di lavorare”, ma li assumeva tutti. Chi non e’ sicuro di procurarsi una “pagnotta” e’ pronto a “riverire” chi, in cambio della sua libertà e della sua dignità, quella pagnotta gliela assicura. Questa mentalità non e’ solo russa. Mentre l’americano ha nel suo Dna lo spirito dei “pionieri” e accetta di essere licenziato, l’italiano ha nel suo Dna la paura delle “invasioni barbariche”, della fame, del padrone crudele e dell’insicurezza. Per questo “adora” l’impiego statale. La paga e’ bassa ma non ci si strapazza (“si fa finta di lavorare”) e soprattutto si e’ sicuri di mangiare, seppure poco, ma fino alla morte, meglio di niente. Anche la legislazione sul lavoro privato tende a farlo somigliare quanto più e’ possibile a quello statale, cercando di evitare soprattutto il massimo pericolo: quello di essere licenziati e ributtati sul mercato e lottare per trovarsi un altro impiego, come ormai avviene in tutti i Paesi del mondo. Da questo nasce una concezione “tipicamente” italiana del lavoro che i giovani considerano “normale”. Non pensano tanto ad acquistare un’abilità (come ce l’ha l’idraulico, l’elettricista’, il falegname, il muratore, il chirurgo, l’ingegnere ecc.) che sia poi “richiesta e ben pagata” dal mercato. Si pensa al “miracolo di un’assunzione statale” che assicuri uno stipendio minimo vita natural durante, anche se non si sa far niente. Per questo uno dei mestieri più “ambiti”, e per il quale ci si fa raccomandare, e’ quello di portalettere: li basta saper leggere gli indirizzi.