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venerdì 5 marzo 2010

I Patronati responsabili degli indebiti pensionistici INPS. E' comprovato che i 18 eletti all'estero non servono a niente.

L’altra settimana (non ricordo esattamente il giorno), verso le ore 18.45, stavo transitando sotto il tunnel che dall’aeroporto di Sydney sbuca a Kingsgrove. E’ impossibile lì sotto captare la frequenza AM di Rete Italia. Mi sono allora sintonizzato sulla frequenza FM dove, a quell’ora, trasmette la SBS in lingua italiana. Era in onda Pino Musso del Patronato Ital/Uil per le ultime notizie sulla Previdenza sociale italiana. Mi e’ sembrato che parlasse “timidamente” ed era “palpabile” la sua titubanza. Poco dopo ho capito il perché: stava per raccontare, per l’ennesima volta, la favola degli “asini che volano”. Sembrava “intimorito”. Probabilmente si stava domandando: mi manderanno a farmi benedire se la ricorderanno. Proviamoci, speriamo che se la siano dimenticata. Insomma, sperava nella scarsa memoria dei pensionati all’ascolto. E’ piu’ che plausibile perché, ad una certa età si diventa tutti un po’ smemorati. Cari pensionati sono “felice” di darvi una buona notizia, annunciava Musso. Marco Fedi ed alcuni altri suoi colleghi stanno presentando “un disegno di legge” per l’eliminazione degli “indebiti pensionistici”. Caspita! formidabile idea. E’ la sesta volta che lo promette. Che vi dico, e’ stato piu’ forte di me, non sono riuscito a trattenermi ed ho iniziato a “sbellicarmi” dalle risate. Chi mi guardava in quel momento avrà pensato ch’ero impazzito. Ridevo a “crepapelle”, mi contorcevo tanto che per un pelo non perdevo il controllo dell’auto. Ma perché mai questi individui non hanno un po’ di buon senso e lasciano vivere in pace i pensionati che hanno inguaiato? Mi son chiesto. Perché continuano ad illuderli? E’ disumano! Che la smettano di raccontare l’“insulsa” favoletta. Vogliono confondere le acque, accusando l’INPS (che ha una minima parte di colpa), per far “dimenticare” che il grosso della responsabilità, per gli “indebiti pensionistici”, e’ imputabile ai Patronati, pur se ci lavorano molti bravissimi impiegati. Vi spiego perché il problema e’ stato causato dai Patronati. Per richiedere la pensione e’ necessario compilare il modulo (COD.AP01) e corredarlo dei “dati e documentazione indispensabili alla liquidazione della pensione” (art.1, comma 783, legge 296/2006). Il Patronato “dovrebbe” poi chiedere al “cliente” la “documentazione da allegare per richieste/agevolazioni/situazioni particolari”, per stabilire se ha diritto, in aggiunta alla normale pensione, alle prestazioni “assistenziali”, come “la pensione integrata al trattamento minimo, la maggiorazione sociale o i trattamenti di famiglia”, pertanto e’ necessario presentare la dichiarazione dei redditi (modulo RED). Infine, il “cliente” firma il modulo (COD.AP12) per delegare il patronato a rappresentarlo. Molto probabilmente il patronato, per acquisire il “cliente” ed accumulare punti (leggi: soldi), non e’ stato molto “indagatore” sull’aspetto fiscale del “cliente”, per timore che gli scappasse in un altro patronato meno “fiscale”. Come e’ risaputo, tutti i nodi vengono al pettine. Alle richieste successive dell’INPS di accertamento dei redditi (modulo RED), la verità e’ venuta “tragicamente” a galla. Francamente ammetto che c’e’ parzialmente del vero su quanto scrive Marco Fedi nel suo blog in data 15 gennaio 2008, nove giorni prima che il governo Prodi andasse a casa. “( ) L’indebito è il risultato delle verifiche reddituali che in Italia sono effettuate con regolarità e cadenza annuale, mentre all’estero sono sempre state condotte con notevole ritardo e relativamente a periodi molto lunghi di 2 ed a volte 3 anni. ( ) la responsabilità dei ritardi è dell’INPS. È per questa ragione che chiediamo da anni l’approvazione di un provvedimento di sanatoria (1): la cancellazione del debito in assenza di dolo, vale a dire quando non vi è stato dal pensionato un tentativo di frode ai danni dell’INPS. Fedi, e gli altri 18 parlamentari esteri, avevano giurato che avrebbero proposto una sanatoria per gli indebiti (2). Sempre sul blog di Fedi del 15 gennaio 2008: “Abbiamo presentato una proposta di legge per una sanatoria (3) d’iniziativa parlamentare ma la Commissione competente non ha ancora provveduto ad esaminarla”. “Il Governo Prodi ha finora ignorato le nostre richieste. Un vero errore politico. ( ) Una proposta di sanatoria (4) era già stata presentata durante il Governo Berlusconi ma si era subito arenata. L’aspetto interessante è che l’INPS stesso ha proposto una sanatoria (5) rendendosi conto che si tratta spesso di indebiti inesigibili "( ). Alla domanda del direttore di Nuovo Paese: “E’ ancora possibile convincere il governo (Prodi) del merito di una sanatoria e di una maggiore trasparenza nei rapporti tra INPS e pensionati?” Fedi risponde: “Sono molto scettico sulle reali possibilità di rendere concreto un provvedimento di sanatoria". Fedi non perde occasione per farsi fotografare in compagnia di sorridenti pensionati, dopo averli assicurati, “per l’ennesima volta”, che proporrà una sanatoria per gli indebiti. Nino Randazzo promise, dai giornali Il Globo e La Fiamma del 18 agosto 2009, che “alla ripresa dei lavori parlamentari e’ certo che saranno in molti a presentare interrogazioni, almeno per conoscere i motivi ( )”. Deliberatamente i “due”, ed i loro 16 degni “compari” parlamentari eletti all’estero, senza alcuna vergogna, continuano a prendere per i fondelli i pensionati perché non potranno mai tirarli fuori dai guai. Sanno benissimo, e lo sappiamo tutti, che non riusciranno a fare passare la legge che annunciano di preparare. E’ solo “ammuina”: si muovono di qua e di la, di su e di giù per illudere gli ingenui. Fanno finta di lavorare, ma non fanno nulla. L’unica “onesta” e corretta soluzione, per risolvere il problema, e’ chi ha procurato il danno paghi le conseguenze. I Patronati, “filiali” dei sindacati che incassano ogni anno molti milioni di euro dal Governo italiano, si assumano l’onere di rimborsare l’INPS delle somme che ha pagato in piu’, a circa 50 mila pensionati, per la loro “negligenza”. Per dovere, onestà e giustizia i “sindacati ed i patronati” restituiscano la meritata tranquillità ai loro “clienti” che hanno mal servito. Marco Fedi, i suoi colleghi parlamentari e Pino Musso la smettano di continuare ad ingannare i pensionati promettendo quello che non potranno mai fare. La verità e’ che nessuno ha la seria intenzione di risolvere il problema. “Cinicamente” sanno che si sta “esaurendo” giorno dopo giorno con il ritorno alla casa del Padre dei pensionati. Tra piu’ o meno 10 anni il problema non esisterà piu’. Ma perché mai abbiamo votato per avere 18 nostri rappresentanti al Parlamento italiano? A parte le innumerevoli “irregolarità” che si sono verificate nelle due elezioni dal commercio delle candidature, al commercio e all’accaparramento (in mille modi) delle schede bianche per poi votarsele, ai molti eletti “fittizziamente” residenti all’estero, questi “turisti esageratamente pagati” (piu’ gli annessi e connessi e lauta pensione) non sono riusciti a far passare mai una legge a nostro favore, neppure quella, a costo zero, della riacquisizione della cittadinanza per chi l’ha perduta per le leggi vigenti del Paese che li ospita. E’ da un paio di settimane che e’ scoppiato il caso del senatore Nicola Di Girolamo implicato nel riciclaggio di denaro sporco. Ma sono due anni che il GIP (Giudice Indagini Preliminari) aveva chiesto i suoi arresti domiciliari per avere dichiarato “falsamente” di risiedere all’estero (in Belgio). Fu salvato dagli arresti dalla “casta”. Il 24 settembre 2008, con il voto segreto al Senato questi sono stati i risultati sull’arresto di Di Girolamo: 204 “no” all’arresto (Pdl, Lega, Pd, Udc), soltanto 43 “sì” (IdV e qualche Pd isolato). Le due elezioni (2006/2008) si sono svolte come delle partite di calcio “sporche”, con tanti "falli da rigore" alternativamente a vantaggio e a svantaggio dei partecipanti. Terminata la partita, tutto e' stato archiviato. Chi ha avuto avuto, chi ha dato ha dato, scurdamece o' passato!. Se ne riparlerà alla prossima partita! Che auspichiamo non venga piu’ giocata. Ora che c'e' grande attenzione sul voto all'estero (ancora per pochi giorni poi “insabbieranno” tutto), tutti dovremmo chiedere con forza che venga eseguita la perizia calligrafica su tutte le firme delle preferenze scritte sulle schede elettorali. Senza ombra di dubbio, si scoprirebbe che blocchi di schede furono firmate dalla stessa mano. Indistintamente tutti gli eletti all’estero sono “terrorizzati” se ci fosse tale controllo. Altrettanto preoccupati sarebbero i candidati “trombati”. A loro e’ andata male soltanto per non essere stati piu’ “scaltri” ed organizzati di chi li ha “fregati”. Sono sempre i fatti quelli che contano. Considerato tutte le irregolarità che si sono verificate prima, durante e dopo le elezioni, considerato il fatto che i 18, in quattro anni, non sono riusciti a far un bel niente, non esiste piu’ nessun motivo per tenere in vita una legge per eleggere 18 “privilegiati” del tutto incapaci di fare gli interessi di chi li vota. I 30 milioni di euro risparmiati con i loro stipendi sommati ai milioni risparmiati per l’abolizione del CGIE, potrebbero essere piu’ opportunamente spesi dai COMITES (se verranno opportunamente riformati). Almeno saremo certi che verrebbero spesi esclusivamente a vantaggio della collettività italiana nel mondo, prima di tutto a sostegno dei piu’ indigenti.

domenica 28 febbraio 2010

Vi vuole screditare chi lavora per il bene dell'Italia. Governare gli italiani non e' difficile, e' INUTILE.

E’ un crimine che umilia ed impoverisce l’Italia la miserabile rappresentazione politica che in questi ultimi giorni e’ sotto gli occhi di tutto il mondo. Si e’ fatto e si sta facendo di tutto per delegittimare e umiliare le persone “per bene” e che sanno “fare”, mettendocela tutta per dipingerli come “delinquenti”. Qualcuno si meraviglia per quei due imprenditori che parlavano al telefono, fregandosi le mani ridevano pensando agli affari che avrebbero fatto con il terremoto. In un Paese dove i magistrati fanno i magistrati e basta, qualcuno di loro avrebbe dovuto avvertire, dell'esistenza di una registrazione del genere, la Presidenza del Consiglio. In automatico quei due “farabutti” (che dovrebbero essere espulsi dall’Italia) sarebbero stati esclusi da tutti gli appalti per il resto della loro vita. Dove invece la giustizia funzione a “senso unico”, alla Presidenza del Consiglio non viene detto nulla e poi si usa l'intercettazione come “fucile” contro i suoi funzionari. A pochi giorni dall’inizio ufficiale della campagna elettorale per le elezioni regionali, sembra ormai chiaro che si sta andando incontro ad un’altra delle campagne avvelenate a cui siamo, purtroppo, abituati da quando Berlusconi e’ sceso in campo. Falliti tutti gli attacchi al Premier, personali, economici e giudiziari, ora la strategia e’ cambiata. Si lanciano accuse infamanti sugli uomini più vicini a Berlusconi e che simboleggiano il governo del “fare” (Bertolaso, Letta, Verdini). Per l’azione congiunta della solita magistratura e dei media loro amici, “illegalmente” vengono pubblicate intercettazioni telefoniche che spesso diventano “ingannevoli”, perché fuori dal contesto dell’intero discorso. Poi usano casi di corruzione/concussione di esponenti del PDL (da condannare senza se e senza ma) per far passare il messaggio che il Pdl sarebbe un partito di ladri e malavitosi. A leggere i giornali non si capisce su che cosa indaghino i magistrati di Firenze: se sull’Aquila o sulla Maddalena, su Bertolaso o su Letta, su Verdini e il sistema di potere Pdl o su Veltroni e quello del Pd? Un esempio. Oggetto dell’intercettazione l’appalto per la realizzazione del nuovo Auditorium a Firenze. L’imprenditore Vincenzo Di Nardo, che sperava di accaparrarselo, si sfoga al telefono con l’architetto Marco Casamonti: “No, io so com’è andata questi sono stati tutti pilotati... Eh certo! È Veltroni. Quell’architetto (Desideri, amico di Eugenio Scalfari) è di Veltroni, l’impresa è di Veltroni e il sindaco Domenici ha preso gli ordini da Veltroni. È una vergogna... Ma che vuoi fare?”. Di Nardo non usa mezze parole quando viene intercettato mentre spiega che la “grande opportunita’” (del Parco della Musica di Firenze) l’ha gestita tutta "la cricca di Veltroni... la banda di romani”, e arriva a dirsi preoccupato per: “l”era Veltroni” che si prendeva tutto, da Roma a Firenze a Venezia. Nell’inchiesta non e’ chiaro se ci siano tangenti o escort, appalti o il favoritismo a parenti, per cui nelle trascrizioni non ci sono soltanto i nomi di cui sopra, ma anche i figli di un magistrato e quelli di un deputato, il fratello di Fini, la sorella di Umberto Eco, la moglie di Verdini e i cognati di molti altri, i funzionari dello stato, terzini del Milan e perfino l’architetto amico carissimo di Eugenio Scalfari, il fondatore del giornale “La Repubblica”. Boh! Non si capisce molto. A leggerla sui giornali questa non e’ un’inchiesta giudiziaria. Non si può dire nemmeno che sia una calunnia o una diffamazione. Qualcosa di losco ci sarà, visto che, da che mondo e mondo, gli intrecci tra politica e affari, tra potere e appalti, producono quasi sempre, ed in tutto il mondo, “mazzette” e atti illeciti. Ma se ci limitiamo a quello che leggiamo sui quotidiani, a parte i probabili reati, non ci sono prove vere, ma soltanto “macchinazioni montate” ad arte in modo da far credere che ci sia chissà cosa. “La Repubblica”, a proposito degli indagati, scrive più volte che si tratta di una “cricca”. A leggere le intercettazioni, invece, la parola “cricca” e’ usata dagli stessi indagati per definire la cordata imprenditoriale/politica di centrosinistra, vicina a Veltroni e Rutelli (e di cui, secondo loro, avrebbe fatto parte anche l’architetto amico di Scalfari). “La Repubblica” scrive: “Dalla Maddalena al nuoto, la rete di Letta”, come a voler fare intendere che il numero due di Berlusconi “inciuci” per chissà quali manovre illecite. Leggendo l’articolo si capisce che Letta si limita a chiamare Bertolaso, perché il commissario europeo Antonio Tajani gli ha detto che il collega all’Ambiente, Stavros Dimas, vuole aprire una procedura di infrazione sulla Maddalena. Bertolaso gli spiega che Bruxelles pone problemi ambientali, per colpa dell’ostruzionismo, al ministero dell’Ambiente, dei funzionari nominati a suo tempo da Pecoraro Scanio quando era ministro. Sicché Letta chiede se deve intervenire lui presso il ministero. E basta. Niente di piu’. E’ tutta qui la “rete” misteriosa di Letta, fatta immaginare dal titolo insinuante de “La Repubblica”. E’ ne’ più ne’meno che lo svolgimento del piu’ ordinario dei compiti istituzionali del sottosegretario alla presidenza del Consiglio. In un’altra pagina "La Repubblica" riparla della “cricca” composta da “sciacalli”. I magistrati avranno modo di dimostrare i reati degli indagati, ma “La Repubblica” continua ad insinuare: “A smascherare gli imprenditori che come avvoltoi – a cadaveri ancora caldi – si sono avventati sulla ricostruzione post terremoto, ci sono ora le intercettazioni”. Secondo “La Repubblica” e’ reato che gli imprenditori si siano subito dati da fare per vincere gli appalti. Chissà quante inchieste avrebbe pubblicato se la ricostruzione non fosse stata avviata immediatamente. L’Unità supera tutti per la sua “sciocca” faziosità. Riporta di un colloquio tra Denis Verdini, il suo amico imprenditore Riccardo Fusi e il governatore della Sardegna Ugo Cappellacci. Sostiene che parte del colloquio era “xenofobo”. Il governatore della Sardegna ha detto che “il vero grande limite della Sardegna siamo noi sardi”. All’Unita’ non conoscono il significato della parola xenofobo, che e’ qualcuno che odia gli stranieri e quindi non può essere addebitata a un “sardo” che rimprovera i “sardi”. Ma guarda caso il sardo in questione e’ un “berlusconiano” che ha sconfitto alle elezioni Soru, il candidato del Pd, allora editore dell’Unita’. Se si legge l’intercettazione, “spacciata” dall’Unità come “inchiesta”, si capisce pero’ subito che nessuno odia i sardi, ma che c’è stato un semplice scambio di battute e convenevoli interrotte da frequenti risate, come hanno rilevato i carabinieri. Berlusconi non e’ eccessivamente preoccupato, ma e’ molto cauto. Continua a proteggere con grande convinzione Guido Bertolaso, ma non sa cos’altro possa venire fuori dalle oltre ventimila pagine d’indagini dei Ros di Firenze. Le intercettazioni, dell’immensa indagine dei carabinieri, potrebbero finire sui giornali per molte settimane e nessuno sa se la lista dei politici coinvolti (di centrodestra e di centrosinistra) si allungherà. La strategia del Pdl e’ quella di separare gli attacchi giudiziari contro gli uomini piu’ vicini a Berlusconi, da quei fenomeni di corruzione dei “singoli”, sempre molto deprecabili. Dall’elezioni all’estero (vedi caso Di Girolamo) a Milano e Firenze, passando per gli appalti della Maddalena, rischiano di gettare fango su quanto di buono il governo ha fatto sino a oggi. Oltre a questi non indifferenti problemi, Berlusconi e’ “oberato” da quelli interni del Pdl. La “guerra mondiale” sulle liste per le elezioni regionali del centrodestra, come la definisce uno dei maggiori esponenti del Pdl, ha sconfortato Silvio. Aveva dato delle deleghe, aveva lasciato fare, ma i problemi invece di essere risolti gli ritornano immancabilmente indietro “ingigantiti”. Le due “culture”, An e Forza Italia, non si sono fuse. Sono in conflitto piu’ di prima. Tanti “galletti” starnazzanti che voglio primeggiare per diventare il “boss” di un pezzettino del “pollaio”. Berlusconi contava sui “filtri” che avrebbero dovuto risolvergli i problemi piu’ o meno marginali. Invece tutti ricorrono a lui per risolvere centinaia di storie, storielle e storielline del tutto “insignificanti”. Incompetenti ed incoscienti molti dei “gerarchetti”. Disturbano il Premier per delle “idiozie” quando sanno che e’ occupato a “sgarbugliare” molteplici e gravi problemi interni ed internazionali. Il Pdl, ad appena un anno dalla sua nascita, e’ già “vecchio”. Ha tutte le malattie di un partito della prima Repubblica: le correnti ed i gruppi che hanno iniziato a combattersi fra loro. Povero Berlusconi! Non vedrà l’ora che arrivi il 2013 per ritirarsi a vita privata. Chi glielo fa fare di perdere tempo dietro a questo “branco” d’incoscienti ed inconcludenti “imbecilli”. Quando nel 1932 il giornalista tedesco Emilio Ludwig, dopo sei mesi di permanenza in Italia per scrivere un libro sull’Italia e sugli italiani, andò ad intervistare Mussolini, gli chiese: “Ma deve essere ben difficile governare gente cosi’ individualista ed anarchica come gli italiani!”. Mussolini rispose: “Difficile? Ma per nulla. E’ semplicemente inutile!”. Se la stessa domanda venisse posta a Berlusconi la risposta sarebbe identica.