Sydney, 19 marzo 2009
Lo scrissi molto tempo fa e lo ribadisco. Tutti i 62 governi, che si sono succeduti negli ultimi 60 anni, si sono sempre infischiati degli italiani nel mondo. C’e’ stato pero’ un tentativo per valorizzare le loro grandi potenzialità. Per la prima volta nella storia della Repubblica, il secondo governo Berlusconi (2001-2006) istituì il Ministero per gli italiani nel mondo che fu affidato a Mirko Tremaglia. Nei cinque anni del suo mandato, purtroppo il ministro Tremaglia non riuscì ad ottenere risultati “tangibili”, e questo deluse molto Berlusconi ed il ministro delle finanze Giulio Tremonti. Tremaglia si limitò esclusivamente ad organizzare dispendiose e sterili assemblee “oceaniche” di notabili italiani nel mondo, dagli industriali e finanzieri ai ristoratori, dagli artisti e ricercatori ai missionari ecc. Morale della favola: ha speso un mucchio di soldi senza generare scambi commerciali che avrebbero dovuto produrre utili economici come si auspicava. La realtà e’ crudele: soltanto se ci sono di soldi si possono aiutare i meno fortunati ed attuare i progetti a favore degli italiani nel mondo. Il governo Prodi (2006-2008) cancellò il Ministero degli italiani nel mondo sostituendolo con uno “scialbo” sottosegretario. Come e’ ormai a tutti noto, il suo governo si reggeva per un solo voto al Senato: quello di Luigi Pallaro eletto all’estero nel Sud America. E fu esclusivamente per la pressione di Pallaro, piuttosto che dei parlamentari del centrosinistra (che anche a quel tempo contavano come il due di briscola), che Prodi fu costretto a fare qualche “minima” concessione. Come l’assistenza in alcuni Paesi sudamericani sotto forma di polizze sanitarie, che ora non ci sono piu’ per esaurimento dei fondi. Non e’ stato fatto niente per l’insegnamento della lingua italiana. Tremaglia e Danieli (sottosegretario del governo Prodi) non si sono mai “imposti” perché si facesse una riforma organica della legge 153 del 1971. Anche il CGIE (Comitato Generale degli Italiani all’Estero) ed i COMITES, (Comitati degli italiani all’estero) si sono dimostrati del tutto inefficaci ed ininfluenti (nei 20 anni della loro pseuda attività) per affrontare questo problema ma anche tutti gli altri. Infine del tutto inutili sono risultati i 18 parlamentari eletti all’estero. Sono considerati dei dilettanti sprovveduti dal Parlamento italiano e nessuno se li filano. Per oltre un secolo solamente gli emigranti italiani hanno garantito la trasmissione della lingua italiana, maggiormente in forma dialettale, mantenendo un certo legame culturale, sociale e commerciale con l’Italia. Un fatto e’ certo, se fossero state fatte le riforme, sia per l’assegno sociale, sia per l’insegnamento della lingua italiana ed altro, oggi il governo Berlusconi sarebbe stato costretto a rispettarle senza ma e senza se. Per l’insegnamento della lingua italiana, un drastico cambiamento si e’ avuto nel 1993. Beniamino Andreatta, il Ministro degli esteri del Governo Ciampi (composto da: DC, PDS, PSI, PLI, PSDI, Verdi e Indipendenti), tagliò drasticamente il numero degli insegnanti di ruolo all’estero ed avviò la privatizzazione dell’insegnamento, fino allora gestito direttamente dallo Stato. Gli “Enti Gestori” cominciarono così a promuovere e organizzare i corsi di lingua e cultura italiana assumendo il personale docente con finanziamenti del Ministero degli esteri. Un sistema che ha funzionato (e funziona) molto bene in alcune realtà, ma in altre sono servite ai soliti “furbetti” per intascare i soldi. In tutto il mondo ci sono scuole italiane che funzionano egregiamente, ma ce ne sono alcune che sono dei veri e propri “bluff”. Erano stati istituiti corsi “farsa” e gonfiati i dati per ricevere finanziamenti. Non lavoravano professionalmente e i loro livelli di qualità erano molto scarsi e “vivacchiavano” soltanto grazie ai contributi che ricevevano dallo Stato italiano. Il governo Berlusconi ha l’intenzione di dare esclusivamente ai privati la gestione delle scuole italiane nel mondo. Chi investe i propri soldi cercherà il guadagno, e quindi starà attento a spendere bene i contributi che riceverà dallo Stato sotto forma d’incentivo, altrimenti fallirebbe e perderebbe il capitale proprio. Deve finire il deplorevole costume di amministrare i fondi pubblici talvolta in maniera truffaldina e spesso in maniera poco efficiente, senza raggiungere mai risultati buoni e concreti. In questo momento il mondo intero sta vivendo una gravissima crisi economica. La colpa di questo disastro e’ di quei pochi che hanno tentato di accumulare enormi capitali a spese di miliardi di persone. Purtroppo il governo italiano e’ stato costretto a fare tagli economici pesanti in tutti i settori. Ha tagliato fortemente anche i fondi destinati a noi italiani nel mondo. Ma ci troviamo in questa situazione anche perché quel denaro, che veniva distribuito a “pioggia”, e’ stato sperperato dai piu’ “furbi” a danno di chi ne aveva veramente bisogno. Se si esamina la lista dei “beneficiari”, si scoprono piccoli e grandi “approfittatori” che il governo Berlusconi ora ha fatto rimanere a “secco”. Nonostante questo particolare grave momento di recessione economica, che si accentuerà sempre di piu’ (il peggio dovrà arrivare), ci sono grandi “opportunita’” da cogliere per “realizzare” validi progetti. Come e’ sempre avvenuto nella lunga storia dell’umanità’, i momenti difficili sono sempre serviti da stimolo per portare drastici cambiamenti alla società, per farle fare un balzo in avanti. Siamo in attesa che i giovani italo-mondiali comincino a mettere in pratica i loro buoni propositi che hanno “esternato” durante la Conferenza di Roma di tre mesi fa’. Ormai spetta a loro fare “sistema”, creare le condizioni per un interscambio culturale e sociale ma, soprattutto, economico fra l'Italia e il loro Paese di residenza. Fondi economici non ne avranno, per l’ingordigia e la mala gestione di chi li ha preceduti. Chiedano la soppressione immediata del CGIE e dei COMITES per amministrare in modo piu’ proficuo quei fondi. Si preoccupino, prima di tutto, di sostenere i più deboli, poi indirizzino le risorse rimanenti verso quei settori e quelle organizzazioni che dimostrano di lavorare bene per le comunità italiane nel mondo e l’Italia, e non per meschini interessi personali o di parte. I giovani (e non solo) di origine italiana hanno una grande fortuna che debbono sfruttare al meglio: con i sistemi telematici e la rete internet, ormai il mondo e’ un piccolo villaggio globale dove i contatti interpersonali sono facilitati. Le varie comunità italiane, sparse in tutti i Paesi del mondo, ora possono diventare un tutt’uno. Ognuno potrà mettere a disposizione il proprio talento per costruire un futuro comune ed integrato in qualsiasi parte del mondo si trovi. I giovani non commettano l’errore di schierarsi con i partiti politici italiani. In Italia è tutta una finzione. Che cosa abbiamo avuto dai 62 governi italiani che si sono succeduti in questi 60 anni? Il diritto al voto? Chi ne ha beneficiato? Soltanto i 18 eletti che, come ormai verificato, non servono a nulla ma ci costano una fortuna. Lo Stato italiano dovrebbe cancellare il CGIE, i COMITES ed i parlamentari esteri. Risparmierebbe decine di milioni di euro all’anno per impiegarli a risolvere i problemi degli italiani nel mondo, dall’assegno di solidarietà, all’insegnamento della lingua a tutto il resto.