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lunedì 12 gennaio 2009

Antonio Di Pietro il leader dei "valori immobiliari" e il figlio Cristiano gli da una mano, "ciazzecca" e poi come!

Nel 1992 il signor Gorrini diede al “MagistratoAntonio Di Pietro ben cento milioni di lire a titolo di “amicizia disinteressata”, senza chiedere interessi e garanzie reali di restituzione. E di Pietro non dichiarò quella somma nella sua denuncia dei redditi. I “Magistrati” assolsero Antonio Di Pietro in quanto, secondo loro, i soldi ricevuti dal signor Gorrini, erano da considerarsi un “prestito” vero e proprio. Quei Magistrati pensarono che tutti gli italiani fossero degli scemi. Di Pietro non fu condannato per quel “prestito in NERO” solo perché era onnipotente! I Magistrati che l'hanno assolto non ebbero il coraggio di andare avanti. Quando alcuni imputati di “Mani Pulite” cercarono di difendersi da accuse di avere ricevuto denaro in nero, “ESATTAMENTE” come l’aveva ricevuto Di Pietro, dicendo che erano stati dati a titolo di prestito, furono ridicolizzati, non creduti, sbattuti in galera ed alcuni si suicidarono. Ebbene, Di Pietro aveva fatto la stessa cosa, con l’aggravante che era un “Magistrato”, non un manager o un privato cittadino! Oggi il povero Walter Veltroni non può “dissociarsi” da Tonino perché, altrimenti, l’ex Magistrato, il “Robespierre” nostrano, potrebbe far emergere qualcosa che mai e’ emerso sino ad ora. Bisognerebbe tornare indietro con la memoria e capire la vicenda della valigetta, piena di soldi di Raul Gardini presidente dell’Enimont (poi suicidatosi), seguita da Di Pietro fin sul portone di Botteghe Oscure (ex sede del PCI) e quindi letteralmente scomparsa: perché oltre quel portone non si è trovato chi “non poteva sapere” (forse D’Alema?). Robespierre mandò alla ghigliottina i regnanti di Francia e migliaia di persone, ma, alla fine, finì ghigliottinato lui stesso. Tonino Di Pietro, il leader dell’Italia dei valori (quelli “immobiliari”?), sta per subire la stessa sorte. C’e differenza tra predicare bene e razzolare male, e sulla differenza tra democrazia “praticata” e “predicata”. In quella praticata il controllo spetta al popolo, nel secondo caso spetta solo a chi ha la furbizia di costruirsi strutture poi date in gestione a figli o parenti stretti. A suo tempo Di Pietro dichiarò che il suo partito sarebbe stato il piu’ pulito e il piu’ trasparente d’Italia. Nel febbraio del 2008, Di Pietro fu accusato, dalla magistratura di Roma, per appropriazione indebita, falso in atto pubblico e truffa aggravata ai danni dello Stato finalizzata al conseguimento dell'erogazione di fondi pubblici. Storie di presunte irregolarità commesse da Di Pietro nella gestione delle finanze nell' “Italia dei Valori” riguardo alle spese elettorali, alla gestione dei conti del suo partito: in tutto, oltre 20 milioni di euro. Fatto sta che la Procura decise di rinviare a giudizio anche la deputata-tesoriera dell’”Idv”, Silvana Mura. Tonino aveva iniziato a comprare “valori immobiliari” con soldi che non si capisce da quale parte e come arrivavano. Tra il 2002 e il 2008 ha speso quattro milioni di euro per acquistare, assieme alla moglie Susanna Mazzoleni, immobili un po’ ovunque da Montenero, a Bergamo, a Milano, da Roma a Bruxelles. Tonino non appare mai, fa tutto l’amministratore della sua società immobiliare “An.to.cri” (acronimo di Anna, Toto, Cristiano: i figli di Di Pietro) compagno di Silvana Mura (tesoriera del Partito “Idv”). Gli immobili dei Di Pietro vengono affittati al Partito “Idv”. “Da noi c’è posto solo per candidati che oltre al certificato elettorale portano con sé anche il certificato penale”, amava ripetere Tonino. Paride Martella, ex presidente della Provincia di Latina, esponente “Idv”, è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta su appalti truccati dell’Acqua latina, un giro da 15 milioni di euro. In Liguria due consiglieri “Idv” su tre hanno avuto problemi giudiziari. Gustavo Garifo, capogruppo provinciale dell’”Idv” di Genova, è stato ammanettato in ottobre 2008 per aver lucrato sugli incassi delle multe. Andrea Proto, consigliere comunale “Idv”, reo confesso, ha incassato una condanna a un anno e nove mesi per aver raccolto la firma di un morto. Giuliana Carlino, consigliere comunale “Idv”, indagata per aver falsificato migliaia di firme. Per corruzione è finito in carcere il segretario “Idv” di Santa Maria Capua Vetere, Gaetano Vatiero. Mentre Mario Buscaino, già sindaco di Trapani “Idv”, nel Luglio del 1998, è stato accusato di concorso in associazione mafiosa per voto di scambio. Maurizio Feraudo, consigliere regionale calabrese “Idv”, indagato per concussione e truffa. A Foggia l’ex assessore “Idv” ai Lavori pubblici e coordinatore provinciale del partito, Orazio Schiavone, è stato condannato a un mese e dieci giorni per esercizio abusivo della professione. Rudy D’Amico, un altro ex assessore dell’Idv, a Pescara, e’ rimasto coinvolto nell’inchiesta “Green Connection” sulla gestione del verde pubblico. Aldo Michele Radice, portavoce “Idv” in Basilicata, consigliere del ministro Di Pietro, il Magistrato ha chiesto 9 mesi per la raccomandazione di un manager sanitario. Sentite questa. C’è anche chi l’auto blu se l’ha compra e utilizza lampeggiante e paletta in dotazione al Consiglio regionale della Campania. È Ciro Campana, fermato a Napoli dai carabinieri. Campana non è un consigliere, ma un collaboratore esterno del capogruppo “Idv”, Cosimo Silvestro. Ora c’e’ la storia di suo figlio Cristiano. In prima pagina del Corriere Tonino dichiara: “Mio figlio ha sbagliato. I magistrati vadano pure avanti. Il comportamento di mio figlio è senza rilevanza penale, ma inopportuno e non corretto”. Ora che si tratta di suo figlio, minimizza e si appella al fatto che in tutta Italia si fa così......come disse anche Craxi. Deve solo vergognarsi! Si vada a rileggere le lezioni di correttezza ed onestà da lui “strillate” con sdegno quando si trattò di commentare la segnalazione fatta da Berlusconi a Saccà! Buttò fango a palate sul Presidente del Consiglio. Di Pietro è stata la punta di diamante di Mani Pulite. Ora è partita la stessa caccia che lui nel 1992 aveva scatenato. Secondo il suo sistema di giudizio di allora il figlio sarebbe già in galera. Che il figlio sia corrotto non stupisce e comunque (per ora) non emerge nulla di penalmente rilevante. E non stupisce se Tonino Di Pietro si “dissoci” dal figlio per salvare sé stesso ed i suoi soldi fatti con la politica. Il tutto è perfettamente in linea con i “valori” imperanti nella politica italiana dove la gran parte dei politici e’ impegnata esclusivamente a farsi i “casi” propri e nient’altro piu’. Cristiano Di Pietro si e’ dimesso dal Partito “Idv”, ma non da consigliere provinciale a Campobasso. Mica e’ scemo rimanere senza stipendio, anche lui tiene famiglia!