Powered By Blogger

martedì 9 aprile 2013

L'ennesimo omicidio di Stato i tre suicidi di Civitanova Marche.


Sono rimasto “sconvolto”, e al tempo stesso “meravigliato”, della tragedia consumatasi a Civitanova Marche mio paese di origine. Mai era accaduto un fatto del genere. Meravigliato perché per lo più i “civitanovesi” sono ottimisti, tenaci, cordiali ma, purtroppo, anche molto orgogliosi. Un pizzico d’orgoglio è un “pregio”, averne troppo è un “difetto”.Sono grandi lavoratori, persone “solidali”sempre disponibili ad aiutare chi è in difficoltà, ma sono anche molto “schivi” e per questo non amano mettere in piazza i loro successi, insuccessi o difficoltà. Preferiscono rimanere nell’anonimato per gioire o soffrire in silenzio. Anna Maria Sopranzi (68 anni, 500 euro mensili di pensione), suo marito Romeo Dionisi (62 anni, “esodato”:senza lavoro e senza pensione) e suo fratello Giuseppe Sopranzi (viveva da solo nell’appartamento accanto alla sorella e al cognato, 73 anni, 900 euro mensili di pensione dopo una vita di lavoro e dopo aver contribuito al “miracolo economico” del ‘60) si sono suicidati perché si “vergognavano di essere caduti in povertà”, non per loro colpa, ma per “l’incapacità” e l’insensibilità” dei governanti che godono di considerevoli stipendi e pensioni. Gianfranco Fini è stato “sbattuto” fuori dal Parlamento, ma ha ottenuto 268mila euro di “liquidazione” e godrà di una pensione di 6200 euro mensili. In tutta la sua vita non ha mai lavorato “un giorno” ed è uno dei maggiori artefici delle “disgrazie” attuali dell’Italia. Anna Maria, Romeo e Giuseppe si sono suicidati per “eccesso di dignità”. Neanche il dopoguerra della seconda guerra mondiale aveva distrutto la dignità delle famiglie così com’è accaduto con il governo Monti. La crisi economica sta portando non poche conseguenze sulle persone. La disoccupazione, i problemi economici e lavorativi, le difficoltà familiari. Tutte queste cose costituiscono importanti fattori di rischio che spesso portano al “suicidio”, poiché portano a un grave squilibrio “psicosociale”.Se uno lavora e ha reddito, si sente “protetto”.Il licenziamento, la perdita o il deterioramento dello “status sociale” e l’indigenza portano a una destabilizzazione che compromette lo stato “psicologico” della persona. Se guardiamo al passato, leggiamo che i suicidi sono sempre stati maggiori negli esponenti della classe agiata. Le motivazioni erano nel fatto che essi non riuscivano ad abituarsi al cambiamento di un più basso tenore di vita, mentre la classe povera, operaia, già abituata ai sacrifici, riusciva a sopportare meglio il peggioramento della propria condizione. In effetti, qualunque evento “che provochi una perdita”reale (un lutto o la separazione da una persona importante, la perdita del lavoro, della propria abitazione ecc.) possono portare al pensiero del suicidio e alla sua attuazione. Il suicida, attraverso la morte violenta, cerca di attirare quell’attenzione che non era riuscito ad avere da vivo come fece Van Gogh, oppure, come fecero Hitler, Cleopatra, re Lear e altri che si uccisero per non finire prigionieri. Le persone che si sono suicidate a Civitanova Marche l’hanno fatto per evitare la “vergogna”di essere stati presi prigionieri “dall’indigenza”che gli avrebbe fatto perdere la “dignità umana”. Quello a cui stiamo assistendo in questi giorni può rientrare nel cosiddetto “effetto emulazione”. Vai a:navigazione, cerca Ovvero, la notizia del suicidio genera una catena di altri suicidi. La contabilità macabra racconta che nel 2012 si sono tolti la vita 89 imprenditori, ma nel primo trimestre 2013 l’Italia sta battendo anche questo record negativo (dopo debito pubblico e pressione fiscale), siamo già a 40 suicidi per tasse e cartelle Equitalia (ma Squinzi, presidente di Confindustria, parla di 62 morti). E parliamo solo d’imprenditori, non di “pensionati” o “esodati” come i suicidi di Civitanova Marche, altrimenti il conto si allungherebbe di molto. Comunque, qualunque siano le motivazioni, togliersi la vita è un’offesa a Dio. Solo Dio può dare o togliere la vita. E questo vale per tutti, per gli operai, per i padroni, per i poveri come per i ricchi. La religione è una “difesa” che dovrebbe preservarci dal suicidio. Allora che fare per prevenire questi tragici gesti? Come si può agire sui soggetti maggiormente a rischio? Il suicidio dipende da un eccesso di solitudine e dal non saper accettare gli alti e bassi che la vita ci “impone”. Parafrasando Goethe: “La vita appartiene ai viventi e chi vive deve essere preparato ai cambiamenti”. Disgraziatamente, presi dalla “disperazione”, non tutti ce la fanno.
 

 

I "difetti morali" dei politici sono i "difetti morali" di tutti gli italiani, "grillini" compresi "falsi" moralisti.

La situazione in Italia dopo la seconda guerra mondiale era “difficile e disastrata”, la produzione industriale dimezzata, l’agricoltura danneggiata, i viveri di prima necessità erano “razionati”, mancavano lavoro e case. Aveva assunto il potere il comitato di liberazione nazionale dell’alta Italia che favorì la nascita dei “consigli di gestione tra operai e imprenditori con lo scopo di dare vita in Italia a una democrazia socialmente avanzata. Il governo passò da Bonomi a Parri, un antifascista esponente della resistenza e leader del “Partito d’azione”. Il nuovo governo era formato da esponenti dei 6 partiti del comitato di  liberazione nazionale (Democrazia Cristiana, Partito Socialista, Partito d’azione, Partito Comunista Italiano, Partito Liberale Italiano e Democrazia del lavoro). Lo scontro tra i moderati, sostenuti dal potere economico, porta al governo il democristiano De Gasperi che fu protagonista della politica fino alla sua morte nel 1954. Togliatti “propose un’amnistia nei confronti di quelli che avevano aderito alla repubblica di Salò”. Dopo tanti mesi di guerra civile, il volere rompere con il passato, per “il bene dell’Italia”, riportarono al loro posto questori e prefetti di “nomina fascista” (oggi invece Bersani si rifiuta di formare un “governo di scopo” con il Pdl). Il 2 giugno 1946 si tenne il referendum a suffragio universale. La repubblica vinse con due milioni di voti in più sulla monarchia. Il re andò in esilio. Il primo presidente eletto è Enrico de Nicola che succede a Luigi Einaudi. Poi nel ’60  l’Italia raggiunse il “miracolo economico”. Dal 1968 è tutto un susseguirsi di “movimenti di contestazione”, a volte violenti (brigate rosse e nere) e, tuttavia, nessuno di essi ha lasciato grandi tracce nella storia. Le rivoluzioni vere, infatti, sono figlie della “disperazione” o “dell’ideologia”, non del “capriccio”. Comunque, perché una rivoluzione trionfi, bisogna che abbia buoni motivi, diversamente, come nel caso “emblematico” del ’68, si finisce col fare “un gran fracasso” e non concludere nulla. Dalla fine della seconda guerra mondiale si è vissuto un periodo di pace, libertà e prosperità. Dunque sarebbe stata possibile solo una “rivoluzione ideologica”, ma ideologie nuove non ne sono nate e le vecchie, comunismo, fascismo, nazismo, maoismo e socialismo reale sono fallite. Dal punto di vista economico hanno fatto marcia indietro Paesi, come la Cina, che si sono date alla più “scatenata economia di mercato”. I giovani si sono dunque trovati a vivere in un tempo “tanto facile e tanto disincantato” da sentirsi costretti a “mimare finte rivolte”. I giovani negli ultimi 50 anni hanno avuto tutto e di tutto di più, tanto da sentirsi “annoiati”. Il loro problema è “ammazzare” la noia. Vivono cercando di “stupirsi” e “divertendosi” per superare la noia. I Paesi occidentali vivono un momento di stasi. Economicamente il loro massimo sforzo è conservare le conquiste raggiunte. Politicamente, avendo già la libertà e la democrazia, i giovani soffrono di uno “scontento esistenziale” e si “annoiano”. Per questo, alla ricerca di una “risibile gloria”, alcuni di loro tendono a sfogarsi scegliendo bersagli insignificanti. In realtà, che cosa può importare ai ragazzi di un treno che corre in una galleria sotto il Moncenisio? Protestano per sentirsi vivi. E, infatti, la maggior parte dei movimenti sono di “contestazione”, non di “proposta”. Il militante “No TAV” non vuole fare niente: non vuole progredire. Questi militanti dicono “no” agli aeroporti, alle centrali nucleari, al Mose di Venezia, al Ponte sullo Stretto, ai radar militari, all’immaginario elettrosmog, agli inceneritori, ai termovalorizzatori, alla riforma della scuola ecc. “No” a tutto. Un tempo le rivoluzioni “vere” le facevano i “progressisti”, ora quelle “fasulle” le fanno i “conservatori”. Tutto si riflette al momento politico italiano. Con la recessione, la disoccupazione, il possibile fallimento dell’Italia e dell’euro, il Paese e’ sull’orlo del baratro. E tuttavia, dal momento che nessuno, né a Roma né a Bruxelles, sembra avere una soluzione, si “traccheggia”. Ci si occupa di altri più“risibili” problemi. Si vagheggia un’“epocale” cambiamento abbassando i costi della politica, combattere la corruzione, fare la legge sul conflitto d’interessi, la legge elettorale, il rinnovamento delle istituzioni ecc. E a “paladino” di questo cambiamento si propone un movimento “inconsistente e futile” come il “Movimento 5 Stelle”. I “grillini” sono convinti che tutto si aggiusterà mandando a casa i politici attuali. Buttando in galera Berlusconi. Tagliando gli stipendi ai parlamentari. Mettendosi continuamente di traverso e, soprattutto, dicendo “parolacce”. Non hanno capito che i “difetti morali” della nostra classe politica sono anche i “difetti morali” di tutti gli italiani, “grillini” compresi.