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mercoledì 30 dicembre 2015

Sulla Svizzera

Qualcuno ha detto che questo piccolo popolo - stretto fra tre civiltà di un tale livello che darebbe complessi anche agli arcangeli - è forse l’unico capace di compiere il miracolo di sentirsi superiore a tutti. E così siamo passati alla critiche. 
Gli svizzeri non sono amati. Gli stranieri che più o meno stabilmente vivono nel Paese li giudicano arroganti, compiaciuti di sé, e soprattutto oltraggiosamente limitati. Il loro orizzonte non varca i confini della Confederazione. Uno straniero colto, di mentalità tendenzialmente cosmopolita, si sente soffocare. Naturalmente non facciamo di tutta l’erba un fascio e parliamo soltanto di linee di tendenza. Ma sono caratteristiche che sarebbe difficile negare: almeno quanto sarebbe difficile negare che Napoli sia più sporca di Zurigo e Palermo meno sicura di Berna.
Qui non si tratta di condannare un’intera nazione, che fra l’altro ha grandi meriti anche umani: basti pensare alla Croce Rossa; lo scopo è quello di capire come mai, mentre il genio tedesco si è manifestato in maniera tanto gloriosa in campo musicale e filosofico, quello svizzero sembra si sia limitato alla pura prassi. Quasi soltanto all’invenzione dell’orologio a cucù, come diceva Orson Welles nel film “Il Terzo Uomo”. Anche se in realtà quella è un’invenzione tedesca. Comunque nella concretezza l’impegno degli elvetici ha dato risultati straordinari. Oggi la Svizzera è un costante rimprovero per tutti: essa dimostra che, anche senza disporre di risorse naturali, si può essere ricchi e felici. Infatti gli svizzeri sono più contenti di sé di quanto lo siano i tedeschi, con i loro tanti scheletri nell’armadio, e soprattutto di quanto lo siano gli italiani, che addirittura esagerano nell’autodenigrazione.
Purtroppo, questo successo ha le sue controindicazioni. L’italiano vive in un Paese disordinato, in cui impera la legge del più forte e in cui lo Stato è più spesso il nemico che il protettore del singolo. Dove da ragazzi si copia dal compagno bravo e da adulti si cercano raccomandazioni - persino per reclamare i propri diritti! - senza che nessuno se ne scandalizzi. Siamo profondamente scontenti di questa società (che spesso ha il cattivo gusto di favorire gli altri e non noi) e passiamo la vita a cercare il modo di destreggiarci in questo mare in tempesta. A volte, disperati, ci chiediamo quale partito potrebbe migliorare le cose e perfino se, votando per una formazione (M5S) che vuole buttare giù tutto, non miglioreremmo le cose. Insomma la sofferenza ci rende “filosofi”, nel senso che ci interroghiamo su tutto, da mane a sera. Gli svizzeri invece, in tutti i campi di cui noi ci lamentiamo, vantano grandi successi, e per questo non sentono la necessità di profonde riflessioni o di atteggiamenti autocritici. Queste attività intellettuali non sono necessarie al loro vivere concreto. Non più di quanto abbia tendenza ad interessarsi di medicina una persona in buona salute.
I benefici che ricerca dovunque l’uomo comune sono la pace, la prosperità e la sicurezza. Il cittadino svizzero li ha ottenuti e se nessuno lo spinge a coltivarsi, cioè ad invidiare l’arte italiana, la letteratura francese o la musica austriaca, gli basta e avanza il quieto vivere. L’ignorante che sta bene è inevitabilmente filisteo. Cessa di esserlo soltanto se spinto dalla fame o da una tale oppressione da pensare alla rivoluzione. Ma se non ce n’è bisogno, perché spremersi le meningi? 
Ecco perché gli svizzeri possono apparire ottusi. Perché sono attrezzati infinitamente meglio degli altri per la sopravvivenza. La scimmia è un animale intelligente ma corre ogni sorta di rischi e vive nell’apprensione. Lo squalo invece è stupido ma è così meravigliosamente fornito di strumenti per la sopravvivenza, che abitava gli oceani quando ancora mancavano milioni di anni alla comparsa dell’uomo, e probabilmente sarà ancora lì quando noi scompariremo. L’intelligenza è un ripiego. Imperfetto.
Non dobbiamo criticare gli svizzeri. Anche noi, se fossimo riusciti ad avere una società ordinata come un orologio svizzero, somiglieremmo a loro. Invece siamo obbligati al caleidoscopio delle opinioni, all’arcobaleno delle teorie, al setticlavio delle soluzioni, perché sopravviviamo con tante difficoltà da essere continuamente alla ricerca di un miglioramento. 
La più spregiudicata lotta per la sopravvivenza produce i crimini del Duca Valentino, ma anche il genio di Machiavelli che ne commenta le imprese. A nord delle Alpi Calvino (che era francese) ha trovato un terreno fertile per impiantare l’oppressione moralistica e il quieto conformismo. 
La Svizzera è comunque un bellissimo Paese. Per il turismo.

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