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venerdì 17 settembre 2010

Abolire l'Art.67 della Costituzione per avere governi stabili. Il "gruppo di responsabilita' nazionale" e' come il mostro di Loch Ness.

Se il governo ha la maggioranza, e lo vedremo tra pochi giorni, ha il dovere di andare avanti, altrimenti non esiste altra soluzione che le elezioni anticipate. Berlusconi da giorni annuncia che sarà una maggioranza “ampia” quella che approverà i cinque punti che presenterà in Parlamento a fine di questo mese. Sono ottimista per natura, ma non lo sono affatto quando di mezzo ci sono i “politicanti” che sono capaci di tutto. Il “presunto” appoggio al governo compare e scompare come il mostro di Loch Ness. Penso si tratti di una messa in scena. Per molti partiti e’ troppo presto andare a votare a novembre, cosi’ cercano di guadagnare tempo per “organizzarsi”. Berlusconi fa affidamento sul cosiddetto “gruppo di responsabilità nazionale” formato da un numero imprecisato (aumenta e diminuisce ogni ora) di parlamentari non Pdl che renderebbero “ininfluenti” i voti dei “finiani”. Se cosi’ non sarà, l’arroganza dei “finiani” andrà alle stelle. L’articolo 67 della Costituzione stabilisce: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. Probabilmente, e’ avvalendosi di questa facoltà che alcuni parlamentari, non appartenenti alla maggioranza, voteranno a favore dei cinque punti del governo. In questa occasione l’art. 67 giocherebbe un ruolo “provvidenziale” e positivo quando, in effetti, e’ il vero “responsabile” dell’instabilita’ dei governi. Negli ultimi giorni l’opposizione chiede insistentemente le dimissioni di Berlusconi. L’unico scopo e’ di favorire la formazione di un governo “tecnico” che rimarrebbe in carica “alcuni” mesi, “unicamente” per cambiare la legge elettorale in vigore prima di andare a nuove elezioni. Viste le esperienze passate, nessuno crede che “l’eventuale” governo tecnico duri “alcuni mesi”, considerato che i poveri “derelitti”, che sostengono questo progetto, non hanno ancora ben chiara quale legge vogliono. Poi, ogni giorno che passa, quasi unanimemente si e’ sempre piu’ convinti che non troveranno mai un accordo in niente, tranne in un punto: la legge non deve permettere di far vincere Berlusconi. Hanno diffuso ai quattro venti che la legge elettorale in vigore non e’ “democratica” per non permettere agli elettori di scegliersi i propri candidati. E’ risaputo che qualunque sia la legge elettorale, chi si candida “deve”, sempre e comunque, ottenere l’approvazione della segreteria del partito. Attualmente in Italia vige il sistema “maggioritario” e il partito o la coalizione che ottiene la maggioranza relativa (anche per un voto) ha diritto al 55% dei seggi. Mentre i partiti o le coalizioni che non raggiungono il 4% dei voti non entrano in Parlamento. Questa legge favorisce la semplificazione e la governabilità obbligando i partiti a presentarsi agli elettori in coalizioni indicando il loro premier. Permette ai cittadini una sorta di “elezione della maggioranza” e di conseguenza del governo. Nel sistema “uninominale” con l’indicazione della preferenza (che molti invocano) viene eletto il candidato che riceve più voti nel collegio. Non e’ prevista la soglia minima di sbarramento del 4% ne' il premio di maggioranza. Questo sistema favorisce un enorme frazionamento nel Parlamento che potrebbe essere costituito da moltissimi rappresentanti di partitini e questo crea l’ingovernabilità’. La selezione dei candidati, come già detto, viene sempre effettuata dalle segreterie, qualunque sia il sistema elettorale adottato. In quello “maggioritario” le segreterie stabiliscono la priorità dei candidati da eleggere. Se l’inseriscono ai primi posti della lista, hanno molta probabilità di essere eletti, poche sono le opportunità per gli altri. Nel sistema “uninominale” la vittoria va al candidato che ha riportato il maggior numero di “preferenze”, non importa in quale posizione si trovi nella lista. Ma quale garanzia ha l’elettore di votare per un candidato “onesto” ed “efficiente” se votasse con questo sistema? E’ risaputo che questo tipo di legge favorisce “esclusivamente” la candidatura di persone che dispongono di un “fracco” di soldi (suoi o degli sponsor) per sostenersi la campagna elettorale. Noi italiani nel mondo l’abbiamo vissuto sulla nostra pelle quanto sia stato “inefficace” il sistema con la “preferenza” per i tanti “brogli” che ha generato. Le liste erano piene zeppe di “personaggi” che hanno dato il peggio se stessi, smaniosi com’erano di “acchiappare” una poltrona che soddisfacesse il loro ego ed ottenere fama, potere e soldi. Entrambi i sistemi non sono idonei, sia per scegliere i migliori candidati e sia perché, con l’attuale Costituzione, non assicurano la governabilità a chi vince le elezioni. Allora cosa fare? Piu’ che ricercare la migliore la legge elettorale (che non esiste) e’ indispensabile “cancellare” l’Art. 67 della Costituzione. Non dovrebbe essere piu’ permesso, a chi viene eletto in un certo partito o coalizione, di cambiare schieramento o di formare un nuovo gruppo o partito. Se non si trova piu’ bene nello schieramento in cui e’ stato eletto, deve dimettersi e lasciare il posto al primo dei non eletti della propria lista. Ecco che terminerebbe lo sport piu’ amato dei parlamentari quello di “saltare i fossi”. Cambiano schieramento per farsi i “casi propri” a discapito del Paese e di chi l’ha votati. Se poi si approvasse la riforma che permettesse l’elezione diretta del presidente del consiglio, al quale gli dovrebbe essere conferiti poteri piu’ ampi di manovra di quelli attuali, i governi italiani diventerebbero stabili come quelli delle democrazie piu’ avanzate. Prima di tutto questo e’ “indispensabile” affrontare il difficilissimo compito di formare la classe dirigente del futuro rivalutando il senso di “moralità” e di efficienza e che abbia un’ampia visione delle trasformazioni che stanno avvenendo in tutto il mondo. Nel giro di una settimana, il Pdl ha dato vita a tre momenti importanti di formazione per i giovani: “Atreju” a Roma, la “Summer School di Magna Carta” a Frascati e la “scuola di formazione politica” di Gubbio. Non c’e’ altro partito che oggi faccia altrettanto. Tra i numerosi giovani che vi hanno partecipato, sicuramente tra loro ci sono i futuri Parlamentari che andranno a sostituire l’attuale “folto” gruppo dei sessantenni ed oltre. Questi si “spacciano” per il nuovo, ma mirano soltanto a mantenere la poltrona e i doppi ed i tripli incarichi. La stragrande maggioranza di loro agiscano da scaltri “gattopardi” per far finta di “cambiare tutto per far restare tutto come prima”. E’ invece arrivato il momento del vero cambiamento. Tanto per iniziare bisogna migliorare la selezione della classe dirigente politica ed e’ con soddisfazione che notiamo che il processo e’ già iniziato. Infatti, l’attuale governo Berlusconi e’ composto da molti giovani ministri che stanno dimostrando di svolgere ottimamente il loro compito. Bisogna continuare su questa strada e aprire ai trentenni e quarantenni, ovviamente “esclusivamente” a quelli preparati ed in gamba che dimostrino di conoscere l'economia, la politica, le problematiche della globalizzazione. Gente con una visione del mondo piu’ grande del proprio collegio elettorale e che non hanno come obbiettivo “principale” il loro tornaconto personale. Saranno facilmente individuati, per essere allontanati, i giovani “arrivisti” (purtroppo sono molti) i “furbetti” che agiscono con “cinico opportunismo” peggiore dei “politicanti” che vorrebbero scalzare. Non bisogna neppure accantonare gli anagraficamente “vecchi” che hanno acquisito una grandissima esperienza da mettere a disposizione delle nuove leve. L’obbiettivo e’ vivere nel presente per proiettarsi meglio nel futuro. Ma tutto questo viene costantemente ostacolato dalle forze del “vecchio” che puntano dritte alla restaurazione della “prima Repubblica” senza che ci sia partiti in grado di potere assicurare un governo efficiente all’Italia. Al punto in cui siamo non basta soltanto “andare avanti” con (l’eventuale) appoggio del “gruppo di responsabilità nazionale”. Questi “volenterosi” (o “gattopardi”?) potrebbero scomparire da un momento all’altro. Bisogna recuperare lo spirito originario indicato da Berlusconi nel suo primo discorso del 6 febbraio 1994: “Il nostro Paese ha bisogno di fiducia e di speranza. Mentre venivo qui, ho pensato che c’era un matto che stava andando a incontrarsi con altri matti........È vera la tesi che le decisioni più importanti, le decisioni più sagge, le decisioni più giuste, la vera saggezza, non è quella che scaturisce dal ragionamento, non è quella che scaturisce dal cervello, ma è quella che scaturisce da una lungimirante, visionaria follia….abbiamo sentito che si profilava un pericolo: una nuova legge elettorale, dei politicanti incapaci di mettersi d’accordo, la possibilità che il nostro Paese fosse governato da una minoranza, da una minoranza che conosciamo bene, che ci avrebbe inflitto un futuro soffocante e illiberale……… Basta con la politica delle baruffe, delle parole, delle chiacchiere, dei veti incrociati, dei vecchi rancori, delle trattative sotto il tavolo: abbiamo sentito la voglia di una politica diversa, di una politica pulita. Abbiamo sentito salire da tutte le parti la voglia di un nuovo soggetto politico, abbiamo sentito venire dal Paese la domanda di risposte concrete ai problemi concreti del Paese. È per questo che oggi noi siamo qui, con la volontà di cominciare da qui un lungo cammino, un cammino di speranza e di fiducia nel nostro futuro”. Nonostante mille insidie il cammino della speranza continua. Continua anche la battaglia contro i “politicanti” di professione ed i “gattopardi” che stanno accanendosi per far rimanere l’Italia immobile.