A Sydney, nel 2011, in onore delle celebrazioni dell’unita’ d’Italia, fu organizzata un’unica festa della Repubblica. Quest’anno si e’ ritornati “all’antico”. Si e’ ripreso a celebrare due “feste” distinte e, per giunta, entrambi nella stessa data di domenica 27 maggio. I discorsi ufficiali, sia al Marconi Club che al centro di Sydney, “regolarmente” sono stati quasi interamente pronunciati in “inglese”. E a dire che si festeggiava la festa della Repubblica italiana e “l’italianita’”! Sempre per celebrare la nascita della Repubblica Italiana, venerdì primo giugno, il Console di Sydney Sergio Martes, ha offerto un piacevole “concertino” eseguito con maestria dai musicisti e dalla cantante che si sono esibiti. A fine concerto, ciliegina sulla torta, il Console ha tenuto il suo “speech” in inglese, a suo dire per rispetto degli ospiti presenti che non capivano l’Italiano. Gli e’ sfuggito che erano presenti anche molti invitati italiani che non comprendono l’inglese. Dovrebbe vigere la “regola” che, se la festa e’ italiana, la lingua “ufficiale” deve essere l’italiano. Siccome poi noi italiani siamo persone cortesi, al termine i discorsi verranno “brevemente” tradotti in inglese. Invece no. In tutte le celebrazioni e’ stato ampiamente dimostrato che non esiste “l’orgoglio di essere italiani”, eppure ne abbiamo di ragioni da vendere per essere “orgogliosi”. E’ “sconcertante” che nei vari uffici degli enti “italiani”, generosamente sovvenzionati dallo Stato italiano, anche in quelli dove si ha la “presunzione” d’insegnare la lingua italiana, si parli e si scriva “esclusivamente” in inglese. Purtroppo, nel “dna” della stragrande maggioranza degli italiani e’ presente il “gene” del “servilismo” che si e’“instaurato” e “consolidato” nei secoli successivi alla caduta dell’impero romano. Dopo la fine dell’antica Roma, gli italiani sono stati “assoggettati” da molti popoli e per lunghi secoli sono stati “servi” privi di “orgoglio” nazionale. Pur se invitato, sono “allergico” a partecipare alle “cerimonie ufficiali” che spesso e molto volentieri preferisco “disertare”. Venerdì, primo giugno, non ho potuto evitare il “supplizio” di parteciparvi e, molto malvolentieri, ho dovuto “mischiarmi” ai vari “maggiorenti” e “capatazz” della comunità italiana di Sydney. Ho dovuto farlo perche’, dopo il concerto, veniva premiato mio nipote Hermes Pallotta, incluso in una ristretta lista di studenti (tutte ragazze tranne Hermes) che si sono distinti nel parlare e scrivere l’italiano. I miei cinque figli ed i primi quattro nipoti parlano tutti correttamente l’italiano. Le due ultime nipotine, di due e tre anni, lo stanno imparando e gia’ lo “parlicchiano”. Terminato il piacevole “concerto” si presumeva che la premiazione avvenisse alla presenza delle persone che gremivano l’auditorio. Invece i “premiandi” sono stati “relegati” in una piccola “saletta” attigua e “rapidamente” premiati nella “indifferenza” dei piu’ dei molti astanti. Come poi non potevano mancare gli “speech” delle insegnati di “italiano” tutti rigorosamente, “ovviamente”, in inglese o quasi? Quel che lascia “perplessi” e’ che gli organizzatori, tra lo scegliere di “festeggiare” un gruppo di giovani che, “miracolosamente” ed “orgogliosamente” parlano molto bene l’italiano e che sono i futuri “custodi” della “italianità”, e il “ritardare” di mezz’ora l’assalto al “buffet”, hanno scelto la seconda opzione. In compenso e’ stato molto “divertente” assistere allo “spettacolo” dei “maggiorenti” e “capatazz” che si “scapicollavano” per raggiungere l’area del “buffet” per dar inizio alla “abbuffata”. E’ comprensibile che alle due del pomeriggio si abbia un po’ di “languorino”, specialmente se si e’ saltato il pranzo, ma quelli sembravano “biafrani” digiuni da settimane! Non mi sono “confuso” tra quella folla “eccitata” ed “impegnatissima” a scegliersi le migliori “leccornie” e a “tracannare” vino italiano (presumo). Per andarmene e’ stata vera “impresa” guadagnare l’uscita. In molti si riempiono la bocca (non di solo cibo), ma nel dire che e’ necessario dar “spazio” ai giovani ed “incoraggiarli” per mantenere “l’italianita’”. Poi, i giovani che si “distinguono”, invece di “sostenerli”, li si rinchiudono in un “sgabuzzino” e li s’ignorano per privilegiare la “magnata”! Se “l’italianita’” scomparirà sappiano chi sono stati i colpevoli.
martedì 5 giugno 2012
La parata "sobria".
Sabato 2 giugno a Roma si e’ festeggiato il sessantaseiesimo anniversario della nascita della Repubblica Italiana ma, secondo Giorgio Napolitano, con una parata “sobria”. In tanti anni si era già visto di tutto, in occasione del 2 giugno: dall’abolizione della parata al suo ripristino, dallo spostamento al 4 novembre al suo ridimensionamento; alla rinuncia a far sfilare le armi pesanti per non danneggiare le pietre del Colosseo e dei fori imperiali; dalla partecipazione di unità tutt’altro che militari, quali i “pizzardoni” (vigili urbani di Roma) a quella degli obiettori di coscienza e via elencando. Mai però il “grottesco” ed il “ridicolo” avevano raggiunto le vette del 2 giugno 2012. Per mostrare accondiscendenza verso chi avrebbe voluto abolire la parata, non si sa bene se per risparmiare qualche spicciolo (ormai il grosso della spesa era speso) o per commemorare le vittime del più recente terremoto, si e’ deciso di renderla “sobria”. Ecco, quindi, che non si sono fatti sfilare i mezzi per risparmiare il carburante necessario a percorrere i pochissimi chilometri facendo sfilare anche gli anziani delle associazioni a piedi. Si e’ poi deciso di non far esibire le frecce tricolori, sempre per far risparmiare il costo del carburante: qualche migliaio di euro. Non essendo probabilmente tutto ciò ritenuto sufficiente, si e’ anche soppressa la sfilata dei cavalli lasciandoli nelle stalle facendo sfilare a piedi, rendendo “goffi e ridicoli” i corazzieri il cui costo, a cavallo o a pied, non cambia. Come se non bastasse i sommi “decisori” della Repubblica, Napolitano e Monti, hanno anche fatto “risparmiare fiato” alle fanfare, non sopprimendo musiche e canti, ma facendoli interrompere in prossimità del palco presidenziale. Al termine della parata si e’ visto che il Presidente che, lungi dal dare l’esempio, anziché raggiungere il non distante Quirinale a piedi, circondato dai suoi corazzieri appiedati, e’ stato invece regolarmente prelevato dalla Flaminia d’epoca, che di certo non consuma poco, e, preceduto e seguito dai Carabinieri motociclisti, si e’ recato in tutta comodità e poca “sobrietà” alla sua residenza mentre era scortato dai bodyguard, anche questi sì a piedi e “trafelati” per il correre a fianco alla vettura presidenziale. In tutti gli anni di cui posso avere memoria, non ho mai provato analoga sensazione di “ridicolo” e di “vergogna” per chi sono stati capaci di trasformare una celebrazione importante in una “farsa”. Tanto valeva, a questo punto, “annullarla”. Purtroppo constatiamo che per Napolitano ed i governanti a dover andare a piedi sono sempre gli altri.
Cavaliere, commendatore.....e' il trionfo del niente.
A molte persone interessano i “titoli onorifici”, e’ l’ennesimo segnale della società che vive di “apparenza formale” a scapito della “sostanza” che conta molto di piu’. Cristianamente e’ riprovevole, umanamente mette in evidenza la debolezza umana. Purtroppo c’e’ chi ha la tendenza a distinguersi per poter dire a loro stessi ed agli altri: “Io non sono come gli altri, io sono meglio degli altri”. Cavour diceva che un sigaro ed un pezzo di carta “non si negano a nessuno”. Per “pezzo di carta” intendeva il titolo onorifico di “cavaliere” o “commendatore”. Ogni anno, durante la festa della Repubblica, il Capo dello Stato assegna un buon numero di onorificenze a cittadini che hanno acquisito “benemerenze” verso l’Italia nel campo del lavoro, della letteratura, delle arti, delle attività sociali ed altri. Sicuramente la stragrande maggioranza di coloro che vengono “decorati” sono meritevoli dell’onorificenza. Per esperienza personale ho pero’ scoperto che nelle case di riposo vivono molte persone che meritano una “onorificenza” piu’ di qualsiasi altro. Persone che, “silenziosamente” ed “umilmente”, si sono assoggettate a lavori durissimi scarsamente retribuiti e, con tante “rinunce e sacrifici”, anche a discapito della loro salute, hanno dedicato l’intera vita al sostentamento della famiglia e sono stati “determinanti” alla trasformazione dell’Australia in un Paese moderno ed avanzato ed oggi tutti possiamo goderne i benefici. E’ per questo che ho sempre considerato dei “Giganti” queste persone per aver affrontato e superato con “coraggio” e “determinazione” gli innumerevoli ostacoli ed handicap. In “ricompensa” ora vivono “soli” e “dimenticati” nelle case di riposo o nelle loro abitazioni. A posto loro, gli “unici” meritevoli di “onorificenze”, viene premiato chi ha acquisito meriti “insignificanti” al confronto di quelli “conquistati” dai “Giganti”.
Iscriviti a:
Post (Atom)