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mercoledì 1 agosto 2012

Lo "spread" non scende ed i mercati sono in all'arme per l'incertezza del futuro politico in Italia.

Soltanto a pensare che dopo le elezioni politiche del 2013 vada a governare la sinistra a braccetto con i sindacati e che Casini, loro alleato, sempre se supererà lo sbarramento del 5%, non avrà alcuna voce in capitolo, rende “irrequieti” i mercati. Il Pdl sta mettendo a punto la sua proposta politica e sembra che abbia gia’ pronto il nome del nuovo partito: “Grande Italia”, ma deve darsi una mossa per non far cadere nel baratro l’Italia. Per lo “spread” si costrinse Berlusconi a fare un “passo al lato” e lo “spread” attuale sta mettendo in difficoltà Monti. Ora si e’ scoperto che lo “spread” non era colpa del governo Berlusconi, così come non lo e’ di Monti, i cali non sono merito di nessuno. A novembre del 2011 il governo Berlusconi “aveva esaurito la forza”, come oggi il governo Monti che, infatti, “non ha avuto la forza” (in cui molti speravano) di fermare la speculazione. Non sarebbe opportuno, ma Mario Monti dovrebbe dimettersi. Dovrebbe farlo perché, così com’è, il governo non e’ nelle condizioni di risolvere i problemi visto che il Pd di Bersani tiene sempre tirato il “freno a mano” e nessuna “riforma” e’ possibile. Quello di Monti e’ stato un tentativo andato a male. Ma oggi le dimissioni di Monti non servirebbero a fronteggiare la “furia” della speculazione, non potrebbero essere usate per difendere gli interessi nazionali e non si può certo chiamare un altro governo tecnico a “sostituire” l’attuale governo tecnico, ma non e’ un buon motivo per restare fermi. Gli scenari elettorali sono confusi e il risultato delle elezioni (anticipate o nel 2013) e’ ancora più confuso. Se Monti ha deluso i “mercati” la situazione post elettorale li sta ancor di piu’ “innervosendo”. Anche il più esperto analista politico non e’ capace di fare previsioni su quello che potrebbe essere il risultato di una consultazione elettorale. Si fa strada l’unica possibile certezza che e’ quella della “ingovernabilità”. Di nuovo potrebbe essere risolta da un Monti bis, a capo della coalizione vincente alle elezioni, considerato che e’ ben accetto nel contesto internazionale?

E' un'emergenza sempre piu' grave l'abbandono dei vecchi.

Chi e’ “vecchio”, o meglio quando si diventa vecchi? La vita si sta allungando sempre di più e quindi la concezione di “vecchio” e’ molto cambiata nel corso degli ultimi anni. La nostra società ritiene utili le persone finché sono in grado di lavorare, “di produrre” e con l’aumento dell’età della pensione ormai i “vecchi” hanno un’età compresa tra gli 80 e 90 anni. Qualcuno potrebbe dire a cosa servono gli anziani? Ed allora i bambini, ma anche gli adolescenti che non producono ancora niente? Dopo la pensione gli anziani “servono alle famiglie” come sostegno, come appoggio e aiuto in caso di difficoltà economiche o comunque sono degli ottimi “babysitter”. Quando invece non sono più in grado di svolgere questi compiti “vengono relegati nelle case di riposo”. Questo sta accadendo sempre piu’ frequentemente negli ultimi anni. Le case di riposo quarant’anni fa non esistevano, o meglio, esistevano ma poche persone decidevano di “depositarvi” i propri genitori. A causa anche dell’emigrazione in Paesi stranieri delle nuove generazioni il ruolo degli anziani, come fonte di sapere, sta scomparendo in quanto le tradizioni locali (come per esempio i dialetti) si stanno perdendo. Non abbandoniamo i nostri “vecchietti” con le tradizioni incluse, perché prima o poi “saremo noi al loro posto”. Chi allora racconterà ai nostri discendenti non solo la nostra storia, ma anche quella dei nostri nonni? Purtroppo la cultura imperante e’ di lasciare in “totale abbandono i vecchi”. C’e’ differenza tra “vivere soli” e la “solitudine”. Chi e’ “single” continua ad avere relazioni con amici e conoscenti, qualcuno gli telefona o lo visita e viceversa. Mentre la “solitudine” e’ il completo “abbandono” che porta l’anziano ad essere come “una barca che va alla deriva”, a lasciarsi andare, ad ammalarsi sempre piu’ gravemente sino alla morte. La “solitudine uccide” ed e’ un fattore di alto rischio che va a sommarsi alle varie malattie. Questo problema di “politica sociosanitaria” diventerà sempre piu’ grave e peggiore nel futuro perche’ le famiglie si vanno “frantumando” giorno dopo giorno. Per ora esiste ancora una consistente percentuale di famiglie che si prendono cura dei vecchi e questo e’ “un grande ammortizzatore sociale” che in futuro verrà sempre meno. Giustamente oggi ci preoccupiamo dei nostri figli e nipoti e facciamo di tutto per aiutarli a superare gli inevitabili ostacoli che incontrano nella vita, eppure, se pensassimo per un attimo, rimarremmo “atterriti” nel scoprire che il loro destino sarà “crudele” perche’ finiranno i loro giorni “abbandonati in solitudine” in una casa di riposo, infatti, quando saranno vecchi non ci sarà piu’ nessuno che si prenderà cura di loro. Cosa fare? Bisognerebbe che la famiglia ritorni ad essere “solida” e riscopra i veri valori dei “legami familiari” per essere “solidale” con i vecchi come era una volta altrimenti sarà molto triste la sorte che attende ai nostri figli e nipoti.

Ancora dei Comites e del CGIE

Pochissimi, diciamo pure “rarissimi”, sono gli italiani nel mondo e nessuno in Italia che sanno dell’esistenza dei COMITES (Comitati Italiani all’Estero) e del CGIE (Comitato Generale degli Italiani all’Estero). Per fortuna sono anche “inconsapevoli” che questi “organismi”, che si “spacciano” come “rappresentativi degli italiani nel mondo”, durante loro ventennale esistenza hanno speso circa 100 milioni di euro senza aver combinato un bel “niente”. Ora, in considerazione di tutto questo, finalmente, verranno cancellati. Infatti, le continue dilazioni delle loro elezioni (ora nel 2014) e’ il “preludio” della loro totale “soppressione”. Gli unici che vogliono “ostinatamente” mantenere in vita questi “organismi spreconi ed inutili” sono solo e soltanto gli “addetti ai lavori”, cioè quelli che fanno parte dei due “carrozzoni”. Nonostante il sempre piu’ forte coro che invoca di “far largo ai giovani”, i Comites ed il CGIE sono ancora esclusive “verdi praterie” di pascolo dei “dinosauri”. Un esempio? Nel CGIE non c’e’ nessuno sotto i quarant’anni. Solo due su novantatre sono sotto i cinquant’anni. La media e’ di sessantasette anni. Il 50% hanno diretto rapporto con i sindacati ed il 40% con i Patronati. Sedici di loro sono stati candidati (ed alcuni eletti) per la Camera dei deputati e per il Senato. Il 30% si sono fatti “decorare” con il titolo di “cavaliere” o “commendatore” o “grand ufficiale” per la “solidarietà italiana” (!?). Qualsiasi altra discussione sul mantenimento dei Comites ed il CGIE e’ “irresponsabile”. Oltre ad essere una perdita di tempo, e’ un “delitto” chiedere allo Stato italiano di continuare a “sprecare” milioni di euro di denaro pubblico per “organismi inutili” quando potrebbero essere spesi per migliori progetti che siano di reale vantaggio e di generale utilità di tutti gli italiani nel mondo ed in Italia.