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venerdì 16 settembre 2011

Sono alla ricerca di un nuovo Dino Grandi ma, questa volta, per far rinascere il fascismo.

Come sempre e’ accaduto nel passato, pur “arrancando” faticosamente, anche questa volta l’Italia ce la farà nonostante i numerosi “disfattisti” intensamente al lavoro. I soliti giornali “terroristi” si dedicano alla “fuga di Berlusconi” dai giudici napoletani. Sui Tg3 non si parla d’altro con commenti “imbecilli”. Danno piu’ importanza alle “chiacchiere” napoletane che alla crisi internazionale e all’urgente necessità di sostenere all’estero l’immagine dell’Italia per evitare ulteriori danni. Al momento l’Italia può essere rappresentata come una vecchia corriera “sgangherata” che sta per fermarsi su una ripida salita. Bisogna che molti viaggiatori scendano per andare a piedi, almeno fino in cima all’erta. Il problema è quello del peso della corriera (debito pubblico) e del suo motore malandato (apparato politico), l’autista (il premier) e’ ininfluente. Se il motore sta per fermarsi, e se non si permette a nessuno di ripararlo, come si può sperare di superare la salita? Guardiamo quello che e’ accaduto nella “tragicomica” manovra finanziaria. Se Berlusconi avesse avuto il potere di un vero Premier, come accade in alcuni Paesi, avrebbe potuto imporre la propria volontà sin da principio. Se ne sarebbe infischiato se le proteste fossero arrivate “nell’alto dei cieli”. Se si sarebbe parlato di crudeltà verso i più poveri, di incostituzionalità, di provvedimenti antisindacali, di rinnegamento delle promesse fiscali e, in una parola, di “macelleria sociale”. Per salvare l’Italia Berlusconi sarebbe andato avanti. Ma non essendo un Premier “con pieni poteri” e’ stato “costretto” ad invitare la maggioranza e la minoranza a suggerire “la soluzione giusta”. Ed e’ per questo che abbiamo assistito ad un vero “caos” di proposte, tanto che la manovra è stata modificata cento volte, sino al “ridicolo”. Ma perche’ stupirsi? In Italia non c’è nessuno che accetti il minimo sacrificio e tutti sono pronti a mettersi di traverso in Parlamento. Se alla fine Berlusconi ha dovuto prendere in mano la situazione e decidere l’aumento dell’Iva, contro la sua personale volontà, è perché, quando la corriera sta per fermarsi, non si può perdere tempo di sapere qual è il modo più “politicamente corretto” per far funzionare il motore. Ma siamo poi sicuri che questa “riparazione” basterà per far arrivare in cima alla ripida salita la corriera? Il problema e’ difficile da risolvere e delle cento proposte che vengono presentate ciascuno rimane convinto che la propria sia quella giusta. Se, ad esempio, al governo ci fosse Rifondazione Comunista ci sarebbe un enorme incremento della tassazione con in più “l’esproprio” dei beni dei ricchi e la conseguenza sarebbe un tracollo economico di tipo sovietico. Ma di questo gli italiani si accorgerebbero a cose fatte. Finché non si cede il volante ad un altro, si “inveisce” contro l’autista che è al volante. Nella politica italiana non esiste la “buona fede” per riconoscere la gravità reale del momento che per risolverla occorrerebbe la “solidarietà” nazionale. Si approfitta della situazione solo per dare addosso a Silvio Berlusconi. Ed, infatti, e’ ripreso il “coro” per chiedere un suo “passo indietro”. Chiedono questo perche’ sanno che non potranno mai vincere le elezioni. E se anche il centrodestra le perdesse, non vincerebbe il Pd, ma una “accozzaglia” d’antagonisti e giustizialisti. Come farebbero a governare? Non si vuole salvare l’Italia: si vuole ottenere un posto al governo. Nient’altro! E’ soltanto un “imbroglio” che sta mettendo in grave pericolo la “democrazia”. Le dittature si abbattono con “insurrezioni” violente e con le armi, mentre i governi democratici si battono soltanto in due modi: mettendoli in minoranza in Parlamento e vincendo le elezioni. Se si usa nella lotta politica democratica gli stessi metodi per abbattere le dittature, si “distrugge” la democrazia e si prepara la strada alla “dittatura”. Siamo arrivati al punto che, se Berlusconi si dimette, gli viene promesso un “salvacondotto” per metterlo al riparo dai processi giudiziari. Insomma, viene trattato come se fosse Gheddafi che per togliersi di mezzo gli avevano promesso un “salvacondotto” e non ci sarebbero state “vendette” e sarebbe potuto andarsene indisturbato. Eugenio Scalfari il “vate” de “La Repubblica” e’ alla ricerca di “un Dino Grandi che convochi il Gran Consiglio del fascismo e faccia cadere Berlusconi”. Intanto bisogna ricordare che da giovane Scalfari fu fascista che piu’ fascista non si poteva. E poi non esiste nessuna analogia tra la situazione odierna e quella del 1943. Vale anche la pena ricordare che Mussolini fu l’unico dittatore della storia costretto alle dimissioni “per un voto di sfiducia di un organo costituzionale” e che, in seguito a quel voto, andò a presentare le sue dimissioni nelle mani del capo dello Stato (il re) che lo fece arrestare rinchiudendolo in un’ambulanza scortata da carabinieri fedeli al re. Dunque, l’allusione a Dino Grandi e’ una delle tante “cretinate” di Scalfari. La sua fervida e “malata” fantasia ha individuato il nuovo Dino Grandi nel Senatore del Pdl Beppe Pisanu che ha chiesto a Berlusconi di dimettersi per far nascere un nuovo governo d’emergenza. Di sicuro e’ in corso (per l’ennesima volta) una grande manovra per “estromettere” Berlusconi. Ma per mettere in piedi un nuovo governo occorrono che si realizzino due condizioni. La prima è che Berlusconi si dimetta e la seconda è che tutta, o larga parte dell’attuale maggioranza berlusconiana, voti la fiducia ad un nuovo governo senza Berlusconi. Anche se, probabilmente, la seconda condizione potrebbe realizzarsi, per ora Berlusconi, nonostante pensi che l’Italia sia un “paese di merda”, non ha alcuna intenzione di dimettersi. Ed allora? Per costringerlo a mollare, sta aumentando il “pressing” della magistratura per costringerlo ad andarsene. Secondo le voci che circolano, nuove intercettazioni, nuove richieste di arresti, nuovi colpi di scena dovrebbero funzionare come un “bombardamento a tappeto” per indurre Berlusconi alla resa. Ed ecco che, alla “sciocca” promessa (praticamente inattuabile) del “salvacondotto”, si aggiunge la promessa, anzi la garanzia, di “sospendere o impedire” ogni “vendetta”. Siamo alla pura “follia”! Naturalmente nessuno pronuncia “piazzale Loreto”, ma dopo l’allusione a Dino Grandi (il fascista che fece cadere il fascismo) e al “salvacondotto” (che fu offerto a Mussolini prima dell’arresto) a Chianciano Francesco Rutelli, ospite del convegno dell’Udc di Casini, ha detto che: “Se Berlusconi dovesse fare un passo indietro deve essere chiaro che non ci sarà da parte nostra alcun proposito di vendetta”. L’ha ripetuto a “La Repubblica” lo “sparaballe” Italo Bocchino: “Ci attendiamo da lui un gesto di grande generosità e non si consumerà alcuna vendetta”. Cose pazzi! Qui si tratta di difendere il buon nome dell’Italia non tanto quello di Silvio Berlusconi. E’ incredibile che in “democrazia” si prometta “salvacondotti” (irrealizzabili) e si giuri che non ci saranno “vendette” come chi e’ al potere l’ha “usurpato” ed abbia governato con ferocia brutale o anticostituzionalmente. E’ vero che la politica e’ un mondo in “ebollizione continua”, ma che cosa c’entrano i “salvacondotti” e la “sospensione della vendetta”? Non si rendono conto, coloro che usano questo linguaggio “irresponsabile”, delle inesistenti analogie con il fascismo? Non si rendono conto che così “stanno facendo morire” la democrazia e il Parlamento? Se la democrazia crollasse, chi concederà loro il “salvacondotto” e “la sospensione della vendetta” per le gravi responsabilità di aver distrutto la democrazia spianando la strada ad un nuovo fascismo?

I "disonorevoli" ci hanno fregato ancora una volta.

E poi non si lamentino se un giorno o l’altro verranno presi a “forconate”: se le sono cercate. Mesi fa, alla “chetichella”, i parlamentari, rigorosamente “bipartisan”, si erano aumentati gli stipendi di circa 1100 euro mensili. Poche settimane fa l’avevano “sbandierata” come una delle misure piu’ “sacrosante” da inserire nella manovra. Dopo l’annuncio ufficiale, il “super contributo di solidarietà” applicato agli stipendi dei membri degli organi costituzionali, doveva essere doppio rispetto a quello che era stato studiato per i cittadini normali (che poi è stato cancellato). Con il solito gioco di “prestigio” delle tre carte il “super contributo di solidarietà”, che avrebbero costretto i parlamentari a rinunciare a circa 67mila euro, si e ridotto ad appena 9mila come riportato nell’articolo 13 del “maxi emendamento” della manovra appena approvata al Senato e alla Camera. Le “opposizioni” hanno “sbraitato” contro molti provvedimenti contenuti nella manovra, ma nessuno, “ma proprio nessuno”, nemmeno l’Italia dei Valori di Tonino Di Pietro, ha condannato l’enorme “sconto” concesso ai parlamentari nel giorno dell’aumento dell’Iva che colpirà tutti i redditi. Silenzio assoluto. Nonostante che ci “turlupinano” quasi giornalmente, molti italiani nel mondo correranno ad abbracciare e osannare i “disonorevoli” quando, tra poco, inizieranno a venire a frotte in “missione” per visitare noi “poveri derelitti”, ora che in Italia inizia il freddo e il caldo nell’emisfero sud. Smettiamola di abbracciarli e baciarli altrimenti si convinceranno sempre di piu’ che siamo degli emeriti ”coglioni”. Non suggerisco di prenderli a “forconate” o “scaraventargli” addosso uova marce, se lo meriterebbero, ma soltanto di non andarli a ricevere all’aeroporto. Dobbiamo ignorarli completamente. Gli deve giungere “forte e chiaro” il messaggio che non vogliamo piu’ che ce lo mettano a quel posto.

I "disonorevoli" ci hanno fregato ancora una volta.

E poi non si lamentino se un giorno o l’altro verranno presi a “forconate”: se le sono cercate. Mesi fa, alla “chetichella”, i parlamentari, rigorosamente “bipartisan”, si erano aumentati gli stipendi di circa 1100 euro mensili. Poche settimane fa l’avevano “sbandierata” come una delle misure piu’ “sacrosante” da inserire nella manovra. Dopo l’annuncio ufficiale, il “super contributo di solidarietà” applicato agli stipendi dei membri degli organi costituzionali, doveva essere doppio rispetto a quello che era stato studiato per i cittadini normali (che poi è stato cancellato). Con il solito gioco di “prestigio” delle tre carte il “super contributo di solidarietà”, che avrebbero costretto i parlamentari a rinunciare a circa 67mila euro, si e ridotto ad appena 9mila come riportato nell’articolo 13 del “maxi emendamento” della manovra appena approvata al Senato e alla Camera. Le “opposizioni” hanno “sbraitato” contro molti provvedimenti contenuti nella manovra, ma nessuno, “ma proprio nessuno”, nemmeno l’Italia dei Valori di Tonino Di Pietro, ha condannato l’enorme “sconto” concesso ai parlamentari nel giorno dell’aumento dell’Iva che colpirà tutti i redditi. Silenzio assoluto. Nonostante che ci “turlupinano” quasi giornalmente, molti italiani nel mondo correranno ad abbracciare e osannare i “disonorevoli” quando, tra poco, inizieranno a venire a frotte in “missione” per visitare noi “poveri derelitti”, ora che in Italia inizia il freddo e il caldo nell’emisfero sud. Smettiamola di abbracciarli e baciarli altrimenti si convinceranno sempre di piu’ che siamo degli emeriti ”coglioni”. Non suggerisco di prenderli a “forconate” o “scaraventargli” addosso uova marce, se lo meriterebbero, ma soltanto di non andarli a ricevere all’aeroporto. Dobbiamo ignorarli completamente. Gli deve giungere “forte e chiaro” il messaggio che non vogliamo piu’ che ce lo mettano a quel posto.