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sabato 27 ottobre 2018

L’ASSE WASHINGTON-ROMA-MOSCA METTERÀ FINE AL NUOVO ORDINE MONDIALE?

di Cesare Sacchetti
Il viaggio di Salvini a Mosca della scorsa settimana, seguito da quello del presidente Conte ieri ha aperto un capitolo inedito nella storia delle relazioni internazionali.
Un tempo, erano i leader del PCI a recarsi a Mosca in pellegrinaggio per coordinare la strategia di opposizione al blocco atlantico.
Era il tempo della guerra fredda, delle opposte visioni del mondo dove l’Italia aveva un ruolo chiave per spostare l’ago della bilancia verso una delle due superpotenze che si contrapponevano per affermarsi sulla scena mondiale.
Oggi l’Italia riveste un altro ruolo, diverso ma forse ancora più importante. L’Italia oggi è al centro di un’alleanza che vuole arrestare il progetto globalista, e riportare al centro della scena gli stati nazionali, piuttosto che le organizzazioni sovranazionali dominate dalle élite.
Questa alleanza si fonda sull’asse Washington-Roma-Mosca, dove l’Italia ha un ruolo chiave per spostare gli equilibri a favore dell’uno o dell’altro blocco globalista rappresentato da Bruxelles e Pechino.
Per raggiungere il suo obbiettivo, la de-globalizzazione deve necessariamente mirare ad uno smembramento dell’Unione europea, e ad un ritorno alla sovranità degli stati nazionali europei.
L’elezione di Trump: il colpo decisivo contro il globalismo
Il punto di svolta si è avuto nel 2016, quando alla Casa Bianca si è insediato Donald Trump.
Se ci fosse stata Hillary Clinton a Washington, oggi per il governo giallo-verde sarebbe stato praticamente impossibile costruire un qualche tipo di sponda con gli Stati Uniti contro l’UE , né tantomeno rivolgersi al Cremlino per un eventuale sostegno, considerata la totale ostilità dei democratici americani nei confronti della Russia.
La Clinton era sicuramente la garante migliore per continuare verso la realizzazione del nuovo ordine mondiale.
Il nuovo ordine mondiale vede la preminenza delle organizzazioni sovranazionali sugli stati nazionali, fino alla completa esautorazione dei secondi rispetto ai primi.
no borders e l’immigrazione illimitata rientrano in questa strategia di creare un melting pot indistinto che si sostituisca alle identità nazionali dei popoli, per assoggettare meglio le masse a questo disegno.
Questo progetto sembra essere andato incontro ad una brusca frenata nel 2016, all’alba delle presidenziali americane.
Per la prima volta, dopo molti anni, alla Casa Bianca si è insediato un presidente contrario alla visione globalista, e decisamente convinto di riportare al centro le prerogative dello stato nazionale.
Il naturale interlocutore per Trump è sembrato subito essere Putin, e il presidente USA, seppur tra molte difficoltà, è riuscito ad aprire parzialmente il canale con il Cremlino.
In questa strategia che vuole una fine della globalizzazione, l’Italia assume un ruolo decisivo, un elemento naturale geografico e geopolitico di comunicazione tra due mondi, tra Ovest ed Est.
La posizione di frontiera del Paese ha sempre rappresentato un elemento strategico chiave già dai tempi del dopoguerra al margine della contrapposizione tra la NATO e il blocco sovietico.
Oggi l’Italia invece riveste un ruolo nuovo. Non più un elemento di divisione tra due blocchi, ma un elemento di unione, un ponte tra Washington e Mosca che può aprire un corso nuovo nelle relazioni internazionali.
In questo senso, il viaggio di Conte a Mosca può essere letto come il tentativo di fortificare questo nuovo asse contro il blocco globalista sostenuto dall’UE e dalla Cina.
La strategia dell’UE al momento è quella di provocare una crisi dello spread contro l’Italia per costringerla a capitolare come accaduto nel 2011.
Stavolta il contesto internazionale è però ben diverso. L’Italia all’epoca era isolata e priva di interlocutori forti. Oggi non solo c’è il canale di Washington già aperto, ma se ne è aperto un secondo con Mosca, con Putin che ha già dato la sua disponibilità a comprare i titoli di Stato italiani.

La partita con Bruxelles si gioca quindi con equilibri del tutto diversi da quelli di 7 anni fa. La fase storica attuale delle relazioni internazionali sembra volgere verso una fine del processo di globalizzazione che ha subito una decisa accelerazione negli anni’90, dopo il crollo del muro di Berlino.
Il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas in un suo recente articolo su Handelsblatt, ha parlato della necessità per l’UE di raccogliere il testimone lasciato dagli USA per portare avanti il nuovo ordine mondiale.
Ma come può un’Europa debole e divisa portare avanti un progetto simile alla luce di quanto sta accadendo ora?
Se Bruxelles metterà all’angolo l’Italia, Roma potrebbe staccare la spina all’euro, e il progetto sovranazionale europeo crollare irrimediabilmente.
E’ senz’altro un momento decisivo per la storia delle relazioni internazionali, e l’Italia non è mai stata così importante in questo senso.
Nei prossimi mesi, si deciderà tutto. In qualsiasi caso, e qualsiasi visione geopolitica si imponga, tutto dipende dalla Penisola. Il destino dell’Italia deciderà il destino dell’Europa e del mondo.

Ma leggete cosa succede. E' la "pazzia" che fara' finire il mondo



Ho trent’anni e sono un gigolò: ecco cosa cercano le mie clienti

di Greta Sclaunich
Aaron ha 30 anni e fa il gigolò. Pecco di ingenuità se confesso che, prima di ricevere la sua mail, ero convinta che l’esistenza di uomini che fanno questo mestiere fosse più mito che realtà? Non c’è una ragione specifica: semplicemente, non mi era mai capitato di conoscerne uno. Soprattutto, non mi è ancora successo di conoscere una donna che ammetta di aver avuto (o di aver desiderato) degli incontri con questi uomini. Ho letto con interesse la storia di Aaron perché volevo capire cosa cercassero in lui le sue clienti. Il suo racconto mi ha stupita. Mi aspettavo trasgressione e solitudine, curiosità ma anche situazioni goliardiche come un addio al nubilato. Invece le tre donne delle quali parla non lo cercano per nessuno di questi motivi: la 38enne sposata Noemi è insoddisfatta, la 28enne Luisa non ha ancora scoperto il sesso, la 46enne Michela voleva solo far ingelosire l’ex. Situazioni «normali» nelle quali incappiamo nella vita di tutti i giorni, insomma. E persone così «normali» da poter essere chiunque: la signora in coda al supermercato, la vicina di casa la collega, l’amica. Noi stesse – e mi ci metto anch’io, certo. «A volte mi chiedo chi sono. Che lavoro faccio in realtà. Se l’amico, l’amante, lo psicologo, la spalla», si interroga Aaron. Una domanda legittima ma fondata su basi sbagliate: quello di amico, quello di amante ma anche quello di spalla non sono «lavori». È questo, secondo me, l’unico punto debole del suo racconto: è chiaro che, quando frequenta le sue clienti, rivesta anche questi ruoli ma c’è una certa confusione su cosa cerchino davvero le donne che lo contattano. Perché sono incapaci di staccare il sesso dalla sfera emotiva? O perché non hanno tanto bisogno del sesso quanto di, appunto, vicinanza emotiva? A ben guardare le tre storie sembra essere proprio così. Noemi, Luisa e Michela hanno in comune una cosa: il desiderio di avere più fiducia in loro stesse. Chissà se dopo gli incontri con Aaron questo loro bisogno viene davvero soddisfatto: il buon sesso, in fondo, è un obiettivo ben più facile da realizzare.
Ore 7.30: «Mi alzo la mattina con una nuova illusione e sono soddisfatto un poco saggio e un poco matto, penso che fra vent’anni finiranno i miei affanni, ma ci ripenso però, mi guardo intorno per un pò e mi accorgo che son solo». La sveglia è appena suonata e io ho in testa le parole di questa canzone di Rino Gaetano. Ci sono delle mattine che anche io come Rino Gaetano mi sento un po’ solo, con tanti pensieri sul futuro, ma poi penso che questa è la vita che ho scelto: una vita da gigolo.
Dopo un’abbondante colazione e un intenso allenamento in palestra mi metto in viaggio, sarò lontano dalla mia amata Roma per una settimana avendo tre appuntamenti ravvicinati, tutti nel nord Italia, divisi tra Milano, Torino e Padova. Ormai la mia auto è diventata una seconda casa. Durante questi lunghi viaggi mi ritrovo sempre a riflettere su obiettivi e progetti futuri, ed è proprio durante un viaggio che mi venne l’idea di creare Rossetto&Cioccolatouna video rubrica per le donne che parla di sesso e sessualità senza tabù, dove la protagonista è la donna con le sue esperienze, i suoi sogni e i suoi desideri. Chissà le tre donne che dovrò incontrare a breve che desideri hanno, cosa sognano, di cosa si vergognano. Lo scoprirò presto. È il mio «lavoro» e sono bravo in questo. Come un ottimo psicologo riesco a capire subito chi mi trovo davanti.
Domani sarò a Milano da Noemi. Noemi è una giovane donna di 38 anni ed è sposata. Mi chiamò circa un anno fa, era molto timida e le tremava la voce. Mi raccontò di sentirsi schiava di un rapporto di coppia che non l’appagava né dal punto di vista emotivo, né da quello prettamente sessuale. Domani sarà il nostro quarto appuntamento. Siamo diventati amici, oltre che amanti e tempo fa mi fece una confessione che mi colpì particolarmente. Mi disse che per potersi permettere di uscire con me, aveva cominciato a fare il mio stesso lavoro. Si vende ad altri uomini per poter pagare un uomo, me. Dice che lo fa perché gli regalo momenti di felicità, che sono la sua isola di pace, ma io credo che lo faccia anche perché le piace avere attenzioni da parte di altri uomini, perché le danno un’importanza che non ha mai avuto e la fanno sentire di nuovo bella e desiderata. Che strana la vita. Io le ho ridato sicurezza in se stessa e ora lei non ne può più fare a meno, ma allo stesso tempo non riesce a fare a meno di me.
Mercoledì invece incontrerò Luisa. Luisa è di Torino, ha 28 anni ed mi ha confessato di essere vergine. Mi ha chiamato circa una settimana fa raccontandomi che ha avuto sempre problemi ad approcciarsi con l’altro sesso, non per via del suo aspetto fisico (e in effetti guardando la sua foto è una bellissima ragazza), ma a causa della sua emotività. E ora, alla soglia dei 30 anni, per lei essere vergine è diventato un problema. Ha conosciuto un ragazzo che le piace, ma ha paura di perderlo se gli confidasse questo segreto. E così ha chiesto aiuto a me.
Venerdì incontrerò Michela. Michela ha 46 anni, è divorziata ed è di Padova. Mi contattò due anni fa per e-mail, mi disse che voleva far ingelosire il suo ex per dimostrargli che era comunque riuscita ad andare avanti anche senza di lui. Ci siamo incontrati nel ristorante di cui lei era proprietaria. Michela era bellissima, indossava un tubino nero aderente e i capelli neri e lunghi le arrivavano a metà schiena. Cenammo lì, in quanto il suo ex compagno era anche il suo socio in affari. L’idea era quella di farsi notare, di farlo ingelosire, ma quella serata prese una piega assai diversa. Eravamo totalmente concentrati su di noi, ci siamo entrambi scordati del suo ex, del motivo per cui mi aveva contattato, di dove eravamo, di tutto il resto. Solo noi due, occhi negli occhi. Da quella sera di due anni fa ci vediamo regolarmente una volta ogni due mesi.
A volte mi chiedo chi sono. Che lavoro faccio in realtà. Se l’amico, l’amante, lo psicologo, la spalla. Poi smetto di pensare e mi concentro sugli occhi che ho davanti. Mi chiamo Aaron, ho 30 anni e faccio lo gigolo.
Aaron, 30 anni
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