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martedì 29 gennaio 2019

Sea Watch, Salvini detta le condizioni: "Sbarcano solo se vanno in Olanda o Germania"

Continua il braccio di ferro. Olanda e Germania si rifiutano di fare la loro parte. Salvini: "Noi abbiamo già dato, anche troppo"











Ma i Paesi Bassi respingono al mittente l'invito a occuparsi dei 47 immigrati, che si trovano a bordo della nave bloccata in rada da dieci giorni al largo delle coste siciliane. "Senza una soluzione globale - fa sapere il ministero della Giustizia e della Sicurezza - non prenderemo parte a misure ad hoc per lo sbarco"Matteo Salvini, però, non molla di un millimetro e mette in chiaro che acconsentirà allo sbarco degli immigrati "solo se prenderanno la via dell'Olanda, che ha assegnato la bandiera alla Sea Watch, o della Germania, paese della Ong".
"In Italia abbiamo già accolto, e speso, anche troppo". Salvini insiste con la linea dura. Nella lotta l'immigrazione clandestina, sa molto bene il ministro dell'Interno, cedere anche solo una volta significa ridare speranza e far ripartire i trafficanti dalle coste libiche. E, quindi, mandare alle ortiche quanto fatto sino a oggi. Ancora una volta, poi, lo stallo è stato generato dai partner europei che rifiutano di fare la propria parte accogliendo gli immigrati. Per questo Palazzo Chigi ha deciso di depositare una memoria davanti alla Corte europea dei diritti con cui far rispettare le responsabilità dell'Olanda nell'accoglienza dei 47 immigrati recuperati dalla Sea Watch 3 al largo delle coste libiche. "Quello che si può fare - spiegano a Palazzo Chigi - è attivare un corridoio umanitario verso l'Olanda".
Per il governo italiano la Sea Watch 3 ha avuto una condotta "temeraria". In condizioni di mare mosso, "anziché trovare riparo sulla costa tunisina distante circa 40 miglia, universalmente considerata porto sicuro, si è avventurata in una traversata di centinaia di miglia mettendo a rischio l'incolumità dei migranti a bordo""L'obiettivo - si chiede la presidenza del Consiglio - era salvare i naufraghi oppure creare un caso internazionale richiamando l'attenzione dei mass media?"

domenica 27 gennaio 2019

Salvini: "Adesso abbiamo le prove Sea Watch ha violato le regole"

Il Viminale mette nel mirino l'equipaggio della nave olandese: "Il comandante ha messo a rischio la vita delle persone a bordo"

Il ministro degli Interni, Matteo Salvini adesso "smaschera" la Sea Watch.







Il Viminale con un dossier ha di fatto tracciato tutte le regole violate dalla nave umanitaria che ha a bordo 47 migranti. "Abbiamo elementi concreti per affermare che, mettendo a rischio la vita delle persone a bordo, il comandante e l'equipaggio della ONG Sea Watch 3 abbiano disubbidito a precise indicazioni che giorni fa li invitavano a sbarcare nel porto più vicino (non in Italia!), prove che verranno messe a disposizione dell'autorità giudiziaria", ha affermato il ministro degli Interni. A questo punto il titolare degli Interni tuona contro l'equipaggio della nave e anche contro la ong tedesca e afferma: "Se così fosse- chiarisce - saremmo di fronte ad un crimine e ad una precisa volontà di usare questi immigrati per una battaglia politica, un fatto gravissimo. Ribadisco il mio impegno a difendere i confini, la salute e la sicurezza del popolo italiano: non sarò mai complice degli scafisti e di chi li aiuta".
Insomma il braccio di ferro tra il leader della Lega e la ong che ha ancorato la propria nave a largo di Siracusa prosegue. Già nella serata di ieri il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Danilo Toninelli aveva segnalato alcune irregolarità nella rotta della Sea Watch: "La nave ong avrebbe potuto puntare da subito verso la Tunisia per cercare riparo dal maltempo incombente, come peraltro fecero i pescherecci vicini in quelle ore di atteso peggioramento meteo, ma ha preferito girare la prua in direzione Lampedusa. Poteva ad esempio dirigersi verso l’area di Zarzis, a poco più di 70 miglia nautiche di distanza", ha aggiunto. "C’è qualcuno che favorisce la partenza dei barconi della morte, ma il Governo del cambiamento non è più disposto ad accettare questo stato di cose. L’Olanda conosceva da subito i reali intendimenti della SeaWatch3?", ha concluso. Lo scontro tra il governo e la nave battente bandiera olandese adesso può avere esiti imprevedibili...

Quella virata verso l'Italia che incastra Sea Watch 3

La Guardia costiera olandese chiarisce: doveva andare in Tunisia. Il comandante rischia l'incriminazione

I l comandante di Sea Watch 3 rischia l'arresto per favoreggiamento all'immigrazione clandestina e per aver messo a rischio la vita di 47 immigrati.







Arriva, infatti, dalla Guardia costiera olandese, la conferma che nel momento in cui le condizioni meteo peggiorarono, fu lui stesso a decidere, in maniera del tutto illogica, di virare verso l'Italia, che si trovava a 100 miglia nautiche da quel punto, anziché andare verso le coste tunisine, distanti 74 miglia, come indicato proprio dagli olandesi.
Abbiamo contattato il Jrcc, ovvero il centro di coordinamento dei Paesi Bassi e la risposta è stata chiara: «A nome del governo di questo Paese - ci hanno chiarito - possiamo confermare che abbiamo chiesto alle autorità tunisine il loro permesso affinché Sea Watch 3 potesse cercare rifugio per condizioni meteorologiche avverse nelle vicinanze della loro linea costiera. L'equipaggio di Sea Watch è stato informato di questa azione». Perché, dunque, dopo aver preso a bordo 47 migranti in area Sar libica, non aver provato subito a contattare il centro di comando della Guardia costiera di Tripoli, dirigersi verso le coste italiane assumendosi rischi enormi, anziché virare verso la Tunisia? Un comportamento fuori da ogni logica, anche perché fonti vicine al governo italiano fanno sapere che nessuna imbarcazione presente in quel momento nel Mediterraneo, compresi i pescherecci italiani e di altre nazioni, ha fatto rotta verso il nostro Paese, ma ha cercato riparo dal forte ciclone vicino alle coste tunisine, certamente più sicure e non esposte a onde alte 7 metri. Alcuni media hanno tentato di difendere l'Ong, dicendo che dal centro di coordinamento della Guardia costiera libica nessuno ha risposto e che la Sea Watch 3 avrebbe tentato di contattarli in un secondo momento, tanto che a Imrcc Roma, è arrivata una mail che lo confermerebbe. In realtà la comunicazione è del 19 gennaio e l'Ong era al corrente della presenza del gommone già dal 18, quando il suo aereo «Moonbird», decollato da Malta, lo aveva avvistato. Le norme internazionali indicano che chiunque veda in mare natanti con persone in difficoltà debba avvertire il centro di coordinamento più vicino. In quel caso quello di Tripoli, che il 18 aveva regolarmente al centralino personale di turno.
Abbiamo provato a contattare l'ufficio stampa della Ong tedesca. Alla precisa domanda: «Perché non avete diretto la nave verso la Tunisia?» nessuno ha risposto.
Quello che appare sempre più di fronte agli occhi di tutti è che le Ong presenti nel Mediterraneo operano in malafede. Basti pensare che la maggior parte delle chiamate di soccorso che arrivano a Imrcc Roma partono da un Alarm Phone intestato proprio alla Ong tedesca. Il fascicolo sulla vicenda è già stato inviato alle procure italiane competenti e non è escluso che l'inchiesta sia già in corso.
La nave, allo stato attuale, si trova ancora in rada, a poco più di un miglio dal porto di Siracusa. Il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, tiene il punto e la sua ferma decisione di non aprire i porti. Anche perché la nave batte bandiera olandese e appartiene a una Ong tedesca e i migranti, per legge, dovrebbero prenderseli Olanda e Germania. Il tutto mentre la Procura dei minori di Catania invita a far scendere i minori. Dal Viminale fanno sapere che si tratta di ragazzi di 17 anni e mezzo e che la risposta è un no. La sfilza dei buonisti, intanto, si schiera contro alle decisioni del governo. Dall'Unhcr fanno sapere che le «condizioni a bordo della nave sono critiche». In realtà l'Italia ha fornito cibo e medicinali ai migranti.

Perché non è finita

In queste ore Forza Italia compie 25 anni. Per un quarto di secolo il partito fondato da Silvio Berlusconi non solo è stato l'ago della bilancia della politica italiana, ma ne ha determinato un tale cambiamento formale e sostanziale che gli storici divideranno la storia recente del Paese in «prima» e «dopo» il suo avvento.







Il 1994 rappresentò una rivoluzione paragonabile soltanto a quella uscita dalle urne del 4 marzo. Anche allora il vento soffiò teso e a sorpresa alle spalle del nuovo che si candidava a sostituire di botto l'esistente, ma l'analogia tra Forza Italia-Berlusconi e Di Maio-Cinque Stelle-Salvini-Lega finisce lì. Forza Italia, sia pure con qualche goffo inciampo iniziale, si pose da subito come forza di governo responsabile nei confronti degli equilibri nazionali e internazionali. A differenza infatti dei Cinque Stelle partito in mano a un comico e a due disoccupati Forza Italia è stata fondata da un costruttore, per di più di grande esperienza. Per definizione un costruttore costruisce e non distrugge, include e non divide, sa che cosa può stare in piedi e cosa invece, pur piacendo al momento, non può avere lunga vita. È vero. Forza Italia non ha fatto tutto ciò che aveva promesso, ma neppure una volta ha fatto il suo contrario né ha permesso che altri lo facessero, come invece in questi mesi è capitato sia a Di Maio che, in misura minore, a Salvini.
Non è il suo unico merito: ha fermato la sinistra, sdoganato la destra e la Lega, portato l'Italia ad avere un ruolo tra i grandi del mondo. Anche per questo il suo leader ha dovuto vedersela con un accanimento giudiziario senza precedenti.
La sfortuna di Forza Italia è stata superiore ai suoi errori. Si è trovata a gestire le due grandi crisi mondiali, sia economiche sia sociali, di inizio secolo: l'attacco alle Torri Gemelle del 2001 e il tonfo della finanza del 2008.
E non ha mai, per 25 anni, incrociato in maggioranza l'elezione di un presidente della Repubblica. Cosa che l'ha costretta a dover fare i conti con due arbitri a lei platealmente ostili, Scalfaro e Napolitano, più uno non certo amico (Ciampi).
Recriminare, come noto, non serve, ma tutto questo non può essere dimenticato, tanto meno cancellato con sufficienza come se non fosse mai avvenuto.
Visto cosa hanno combinato in questi anni le sinistre quando sono state al governo e visto cosa stanno imbastendo questi «nuovi», possiamo dire con certezza e orgoglio che senza l'avvento di Forza Italia oggi saremmo un Paese peggiore, e tutto indica che avanti così presto lo diventeremo.
Le forze radicali quale per esempio è stata la Lega per il centrodestra - sono importanti, alcune loro istanze condivisibili, ma per non andare a sbattere hanno bisogno di un bilanciamento, a volte anche solo di essere richiamate al banale buon senso.
Per anni Forza Italia ha svolto questo fondamentale ruolo, con alterne fortune ma sempre impedendo pericolose derive dalla strada maestra che voleva portare a un modello di Paese liberale, solidale, moderno.
In questo momento non è più così, ne prendiamo atto. Il che non significa, lo ricordo alla sua classe dirigente, che non sarà mai più così. L'Italia di Forza Italia esiste, oggi e sempre. Non mi pare che sul breve-medio periodo qualcuno degli attori in campo e direi neppure in tribuna possa sostituire la sua offerta. Almeno non per chi ama le libertà, da quella economica a quella imprenditoriale, da quelle personali a quelle culturali.
Per cui auguri Forza Italia e grazie presidente Berlusconi di averla pensata 25 anni fa e di non averla chiusa al primo cambio di vento. La strada è ancora lunga.