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martedì 4 settembre 2012

Un motivo in piu' per Berlusconi di non candidarsi.

Si era sempre detto che Berlusconi era il “collante” che teneva unito il centrosinistra, infatti, oggi constatiamo che era proprio cosi’. Mancato il “bersaglio principale”, al quale sparare contro con tutte le armi (dalle frecce ai missili nucleari), tra le varie componenti, del cosiddetto schieramento “progressista”, e’ in atto una furibonda guerra “fratricida”. Un anno fa, più o meno di questi tempi, a Vasto Bersani, Vendola e Di Pietro scattavano la foto di un’alleanza (presunta) che sembrava ormai cosa fatta. Oggi Di Pietro sta con Grillo e contro Bersani. Vendola sta con Bersani (e forse ci farà pure liste uniche). Bersani contro Di Pietro, Travaglio contro Scalfari, l’ANM (Associazione Nazionale Magistrati) contro ogni ipotesi di azione disciplinare nei confronti di Antonio Ingroia il PM (Pubblico Ministero) nuovo “eroe dei due mondi”, visto che, su mandato ONU, sarà trasferito in Guatemala. Matteo Renzi e Beppe Grillo sono “mine vaganti” nel Pd. Il sindaco di Firenze “sfida” alle primarie Bersani per la “rottamazione” dei “vecchi”. Rosy Bindi, fiutato il pericolo, consiglia di evitare le primarie. A Reggio Emilia Renzi alla festa del Pd incassa “ovazioni” quando ripete il “refrain” del “prego si accomodi” per chi sta in parlamento da 25 anni “e ci ha portato a questa situazione”. La sua mossa politica rischia di aprire un fronte nel Pd difficile da gestire per Bersani. I “veltroniani” sono tentati di appoggiare Renzi. Grillo e’ da tempo a caccia dei voti degli elettori del Pd. Dal suo sito internet lancia l’allarme su “fantomatiche forze del male” che vorrebbero addirittura toglierlo di mezzo. Campagna elettorale ad affetto per “raggranellare” voti, infatti, lancia una minaccia: “Ci vedremo in Parlamento”. Bersani gli da del “fascista”. Nessuno piu’ vuole Casini che “pateticamente” pensa ancora di essere il “perno” della politica italiana. Renzi lo ha attaccato duramente dopo che il leader Udc ne aveva criticato la sua “levatura politica”. L’invidioso D’Alema cerca di “stroncare” Renzi. Insomma, a sinistra e al centro se le stanno dando di santa ragione. Solo per questo Berlusconi non dovrebbe candidarsi. Rimanendo fuori dalla scena politica i suoi nemici si “sterminerebbero” da soli.

Napolitano ha fatto orecchi da mercante ed ora ne paga le conseguenze.


L’Italia e’ la patria dei “gattopardi” che, si sa, vogliono far finta di voler cambiare tutto a patto che “tutto resti immutato”. I nostri parlamentari, “al riparo” dei loro “lauti stipendi”, non sentono il peso della crisi economica e si “disinteressano” di qualsiasi altro problema e passano le loro giornate in “vacanza” e a parlare di “quisquilie” e “pinzillacchere”. A parere di tutti sarebbe giusto varare una legge che regoli le “intercettazioni”. In passato si e’ esagerato, si sono coinvolti e rovinati anche degli innocenti. Ma, sempre a parere di tutti, la nuova legge “non deve cambiare nulla”. Se cambia qualcosa, se veramente essa punisce chi sgarra, e’ “la fine del mondo”, per questo se ne discute da anni. L'unica buona legge e’ “nessuna” legge. Solo in uno Stato in“decadenza” può capitare che le conversazioni telefoniche del presidente della Repubblica, non intento ad organizzare un “golpe”, finiscano nelle carte di un processo penale e sui mezzi di comunicazione. Il difetto sta nella legge che regola le intercettazioni, sta in un costume che ha consentito la pubblicazione di ogni cosa, sta nella “barbarie” degli istinti piu’ “faziosi”, sta nel non avere posto rimedio quando era evidente che il problema sarebbe diventato una “cancrena”. Troppi fecero i furbi e la responsabilità e’ anche del presidente della Repubblica. Napolitano e’ responsabile, assieme a tutto il mondo politico e istituzionale che ha reso impossibile la modifica di una “demenziale” legge sulle intercettazioni. Per l’interesse collettivo “si deve intercettare” a fini d’indagine e di prevenzione, ma i contenuti non debbono essere usati per “sputtanare” cittadini ancora presunti innocenti, o le cui parole sono del tutto prive di “valenza penale”. In qualsiasi Paese “civile” del mondo, la polizia giudiziaria e’ libera d’intercettare, ma le cose che ascolta “non sono mai prove” (se non in casi eccezionali), ma “solo piste” che debbano portare a “prove concrete”. Il testo delle intercettazioni non deve mai essere depositato in nessun fascicolo giudiziario, dove, invece, vanno le prove e non le “chiacchiere”, e mai e poi mai quelle intercettazioni potranno essere date in pasto ai “media”. In questo modo e’ salva l’esigenza d’indagare salvaguardando la dignità delle persone. Ma non si e’ voluto adottare una simile soluzione, perché si e’ “goduto” nell’usare questa “vergogna” giudiziaria per “infamare” Berlusconi. Giorgio Napolitano, con tutto il rispetto che si deve all’incarico che ricopre, ha fatto orecchie da mercante quando le intercettazioni “non lo riguardavano”. Cosi’ ha favorito il prosperare di questa “sconcezza” tutta italiana. Ora Napolitano, se i testi di quelle telefonate che lo riguardano esistono, ha un solo modo “per fare chiarezza”: deve farle diventare di dominio pubblico. Antonio Di Pietro anticipa il contenuto di alcune conversazioni, ed afferma che ci sono anche “insulti” diretti a delle persone (Berlusconi). E’ gravissima la situazione che si e’ creata, e la cosa più grave consiste nel fatto che alcuni “media” abbiano quei testi e altri no, ecco perche’ converrebbe a Napolitano divulgarli. Non e’ in gioco solo il suo onore o l’equilibrio istituzionale, ma la sicurezza di ciascun individuo, la libertà dei cittadini e della collettività. La questione e’ semplice. Il Pd, insieme al Pdl, approvino finalmente una vera legge che regoli le intercettazioni, se vogliono che l’Italia sia un Paese “normale”.

In Italia potrebbe esserci la piena occupazione.


La cosiddetta “generazione perduta”, quella formata da persone fra i 20 e i 30 anni, sono le vittime delle generazioni anziane. In passato sono state “sperperate” risorse che non c’erano, garantendo uno stile di vita che non si poteva avere. La classe politica ha colpe enormi, ma non proprio tutto e’ imputabile ai politici. In realtà “molti sono complici” di una mentalità diffusa, che ha ritenuto per anni che lo Stato avesse risorse “infinite”. E invece infinite non lo erano affatto. Oggi l’Italia e’ “sommersa” da un debito che e’ quasi interamente nelle mani dei mercati internazionali che pretendono, giustamente, la restituzione delle somme investite. Ogni asta dei nostri buoni del tesoro diventa un “thriller”. Se l’asta fallisse c’e’ il “rischio concreto” di non poter pagare stipendi e pensioni. Ma pure i giovani hanno le loro colpe. Si tratta di colpe “riflesse” per come sono stati educati. Nel dopoguerra gli italiani emigrarono in massa per trovare lavoro anche “umiliante” all’estero. Sono stati il “volano” della rinascita economica italiana oltre ad essere riusciti a far affermare “l’italianita’” nei Paesi in cui sono approdati. Poi e’ iniziato il flusso contrario. L’Italia, da terra di emigranti, e’ diventata un Paese che “importa” lavoratori stranieri. Perche’? E’ accaduto che gli italiani abbiano iniziato a rifiutare molti tipi di impiego. Talora perché pagati poco, più spesso perche’ ritenuti “degradanti” o poco soddisfacenti dal punto di vista del “prestigio sociale”. Si e’ diffuso “il mito della laurea”, anche quando e’ chiaro che serve a poco o niente. Sono stati lasciati agli immigrati stranieri interi settori economici che avevano, e ancora hanno, un grande bisogno di addetti. Gli artigiani sono diventati merce rara. Più difficile trovare l’idraulico e l’elettricista del medico. Ma c’è un caso ancora più eclatante. L’età media della popolazione italiana e’ aumentata. C’e’ la necessità di trovare persone che assistano gli anziani. Gli anziani sono tantissimi ed in aumento, di conseguenza, anche il numero di chi presta assistenza domiciliare e’ destinato a crescere sempre più. Si tratta di un lavoro difficile e delicato che, pero’, garantisce una remunerazione “dignitosa”. Si trovano italiani/e disposti a operare in questo settore così in crescita? Casi rarissimi. L’Italia e’ stata “invasa” (nel senso buono della parola) da “badanti” che provengono per lo più dal Sud America o dai Paesi dell’Est. Si capisce benissimo il motivo che spinge quasi tutti i nostri connazionali a rifiutarsi di fornire prestazioni di quel tipo: il nome “badante” viene considerato una sorta di “offesa alla propria dignità sociale”. Tutti aspirano a una professione di “prestigio” che procuri subito alti guadagni. Sarebbe necessario un radicale cambiamento di mentalità. Occorre un’educazione, “familiare e scolastica”, destinata a non “svalutare” le professioni manuali. Una sorta di “rivoluzione educativa” assai difficile da realizzare visti i modelli culturali dominanti (veline, tronisti, grande fratello ecc.). Tutto questo pero’ fa capire che in Italia il mercato del lavoro e’ ancora grande. Esistono impieghi in vasti settori che i nostri connazionali “rifiutano” per paura di una presunta “degradazione sociale”. Piuttosto preferiscono restare disoccupati o andare a “lavare i piatti” all’estero.