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sabato 31 dicembre 2011

Una storia vergognosa quella di Valentino Del Favero. Un vero e proprio "sequestro di persona" quello della Summit Care.

12 dicembre 2011

La Storia di Valentino Del Favero fa vergognare di far parte del genere umano.

Siamo vicini al Natale che dovrebbe essere la festa della pace, della concordia e della bontà. Dovremmo essere tutti piu’solidali con le persone povere, sole e abbandonate, invece i piu’ sono occupati a farsi i fatti propri per organizzare le loro vacanze o per comprare regali alle persone a loro piu’ care e chi se ne frega di chi ha veramente bisogno.


Il vero male dell’umanità’ e’ “l’IPOCRISIA”.

Valentino Del Favero e’ nato a Lozzo di Cadore (Belluno) Italia, il 3 gennaio 1940 (72 anni), attualmente “forzosamente” e’ costretto a vivere “segregato” alla Nyora Gardens, ! Nyora Avenue, Smithfield (Sydney), New South Walles (Nuovo Galles del Sud) in Australia gestita da una società denominata Summit Care (e-mail: info@summitcare.com.au) che gestiste nove case di riposo e che ha un motto che, regolarmente, e’ lontano da essere applicato: “Working together to provide peace of mind” = Lavorare insieme per avere la tranquillità.

Valentino e’ trattato come un “prigioniero” ed e’ costretto a vivere una vita’ senza dignità e senza autonomia. E’ costretto a condividere la sua stanza con altre tre persone totalmente disabili mentalmente e fisicamente. Avendo un carattere mite viene continuamente intimorito dalla rudezza dei managers della Nyora Gardens (per fortuna il personale infermieristico e’ compassionevole e cortese) e la sua salute non viene affatto tutelata. Se si costringe Valentino a continuare ad avere una cattiva alimentazione e una non adeguata attività fisica, sicuramente entro un anno finirà su una sedia a rotelle, e’ questo sarà esclusivamente una grave responsabilità della Summit Care.

Prima dell’udienza del 19 agosto 2011 al Guardianship Tribunal, Valentino era una persona “libera” che poteva disporre della sua vita come desiderava compreso di ritornare a vivere nel suo paese natale dove con amore ed affetto lo attendono i fratelli, la cognata, la nipote, i pro-nipoti e gli amici. La Summit Care, con la grave complicità di Mrs Kate Adin, consulente per la disabilità, ha costretto Valentino ad avere una visita dalla Psicologa Dr Alexandra Walker perche’ fosse dichiarato inabile a decidere ed in piu’ illegalmente hanno prelevato dal conto di Valentino Del Favero $1100 per pagare la psicologa.

Non tenendo in nessun conto le lettere del fratello e della cognata di Valentino, il Guardianship Tribunal il 19 agosto 2011 ha nominato un Public Guardian che dovrebbe curare gli interessi di Valentino. A parte che ancora non si sa chi sia effettivamente il Public Guardian, perche’ nessuno ha avuto il coraggio di firmarsi con il suo nome e cognome, e’ una vergogna che la Summit Care con la grave complicità dell’Attorny Genaral e Ministro della Giustizia, Hon. (Greg) Gregory Eugene SMITH, del direttore Community Relations Unit of Departemen of Attorney General & Justice (that should promoting a Just and Save Socity = che sostengono di agire per promuovere una Giusta e Sicura Società) e dell’ufficio del Public Trustee e Guardian, impediscono a Valentino di vivere gli ultimi anni della sua vita confortato dall’amore dei suoi cari.

Stanno commettendo il reato di “sequestro di persona”.

Questo e’ crudele e vergognoso ed e’ un crimine contro l’umanità che fa vergognare qualsiasi persona di far parte del genere umano.

Qui di seguito sono elencati i principi a cui s’ispira il Guardianship Tribunal, ma ironicamente non uno di questi vengono applicati. Tutto l’apparato che si muove intorno al Guardianship Tribunal opera esclusivamente per giustificare la loro esistenza e per mantenere il loro lavoro e fanno di tutto per tenere segregate le persone e questo e’ un nuovo modo di schiavismo:

• Dare la massima considerazione agli interessi e al benessere della persona.
• Limitare al massimo la libertà delle decisioni e di agire della persona.
• Incoraggiare la persona di svolgere al piu’ presto una vita normale nella comunità.
• Prendere in considerazione il punto di vista della persona.
• Riconoscere l’importanza di preservare le relazioni familiari, culturali, linguistiche d’origine della persona.
• Incoraggiare la persona di ritornare ad essere indipendente al piu’ presto possibile per curare i suoi affari personali.
• Proteggere la persona dall’abbandono, dagli abusi e dallo sfruttamento e
• incoraggiare la comunità di rispettare ed applicare questi principi.

Ho incontrato Valentino il mese di febbraio 2011 quando ero “volontario” del CO.AS.IT. (Comitato Assistenza per gli Italiani). Ora sono un volontario “privato” poiché il CO.AS.IT. ha ritenuto che il mio impegno di aiutare Valentino andava oltre certi limiti che gli avrebbero fatto perdere i contributi dal Governo Statale del NSW. Eppure l’unico scopo, quando nel 1968 fu fondato il Comitato di Assistenza per gli Italiani, era quello di aiutare gli italiani anche se avessero perso la cittadinanza italiana. E’ il primo articolo dello Statuto. Ma per il CO.AS.IT. ora e’ piu’ importante ottenere i contributi governativi, non per assistere al meglio le persone anziane e bisognose, ma per pagare gli stipendi del numeroso personale che gestisce il gruppo dei “volontari”. Il CO.AS.IT. e’ esclusivamente interessato a dimostrare al Governo (per ottenere maggiori contributi) che ha un grande numero di volontari che assistono moltissimi anziani che vivono nelle case di riposo. Ma i “volontari” debbono limitarsi soltanto a fare una visita settimanale di circa un’ora e se la persona che visitano ha seri problemi, se ne deve disinteressare perche’ altrimenti arrecherebbe “disturbo” alla ditta che gestisce la casa di riposo. E’ una questione “esclusivamente” di business e non di “umanità” come dovrebbe essere. Ho chiesto ai dirigenti del CO.AS.IT. di cambiare il nome e lo Statuto visto che non e’ piu’ attuale.

Anche i cosiddetti organi rappresentativi degli italiani all’estero i COMITES (Comitato Italiani all’Estero), i rappresentanti del CGIE (Comitato Generale Italiani all’Estero), i Patronati, il deputato Marco Fedi ed il senatore Nino Randazzo eletti al Parlamento italiano dagli italiani all’estero, sono da tempo al corrente della situazione di Valentino Del Favero, ma nessuno si e’ interessato a lui.

Valentino nel 1967 ha perso la cittadinanza italiana ed ha soltanto quella australiana. L’Ambasciata italiana a Canberra ha incaricato il Consolato italiano di Sydney di esaminare la questione ma, purtroppo, non avendo Valentino la doppia cittadinanza, non è potuto intervenire.

Valentino e’ una persona completamente autonoma, sa curare da solo la propria persona, usa i servizi igienici autonomamente ed e’ autonomo nel farsi la doccia, vestirsi e mangiare, eppure la Summit Care lo considera un disabile di “alto livello”: quelli che non riescono a fare nulla da soli. La Summit Care preleva mensilmente dalla pensione di Valentino $1226 ed in piu’ riceve un consistente “contributo” dal Governo australiano che non vuole perdere e per questo lo tiene “segregato”: considerano Valentino un “oggetto” di loro proprietà. La consistenza del contributo dipende dal livello di disabilità che ha la persona assistita. Piu’ il livello e’ alto e piu’ il contributo e’ considerevole.

E’ inaccettabile che il Governo del NSW permetta che avvengano fatti illegali che danneggiano lo stesso Governo che paga contributi non dovuti e non difende i cittadini soli e abbandonati che dovrebbe tutelare.

Valentino deve ritornare al piu’ presto a vivere nel suo paese natale confortato dall’amore di chi gli vuole veramente bene e che si prenderà adeguatamente cura della sua salute fisica e mentale. Inoltre gli debbono essere restituiti i $1100 che gli sono stati prelevati illegalmente dal suo conto bancario.

Qui sotto sono elencati alcuni indirizzi e-mail se qualcuno volesse esprimere la sua opinione su questa vergognosa storia. Il messaggio può essere scritto nella lingua con la quale ci si esprime meglio.

nyoragardens@summitcare.com.au
info@summitcare.com.au
info@coasit.org.au
intake@opc.nsw.gov.au;
kate.adin@tag.nsw.gov.au
tagmail@tag.nsw.gov.au
enquiry@gt.nsw.gov.au
informationsupport@opg.nsw.gov.au
Kim_Hodder@opg.nsw.gov.au
Justine_o’neill@opg.nsw.gov.au
office@smith.minister.nsw.gov.au
communityrelations@agd.nsw.gov.au
office@premier.nsw.gov.au
info@agedcarecommissioner.net.au
admin@acaansw.com.au
complaints.info@humanrights.gov.au

martedì 27 dicembre 2011

Intervista pubblicata da Italia chiama Italia

20 novembre 2011

Giampiero Pallotta, connazionale residente in Australia, da sempre politicamente vicino al centrodestra. Che aria tira in Australia dopo la visita di Obama?

"La Premier australiana Gillard ed il presidente degli Stati Uniti Obama hanno discusso della situazione globale marginalmente e con l'obiettivo di raggiungere un accordo di libero scambio nell'area Asia/Pacifico. Lo scopo principale dei colloqui bilaterali e' stato quello di rinsaldare la collaborazione militare tra i due Paesi in Afghanistan, e per questo e' stato dato avvio alla costruzione di una base militare americana a Darwin per l'addestramento di truppe. Il clima del North Territory e' simile a quello dei Paesi dove le forze alleate stanno combattendo e questo favorisce l'insediamento. E' accaduto pero' un fatto vergognoso. Prima dell'arrivo di Obama a Darwin, sono stati allontanati dal centro della città i "senzatetto" , ovvero il popolo dei Larrakia che, in effetti, sono i veri proprietari della terra. Gli "australiani", per il 40% immigrati o figli di immigrati, di cui il 25% nati fuori dell'Australia, non sono rimasti per niente entusiasti di questa visita. Avrebbero voluto che si fosse parlato piu' di pace che di guerra".

La crisi economica si sente anche li' da voi? Raccontaci un po'

"Anche se l'Australia non può piu' essere considerato il "Lucky Country" di 30/40 anni fa quando bastava "lavorare sodo" e tutto era possibile realizzare, rimane sempre un Paese dove la crisi economica quasi non si avverte, la disoccupazione e' intorno al 5% con tendenza a diminuire e la qualità della vita, in generale, e' molto buona. Non e' il "paradiso", ma e' forse il migliore Paese al mondo per viverci".

Gli italiani residenti in Australia di cosa si occupano? In quali settori investono?

"Non vi e' settore commerciale, industriale e terziario dove gli italiani non siano presenti e vi primeggino: agricoltura, pesca, moda, importazioni. Molte delle piu' grandi imprese edili e di costruzione di infrastrutture sono state fondate da italiani. Oltre ad investire nell'industria e nel commercio, viene privilegiato l'acquisto d'immobili e terreni. Molti figli di emigranti italiani sono affermati professionisti (avvocati, giudici, dottori, commercialisti ) e molti sono i sindaci e i parlamentari federali e statali di origine italiana".

Come commentano gli italoaustraliani le dimissioni di Berlusconi e l'arrivo del governo Monti?

"Paradossalmente, considerato che sono sempre stati eletti al Parlamento italiano due rappresentanti del centrosinistra, la maggioranza degli italiani residenti in Australia "tifa" centrodestra e molti sono "berlusconiani" convinti. Ma, come si sa, il "popolo" della sinistra e' molto piu' "fanatico" e "rumoroso" di quello di destra e il loro attivismo ha fatto credere che la caduta di Berlusconi sia stata festeggiata dalla maggioranza degli italiani qui residenti, invece e' una balla grossa così. Monti? Prima avevamo "Tremonti" ora uno soltanto. Non saremo stati fregati?".

Comites e Cgie: da eliminare o che?

"Da anni scrivo che il CGIE deve essere abolito visto che e' servito da "agenzia di viaggi" che ha fatto girare il mondo ai "magnifici" membri dell'inutile carrozzone, come ha dimostrato di essere nei circa 20 anni della sua vita. I COMITES potrebbero essere utili se opportunamente riformati e se a partecipare fossero "esclusivamente" persone che conoscono bene il territorio, che provengano da esperienze veramente professionali e che siano veramente conosciute ed apprezzate sia dalla comunità italiana sia in generale da quella del Paese in cui vivono ed operano, altrimenti sarebbe molto difficile poter raggiungere obiettivi utili per la comunità italiana".

Com'e' messo il PdL in Australia? E come MdL a che punto state?

"Quando Berlusconi era ancora in "auge", tempo fa c'erano ancora alcuni che si spacciavano per rappresentanti del Pdl in Australia, pur non essendo stati autorizzati da nessuno. Man mano che la fronda contro Berlusconi montava, sono spariti. Forse oggi, se venissero interpellati, negherebbero e spergiurerebbero che mai e poi mai sono stati sostenitori di Berlusconi. In questo momento e' di moda Casini. Per quanto riguarda il Movimento delle Libertà, alcuni mesi fa siamo stati ufficialmente autorizzati ad aprire una sede in Australia dal Presidente Massimo Romagnoli. Per operare legalmente abbiamo registrato l'associazione secondo i regolamenti e le leggi australiane. Dodici sono i soci fondatori. Abbiamo formato un comitato esecutivo "provvisorio". Approvato lo Statuto, il regolamento ed il "Manifesto". Abbiamo reperito "referenti" nelle maggiori città australiane come: Cairns, Brisbane, Sydney, Canberra, Melbourne, Geelong e Perth, rimangono scoperte le città di Adelaide e Darwin. Abbiamo aperto un conto corrente bancario. Avevamo programmato d'iniziare l'attività' politica vera e propria a febbraio 2012, presumendo che le elezioni politiche si sarebbero tenute nella primavera del 2013. Ora che la situazione e' cambiata e che le elezioni potrebbero esserci tra 4/5 mesi, stiamo studiando un altro programma che sarà definito in un paio di settimane".

Juan Esteban Caselli alla guida del PdL nel Mondo come lo vedi? Come giudichi il suo operato fino adesso?

"Caselli dopo aver ottenuto l'incarico di responsabile degli italiani nel mondo per il Pdl, per sette mesi e' stato uccel di bosco. Non ha mai risposto a nessuna e-mail dimostrando assenza assoluta di diplomazia e di educazione, quindi, l'incapacità totale di ricoprire l'incarico ricevuto. Ha poi dimostrato di essere una persona inaffidabile ed indegna quando Berlusconi aveva assolutamente bisogno dei voti sia al Senato che alla Camera, l'ha minacciato di abbandonarlo se non lo avesse nominato suo consigliere personale per gli italiani nel mondo, un ricatto bello e buono. Personalmente non collaborerò mai con gentaglia simile pronta a tradire e ricattare per farsi i propri interessi. Ora sembra che Caselli abbia fondato un proprio partito, ecco questa e un'ottima idea, cosi' non ce lo troveremo piu' tra i piedi".

Hai seguito il caso Picchi, l'eletto all'estero del Pdl 'malpancista', che era pronto a passare all'Udc? Cosa pensi?

"Guglielmo Picchi mi ha molto deluso. Credevo fosse piu' intelligente e fidato. Uno che tenta di tradire e poi non lo fa perche' dove voleva andare non e' riuscito ad ottenere quello che voleva, ci ripensa e ritorna indietro, non e' persona affidabile. Picchi si e' bruciato. Avrà già capito che non ci sarà piu' spazio per lui nel Pdl ".

Come vedi la nomina del ministro degli esteri Giulio Terzi?

"Non lo conosco molto bene. Essendo pero' stato Console in Canada e Ambasciatore negli USA dovrebbe conoscere abbastanza bene le problematiche degli italiani all'estero. Gli altri importanti incarichi che ha ricoperto ne dovrebbero fare una persona molto competente ed esperta. Tra non molto scopriremo il suo vero valore e quello che potrebbe fare per gli italiani nel mondo. Incrociamo le dita".

Fedi e Randazzo sono due degli eletti all'estero, residenti tutti e due in Australia. Fanno bene il loro lavoro? E sul territorio, si fanno sentire?

"Fedi e Randazzo meritano l'Oscar per avere recitato magistralmente la parte del gatto e della volpe. Mai visti e sentiti da nessuno, escluse fugaci apparizioni, qua e là, in riunioni private, quasi segrete, dove partecipavano amici fidati. Ma loro non si preoccupano che se ne dicano di tutti i colori su di loro: ormai si sono sistemati a vita".

Secondo te si andra' a votare presto o si arrivera' al 2013 con il governo Monti?

"Bersani, Di Pietro, Casini, Fini, Vendola si sono messi nel sacco da soli come capita spesso agli sciocchi. Monti e' una pistola scarica: non potrà decidere nulla. In Parlamento determinanti sono ancora i voti della Lega e del Pdl, Berlusconi e Bossi si sono divisi i compiti, come i giocatori di bocce: uno "accosta" l'altro "boccia". Non appena approvati tutti i provvedimenti richiesti dall'Europa e qualcuno in piu', Monti dovrà levare le tende. Ci accorgeremo che le elezioni saranno vicine quando vedremo che starà per essere terminata la riorganizzazione del Pdl. Si tratta al massimo di alcuni mesi".



Italia chiama Italia

giovedì 22 dicembre 2011

La celebrazione della nasciata del "povero" di Betlemme e' diventata una festa "pagana" che ignora i "fratelli" poveri.

Il Natale, che dovrebbe essere un importante momento di “raccoglimento”, e’ diventato da tempo la più grande di tutte le “farse”. E’ la festa dello “spreco”, del “superfluo”, della “ipocrisia”. In pochi riescono a sfuggire a questa convenzione sociale del tutto “pagana”, mentre dovrebbe essere la festa della “cristianità” per eccellenza. Il problema non sono i “regali” in sé, ma tutte le complicazioni che questa mentalità dello “sperpero” ci ha imposto. Che regalo fare, dove andare a prenderlo, quanti soldi spendere, quante ore di coda….. Senza considerare l’imbarazzo che si crea quando se ne riceve uno di cui non si ha assolutamente bisogno o che, semplicemente, non ci piace. Vogliamo parlare di quei bambini che, dopo aver ricevuto in un quarto d’ora i regali “che si dovrebbero ricevere nell’arco dei primi diciotto anni di vita”, riempiono di “allegria” natalizia la casa con dei “laceranti pianti isterici” perche’ voleva un giocattolo diverso? Non c’e’ nulla di male scambiarsi regali il giorno di Natale, ne’, in fondo, di avere il piacere di fare il presepe (per chi ancora lo fa), addobbare l’albero, porte e finestre. Fa parte dei nostri usi, delle nostre tradizioni. Lo si e’ sempre fatto. Ma rendiamoci conto che “abbiamo passato il limite” tappezzando intere città (e soprattutto interi centri commerciali) di fiocchi di plastica, di luci decorative già dall’inizio di Novembre. E’ pazzesco! Non e’ decisamente troppo in anticipo? Ma chi l’ha deciso? Il fatto d’iniziare a parlare di Natale due mesi prima riduce l’intensità della gioia e della “magica” atmosfera che si dovrebbe provare durante le feste. Ma per fortuna “sembra” che sia iniziato il “rigetto” a questo “sfrenato” ed “insensato” consumismo: quest’anno le vendite non saranno ai livelli degli anni precedenti. Ma sarà vero? Sarebbe un buon segnale. In questo modo riusciremo forse a ridare il giusto valore non solo ai “doni”, ma al Natale stesso per quello che rappresenta a livello religioso. Ci aiuterà a capire che lo scambio del dono dovrebbe essere un piacere, un gesto spontaneo, non una forzatura. Dovrebbe poi farci ricordare dei poveri soli e’ abbandonati, per lo piu’ anziani, che ogni giorno sono sempre di piu’. Visitate una qualsiasi casa di riposo e vi accorgerete quanti ce ne sono. Non e’ di “moda” oggi parlare dei poveri. Eppure sappiamo tutti quanto sia grande il dramma della povertà nel mondo. Per noi cristiani dovrebbe essere uno “scandalo” insopportabile. E se la povertà e’ uno scandalo, oggi lo e’ in maniera “imperdonabile”. Nella storia umana, infatti, non ci sono mai stati tanti poveri come oggi, eppure mai il mondo e’ stato così ricco. Gesù usava il termine “fratello” solamente riferendosi ai “discepoli” e ai “poveri” e disse: “Quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli l’avete fatto a me”. A che serve la tavola sovraccarica di tanto ben di Dio quando c’e’ chi patisce o muore di fame? Cominciamo a “saziare” gli affamati, soprattutto quelli bisognosi di “affetto” perche’ soli ed abbandonati e poi, quello che ci resterà, sarà piu’ che sufficiente. In un brano del Vangelo di Matteo Gesu’ dice: “Avevo fame e mi hai dato da mangiare” e in una parabola e’ stato detto: “i poveri hanno bisogno della parola e non solo di aiuto: date col pane la vostra parola…” Si, c’è bisogno di parole e di amicizia e così il povero lo sentiremo nostro familiare, un familiare che si trova nel bisogno. Certo i poveri non sono “attraenti”, anzi normalmente “imbarazzano”. E spesso accade che allunghiamo il passo quando vediamo un povero che chiede aiuto. Eppure i poveri devono essere il “metro di giudizio” della civiltà che abbiamo creato. Avere vera attenzione dei poveri, non come si fa con i mendicanti cui si getta una monetina pensando di mettere a posto la propria coscienza, significa vedere nel loro volto quello di Gesu’. E’, infatti, nei poveri, nelle loro concrete storie, che Gesu’ si e’ identificato. E’ ai poveri che Gesu’ ha rivelato cose che ha taciuto ai sapienti e ai potenti della terra. Infatti Gesu’ conosce i poveri “per nome”, come si legge in una parabola: “….il Signore narrando di un povero e di un ricco, dice il nome del primo e tace quello dell’altro, se non per dimostrare che Dio conosce gli umili ed e’ vicino a loro, mentre non riconosce i superbi”. I poveri sono “fratelli” come li considerava Gesu’. Ecco perché cristiani sono coloro che hanno “un povero per amico” e non ambiscono all’amicizia dei potenti, dei ricchi, belli e famosi. Si, essere “cristiano” vuol dire dare amicizia ad un “povero” e invitarlo spesso a tavola soprattutto a Natale. Questa sarebbe la maniera per festeggiare “cristianamente” la nascita del “povero” di Betlemme.


Parabola del buon Samaritano [Lc 10,29-37]

Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?». [30]Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. [31]Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. [32]Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. [33]Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. [34]Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. [35]Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. [36]Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». [37]Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va e anche tu fa lo stesso».

domenica 18 dicembre 2011

Il testo del discorso che Silvio Berlusconi avrebbe voluto fare agli italiani.

La Fiamma & Il Globo - Australia




venerdi' 16 dicembre 2011




Qui sotto il discorso che il 31 ottobre 2011 Silvio Berlusconi avrebbe voluto pronunciare a tutti gli italiani per spiegare la difficile fase politica che sta attraversando l’Italia e per chiarire molti aspetti della complicata situazione economica internazionale. I suoi consiglieri piu’ stretti lo hanno dissuaso a pronuncialo. Pochi giorni dopo, constatato che gli sarebbe stato impossibile continuare a governare, pur non essendo stato “sfiduciato” dal Parlamento, con un atto “responsabile” e di “amore” per l’Italia, si fece da parte per dar spazio a Mario Monti. Non resta che pubblicarlo a futura memoria.

Cari concittadini, care italiane e italiani. Come sapete, l’Europa, quella che dal dopoguerra abbiamo imparato a considerare la nostra grande, pacifica e democratica seconda patria, sta passando un brutto momento. Gli sforzi che i Paesi membri hanno fatto nell’ultimo vertice a Bruxelles sono stati salutati con ottimismo dai mercati ma potrebbero ancora non bastare a portare l’unione fuori dalla crisi e salvare l’euro dal tracollo. Anche l’Italia sta passando un brutto momento. Siamo uno dei Paesi tra i più indebitati dell’Unione, ma siamo un grande Paese, per questo il nostro debito minaccia e spaventa gli altri paesi europei e le loro banche che sono nostri creditori. Il debito italiano non è storia di oggi, il nostro Paese e l’Europa hanno imparato a conviverci dal almeno tre decenni. L’Italia l’ha sempre onorato e chi ci ha prestato denaro ne ha tratto il suo giusto e sicuro profitto. E’ il contesto generale che è cambiato ed è cambiato con la crisi finanziaria globale del 2008 esplosa negli Stati Uniti su cui si è poi innestata la crisi del debito greco. Ci siamo tutti improvvisamente accorti che le regole che hanno presieduto alla nascita dell’Euro “erano sensate e funzionanti in periodi di crescita economica”, quando tutti i membri potevano trarne reciproci vantaggi; in periodi recessivi o di crisi “quelle stesse regole si sono rivelate inadeguate e anche pericolose”: hanno messo i Paesi dell’eurozona in “competizione tra di loro” e soprattutto hanno lasciato l’Euro “privo di difese credibili” dalla naturale propensione dei mercati alla speculazione. Così i Paesi più ricchi e sani si barricano dietro il rispetto di quelle vecchie regole, mentre i paesi in difficoltà si trovano a chiedere più sostegno e più flessibilità anche al di fuori dei trattati. “Il problema è che hanno entrambi torto e entrambi ragione”. Come vedete non si tratta di un problema “Italia” per l’Europa, come certa stampa e certa opposizione vogliono farvi credere. Certo il debito al 120 per cento del Pil pesa negativamente sulla nostra reputazione, e come ogni padre di famiglia sa, quando ci si indebita “il creditore ha diritto di parola sui nostri conti”, specie se si è costretti a chiedere ancora prestiti. Ma finché si è in grado di risarcire il proprio debito come l’Italia ha fatto fino ad ora ed è perfettamente in grado di fare in futuro, “il problema del debito è solo teorico”, vorrei dire, “accademico”. Mentre è purtroppo molto “concreto” il fatto che l’Europa e la Bce (Banca Centrale Europea) “sono strutturalmente incapaci” di fare fronte ad un eventuale default delle dimensioni di quello italiano. In questo senso i poteri della Federal Reserve americana, della Bank of England o della banca centrale del Giappone “sono molto più ampi e decisivi nella protezione delle rispettive valute”. Per questo quei Paesi, pur pesantemente indebitati, “riescono a finanziarsi a costi molto inferiori” dei Paesi europei in difficoltà. L’Italia si è comunque impegnata a fare la sua parte per tranquillizzare i mercati e contribuire alla soluzione della crisi europea. “Non abbiamo subito diktat da nessuno”, non sono le banche a scrivere i programmi di governo, sarebbe uno scandaloso tradimento di ogni regola democratica. Abbiamo invece messo insieme un pacchetto di misure che ci convincono e che sappiano da tempo essere necessarie. “Sono misure all’apparenza impopolari e certamente costose”, ma se si guarda per un attimo all’interesse generale senza cercare di trarre da questo difficile frangente vantaggi di parte, non sarà difficile ammettere che, “se approvate nei tempi previsti”, possono rimettere in piedi il Paese “senza lasciare indietro nessuno”. Molti dicono che si tratta di riforme da troppo tempo attese e mai realizzate, di un libro dei sogni che ormai non possono più avverarsi. E’ un argomento forte e suggestivo. “Non ho difficoltà ad ammettere che in questo Paese fare le riforme è quasi impossibile”, essendo troppi gli interessi particolari, le lobbies, le corporazioni che hanno imparato negli anni a “paralizzare la macchina del cambiamento”. E non ho scrupoli ad ammettere, come già credeva Guido Carli, che un vincolo esterno, quale quello Europeo, avrebbe potuto aiutare l’Italia ad accettare riforme “altrimenti impossibili”. Oggi siamo di fronte a questo vincolo in maniera più stringente che mai, “ma non si tratta di un diktat o di un commissariamento”, come con una buona dose di “ipocrisia” i nostri avversari vogliono farvi credere. Dell’Europa l’Italia è un Paese fondatore, oggi al vertice della Banca Centrale c’è un italiano, le leggi e le regole che ci vincolano le abbiamo scelte, create e volute anche noi. Si tratta solo di ammettere che il punto di vista europeo ci fa guadagnare un orizzonte più ampio rispetto alle nostre “dispute di bottega”, del nostro “teatrino” e dei nostri interessi di parte. Non è perché quelle riforme siano state tanto attese e tante volte rinviate o sconfitte che oggi siano divenute meno necessarie. Al contrario “vanne fatte subito” e possibilmente “con l’accordo di tutti”. Se non ora quando? Altri ancora ci accusano, con i nostri impegni verso l’Europa, di voler fare “macelleria sociale”, di colpire i più deboli, di fare strame dei diritti civili e di suscitare la rivolta delle piazze. “Questo è argomento già molto più dubbio e tendenzioso”. Perché a sollevare queste obiezioni sono gli stessi che il giorno prima ci accusavano di aver perso la fiducia dell’Europa, di non volerci piegare alle sue richieste e di aver preparato un documento “papocchio” solo per prendere tempo. Poi una volta che l’Europa, in tutte le sue espressioni istituzionali, “ha approvato, accolto e reso vincolante quel documento”, veniamo accusati di fare esattamente quello che ci chiede l’Europa per ristabilire la fiducia. Si tratta di “schermaglie indegne di un Paese maturo e democratico” come il nostro e inadeguate al momento drammatico che stiamo attraversando. Non so se ci sia in serbo per gli italiani un governo migliore di quello in carica. Un governo in grado di garantire maggiore stabilità politica, “più efficacia nelle decisioni” e maggiori garanzie per l’Europa. A me non pare di vederlo in nessuna delle formulazioni politiche o istituzionali fin qui emerse. Se ci fosse, se avanzasse proposte concrete, “se si vedesse emergere una leadership alternativa forte e condivisa non avrei remore a fare un passo indietro”. Ma non lo vedo, e il tanto atteso, richiesto e preteso passo indietro del premier oggi sarebbe solo una fuga e getterebbe l’Italia nel baratro dell’incertezza e dell’avventurismo. “Non voglio dire che il mio governo sia oggi il migliore possibile”, di certo è il “migliore disponibile”. Per questo vi chiedo, care italiane e cari italiani, “di non cedere alla suggestione della protesta e magari della violenza”, di fare la vostra parte come avete sempre fatto e “di tifare per l’Italia” fino alla fine di questa legislatura. Portiamo insieme il Paese in acque sicure: “è tutto quello che desidero e per cui sono impegnato”. Qui davanti a voi annuncio che non sarò candidato nel 2013: se quello che desiderate è la mia uscita di scena, “eccola ormai prossima”. Chiedetevi se ha senso e se serve mettere a rischio il Paese per tentare di anticiparla.

Giorgio Napolitano ha “manovrato” per mettere in piedi il governo Mario Monti convinto che potesse fare “mari e monti” ed invece sta dimostrando tutti i suoi grandissimi limiti. Monti ed i “cervelloni” ha presentato una “manovra” piena di “sacrifici” (cosa che non sarebbe stata concessa a Berlusconi) che non fa altro che “aumentare ancora di piu’ la pressione fiscale”. Come si possono accettare sacrifici quando la politica e’ ben lontana di voler dare l’esempio? È “scandaloso” che si mantengano “odiosi privilegi” a favore di chi ha condotto l’Italia a questo disastro. Ci sarebbero gli estremi per “ribellarsi” e rispedire al mittente la manovra costruita dai “cervelloni” che considerano il popolo “cretino”, disposto a subire qualunque sopruso. Prima sarebbe stato necessario un rilancio dell’economia per permettere al Paese di creare piu’ ricchezza. Invece di pensare al rilancio e alla produzione, i “cervelloni” parlano, con “finta commozione”, di “stringere la cinghia” e di accettare con “rassegnazione” i “sacrifici”. Gli italiani hanno già iniziato a rimpiangere il governo Berlusconi.

venerdì 9 dicembre 2011

L'egemonia sull'Europa e' il chiodo fisso della Germania.

Sono in molti ad indicare Carlo Magno (742/814) il primo “padre” dell’Europa unita. Il territorio da lui governato era il “cuore d’Europa” e cioè l’Italia, la Francia e la Germania. Nell’Europa Unita di Carlo Magno non si sviluppò un sentimento “identitario”, tra i suoi abitanti nessuno si sarebbe mai definito “europeo”. Ma con le sue leggi, le sue istituzioni, la sua organizzazione politica, contribuì a creare una “base” comune, che diede una sorta di “imprinting” ai paesi che ne facevano parte, nonostante che alla fine dell’impero di Carlo Magno imboccarono strade molto diverse. I francesi ed i tedeschi da sempre si disputano la primogenitura del Sacro Romano Impero, ma invano perche’ Carlo Magno non può essere considerato ne’ francese ne’ tedesco poiché i due popoli all’epoca non erano ancora formati. Infatti, iniziarono a costituirsi dopo l’843 in seguito allo smembramento dell’impero carolingio. Ma e’ da sempre che sulla storia dell’Europa pesa il “fantasma” della Germania, di una Germania che ha la pretesa di essere l’erede di Carlo Magno e si e’ posta l’obiettivo di affermare l’egemonia sull’Europa. E che, alla fin fine, con questa sua “vocazione egemonica” e’ stata all’origine delle grandi crisi dell’Europa, a cominciare dalle due guerre mondiali. Quel che succede oggi, in campo economico/finanziario, in realtà e’ il risultato dell'eterna tendenza della Germania ad affermarsi come “guida del continente”. Usando, di volta in volta, strumenti diversi: le armi o la politica economico/finanziaria o lo “spread”. Sempre in nome dell’interesse nazionale. La costruzione della Germania fu il grande capolavoro di Bismarck, che, alla guida della Prussia, sconfiggendo Napoleone III nel 1870, realizzò l’unità tedesca. Il “cancelliere di ferro” costruì un sistema di alleanze che doveva ruotare attorno alla Germania e che avrebbe dovuto garantirgli il dominio europeo e Berlino sarebbe stata al centro di tutte le decisioni concernenti la politica internazionale. Un tentativo, in altre parole, di disegnare un’Europa funzionale alla Germania. Si sa come andarono in seguito le cose. Lo scoppio della prima guerra mondiale fu una conseguenza della cosiddetta “pace armata” ovvero della combinazione fra sistemi di alleanze contrapposti e la corsa agli armamenti. La storia del dopoguerra mise in risalto, ancora una volta, l’eterno conflitto tra una Francia vincitrice e preoccupata di isolare l’eterna rivale per impedirne la resurrezione, e una Germania decisa a recuperare un ruolo importante e di “leadership” politica nel continente europeo. La ripresa tedesca, politica e militare oltre che economica, ci fu con Hitler e il “nazionalsocialismo” e questo fece rinascere la “vocazione egemonica” tedesca su tutta l’Europa. E fu all’origine della “tragedia” della seconda guerra mondiale. Per merito degli eserciti alleati venne la fine del sogno “nazista” di un’Europa unificata sotto le bandiere con la “svastica” e asservita all’ideologia del “nazionalsocialismo”. Poi il dopoguerra. La spartizione della Germania con la creazione delle due Germanie. L’impegno europeista di Adenauer. L’accordo con De Gaulle che metteva una pietra tombale sull’eterno conflitto franco/tedesco, ma gettava le basi di un vero e proprio “asse”, sempre a “vocazione egemonica”, alle origini dell'attuale “direttorio” Sarkozy/ Merkel. Le vicende ultime, di questi giorni, confermano che la Germania aspira, ancora una volta, a “riaffermare il primato” in Europa e a disegnare un’Europa che sia in funzione degli interessi tedeschi politici ed economici. La realtà odierna e’ “tristemente” questa. La Germania, pur a costo di destabilizzare il sistema Europa, punta ad assicurarsi un “ruolo egemone” in forza della sua economia in grado di crescere più agevolmente e rapidamente di altre nazioni. Il comportamento della Germania, insomma, risponde a una logica che affonda le radici in un passato lontanissimo e in una “vocazione antica” e questo e’ un grave pericolo per la rinascita del “nazionalismo” che si pensava morto e sepolto da tempo. Gira voce che dal 30 novembre 2011 la Germania abbia iniziato a stampare di nuovo i “Marchi” con la data del 2012. Vuole dare un calcio all’euro e all’Europa se non si farà come la Merkel vuole.

Bastera' attendere, il tempo e' galantuomo ed e' il miglior giudice.

Dalle dimissioni di Berlusconi, secondo gli “sciocchi”, non poteva che derivarne altro che bene. Invece se avessero lasciato al governo Berlusconi, oltre due mesi fa, di emanare quel decreto che Napolitano non gli consentì di fare, oggi all’Italia non sarebbero piovute addosso la “gragnola” di tasse che causeranno la diminuzione dei consumi, farà aumenterà la recessione e per autodifesa “incentiverà” di piu’ l’evasione fiscale. Peccato che Berlusconi non abbia avuto la forza e il coraggio di battersi contro la “trappola” tesa da Napolitano che oggi dice che la manovra Monti e’ giunta in “extremis”. Il consiglio dei Ministri all’unanimità era a favore del decreto. Bastava che lo emanasse e la storia per l’Italia sarebbe andata assai meglio di quanto le toccherà patire nei mesi futuri. All’Unione Europea e alla Banca Centrale Europea i provvedimenti che Berlusconi avrebbe presentato con quel decreto sarebbero bastati. E nel frattempo sarebbe arrivata, anche con il governo Berlusconi in carica, quel “parziale” ripensamento della cancelliera Merkel, la quale si e’ convinta che continuare con le sue “irrazionali decisioni”, avrebbe provocato un danno grave anche ai tedeschi. Come pure sarebbero ugualmente arrivati gli interventi delle più forti banche centrali a sostegno dell’euro. Poiché, infatti, la crisi non e’ stata causata dall’Italia (e tanto meno da Berlusconi come “spudoratamente” si e’ voluto far credere), ma e’ una crisi che riguarda la debolezza dell’euro, una moneta non protetta dalla Banca Centrale Europea, solo gli “sciocchi” in malafede possono pensare che tutto questo si e’ messo in moto non appena e’ comparso sulla scena il governo Monti. Monti in questo gioco così complesso vale assai poco, come assai poco valeva Berlusconi. Il problema e’ cosi’ grave e complesso che non può essere risolto da una nazione singola, ma dall’intera Europa Unita. L’unico ad aver azzeccato una mossa positiva e’ stato Mario Draghi che, con la decisione di abbassare il costo del denaro, ha stimolato la crescita e combattuto la recessione. Questo intervento e’ stato molto importante perche’ sostenere l’euro e’ sostenere l’Europa e questo e’ un vantaggio per tutti, visto che il crollo dell’euro e dell’Europa avrebbe stravolto uno dei mercati più importanti del mondo. La manovra del governo Monti e’ la più “recessiva” della storia repubblicana e porterà a una contrazione del PIL (Prodotto Interno Lordo: la ricchezza che si produce) nel 2012, ben di più di quella sinora stimata. Con il risultato che, se il debito si ridurrà di pochi miliardi, il “deficit” aumenterà per la massiccia contrazione dei consumi e, quindi, del Pil. I sacrifici imposti da un governo, nominato e non votato, saranno, perciò, non solo “inutili”, ma addirittura “controproducenti”. Se il governo dei “cervelloni” continuerà a partorire soltanto questi provvedimenti, qualsiasi persona si può candidare a presidente del Consiglio, che a imporre solo nuove e più pesanti tasse non e’ necessario aver studiato alla Bocconi, e’ sufficiente essere un “deficiente” qualsiasi. Questa manovra, se fosse stata annunciata dal governo Berlusconi, avrebbe provocato la rivoluzione in piazza, con morti e feriti. Probabilmente la Repubblica non sarebbe sopravvissuta. E questo significa che il giudizio su un’identica legge “cambia” a secondo da chi la propone. E se Berlusconi si fosse dimesso per renderla possibile? Mario Monti ha detto che mancano i provvedimenti sul lavoro perché non si e’ avuto il tempo di studiarli (ci faccia il piacere!) ma che saranno in programma “piu’ tardi” quando ci sarà stata la “concertazione” con i sindacati, e se i sindacati fossero in disaccordo (cosa più che probabile) il governo li applicherebbe lo stesso? Ma e’ sicuro Monti che sarà ancora in carica, quando avrà finito di concertare? Quel ch’è certo e’ che al riguardo non ha fatto niente eppure era “urgentissimo” e “prioritario” per il rilancio economico. Contano i fatti: le parole stanno a zero. Monti ha detto che il decreto deve essere chiamato “salva Italia” perche’ rassicurerà i mercati e darà impulso all’economia italiana. Se sarà cosi’ onore a lui e al suo governo. Se non ci riuscirà l’Italia si troverà peggio di prima. L’Italia aveva già una pressione fiscale altissima ed ora sarà piu’ pesante. Ha un’amministrazione Pubblica “demenziale”. L’amministrazione della Giustizia e’ “inefficiente”. Ha un mercato del lavoro “ingessato”. Ha costi dell’energia “superiori” alla media. Ora con questo decreto si punisce l’iniziativa privata, si scoraggia il risparmio e s’incentiva l’evasione fiscale. Monti e’ un abile “teatrante” e con la sua “flemma” vuol “turlupinare” tutti gli italiani. Ha appena ricevuto, “senza alcun merito”, il vitalizio di senatore a vita (25mila euro mensili) che e’ ben più alto di quello del Primo ministro a cui ha “rinunciato”. Sarebbe stato veramente apprezzato se avesse preso la remunerazione di primo ministro, che durerà al massimo 18 mesi, e avesse rinunciato al seggio di senatore visto che la remunerazione sarà a vita. Professore Monti: “‘ca niuscino e’ fesso”.

venerdì 25 novembre 2011

I "furbi" del Pd si sono cacciati da soli nel sacco.

L’Italia intera “esulta” per l’insediamento del nuovo governo presieduto da Mario Monti. Non si sa quello che potrà fare e non si sa se riuscirà a salvare l’Italia dal fallimento, ma intanto siamo “felici e contenti”. Mentre un mese fa, mezzo Parlamento era impegnato ad impedire a Silvio Berlusconi di varare alcune misure indispensabili, ora quello stesso mezzo Parlamento sostiene il governo Monti per cerca “di fare le stesse cose”. Bene, anzi, benissimo! La situazione dell’Italia, anche se i mercati la considerano peggiorata, e’ esattamente quella di un mese fa. Il debito pubblico e’ lo stesso, la legislazione del lavoro non e’ cambiata, le tasse rimangono pesanti ecc. E’ cambiato solo il governo, ma e’ cosa senza importanza, se non sono cambiate le condizioni obiettive in cui esso può operare. Tutto ciò conferma quello che ripeteva Berlusconi: “Il mio governo non ha alternativa”. Sembrava una “vanteria” ma si e’ rivelata la pura e semplice realtà. Il centrodestra e il centrosinistra si sono sempre “divisi” su riforme che avrebbero potuto salvare l’Italia. Ora se Monti parla di “patrimoniale”, il Pdl e’ pronto a buttar giù il governo. Se Monti parla di riformare l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, il Pd e’ pronto a mettersi di traverso. Se infine il governo adotta provvedimenti non incisivi, per non inimicarsi nessuno, non salva l’Italia. Il Pd non ha spinto per le elezioni subito, né nei mesi precedenti né in occasione della crisi del governo perché, se le avesse vinte, si sarebbe trovato nei guai seri. È stato meglio per loro un governo Monti per non doverci mettere la faccia in esclusiva. Oggi il Pd spera (anzi, pretende) che l’ex maggioranza gli “tenga il sacco” mentre Monti, prendendosi tutta l’impopolarità, dovrebbe fare il necessario per l’Italia. Se al contrario Pierluigi Bersani, fosse stato Presidente del Consiglio, non avrebbe potuto far niente e avrebbe reso il Pd talmente odiato da tutti da farlo sparire come la Dc nel 1993. Nelle condizioni attuali, invece, potrà sempre “gridare” che sta inghiottendo “pillole amare” per amore della Patria. Anche il centrodestra, in questo momento, e’ felicissimo di aver passato la “patata bollente” a Monti e non ha interesse a farlo cadere, ma potrà farlo quando gli converrà. Mentre il centrosinistra, che questo governo ha fortemente voluto, non ha scelte e sa che il fallimento di Monti sarebbe il suo fallimento. Intanto all’interno de Pd e’ iniziata la resa dei conti, ora che la “ragione di vita” che li teneva uniti non e’ piu’ al potere. Dalla Camusso della Cgil all’ex ministro Damiano, al responsabile economico Fassina tutti criticano e prendono distanze dal “pensiero unico” del Pd. Anche l’Unita’ non e’ entusiasta, pur se ufficialmente sostiene le posizioni di Bersani. Ma in realtà “freme” perché la linea e’ dettata dall’ala centrista di Enrico Letta, quello che manda i “pizzini” al nuovo premier offrendosi come consulente per scegliere viceministri e sottosegretari. E’ ovvio, Enrico Letta e Mario Monti sono “colleghi” nella “Commissione Trilaterale”, un’associazione privata fondata nel 1973 da un gruppo di cittadini Nord Americani, Europei e Giapponesi con la finalità di approfondire grandi temi comuni. Non mancano le prese di posizione del gruppo che fa capo a Massimo D’Alema che dice: “Fare le riforme con il Pdl perderemmo la nostra identità”. Sull’ Unità, l’organo del Pd, e’ stato dato ampio spazio alla “crisi interna” del Pd. Ha messo in risalto i “conflitti da regolare” e ha attaccato la riforma del “welfare” del senatore Pd Pietro Ichino e del nuovo governo sui tagli alle pensioni. Contro l’Unità si sono mosse le “truppe” di “Europa” , ex giornale della Margherita (Francesco Rutelli) e ora portavoce dei “liberal democratici”, che ha “sgridato” i compagni: “Pd, devi crederci tu per primo”. Insomma, tutti i dissensi nel Pd stanno uscendo alla luce. Messo da parte Berlusconi: “liberi tutti”. E’ il momento del rompete le righe. “Siamo tutti più liberi” ha scritto “Il Fatto”. Liberi di attaccare la sinistra da sinistra senza che qualcuno ci possa tacciare da “berlusconiani”. Abbattuto il “diavolo”, si da “sturo” alle verità taciute e agli sfoghi repressi. Per anni l’idea corrente nel centrosinistra e’ stata che Silvio Berlusconi era un “superficiale”, uno “sciocco” e tant’altro di peggio. Nel centrodestra, invece, pensavano che era un “ingenuo” e un “bonaccione”. Tutti pero’ gli riconoscono un’intelligenza ed un pragmatismo fuori dal comune e l’ha dimostrato, ancora una volta, facendo un “passo laterale” per far spazio a Monti. E’ stato soprattutto un atto “responsabile” e di “amore” per l’Italia. Ma se Berlusconi avesse detto al governo Monti un sì senza riserve, forse parecchi dei suoi lo avrebbero abbandonato. Non ci si può alleare col Pd dopo anni ed anni di “odio” e “calunnie”, non si può rinunciare alla “dignità” di fronte ai propri elettori. E non poteva dire un no secco come la Lega. Il Pdl non e’ la Lega. Mentre Bossi può andare all’opposizione e per il governo Monti non cambia nulla, se all’opposizione andava il Pdl quel governo non poteva nascere. Si sarebbe dovuti andare immediatamente alle elezioni e il Pdl le avrebbe perse e l’Italia, a “conduzione” centrosinistra, sarebbe sicuramente “fallita”. E tutti avrebbero incolpato Berlusconi. Quindi il Pdl ha detto sì al governo Monti e il nuovo governo adotterà, “col sostegno del Pd”, tutti i provvedimenti che non voleva approvare se al governo fosse rimasto Berlusconi. Il partito di Berlusconi ha evitato l’impopolarità’ per i sacrifici che sarebbe stato costretto ad imporre. Agendo così, il Pdl ha conservato “la golden share”, cioè la possibilità di far cadere il governo (innanzi tutto al Senato, dove con la Lega ha la maggioranza) nel momento in cui lo vorrà. Dunque farà passare i provvedimenti, anche impopolari, che gli convengono, e impedirà che passino quelli che non gli convengono. Infine “staccherà la spina” quando fosse opportuno per sé o per l’Italia, andando alle elezioni. A Monti non e’ andata giù l’espressione “staccare la spina” (mai pronunciata da Berlusconi), effettivamente il governo Monti non e’ un “rasoio elettrico” o un “polmone d’acciaio”, ma qualche cosa di veramente utile: un “aspirapolvere”. Dovrà adottare provvedimenti che renderanno “furiosi” gli italiani (stavolta non potranno prendersela con Berlusconi, ma con il Pd che ha voluto Monti), oppure l’Italia sarà mandata a fondo dai mercati, e gli italiani saranno “furiosi” contro un governo nato proprio per impedirlo. Ammesso che si arrivi a metà 2012 o al 2013 il Pdl avrà possibilità di vittoria che oggi non può nemmeno sognare. Primo: c’e’ un governo che si e’ assunto il compito di adottare provvedimenti impopolari. Secondo: il Pdl rimane compatto. Terzo: il Pdl ha la possibilita’ di decidere il momento delle elezioni quando potrà presentarsi con un’immagine rinnovata. Il Pd e’ “nel sacco”, il Pdl in una “botte di ferro”.

Il grande potere di "suggestione" dei media.

Mai come in questi giorni si e’ potuto toccare con mano il ruolo essenziale dei media nella formazione del “consenso”. Bisogna rendersi conto che una stampa amica e’ “preziosa”. Ma la stampa dovrebbe essere sempre “responsabile” e “veritiera” e davvero “pluralista” per la crescita di una seria cultura politica in una società “libera” e “democratica”. Ma le cose in Italia non stanno così. Mai come in questi giorni i media nazionali si sono spesi per Monti in elogi “sperticati” e dimenticanze “vigliacche”. Monti e’ “chic” e ha un tono “soft” da salotto elegante. E’ retorica la sua “finta modestia” ed il suo “umorismo” e’ da circolo del “bridge”. I suoi gusti sono tutt’altro che popolari, ma piuttosto “snob e spocchiosi”. E tutti a lodarlo e fargli “sviolinate”. Abbiamo di fronte la prova provata di quello che ci affannavamo a scrivere da anni. L’opposizione riusciva a far credere ai più “boccaloni” che era Berlusconi a controllare tutti i giornali e le televisioni, quando in effetti ne aveva per il 90% contro. Lo si vede particolarmente bene oggi, che anche i più “prudenti” e i più “vigliacchi” possono dar sfogo ai loro più “malvagi sentimenti”. La “moda” attuale e’ quella di dire bene del governo Monti (buono), in contrasto con ciò che si diceva del governo Berlusconi (cattivo). La stagione Monti durerà indubbiamente alcuni mesi. Non sarà il caso di chiedersi se i telegiornali, i talk show, i giornali abbiano davvero assolto al ruolo, non tanto di elogiare “piattamente”, ma quanto piuttosto di spiegare “seriamente” le ragioni della nascita del governo “tecnico”? Insomma, una stampa amica sì, ma non “servile” e neppure “ingannatrice”, ma “corretta” come dovrebbe essere in un Paese “libero” e “democratico”. Monti e’ nato, cresciuto e “pasciuto” in Italia, volete che sia tanto diverso da coloro con i quali e’ cresciuto insieme? E’ un’eccezione? Lo speriamo molto tutti. Intanto a Bruxelles ha avuto un lapsus freudiano:“Con un consenso così ampio potremo andare a fondo”. Poi ride e si corregge: “Andare fino in fondo con le riforme”. Speriamo bene!

venerdì 18 novembre 2011

Berlusconi "raddoppia": saranno gatte da pelare per gli avversari.

Nel mio articolo della scorsa settimana, a proposito delle imminenti dimissioni di Berlusconi, avevo fatto una facile previsione: “Berlusconi saprà reagire da par suo con grinta e decisione da Statista del fare. Un leader rimane con la schiena dritta nelle vittorie e, soprattutto, nelle sconfitte”. Infatti, dopo le sue dimissioni, nel messaggio video agli italiani, ha dichiarato con forza che “raddoppierà” il suo impegno in Parlamento ed in politica per cambiare l’Italia. Altro che finito! Il bello sta per iniziare! E’ avvisata quella massa di “gentaglia” incivile piena d’odio “gozzovigliante” che hanno “festeggiato” la caduta del “tiranno”. E’ sempre stato rimproverato a Berlusconi di fare “battutacce” come quella che erano “coglioni” chi votava centrosinistra. Alla luce di quanto sta accadendo può darsi che era appropriata. Pur se non doveva, le “dimissioni” e’ stato un atto di “generosità” per il bene che ha sempre avuto per la sua Patria, l’ha fatto anche per far terminare il vergognoso “linciaggio” della sua persona che ha danneggiato, principalmente, il “prestigio” dell’Italia nel mondo intero e che durava da anni. Ora a “salvare” l’Italia e’ stato chiamato un certo Mario Monti. L’ho ascoltato su Rai News 24 e non mi e’ sembrato una “aquila” ma, piuttosto “supponente” e “spocchioso” come lo sono i “bocconiani”: “teorici” e per niente “pragmatici”. Monti non ha poteri “straordinari” come può avere un “dittatore” che fa e disfà senza che nessuno possa contrastarlo. Per “governare” ha bisogno che le sue “proposte” vengano votate dai parlamentari dei due rami del Parlamento. Al Senato il Pdl ha una maggioranza solidissima. Alla Camera, dove la maggioranza assoluta e’ di 316 voti, attualmente il Pdl con la Lega ne dispongono 308 che potrebbero ridursi a 300 con le ultime “fughe”. In conclusione: arriva Monti, “ma Berlusconi non se ne e’ andato”. Allora si può sapere cosa avevano da festeggiare gli antiberlusconiani? Ecco perche’ ho ricordato che aveva ragione Berlusconi a definirli come aveva fatto anni fa. A Berlusconi gli si può rimproverare molte cose, ma no di essere “coglione”. Le dimissioni sono state come la classica “fava” per prendere non due, ma tre piccioni. Monti dovrà sempre fare i conti con il Pdl. Intanto per ora i mercati sembra bocciarlo con lo “spread” in arrestabile ascesa. Ma non erano convinti che con le dimissioni di Berlusconi d’incanto tutto si sarebbe risolto? Il secondo “piccione” sono le forze politiche che erano all’opposizione e che si sono sempre rifiutate di votare i provvedimenti richiesti dalla Banca Centrale Europea soltanto perche’ erano presentati dal governo Berlusconi. Ora saranno costrette a votarle tutte, e molte di piu’, anche quelle che gli stanno sullo stomaco e per le quali si sono sempre “ferocemente” opposte. Infine Berlusconi avrà molto piu’ tempo per fare politica in Parlamento e per riorganizzare il partito coadiuvato da Angelino Alfano e dai suoi valenti collaboratiti. Non c’e’ niente di piu’ vero del proverbio che “non tutti i mali vengono per nuocere”. Ah se pero’ Berlusconi, invece di essere un “bonaccione”, avesse avuto un “caratteraccio”. Avrebbe detto a muso duro a quelli che volevano le sue dimissioni che: “Nessun governo è possibile senza il mio consenso. Dunque dovete sottostare alle mie condizioni. Voi dite che siete preoccupati per l’Italia? Dimostratelo votando le riforme che l’Italia attende da anni”. Ma e’ anche azzeccato il proverbio che “chi ha più sale condisce la minestra”, e cioè chi ha “più intelligenza e buon senso” a volte ha il dovere di “cedere” a chi ha “meno intelligenza e meno buon senso”. Ma questo e’ un modo di darla vinta a chi ha torto a spese di chi ha ragione. Talvolta avere un “caratteraccio” e’ un vantaggio: quelli che si credono “furbi” e senza “scrupoli”, sono avvertiti che avranno da fare con qualcuno che e’ più duro e spietato di loro. Tuttavia il “caratteraccio” non sarebbe bastato a Berlusconi, visto che alle sue spalle non aveva tutti uomini “fedeli”, ma anche una “masnada” di “opportunisti” e “voltagabbana” che, dopo essersi fatti eleggere con i voti a lui dati, si sono fatti “comprare” dall’opposizione con promesse varie. Purtroppo il problema e’ l’articolo 67 della Costituzione: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. Dovrebbe essere abolito. Il parlamentare che non condivide piu’ la visione del partito che l’ha candidato, deve “dimettersi” per far subentrare il primo dei non eletti. Oggi la Costituzione non dice che per diventare parlamentare bisogna essere coerenti, fedeli, onesti e perfino “intelligenti”. Ed e’ per questo che il destino dell’Italia e’ in mano ad “omuncoli” come Fini e “quaraquaqua’” come tanti altri.

Mario Monti il "salvatore" della patria?

Mario Monti ha iniziato benissimo dicendo che occorre “equità” e “rigore”, peccato che con i fatti si e’ smentito. Ha “preteso” di essere nominato Senatore a vita per entrare di “diritto” nella “casta” che gli assicura tutti i privilegi ed uno stipendio di 25mila euro al mese piu’ annessi e connessi. Lo stipendio “annuale” del 90% degli italiani non raggiunge lo stipendio “mensile” di Monti. Bella equita’! Monti ci e’ stato presentato come un cittadino “benemerito” della Repubblica e di “specchiati costumi” invece e’ figlio del suo tempo. Forse molti hanno dimenticato che Mario Monti e’ stato “costretto”, nella sua qualità di Commissario europeo sotto la presidenza Santer, a dare le dimissioni “per l'accertata responsabilità collegiale dei Commissari nei casi di frode, cattiva gestione e nepotismo” messi in luce dal Collegio di periti nominato appositamente dal Parlamento Europeo. La Relazione fa paura. Si parla, infatti, dell'assoluta mancanza di controllo nella “rete di favoritismi nell'amministrazione”, di “ausiliari esterni” e di “agenti temporanei”, di “minibilanci espressamente vietati dalle procedure amministrative”, di “numerosissimi esterni fuori bilancio, ben noti all'interno della Commissione con il soprannome di sottomarini”, che operano con “contratti fittizi”, dietro “raccomandazioni e favoritismi”. Di abusi che hanno comportato, con il sistema dei “sottomarini”, l’erogazione non controllata di oltre “7000 miliardi” nell'ambito dell'Ufficio Europeo per gli Aiuti umanitari d’Emergenza (miliardi che sono arrivati solo in minima parte ai bambini della Bosnia e del Ruanda morenti di fame). Nel 1999, dopo una caduta così “ignominiosa”, e’ stato Romano Prodi, presidente della Commissione Europea, a rinominarlo Commissario. Cose che succedono soltanto “nell’onestissimo” ambito delle nostre istituzioni politiche. Dal 2005 Mario Monti e’ “international advisor” per la Goldman Sachs la banca piu’ prestigiosa del mondo. Il 16 aprile 2010 Goldman Sachs e’ stata “incriminata per frode” dalla SEC, l’ente governativo statunitense preposto alla vigilanza della borsa valori. Al centro dello scandalo vi sarebbe il titolo Abacus 2007-AC1, un complesso sistema, attraverso il quale la banca d’affari avrebbe di fatto “truffato” i propri clienti, tra i quali figurano anche grandi istituzioni finanziarie europee ed internazionali.

La fine dell'antiberlusconismo.

Oggi si parla della “fine” del “berlusconismo”, ma quello che e’ vero e’ la “fine” degli “antiberlusconiani”. Il berlusconismo non e’ ne’ una teoria politica ne’ una teoria economica, al massimo e’ stato un tentativo di “liberalismo” non riuscito, cosa che, appunto, ha molto deluso i liberali. Ma Berlusconi non ha potuto “imporre” agli italiani ed ai suoi soci politici le riforme che “non volevano”. Le volevano solo a parole. E’ stata attribuita a Berlusconi un’importanza straordinariamente “esagerata”. E’ stato ingenuo credere che “un uomo solo” avrebbe potuto trasformare, in meglio o peggio, la storia, l’ammodernamento dello stato, la trasformazione economica e sociale dell’Italia. Per gli “antiberlusconiani” il berlusconismo e’ stato soltanto superficialità, buffoneria, disonestà, corruzione, evasione fiscale, mancanza di moralità, dongiovannismo da strapazzo, mancanza di dignità e tutto ciò che di peggio si possa immaginare. Ma in questo modo si riduce l’antiberlusconismo a semplice ed “insulsa maldicenza”. Insomma: puro “odio” della persona e non “contrasto” alle idee: arma politica impropria delle sinistre e di alcuni magistrati. Gli “antiberlusconiani” sono convinti che il “berlusconismo” abbia corrotto l’Italia. Tutto ciò lo vedremo quando Berlusconi, effettivamente, sarà uscito di scena. Se tutto rimarrà invariato, non sarà certo per il “berlusconismo”. Se invece in Italia avverranno grandi cambiamenti dovrà ringraziare soltanto al “berlusconismo”. Per ora una cosa e’ sicura: non leggeremo più quotidiani attacchi a Berlusconi sui media. Non avremo le cronache piena di pettegolezzi per ogni cosa che fa allo scopo di “denigrarlo”. Questo significherà che non sarà finito il “berlusconismo”, ma “l’antiberlusconismo”. La conseguenza sarà che chi ha fatto dell’antiberlusconismo un “mestiere”, finirà col perdere totalmente visibilità. Tutti quelli che per anni, hanno vissuto col motto “Io odio Berlusconi“, e ci sono diventati “miliardari”, ora dovranno trovarsi un altro Berlusconi. E qui comincia il divertimento per noi “berlusconiani”. Per anni “pseudo filosofi” e “pseudo giornalisti” sono riusciti a dare ad un solo uomo la colpa per tutto ciò che accadeva in Italia e, talvolta, nel mondo. Tolto di mezzo il “diavolo”, si troveranno dinanzi ad un inevitabile bivio: o continuare a denunciare gli stessi mali, riconoscendo implicitamente che essi non dipendevano da Berlusconi, o dedicarsi a parlare di altri “amori” come quelli delle migliaia di “veline” e, perché no, quelli di Nichi Vendola.

venerdì 11 novembre 2011

Il "tiranno" se ne va. Si dia inizio alle danze!

Quando nel 1932 il giornalista tedesco Emilio Ludwig, dopo sei mesi di permanenza in Italia per scrivere un libro sull'Italia e sugli italiani, andò ad intervistare Mussolini, gli chiese: “Ma deve essere ben difficile governare gente cosi’ individualista ed anarchica come gli italiani!”. Mussolini rispose: “Difficile? Ma per nulla. E' semplicemente inutile!”. Se la stessa domanda venisse posta oggi a Berlusconi la risposta sarebbe identica. Appena il Pdl vinse l’elezioni del 2008, qualcuno parlò di “solida maggioranza” per avere incamerato oltre 100 deputati in piu’ dell’opposizione. Purtroppo la maggioranza era solo quella degli italiani che hanno votato per una coalizione in larghissima parte piena di “opportunisti” e “voltagabbana”. Primo su tutti Fini in Tulliani, “svenditore” di appartamenti di AN per “beneficare” il “cognatino”, burattino nelle mani della magistratura e di Montezemolo, che un minuto dopo aver appoggiato le chiappe sulla poltrona di presidente della Camera, ha incominciato a “bersagliare” il governo un giorno sì e l’altro pure. Un “manipolo” di “signor nessuno”, eletti con i voti dati a Berlusconi, che dopo aver agguantato l’agognata poltrona si sono messi a fare i “casi” loro. Il governo di centrodestra cade per il “suicidio politico” di membri della coalizione. Che “gentaglia”! Li abbiamo visti in faccia e non dimenticheremo mai che eletti nel Pdl hanno tradito e sono passati nella parte avversa in un momento molto delicato, non solo per il governo Berlusconi, ma per tutto il Paese. Spero i danni per gli italiani siano contenuti e auguro a questi “omuncoli” e “donnucole” che non debbano pentirsi della scelta fatta e, soprattutto, di non andare fieri di una simile “vigliaccata”. Alle prossime elezioni li ricandideranno Casini, Bersani e compagnia bruttissima. Basta che non ce li ritroviamo di nuovo nelle liste del centrodestra dove dovranno essere candidati esclusivamente chi nell’arco della sua vita politica e, specialmente negli ultimi tre anni, hanno sempre dimostrato “sincero” attaccamento al Pdl. Basta con gli “outsider” dell’ultima ora e mi riferisco, in particolare, a chi volesse candidarsi per il Pdl in Australia. Povera italietta! Ancora una volta ha dato prova di inaffidabilità’. Aveva ben ragione “il francese” a “ridacchiare” (gli italiani sono sempre gli italiani) perché i “voltagabbana” e gli “opportunisti” avrebbero fatto mancare all’appuntamento e non mantenuto la parola anche questa volta. Sono d’accordo con Berlusconi: “In politica le dimissioni non esistono”, il governo deve essere sfiduciato in Parlamento ed ora che e’ stato accertato che i voti non li ha piu’, la democrazia impone di ridare la parola al corpo elettorale. Oggi appare l'unica via per uscire dall'impasse, anche se si sta “tramando” per un governo guidato dal neo senatore a vita Mario Monti. Berlusconi saprà reagire da par suo con grinta e decisione da “Statista del fare”. Un leader rimane con la schiena dritta nelle vittorie e, soprattutto, nelle sconfitte. Purtroppo il conto lo pagheranno i “soliti fessi” e non quei “poteri forti” che Berlusconi stava cercando di mettere sotto torchio. Quando voteremo il centrodestra sarà certamente piu’ forte di ora. Meglio, dunque, dare la parola agli italiani che ricorrere a pasticciati ribaltoni, o a governi tecnici, oppure ad esecutivi natalizi. Come quello presieduto da Ciampi 18 anni fa, quando la disoccupazione, al Sud, superò il 21%, la lira “crollò” drammaticamente il 2 dicembre del 1993 e la RAI annunciò di non poter pagare le tredicesime ai dipendenti. Per non parlare dei sanguinari attentati mafiosi, con le auto bombe, a Milano, Roma e Firenze e della trattativa, ancora non chiarita nei suoi inquietanti sviluppi, tra ministri e boss “mafiosi” per attenuare l’articolo “41 bis” per i “picciotti” incarcerati. Fu, invece, un governo politico, quello presieduto dall'allora “craxiano” Giuliano Amato, a salvare il Paese, varando una manovra prima di 30 mila, poi di 90 mila miliardi di vecchie lire, a iniziare le privatizzazioni delle grandi aziende delle partecipazioni statali e a salvare i conti pubblici italiani. Ormai e’ improbabile che il Pd, “squassato” dalle divisioni e per la lite tutt’altro che “avvincente” per la leadership (meglio il vecchio Bersani o il giovane Renzi?), possa creare delle maggioranze alternative “credibili” con Di Pietro e Vendola: non vanno d’accordo su nulla. Ma anche se trovassero un “finto” accordo e vincessero le elezioni, dopo 24/18 (forse anche meno) di sicuro si ritornerà a votare. Casini, da vecchio consumato “democristiano”, fa “l’Amleto”: andare al voto facendo parte del “Terzo polo”, oppure abbandonare Fini e Rutelli al loro destino per “associarsi” con il centrosinistra o con il centrodestra? Di certo c’e’ che il Pdl (probabilmente cambierà nome) e la Lega resteranno alleati. Comunque sia, meglio il voto di questa interminabile agonia, che rischia di protrarsi per un altro anno e mezzo.

Come "La Repubblica" imbroglia i suoi lettori.

Negli anni cinquanta Giovannino Guareschi, sul “Candido”, pubblicava una rubrica: “Visto da destra”, “Visto da sinistra”, dove lo stesso fatto era presentato in maniera tanto diversa, o da risultare nettamente a favore della destra o a favore della sinistra. L’intento era “umoristico”, ma col tempo abbiamo fatto talmente l’abitudine alla “faziosità” della stampa, che ci ha fatto passare la voglia di ridere. E’, infatti, con rassegnato “disgusto” che riportiamo l’ennesimo caso non di “falsificazione” della notizia di partenza, ma del suo totale stravolgimento interpretativo, fino a rappresentarla del tutto diversamente dalla verità. Sul fatto avvenuto concordano sia “La Repubblica” che “Il Giornale”. Il consigliere di Barack Obama, Mr Ben Rhodes, alla domanda di un giornalista, ha risposto con queste parole: “Per l’Italia vale il discorso della Grecia e cioè se ci sono cambiamenti di governo non cambiano i problemi del paese”. Il senso e’ chiaramente “inequivocabile” e il lettore pensa di aver capito cosa intendeva dire Mr Rhodes. Il giornalista di “Repubblica”, Federico Rampini, dichiara questa frase “sibillina”. Secondo lui deve essere interpretata. Poniamo il caso che si chiede a qualcuno se sia più veloce un’automobile bianca o un’automobile nera. Se la persona risponde che il colore non influenza la velocità, quindi, di sicuro non avrà detto che preferisce l’automobile bianca a quella nera. Certo, c’e’ chi preferisce avere la macchina nera ad una bianca, ma rimane convinto che il colore non influenza la velocità. Invece questo non avviene sulla stampa. Dalla frase che tutti riportano “identica”, ci sono “diverse” interpretazioni. Secondo “Il Giornale”, Stefano Filippi, quella risposta significa che non e’ il caso di cambiare il governo. Infatti il titolo grida: “Parole di Obama: Cambiare governo? Non risolverà i problemi italiani”. E’ un titolo che potrebbe confondere i lettori. L’interpretazione che si “suggerisce” al lettore e’ che questo governo stia già facendo il possibile. Cosa che può anche essere, ma che Mr Rhodes non ha detto. Nell’articolo leggiamo: “E alla domanda se Washington tema un’eventuale caduta del governo guidato da Silvio Berlusconi, lo stesso Rhodes ha risposto: Per l’Italia vale il discorso della Grecia e cioè se ci sono cambiamenti di governo non cambiano i problemi del paese”, ma non siamo sicuri che la domanda fosse questa. Anche perché, secondo “La Repubblica” essa potrebbe essere ben altra. Leggiamo: “Lo si capisce dalla frase sibillina che usa Mr Ben Rhodes, uno dei principali sherpa di Obama che lo accompagna qui al G20. Per l’Italia...” ecc. ecc. Per il valente giornalista di “Repubblica” Rampini, la frase non era chiara e si domanda che cosa ha voluto dire Mr Rhodes. Ma se “Il Giornale” ha “confuso” un po’ il lettore, “La Repubblica”, come al solito, vuole strafare e risolutamente fa un titolo infondato: “A Cannes va in scena il dopo Cavaliere”. Infatti, dopo avere riportato (esattamente) la famosa frase di Mr Rhodes, Rampini non la trova più “sibillina” e scrive con certezza: “Anche l’Amministrazione USA quindi si prepara al dopo Berlusconi, si prepara già a lanciare messaggi a un governo diverso a cui indica i paletti: i problemi da risolvere, l’entità della manovra di risanamento, l’urgenza estrema di un ricupero di fiducia internazionale”. Ora uno si chiede, dove le ha sentite, dove le ha lette Rampini tutte queste cose? Rampini e “La Repubblica” possono benissimo preferire la macchina bianca o quella nera, ma perché devono attribuire all’incolpevole Mr Rhodes un’opinione che non ha mai espresso? È onesto questo? E’ informazione o e’ “imbrogliare” i lettori? Per molti decenni i “comunisti” sono stati talmente convinti di avere ragione e di volere il bene del proletariato (non dell’Italia) e per raggiungere lo scopo raccontavano che “gli asini volano”. Per riepilogare. Stefano Filippi de “Il Giornale”, titola: “Parola di Obama: Cambiare governo? Non risolverà i problemi italiani”. Federico Rampini de “La Repubblica”, titola: “A Cannes va in scena il dopo Cavaliere”. Il “comunismo” e’ morto e sepolto, ma i suoi “nostalgici” ne hanno mantenuto la mentalità. Raccontano al lettore una cosa “vera” in modo che ne capisca una “falsa”. Forse non e’ un peccato, forse e’ un merito.

venerdì 4 novembre 2011

Nell'opposizione il peggio del peggio.

Proprio all’Italia doveva capitare un’opposizione così “malefica”, così “anti italiana”, così capace delle più “meschine” azioni. Un’opposizione che preferisce che tutto vada in malora purché cada colui che nel 1994 gli ha impedito di andare al potere. L’Unione Europea (UE) da tempo sollecitava l’Italia di non essere sufficientemente determinata a sostenere la crescita e lo sviluppo, senza i quali non e’ possibile diminuire “quell’enorme debito” che i precedenti governi di centrosinistra hanno prodotto con “regalie”, “clientelismo”, “assistenzialismo”, mazzette personali e finanziamenti ai partiti incluso quello comunista. Recentemente Gianfranco Fini, invece di pensare ai suoi scheletri che ha nell’armadio, ha irriso a Ballarò la moglie di Bossi, ex insegnante, perché a suo tempo e’ andata in pensione a trentanove anni. E’ stato spiegato a Fini che la signora ha lasciato il lavoro ai sensi di una legge vigente in quel momento. Dunque non le si può imputare nulla. In quel caso il “delinquente” è stato il Parlamento che ha votato una legge demagogica senza curarsi dell’ingiustizia di caricare, sulle spalle dei contribuenti, il mantenimento di persone che potevano benissimo lavorare ancora a lungo. Per non parlare del danno ai conti dello Stato. Ma, appunto, chi erano questi deputati e questi senatori? La legge e’ del 1973: gli anni del “compromesso storico”. Come sa chiunque si interessi di politica, era quello il tempo in cui praticamente tutte le leggi sono state “concordate” fra il Pci e la maggioranza, in questo caso composta da Psi, Psdi, Pri e Dc. Infatti, secondo i massimi pensatori politici del tempo (per esempio Aldo Moro) non si poteva tenere fuori dal potere un partito che otteneva circa il 30% dei voti. Il Pci, dunque, stava all’opposizione, ma “co-governa”. La legge di cui parliamo e’ stata voluta da tutti i partiti dell’“arco costituzionale”, in particolare dal Pci. Si e’ concessa la pensione alle impiegate pubbliche con figli dopo quindici anni di servizio e agli impiegati pubblici, in generale, dopo venti. Con assegni pressoché pari alla retribuzione. Qualcuno si rendeva conto dell’immenso danno economico del provvedimento, ma il Pci si compiaceva che avrebbe fatto ricadere la responsabilità del provvedimento sugli altri, dato che la pubblica opinione non si rendeva conto dei legami “consociativi” con il governo. Gianfranco Fini dovrebbe dunque prendersela con il “Terzo Polo”, nel quale si e’ “rifugiato”, perché gli ex Dc sono i primi responsabili dell’enorme “debito pubblico”. Inoltre dovrebbe prendersela col Pd, che raccoglie gli eredi del Pci e della sinistra Dc. Il peggio del peggio. Prendersela con un singolo cittadino e’ perfettamente “stupido”. La battuta di Fini e’ pura “demagogia”, com’e’ “demagogia” la reazione dell’opposizione e dei sindacati alle richieste dell’Unione Europea e ai provvedimenti varati dal governo per il rilancio dell’economia e la riduzione del “debito pubblico”. La UE ha suggerito una scaletta di provvedimenti che il governo ha recepito predisponendo un calendario delle scadenze per attuarli. Tra i provvedimenti lo snellimento e l’ammodernamento del mercato del lavoro. Le aziende, che sono in difficoltà economiche o che hanno introdotto più efficienti sistemi di automazione, possono ridurre il personale, aumentando così la competitività in un mercato globale sempre più aggressivo e spietato. Gli operai licenziati, anche se assunti a tempo indeterminato, non saranno abbandonati, ma potranno godere della cassa integrazione da uno ad un anno e mezzo dopo il licenziamento, mentre saranno previsti meccanismi per il più sollecito reinserimento nel mondo del lavoro. Ed e’ quello che già avviene in qualsiasi Paese industrializzato nel mondo (compresa l’Australia) quando un’azienda si trova in difficoltà economiche e si vede costretta a ridimensionare la forza lavorativa. Ma per Bersani, l’azienda non e’ concepita come un’impresa che deve fare profitti per mantenersi in vita, bensì come un “ente assistenziale”, evidentemente e’ ancora imbevuto da quella ideologia comunista dove la produzione e’ statalizzata e non importa se non e’ competitiva, tanto c’e’ “babbo Stato” che paga. Per questo il regime comunista e’ andato in rovina e si e’ convertito al libero mercato. Ma ficcaglielo in testa a questa opposizione che i tempi sono cambiati e non si può parlare più del “padrone” e del lavoratore “schiavizzato”. Fallo capire ai lavoratori che e’ meglio questa pur “amara medicina” che far fallire le aziende, cioè chi dà loro il lavoro e mandare a catafascio l’Italia. Ed ecco che e’ iniziata la propaganda ingannevole: tutti i giornali di sinistra intitolano “Al via i licenziamenti facili” e siccome gli impiegati ed i lavoratori sono stati abituati a ragionare per “slogan”, ecco che in massa “marceranno” su Roma e magari con loro gli “infiltrati” che spaccheranno le vetrine, incendieranno i negozi, le auto e le case. L’opposizione pensa che questa sia l’ennesima occasione per far cadere il governo, fregandosene altamente dell’interesse dell’Italia. Il Presidente della Repubblica invita il governo a scelte anche “impopolari”. Mi sa tanto che in questa sua insistenza c’e’ la strategia di far diventare il governo “impopolare” agli elettori per fargli perdere i consensi e, quindi, le elezioni.

La suggestione delle parole.

L'uomo si distingue dagli animali perché ha la parola che però ha i suoi inconvenienti: le parole possono “suggestionare”. I pubblicitari sanno benissimo che i consumatori non si fidano delle novità e allora chiamano “biscotti della nonna” anche quelli che vengono fabbricati con le stesse tecniche e gli stessi prodotti dei biscotti standard. Anche con le ricerche “demoscopiche” bisogna stare attenti. Fanno domande solo per ottenere risposte scontate per dare addosso al governo. I maestri nel “maneggio” delle parole sono i politici. Costoro sanno che la gente non legge che i titoli degli articoli e non s’interessa di politica. Non s’informa mai a fondo per sapere come stanno le cose. Ecco perché la “demagogia” e’ merce che si vende bene: non si tratta d’imbrogliare persone sveglie e attente, ma persone che a quel problema dedicano “pochi secondi” e si fermano alla prima parola che leggono. In Italia abbiamo avuto un eccezionale esempio di questo modo di fare nel 1953. Fu proposto un premio di maggioranza per la coalizione che avesse raggiunto il 50% dei voti, assegnandole il 65% dei seggi, e la legge, se fosse entrata in vigore, ci avrebbe evitato il “ridicolo” e il “malgoverno” di cinquanta governi in quarant’anni. Ma il Pci, che con quella legge non avrebbe piu’ avuto il potere “consociativo” con chi era al potere, la denominò “legge truffa” e non passò. Col tempo gli italiani “non sono diventati più furbi”. Si e’ chiesto loro un paio di volte se fossero a favore dell’energia nucleare e la risposta e’ stata ovvia: “Nucleare è stata la bomba di Hiroshima! Dovrei votare per la morte dei miei figli?”. L'ultima prodezza di questi “mistificatori” di sinistra e’ di questi giorni. L'Europa e il buon senso hanno richiesto che la si smettesse con l’inamovibilità dei lavoratori superprotetti e illicenziabili e le nuove norme sono state battezzate “licenziamenti facili”. Chi mai potrebbe essere a favore dei licenziamenti facili? Ma la gente si fermerà a quelle due parole e si convincerà che: "Che tutti potranno essere licenziati e i figli moriranno di fame". I licenziamenti facili non ci saranno, ma se non si faciliterà la mobilitazione, l’Italia fallirà di sicuro allora si che saranno in molti a morire di fame.

I giovani ed i vecchi, Matteo Renzi ed il Pd.

E’ incontestabile che i giovani sono più vigorosi dei vecchi, ma i vecchi hanno più esperienza dei giovani. I giovani sono più audaci e più inventivi, ma questo non sempre e’ una qualità. I vecchi sono più prudenti e conservatori, ma anche questo non sempre e’ una qualità. La conclusione e’ semplice: non si può preferire l'uno o l'altro a scatola chiusa. Se si richiede molta esperienza, e’ meglio rivolgersi a qualcuno che questa esperienza l’ha, dunque ad un anziano. Se al contrario si richiede vigoria fisica e’ meglio lasciar da parte i vecchi. Ecco perché la diatriba sull’età tra Matteo Renzi e la dirigenza del Pd e’ “stupida”. Il problema non e’, come disse qualcuno, “Con questi dirigenti non vinceremo mai”. Il problema e’, come dice Renzi:“Con queste idee e senza programma non vinceremo mai”. E aggiunge di peggio, senza idee, anche se vincessimo, non sapremmo che cosa fare al governo. Renzi e’ attaccato da ogni parte perché sostiene che il problema non e’ Berlusconi, ma il programma che non c’e’. E tutti gli danno addosso perché, in questo modo, sembra che voglia stringere patti con “l’arcinemico”. La realtà e’ che Renzi e’ capace di guardare lontano. Sa che Berlusconi non e’ eterno e può darsi che il governo cada da un momento all'altro, può darsi che perda le prossime elezioni. Il vero problema e’ quale politica intenda attuare i “dinosauri” che ora “occupano” il centrosinistra per salvare l’economia italiana. Il solo “antiberlusconismo” e’ inutile e dannoso. Matteo Renzi e’ veramente un innovatore nel centrosinistra e di sicuro non e’ uno “scemo”.

venerdì 28 ottobre 2011

I problemi sembrano semplici sino a quando non si e' chiamati a risolverli.

Il caso Bankitalia e’ stato sfruttato, dai media e dai politici che avversano il governo, per attaccare Silvio Berlusconi. Come se qualsiasi altro Presidente del Consiglio al suo posto non avrebbe dovuto “destreggiarsi” tra i diktat di Sarkozy, le richieste perentorie della Merkel, le sollecitazioni del Quirinale, le pretese di Bossi e degli alleati, le bizze di qualche ministro, le imposizioni delle “lobby” e le rivendicazioni corporative dei funzionari della Banca d’Italia. Chi e’ scontento pensa che la colpa di tutto sia dei politici del momento, giudicati “imbecilli” e “disonesti”. Crede che mandando al potere altre persone, “d’incanto”, tutto andrebbe meglio e non pensa che i “nuovi” provengono dalla stessa scuola di chi viene sostituito. Non fa niente, diranno gli “indignati”, chiunque sarebbe meglio di Berlusconi. Ma l’esperienza ci insegna che non c’e’ fine al peggio. In politica bisogna avere idee chiare e concrete. Gli “indignati” suggeriscono soluzioni “deliranti” come: “Bisognerebbe impiccare ai lampioni gli evasori fiscali”. Ok. Anche il barbiere che ha tagliato i capelli gratis ad un povero pensionato, senza pagare le tasse? No, che c’entra! Ecco che è chiaro che il problema e’ più complesso. Ma c’e’ chi insiste a proporre soluzioni semplici, diciamo “ridicole”. La benzina costa cara? “Si realizzi il motore ad acqua!”. Vai a spiegargli che e’ una “chimera”. L’acqua, pur preziosa per altri scopi, non sprigiona nessuna energia. Il costo dell’energia e’ caro? Costruiamo centrali nucleari. Ma per carità! La soluzione sono le energie alternative e le fonti rinnovabili. Va a fargli capire che in nessun Paese industrializzato del mondo si e’ riusciti a fare a meno delle centrali nucleari e i Paesi emergenti ne stanno costruendo a decine. Rispondono che sono pericolose. Tutte le attività umane sono pericolose. Mentre il nucleare ha causato la morte di alcune centinaia di persone, milioni sono i morti procurati dalle altre attività considerate piu’ “sicure”. E le tasse? “Semplice, bisogna abolirle tutte”. Ok. Allora dovremmo fare a meno delle scuole, ospedali, carceri, strade, della polizia, pensioni ecc. La corruzione? “Tutti in galera, al primo sospetto”. Ottimo. E se fossi tu il sospettato? “Ma che centro io, non sono nessuno!”. Ok. Allora sbattiamo in galera gli altri, solo perché sono qualcuno. Questi ragionamenti sono “strampalati” sia per la “superficialità” con cui si vuole approfondire argomenti seri, sia perche’ risentono molto “dell’odio” che ha contaminato pericolosamente tutta la società in particolare quella italiana. La nostra epoca non ha piu’ la capacità di razionalizzare le “scienze sociali” e tende a “scusare”, e per sino “accettare”, ogni forma di violenza. Chi ha a cuore un problema cerca di risolverlo, e per cercare di risolverlo cerca prima di capirlo. C’è qualcuno che finora ha ascoltato una sola proposta intelligente e ben ponderata degli “indignati”? Pensate che si siano impegnati per comprendere i problemi? A giudicare dai risultati, niente affatto. Risolvere i problemi e’ un’attività impegnativa e noiosa. Sembra che gli “indignati” non siano veramente interessati a risolvere i problemi, e’ impossibile capire cosa li spinge. Per loro bisogna cambiare il mondo senza perder tempo a cercare di capirlo. Indignarsi “senza sforzarsi di capire” non serve a niente. O forse servirà a chi sarà in grado di sfruttare questa folla “vociante” per i propri fini. I piu’ “scaltri” degli “indignati” di oggi saranno i politici, i magistrati, i professori e i direttori dei giornali di domani. Assaltano i palazzi per “accomodarsi” dentro. Il fenomeno degli “indignati” e’ nuovo in quanto globale, ma i suoi “contenuti politici” sono vecchi di almeno ottant’anni. Gli “indignati” vogliono abbattere il sistema “capitalistico liberale”, per tornare a quel sistema “dirigistico statalista” che ha prodotto lo stato assistenziale. Quello che ha garantito le generazioni del passato creando un debito pubblico “mostruoso”, scaricando il costo dei privilegi “ingiustificati” sulle generazioni future: quelle di oggi. Non a caso che le parole d’ordine degli “indignati” sono che “il debito non si paga”, che le liberalizzazioni e le privatizzazioni “non si debbono realizzare” e che lo stato “deve finanziare le garanzie e i privilegi” delle vecchie generazioni alla loro generazione (fregandosene di quelle future) attraverso la “redistribuzione” del reddito. Può il movimento degli “indignati”, che chiede una “nazionalizzazione” delle banche come nei regimi totalitari degli anni trenta, entrare a far parte del centro sinistra per rimediare a tutti i guai dell’Italia? Certo, tutto è possibile. Ma poi mi sa tanto che udiremo un forte coro: “A ridatece er puzzone”

La ristrutturazione della rete diplomatica? "Saggezza" non "saccenza".

Toh chi si rivede! Il “gatto e la volpe”, alias Marco Fedi e Nino Randazzo (scambiando i ruoli il prodotto non cambia) si sono “ridestati” dal loro “buen ritiro”. Sicuramente un po’ scocciati per essere stati costretti ad interrompere la loro lunga e piacevole vacanza (lautamente pagata), ma come potevano ignorare l’alto “grido di dolore” che gli giungeva dai cittadini italiani residenti all’estero (specificatamente, in Australia) e dai rappresentati dei cosiddetti “organi rappresentativi” degli italiani all’estero? Uffa! Bisogna che ancora una volta spieghi chi sono questi “fantomatici” organi, visto che il 99% degli italiani non sanno che esistono e, se ne sono a conoscenza, non sanno a che cosa servono. Si tratta del CGIE (Comitato Generale degli Italiani all’Estero) ed i COMITES (Comitati Italiani Estero) che in vent’anni hanno “sperperato” circa 100milioni di euro senza combinare un bel nulla. L’unica cosa che hanno fatto con “efficienza” e’ aver assegnato titoli di “Cavaliere” e “Commendatore” a quasi tutti i loro membri. Dovrebbero (il condizionale e’ d’obbligo) poi essere “organi rappresentativi” anche i 18 parlamentari eletti all’estero (12 deputati e 6 senatori). Dunque, Fedi e Randazzo, ma anche il Cavaliere (di che?) Vincenzo Papandrea, presidente del Comites del South Australia, e il presidente dell’intercomites d’Australia Giuseppe Musso si sono “strappati le vesti” contestando e rifiutando in “toto” la serie dei documenti preparati dall’Ambasciata italiana di Canberra per il governo. Come e’ dovere di ogni buon funzionario dello Stato, l’Ambasciata, che opera direttamente sul territorio e “conosce benissimo” tutti i soggetti che vi operano (ricordate il saluto di commiato dell’ex console di Sydney?), non solo può, ma “deve” suggerire al governo una migliore organizzazione con lo scopo di razionalizzare la gestione degli uffici della rappresentanza diplomatica, sia per aumentarne l’efficienza dei servizi e sia per conseguire risparmi economici di gestione. Arrampicandosi sugli specchi Fedi, Randazzo, Papandrea e Musso (tutti di sinistra) “snocciolano” teorie “fumose” e propongono vie alternative “assurde” dimostrando di essere totalmente scollati dalla realtà. Piu’ che “progressisti” sono “retrogradi”. I quattro sono d’accordo nel “cambiare”, a patto, pero’, “che tutto rimanga com’e’”. Lo Stato deve continuare a “sborsare” un fiume di soldi e loro, regolarmente, a “sprecarli” come e’ stato sempre fatto negli ultimi due decenni. Piu’ soldi agli “organi rappresentativi”, alle associazioni dei loro “compari” e piu’ assunzioni nei consolati, “tipiche” richieste di uomini di sinistra “statalisti”. Non si rendono conto quanto sia grave la situazione economica, non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Siamo al tempo che e’ “tassativo” risparmiare ogni centesimo e le poche risorse disponibili a disposizione debbono essere “investite” con saggezza e lungimiranza, invertendo la tendenza delle “regalie” a pioggia come accadeva sino a qualche anno fa. Il Signor Giorgio Migliaccio, con il suo conciso ma chiarissimo “trafiletto”, se paragonato ai “corposi” ma “evanescenti” articoli di Fedi, Randazzo, Papandrea e Musso, ha dato un’esemplare “lezione” di “saggezza” quanto di “concretezza”. Ha “surclassato” i quattro che pure sono del “mestiere”, visto che hanno la “presunzione” di rappresentare gli italiani nel mondo quando, in realtà, sono esclusivamente “autoreferenziali”. Non conosco il Signor Migliaccio, ma non mi risulta che faccia parte di uno degli “organismi di rappresentanza degli italiani all’estero”. E’ sicuramente proprio per questo che e’ riuscito a ben comprendere che e’ auspicabile che vengano attuati al piu’ presto i suggerimenti elaborati dall’Ambasciata italiana. Da lungo tempo i cittadini si “lagnano” (e non poco) dell’inefficienza dei servizi consolari, ed e’ tempo che venga aumentata la loro efficienza, ma che anche risparmino i soldi dello Stato italiano, cioè nostri. Si sa che i milioni sono fatti dai centesimi, il “poco” (secondo alcuni) risparmiato in Australia, addizionato ad altri “modesti” risparmi conseguiti in altre parti del mondo, costituirebbero un’importante somma di denaro. Il Signor Migliaccio, spiegando con semplicità e con esauriente chiarezza i vantaggi e gli svantaggi che porterebbe una nuova organizzazione della rete diplomatica, ha dimostrato molta “saggezza”. Al contrario di Fedi, Randazzo, Papandrea e Musso (tutti di sinistra) che con la loro “saccenza” credono di possedere in “esclusiva” la verità, ma che e’ diversa a secondo del governo in carica. Quali sarebbero state le loro deduzioni se gli stessi suggerimenti li avessero voluti applicare un governo gestito dai loro “compagni”? Hanno dimenticato che la ristrutturazione della rete diplomatica, con le prime chiusure di consolati, e’ iniziata con il governo Prodi?

venerdì 21 ottobre 2011

Gli "zombi" che vorrebbero sostituire Berlusconi.

“Sommerso” dai processi, veri o fasulli. “Massacrato” dalla grande stampa italiana. “Distrutta la sua credibilità” dai pettegolezzi che lui stesso ha provocato. “Indebolito” dalla “fronda” interna del suo partito pieno di vecchi “caporioni” democristiani. Sistematicamente “bombardato” da un’opposizione divisa nel suo interno e priva di credibilità politica costretta soltanto a “calunniarlo”. “Logorato” dallo scetticismo dei “poteri forti” preoccupati di conservare i loro privilegi. “Dileggiato” dalla stampa inglese, francese e tedesca. Questa e’ la situazione in cui si trova Silvio Berlusconi. E cosi’ gli “zombi” della politica italiana si sentono autorizzati a chiedergli un “passo indietro”, ma non si capisce chi potrebbe fare un “passo avanti”: con quali uomini e con quali idee. La cosa “stupefacente” e’ che, in questo momento storico, Berlusconi, “nonostante i suoi difetti e limitazioni”, e’ l’unico che possa garantire la “sopravvivenza” dell’Italia. Se qualora dovesse “mollare”, o essere costretto a farlo, il destino dell’Italia sarebbe oscuro e denso di pericoli. Non si vede all’orizzonte una figura credibile che abbia un progetto, un programma, una proposta fattibile. Anche gli “esperti”, o presunti tali, non sanno esattamente cosa si debba fare, sanno soltanto dichiarare che: “la situazione è gravissima, molto più grave di quanto sembri…”. La realtà e’ che l’economia non e’ un “scienza esatta”, e non c’e’ “esperto” che sia in grado di capire come si possa uscire da questo “immenso disastro globale”. Nessuno sa quale medicina usare. Come può convincere Vendola, “fumoso” ed “inconcludente”, con un record negativo come governatore della Puglia, dissestata finanziariamente, e “corrotta” da scandali e pesanti storie di “malasanità” che lo hanno toccato da vicino. Vendola non convince nemmeno quelli che dovrebbero allearsi con lui con i quali “non riesce a condividere niente” nonostante riunioni, incontri e dichiarazioni tanto rumorose quanto prive di sostanza. Bersani e’ ormai un personaggio “patetico”, un “cadavere politico” che cammina, travolto dai mille scandali degli enti amministrati dal Pd. Di Pietro vuoto “demagogo”, pensa che la politica sia una cosa a gestione familiare. Anche lui e’ travolto (ma sulla stampa “libera” non si legge molto) da faide interne, querele e liti di bottega. Sulle sue vicende con la magistratura, ovviamente non si sa nulla. Si adotta un sistema diverso per lui. Di Pietro “aggredisce” il PD, “aggredisce” Vendola, “aggredisce” Casini, “aggredisce” tutti cercando uno spazio politico che si riduce ogni giorno. La sua “volgarità e la gretta furbizia” diventano sempre più evidenti anche ai suoi elettori. Casini “pontifica”, sancisce, stabilisce e ordina, ma non dice altro che “banalità”. Fini ha distrutto la sua “credibilità” da tempo ed e’ anche lui porta a spasso il suo “cadavere politico”. Ormai e’ mal sopportato sia a destra che a sinistra e la percentuale del suo seguito e’ “irrisoria” ed e’ questa la prova del suo “fallimento”. Questi “zombi” non saranno mai in grado di formare un governo con un programma “unitario”. Associati per “scalzare” Berlusconi, non saranno mai in grado di governare impossibilitati dai loro “insanabili” conflitti. Gli italiani non sono “scemi” e sanno tutto questo e se lo ricorderanno al momento di votare. Questa e’ “l’incredibile” situazione politica italiana. Ed e’ per questo che Berlusconi, ”nonostante tutto”, rappresenta “l’unica soluzione” in questo momento critico. E questo e’ noto a Bersani, Bindi, D’Alema, Franceschini, Vendola, Di Pietro, Fini, Casini, Rutelli, Scajola, Pisanu, Tremonti, Bossi ecc. Tutti sanno che non solo il centrodestra “crollerebbe” con un’uscita “repentina” e non “programmata” di Berlusconi, “ma tutta la politica italiana”, e nel vuoto conseguente potrebbe nascere soluzioni avventurose e molto pericolose. E’ il tragico fallimento di una generazione politica per lo piu’ di “sessantottini” irresponsabili e “sfascisti”. E ci si chiede, dove sono i giovani? Dov’è la prossima generazione che dovrà subentrare nell’impegno politico per la gestione del Paese? Per i piu’ “intelligenti” e “volenterosi” questo e’ il momento storico che offre grandi opportunita’.

Gli "zombi" che vorrebbero sostituire Berlusconi.

“Sommerso” dai processi, veri o fasulli. “Massacrato” dalla grande stampa italiana. “Distrutta la sua credibilità” dai pettegolezzi che lui stesso ha provocato. “Indebolito” dalla “fronda” interna del suo partito pieno di vecchi “caporioni” democristiani. Sistematicamente “bombardato” da un’opposizione divisa nel suo interno e priva di credibilità politica costretta soltanto a “calunniarlo”. “Logorato” dallo scetticismo dei “poteri forti” preoccupati di conservare i loro privilegi. “Dileggiato” dalla stampa inglese, francese e tedesca. Questa e’ la situazione in cui si trova Silvio Berlusconi. E cosi’ gli “zombi” della politica italiana si sentono autorizzati a chiedergli un “passo indietro”, ma non si capisce chi potrebbe fare un “passo avanti”: con quali uomini e con quali idee. La cosa “stupefacente” e’ che, in questo momento storico, Berlusconi, “nonostante i suoi difetti e limitazioni”, e’ l’unico che possa garantire la “sopravvivenza” dell’Italia. Se qualora dovesse “mollare”, o essere costretto a farlo, il destino dell’Italia sarebbe oscuro e denso di pericoli. Non si vede all’orizzonte una figura credibile che abbia un progetto, un programma, una proposta fattibile. Anche gli “esperti”, o presunti tali, non sanno esattamente cosa si debba fare, sanno soltanto dichiarare che: “la situazione è gravissima, molto più grave di quanto sembri…”. La realtà e’ che l’economia non e’ un “scienza esatta”, e non c’e’ “esperto” che sia in grado di capire come si possa uscire da questo “immenso disastro globale”. Nessuno sa quale medicina usare. Come può convincere Vendola, “fumoso” ed “inconcludente”, con un record negativo come governatore della Puglia, dissestata finanziariamente, e “corrotta” da scandali e pesanti storie di “malasanità” che lo hanno toccato da vicino. Vendola non convince nemmeno quelli che dovrebbero allearsi con lui con i quali “non riesce a condividere niente” nonostante riunioni, incontri e dichiarazioni tanto rumorose quanto prive di sostanza. Bersani e’ ormai un personaggio “patetico”, un “cadavere politico” che cammina, travolto dai mille scandali degli enti amministrati dal Pd. Di Pietro vuoto “demagogo”, pensa che la politica sia una cosa a gestione familiare. Anche lui e’ travolto (ma sulla stampa “libera” non si legge molto) da faide interne, querele e liti di bottega. Sulle sue vicende con la magistratura, ovviamente non si sa nulla. Si adotta un sistema diverso per lui. Di Pietro “aggredisce” il PD, “aggredisce” Vendola, “aggredisce” Casini, “aggredisce” tutti cercando uno spazio politico che si riduce ogni giorno. La sua “volgarità e la gretta furbizia” diventano sempre più evidenti anche ai suoi elettori. Casini “pontifica”, sancisce, stabilisce e ordina, ma non dice altro che “banalità”. Fini ha distrutto la sua “credibilità” da tempo ed e’ anche lui porta a spasso il suo “cadavere politico”. Ormai e’ mal sopportato sia a destra che a sinistra e la percentuale del suo seguito e’ “irrisoria” ed e’ questa la prova del suo “fallimento”. Questi “zombi” non saranno mai in grado di formare un governo con un programma “unitario”. Associati per “scalzare” Berlusconi, non saranno mai in grado di governare impossibilitati dai loro “insanabili” conflitti. Gli italiani non sono “scemi” e sanno tutto questo e se lo ricorderanno al momento di votare. Questa e’ “l’incredibile” situazione politica italiana. Ed e’ per questo che Berlusconi, ”nonostante tutto”, rappresenta “l’unica soluzione” in questo momento critico. E questo e’ noto a Bersani, Bindi, D’Alema, Franceschini, Vendola, Di Pietro, Fini, Casini, Rutelli, Scajola, Pisanu, Tremonti, Bossi ecc. Tutti sanno che non solo il centrodestra “crollerebbe” con un’uscita “repentina” e non “programmata” di Berlusconi, “ma tutta la politica italiana”, e nel vuoto conseguente potrebbe nascere soluzioni avventurose e molto pericolose. E’ il tragico fallimento di una generazione politica per lo piu’ di “sessantottini” irresponsabili e “sfascisti”. E ci si chiede, dove sono i giovani? Dov’è la prossima generazione che dovrà subentrare nell’impegno politico per la gestione del Paese? Per i piu’ “intelligenti” e “volenterosi” questo e’ il momento storico che offre grandi opportunita’.