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sabato 30 giugno 2012

Prodi cerco' di regalare la Sme all'Ingegnere De Benedetti.

di redazione (da “Libero”, 29 giugno 2012)

Le rivelazioni contenute nel libro intervista “L’inganno di Tangentopoli: Dialogo sull’Italia e vent’anni da Mani Pulite”.

“Privatizzazioni addomesticate, tangenti dimenticate, stragi senza colpevoli. Per poter davvero chiudere i conti con la Prima Repubblica e con la propria esperienza politica, Renato Altissimo, ex ministro dell’Industria ed ex segretario del Partito liberale italiano, vuole almeno alzare il sipario e svelare qualche retroscena di quella stagione. Lo fa, insieme al giornalista Gaetano Pedullà, in un libro intervista, L’inganno di Tangentopoli. Dialogo sull’Italia e vent’anni da Mani Pulite (Marsilio, 176 pagg., 15 euro), che consentirà di accettare un’eredità con beneficio d’inventario. Perché «vorrà dire qualcosa o no se in Italia l’ultimo ministro delle Finanze proveniente dai partiti sia stato Paolo Cirino Pomicino. Tutti quelli venuti dopo erano tecnici, professori, scienziati. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti»”, spiega Andrea Morigi su Libero in edicola oggi. E tra le altre rivelazioni contenute nel libro ce n’è una più scottante delle altre: “Romano Prodi cercò di regalare la Sme all’Ignegner De Benedetti”‘. L’ex leader del Pli, Altissimo, racconta che gli americani offrivano 3.500 miliardi, ma Prodi cedette all’editore di Repubblica per 497 miliardi. Una sproporzione mostruosa.



venerdì 29 giugno 2012

Italia e Spagna, una lezione alla Germania.

Scritto da : Bartolomeo Di Monaco

29 giugno 2012

La Grecia non ci è riuscita a fermare la Germania, ma l’Italia le ha dato una lezione di calcio coi fiocchi, umiliandola. Il gol della Germania è venuto nei minuti di recupero per un rigore concesso dall’arbitro, che però non si è accorto che il nostro giocatore era stato prima trattenuto dall’avversario.

Comunque per tutta la partita l’Italia ha tenuto sotto scacco i tedeschi e ha avuto altre occasioni da gol dopo quelle magistralmente raccolte da Mario Balotelli, che ha firmato due gol da fuoriclasse.

A Kiev, domenica, disputeranno la finale, dunque, Spagna e Italia, due Nazioni che la Germania ha tentato in tutti i modi di ridicolizzare sul piano politico e economico, grazie alla strafottenza della cancelliera Angela Merkel.

Prandelli meglio di Monti. Il Ct della nostra nazionale non ha avuto timori reverenziali nei confronti dei tedeschi, al contrario di quanto accade al nostro presidente del Consiglio, che ad ogni starnuto della Merkel, si piega in due dalla paura.

Vedremo che cosa riuscirà a portare a casa nella trattativa con la donna che lo ha voluto alla guida del nostro governo, con il beneplacito di Giorgio Napolitano, ma ciò che si è letto sulla prima giornata non è affatto consolante.

Prandelli a casa ci ha portato la finale del campionato europeo, un risultato di prestigio, che ci vedrà opposti ad un’altra Nazione che ha fatto la storia della civiltà occidentale.

Grecia, Spagna e Italia, ossia il sud dell’Europa, tanto schernito e vilipeso, balza alla ribalta della cronaca sportiva e umilia la potente Germania, la favorita della competizione, apparsa fiera e baldanzosa sin dal principio.

Ieri sera i suoi tifosi avevano la coda tra le gambe, però, e i nostri tifosi la facevano da padroni sulle tribune, con un’Italia che ha praticamente graziato la Germania di un risultato assai più disastroso.

Certo, non sarà la sconfitta patita ad opera della nazionale di uno Stato che il duo Monti-Napolitano ha ridotto a vassallo della Nazione tedesca, che potrà ammorbidire la boria della Merkel, ma se Monti saprà essere il Prandelli della situazione, potremmo uscire dal confronto, non più umiliati, ma a testa alta, pronti a mostrare ai tedeschi che, insieme con gli altri Paesi dell’euro, potremmo infliggergli ben più di due reti, e con tale forza da ridurre la loro economia ad una macchina impazzita incapace di varcare con i propri prodotti le frontiere altrui.

Se li dovranno mangiare a casa loro fino a scoppiare di indigestione.



Le pensioni d'oro.

Ricalcolate le pensioni d'oro

Scritto da Federico Punzi

mercoledì 27 giugno 2012


L'elenco è incompletoCom'è noto le pensioni d'oro costituiscono uno scandalo tutto italiano, che ha contribuito non poco al dissesto delle nostre finanze e all'esplosione del debito pubblico. Si tratta di assegni molto cospicui: 90 mila, 150 mila, 200 mila euro lordi l'anno e oltre (senza considerare chi cumula fino a tre trattamenti).

Ne usufruiscono, spesso a partire da un'età non molto avanzata (ben prima dei 60 anni, a volte persino prima dei 50), soprattutto gli appartenenti alle varie "caste" statali: manager pubblici, uomini delle istituzioni, magistrati, professori universitari. A tutti gli effetti pensioni d'oro anche quegli assegni più modesti ma percepiti fin da una "tenera" età: le famigerate baby-pensioni ai trenta-quarantenni. Abbiamo smesso da tempo di concederne di nuove, ma un esercito di persone continua a percepirle. Una proposta concreta per limitare almeno i casi più osceni di tale fenomeno non è giunta dal governo dei professori impegnato nella spending review, ma da un deputato del Pdl, Guido Crosetto: un "tetto" di 6 mila euro netti mensili alle pensioni «erogate in base al sistema retributivo», e di 10 mila in caso di "cumulo" di più trattamenti pensionistici con gestioni previdenziali pubbliche, ovviamente «fatti salvi le pensioni e i vitalizi corrisposti esclusivamente in base al sistema contributivo».

La proposta era contenuta in un emendamento al decreto sulla revisione della spesa (quello con la nomina di Enrico Bondi a commissario), all'esame delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera. Il governo Monti però ha stoppato in commissione l'emendamento Crosetto, impegnandosi ad affrontare il tema nel decreto con i primi tagli veri della spending review, che dovrebbe essere varato dal Consiglio dei ministri la prossima settimana. Il sospetto è che "burocrate non taglia pensione a burocrate", ma è certo che sui tagli alla spesa pubblica in generale, e le pensioni d'oro in particolare, il governo si gioca la faccia con l'opinione pubblica ma anche con l'Europa.

Il tema delle pensioni d'oro era stato soltanto sfiorato dalla riforma delle pensioni approvata a dicembre, con lo stop temporaneo alla rivalutazione degli assegni oltre i 1.400 euro (non così dorati) e i contributi di solidarietà del 5, 10 e 15% rispettivamente sui trattamenti oltre i 90 mila, i 150 mila e i 200 mila euro lordi.

Misure una tantum che però non hanno tenuto in alcuna considerazione il modo in cui questi "tesoretti" si sono formati nel tempo. Molto difficile arrivare a guadagnarsi una pensione così dorata con il sistema contributivo. La maggior parte di esse, infatti, sono maturate sotto il regime retributivo o misto.

Il modo più equo per intervenire non è certo imponendo contributi di solidarietà indiscriminati, né "tetti" validi per tutti, ma procedere ad un ricalcolo delle pensioni d'oro sulla base dei contributi effettivamente versati, fissando una soglia di esclusione (per esempio, 3-4.000 euro lordi mensili), al di sotto della quale non si effettua il ricalcolo e, per coloro che la superano, non potrà scendere il nuovo assegno. Il risultato sarebbe quello di debellare l'oscenità delle pensioni d'oro, ma secondo un criterio di merito, per cui avrà comunque di più chi ha versato più contributi.



15 gennaio 2008. Marco Fedi ha preso per i fondelli i pendionati.

MARTEDÌ 15 GENNAIO 2008

Confusione e preoccupazione su indebiti INPS: “Nuovo Paese” a colloquio con Marco Fedi

ADELAIDE - Molti pensionati hanno avuto una comunicazione dall’INPS che li informa che, sulla base dei redditi dichiarati per gli anni 2004-2005, si è accumulato un debito. Questo debito in alcuni casi è di pochi dollari ma in altre situazioni è di miglia di dollari.

Sull’argomento Nuovo Paese ha rivolto qualche domanda al deputato per la ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide, Marco Fedi.



Ci puoi dire qualcosa sulla dimensione del problema, in altre parole di quanti pensionati stiamo parlando, i dati generali nel mondo ed in Australia? Che cosa ha dato origine al debito e chi ha la maggiore responsabilità per gli errori nei calcoli?



L’INPS ha comunicato che complessivamente la situazione debitoria riguarda circa 50mila pensionati. Immagino molti di questi vivano in Paesi ad economia avanzata e valuta forte, quindi America del Nord, Oceania, Europa.

In queste aree, a causa di prestazioni estere elevate pagate dal Paese di residenza, e per i paesi extra-euro anche agli effetti valutari, si hanno le situazioni più difficili. L’indebito è il risultato delle verifiche reddituali che in Italia sono effettuate con regolarità e cadenza annuale, mentre all’estero sono sempre state condotte con notevole ritardo e relativamente a periodi molto lunghi di 2 ed a volte 3 anni. È evidente che in queste condizioni possono maturare degli indebiti anche consistenti sulle prestazioni aggiuntive legate al reddito come gli assegni al nucleo famigliare, le maggiorazioni sociali, il trattamento minimo. Se è vero che il pensionato ha il dovere di comunicare i cambiamenti reddituali intervenuti, è altrettanto vero che gli utenti, quindi i pensionati, devono avere la possibilità di effettuare la comunicazione in modo efficiente ed in tempi rapidi. La verifica annuale rimane lo strumento più adeguato. Anche perché le variazioni valutarie del rapporto, ad esempio, dollaro australiano/euro, possono rappresentare una variabile consistente nell’arco di un anno e costituire da sola ragione d’indebito. In assenza di una procedura immediata e diretta che consenta la comunicazione annuale dei propri redditi, procedura che può essere concordata con i Patronati, la responsabilità dei ritardi è dell’INPS. È per questa ragione che chiediamo da anni l’approvazione di un provvedimento di sanatoria: la cancellazione del debito in assenza di dolo, vale a dire quando non vi è stato dal pensionato un tentativo di frode ai danni dell’INPS.



Mi pare che il recupero del debito può essere effettuato da una trattenuta fino al 20% della pensione. Vi è consapevolezza a livello di governo delle difficoltà che una tale trattenuta può avere sui pensionati che hanno un tenore di vita più basso nella società per cui ogni centesimo della loro pensione è importante?



La legge già prevede dei meccanismi automatici per il recupero degli indebiti: massimo 1/5 della pensione facendo salvo il trattamento minimo e senza interessi legali. In effetti, su questo fronte la finanziaria 2008 non ha concesso assolutamente nulla. L’INPS deve applicare le disposizioni vigenti. All’Istituto della previdenza sociale chiediamo semmai, semplicemente, di applicare sempre la legge. Ai pensionati ed ai patronati di monitorare l’applicazione della legge. In ogni caso, per ogni violazione, ci si può rivolgere alle Direzioni competenti dell’Istituto ed anche, in casi estremi, alla magistratura. Non sono accettabili, ad esempio, recuperi con importi superiori al quinto oppure la sospensione della pensione. Molti pensionati contano oggi sulla pensione italiana ai fini della sopravvivenza: l’indebito stesso crea una situazione di fortissimo disagio che condanno senza mezzi termini.



Come parlamentare italiano che rappresenta anche i pensionati italiani in Australia cosa hai fatto e quale è stato l'atteggiamento dei tuoi colleghi parlamentari all'estero nel parlamento nazionale?



Abbiamo presentato una proposta di legge per una sanatoria d’iniziativa parlamentare ma la Commissione competente non ha ancora provveduto ad esaminarla. Abbiamo posto costantemente la questione all’attenzione del Governo: sia in sede di attività di controllo parlamentare, con interrogazioni e quesiti, che in sede di approvazione della finanziaria, sia come emendamenti che come ordini del giorno. I colleghi parlamentari eletti all’estero hanno lavorato in questa stessa direzione anche al Senato. La commissione bilancio del Senato ha riproposto una soluzione che già esisteva: recupero non superiore ad 1/5, salvaguardando il trattamento minimo e senza interessi legali. Evidentemente non si sapeva che già le norme esistevano. Ritengo che la questione debba essere posta in termini assolutamente chiari: non abbiamo chiesto privilegi ma la presa d’atto che lo Stato italiano, in questo caso l’INPS, all’estero, non riesce a garantire lo stesso livello di qualità nei servizi e la necessaria trasparenza nel rapporto con gli utenti, quindi i pensionati. Si tratta di una questione che attiene alla sfera dei diritti di cittadinanza. E chiediamo la possibilità di avere a regime un sistema efficiente di dichiarazione e verifica dei redditi tale da evitare la formazione di indebiti. La sanatoria risponde alla necessità di prendere atto che questa situazione esiste, che crea incertezza rispetto al diritto pensionistico maturato, insicurezza nel rapporto con lo Stato italiano ed apprensione relativamente alle proprie capacità di gestione del reddito individuale e famigliare. Non è una bella situazione.



Come ha risposto il Governo Prodi a questa problematica e come si distingue dall'atteggiamento dell'opposizione e dal governo precedente?



Il Governo Prodi ha finora ignorato le nostre richieste. Un vero errore politico. L’opposizione continua in modo strumentale a proclamare che Prodi ha fatto regali agli italiani all’estero e non si impegna a prospettare soluzioni alternative. Una proposta di sanatoria era già stata presentata durante il Governo Berlusconi ma si era subito arenata. L’aspetto interessante è che l’INPS stesso ha proposto una sanatoria rendendosi conto che si tratta spesso di indebiti inesigibili, che le procedure di recupero sono comunque lente e comportano un costo sotto il profilo amministrativo, che hanno come Istituto delle responsabilità evidenti non avendo effettuato le verifiche reddituali ogni anno anche all’estero e che si perpetua il meccanismo del “pago oggi” – anche con la quattordicesima è andata così – “poi si vedrà”.



Che consigli puoi dare ai pensionati e alla comunità in generale per affrontare questo problema?



Ai pensionati ed alla comunità di rimanere calmi. Anche questa ultima iniziativa comunicativa dell’INPS lascia molto a desiderare: è possibile inoltrare nuovamente i propri redditi ma senza sapere quali redditi sono stati effettivamente considerati dall’Istituto (non quelli inseriti dal

Patronato!) quali i cambi adottati per le valute diverse dall’euro, quali i redditi esclusi e poi il conteggio. Il conteggio è il come si è arrivati a quell’importo ma soprattutto il quando si estinguerà il debito, il cosiddetto piano di recupero. In quante mensilità l’INPS effettuerà il recupero. Invece vi è una comunicazione di indebito senza conteggio. Al buio il pensionato, ed anche il Patronato che lo assiste, deve rispondere senza sapere quando e come avrà inizio e fine l’azione di recupero. Non è possibile in queste condizioni tutelare i propri diritti. Chiederemo all’INPS di modificare le procedure rendendole più chiare e trasparenti: la comunità può attivarsi con petizioni e prese di posizione forti nei confronti del Governo.



E’ ancora possibile convincere il governo del merito di una sanatoria e di una maggiore trasparenza nei rapporti tra INPS e pensionati?



Sono molto scettico sulle reali possibilità di rendere concreto un provvedimento di sanatoria. In ogni caso noi continueremo la nostra azione di proposta. Sono convinto che in ogni caso il nostro compito primario è quello di rendere effettiva la parità di trattamento a tutti i livelli e questo del rapporto con le amministrazioni dello Stato è sicuramente uno degli aspetti centrali: anche ottenere un certificato di nascita o registrare un matrimonio o divorzio è ancora un problema. La nostra presenza in Parlamento deve riuscire a migliorare anche questi aspetti.



(Frank Barbaro, direttore Nuovo Paese/Inform)



martedì 26 giugno 2012

Marco Travaglio e i leghisti tifano contro la nazionale italiana.

A radio 2, nel corso del programma “Un giorno da pecora”, Marco Travaglio, vice direttore del “Fatto Quotidiano”, ha dichiarato “io non tifo Italia, tifo Germania, raramente tifo per gli azzurri”. Ovviamente ognuno nel calcio può tifare per chi gli pare, quando gioca la nazionale dovrebbe essere diverso. Lì subentra il “sentimento patriottico”, quel sentirsi “fratelli d'Italia” cantato nell’Inno di Mameli fa venire i brividi, anche se si tratta solo di una partita di pallone. I leghisti “duri e puri”, tolgono il volume quando dalla tv esce le note di Fratelli d’Italia e lo rimettono quando, invece, suona l’inno tedesco. Quando vedevano appeso su un muro il poster di Cannavaro con la coppa del mondo in mano vinta nel 2006, lo capovolgevano per dimostrare la propria “antitalianità”. Continuino con maggior convinzione a tifare contro l’Italia perche’ fino ad ora ha “portato bene” e l’intero Paese gliene sarà grato. Gli “azzurri” continueranno a vincere anche giovedi sera (speriamo) e il primo luglio alla finale. Forza Italia!

Diffondere la lingua italiana in maniera appropriata.


 In un articolo pubblicato sul “Corriere della Sera” del 22 marzo, Cesare Segre, filologo e critico letterario di levatura internazionale, e’ stato esplicito: “La questione della lingua e’ una scelta di civiltà”, l’umanesimo italiano rischia di diventare “suddito dell’inglese”, quindi si auspica una forte “difesa dei valori”. Segre ammette che, a differenza di quanto accade in altri Paesi, in Italia la conoscenza delle lingue straniere e’ molto scarsa. Basta sentire gli annunzi fatti nelle stazioni, nei treni o nei mezzi pubblici, per rimanere sconcertati. Il problema per Segre e’ la traduzione di una lingua ad un'altra. Tradurre frasi di tutti i giorni, piu’ o meno, e’ abbastanza facile a tutti. Quando si tratta pero’ di tradurre “testi umanistici” diventa molto difficile e complesso ed lo e’ ugualmente quanto si tratta di testi scientifici o tecnici, non si può tradurre parola per parola, ma frase per frase. Ma non bisogna, soprattutto, ignorare che ogni lingua ha una sua “specifica storia”. Tradurre significa “mettere a confronto” culture diverse e ci può riuscire soltanto una persona che abbia “profonda conoscenza” delle due culture. Infatti, ogni lingua “esprimere il pensiero” in modo diverso dalle altre ed ecco perche’ bisogna avere una “piena conoscenza della cultura” del Paese di cui si vuole imparare la lingua. Bisogna ammettere che l’introduzione di corsi insegnati in inglese nelle università italiane e’ essenziale, in molti casi, poiché quella e’ la lingua “franca” che viene usata ormai ovunque nel mondo. Per lo studente di fisica, di ingegneria e di economia internazionale, italiano o straniero che sia, l’inglese e’ diventato la lingua parlata nei convegni e scritta nelle riviste. Ma e’ “demenziale”, oltre ad non essere “efficace”, insegnare in inglese a studenti stranieri “corsi” di letteratura, di storia dell’arte e di filologia italiana. E’ ovvio che in questi casi la conoscenza della lingua e della cultura italiana e’ “indispensabile”. E se risulta insufficiente, va migliorata con corsi “specifici”, come già si sta facendo in molte universita’. La “smania” della diffusione dell’inglese a tutti i costi non deve andare a discapito “dell’umanesimo italiano” che ci distingue e ci fa essere “unici”. Quindi, l’unica strada da percorrere e’ “potenziare i corsi d’italiano” differenziando l’insegnamento per gli economisti, per i giuristi, per i filosofi ecc. che non utilizzano la stessa “terminologia”. E’ esattamente ciò che stanno facendo francesi e tedeschi, ma anche i cinesi. A Pechino ci sono grandi dipartimenti di italiano in cui i docenti insegnano la nostra lingua “differenziandola” a seconda di quale specializzazione gli studenti cinesi vogliono prendere. Il nostro “umanesimo” diventerà suddito dell’inglese soltanto se non riusciremo a diffondere l’italiano all’estero “in maniera appropriata”. La scarsezza di fondi economici e’ un “sciocco alibi”, e’ essenzialmente una questione di “metodo” e di “qualità” degli insegnanti.

E' iniziata la terza guerra mondiale?

Probabilmente e’ vero che la crisi finanziaria di Wall Street del 2008 e’ assai peggiore di quella del 1929 e potrebbe essere l’inizio “soft” della terza guerra mondiale. Il finanziere George Soros, uno che viene ricordato come “colui che spezzò la schiena alla Banca d'Inghilterra nel 1992”, dichiara che Lloyd Blankfein, il capo della “Goldman Sachs”, non e’ soltanto un uomo “avido e poco illuminato”, ma il “male assoluto”, come il nazismo e il comunismo. Mario Monti per anni fu consulente della “Goldman Sachs”. Gli Stati Uniti, che sono il paese più indebitato al mondo in assoluto, se si guarda alla differenza tra importazioni e esportazioni, potrà uscire dalla situazione economica in cui si trovano senza innescare una guerra? Perché il Presidente Obama ha firmato il 31 dicembre del 2011 una legge per “punire” qualunque organizzazione faccia transazioni con la Banca Centrale dell'Iran per farsi pagare il petrolio in euro e altre valute, ma non in dollari? Ecco tutte queste sono le cause più profonde della crisi americana e di quella europea che stanno danneggiando gli interessi di paesi “emergenti” come la Cina e l'India e che potrebbero portare alla terza guerra mondiale. La crisi profonda che tutto l’Occidente sta vivendo comincia a somigliare sempre più a quello tra le due guerre, tra il 1919 e il 1939, resta da vedere se la soluzione avverrà per via di una guerra, come nei secoli passati, o per via di un nuovo trattato internazionale simile a quello firmato a Bretton Woods dalle potenze vincitrici nel 1944. Dobbiamo augurarci che si arrivi a una nuova Bretton Woods senza farci prima una guerra, che sarebbe la più “distruttiva” tra tutte quelle combattute in passato, una guerra che farebbe impallidire quelle del Novecento. Partendo dal fatto che i “media” tradizionali non sono mai stati una fonte di informazioni “neutrale”, e facile intuire che noi “semplici uomini della strada” sappiamo poco o niente di quanto si sta tramando alle nostre spalle. La tecnologia sta trasformando la guerra non piu’ con cannoni o bombe, ma attraverso Internet che, al contempo, potrebbe essere anche una grande opportunità affinché un “mutamento positivo vero” possa prendere l’avvio. Non bisogna neppure escludere a priori che la situazione attuale possa sfociare in un nuovo “Rinascimento” anziché in una guerra mondiale. E di Rinascimenti e Risorgimenti noi italiani siamo degli esperti. La globalizzazione ha diviso il pianeta in un infinito numero di “attori”. Dobbiamo, attraverso la tecnologia, trovare un punto d’incontro. Se nell’Ottocento e nel Novecento si e’ affermata la “diversità” di ogni Nazione, ora ci si deve concentrare su quello che ci unisce, non più su quello ci divide, e creare legami nuovi tra le comunità, con l’obiettivo di gestire insieme lo spazio collettivo. Dopo tutto il globo e’ un piccolo “villaggio”. Inutile definire confini tra Stati. Nella realtà questi confini non esistono più da tempo e sono irrilevanti. Ciò che e’ necessario e’ che gli “attori” si coordinino meglio gli uni con gli altri. Dal punto economico ci sono poche positive speranze per le prossime generazioni. Purtroppo e’ drammaticamente cosi’. Per sperare di trovare le migliori condizioni di vita per tutti, una nuova generazione politica mondiale dovrà “prendere coscienza” che la “ricchezza” non potranno piu’ essere accumulata indiscriminatamente da poche persone o da gruppi multinazionali. La ricchezza mondiale deve essere distribuita per il “tornaconto comune” ed e’ soltanto con “l’equità’” che il mondo potrà vivere meglio ed in pace. Un’altra cosa che noi cittadini del globo dovremmo capire in fretta e’ che dobbiamo produrre e consumare “modestamente” per utilizzare al meglio le nostre risorse che non sono infinite. Devono essere evitati gli sperperi e le iniquità del benessere “fasullo” fatto 90% di cose “superflue” che hanno prodotto, e producono, enormi “bisogni” di cui non abbiamo alcuna necessità. Sopra le teste di tutti noi, compresi i nostri bambini, e’ sospesa una spada di Damocle. Dobbiamo reagire finché ne avremo il tempo. I governanti dovranno prendere coscienza che il denaro deve essere speso per “migliorare” il mondo e non per “distruggerlo” ed e’ quello che potrebbe accadere se si continuerà sulla strada intrapresa. Non facciamoci illusioni.