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venerdì 23 ottobre 2009

C'e' qualcosa di meglio del "Lodo Alfano". Il 25 ottobre sara' ricordato per la rinascita del Pd o per il suo scioglimento?

A cantare vittoria troppo presto si rimane spesso scornati. Dopo il primo momento di esultanza e di allegri brindisi per la bocciatura del “Lodo Alfano” che, finalmente, avrebbe messo fuori gioco e distrutto per sempre il “diavolo” Silvio Berlusconi, i suoi nemici piu’ acerrimi ora si stanno accorgendo che ad essere buggerati potrebbero essere loro stessi. Poveri Franceschini, Bersani, Marino, D’Alema, Di Pietro e compagnucci tutti! Si stavano per accomodare “accoccolati” in poltrona per godersi lo spettacolo della fine “ingloriosa” di Silvio, quando si sono accorti che, anche questa volta, il “diavolo” se la scamperà alla grande, anzi, il “Lodo Alfano” gli sarebbe stato da ostacolo. Il miracolo l’ha fatto la stessa Corte Costituzionale che ha bocciato il “Lodo Alfano”. Con il “Lodo Alfano”, Berlusconi e le altre alte cariche dello Stato non potevano essere processati durante il periodo del loro incarico. In quel periodo gli eventuali processi venivano “sospesi”, non “cancellati”, e sarebbero “ripresi” al termine del loro mandato. Per l’interesse generale del Paese il “Lodo Alfano” voleva garantire la tranquillità a chi occupava ruoli istituzionali per consentire di governare a tempo pieno la cosa pubblica. Con la sua bocciatura lo scenario e’ totalmente cambiato e tutto a favore di Berlusconi. La Corte Costituzionale, nel motivare la sua decisione, non ha potuto tenere conto di un’altra sentenza precedente che ha riguardato Cesare Previti. Infatti, aveva scritto che, nel caso un imputato sia anche parlamentare (deputato o senatore), il giudice ha "l’onere di programmare il calendario delle udienze in modo da evitare coincidenze con i giorni di riunione degli organi parlamentari". Quindi i processi a Berlusconi andranno avanti, ma i giudici hanno l’obbligo di fissare, d’intesa con il premier, un calendario delle udienze che tenga conto degli impegni istituzionali del Presidente del Consiglio, in modo da evitare coincidenze e non compromettere il diritto di difesa. Ora, non sfugge a nessuno che l’agenda degli impegni istituzionali di Berlusconi e’ così piena tra sedute del Parlamento (Camera e Senato), Consigli dei Ministri, riunioni internazionali (Onu e UE), incontri bilaterali, visite a stati esteri, interventi nelle zone in “emergenza’ (Abruzzo e Messina), rapporti con le forze sociali e iniziative varie. Il tempo volerà e, senza violare nessuna norma di legge, sopraggiungerà la “prescrizione” dei suoi processi. I suoi nemici, che già si fregavano le mani e preparavano festeggiamenti, rimarranno con un palmo di naso. La speranza di liquidare il “diavolo” per via giudiziaria ancora una volta svanirebbe. Ma perché la sinistra ha una feroce avversione di Berlusconi? Forse perché e’ il primo “rivoluzionario liberal-progressista” del dopoguerra? Berlusconi non destituisce nessuno e non chiude i giornali. Sono i giornali e una parte della magistratura che stanno facendo di tutto per farlo scomparire. La democrazia non può essere un optional e deve prevalere su tutto. Quando il popolo fa la sua scelta deve essere sovrana (Art.1. L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione). Berlusconi non interpreta se stesso, ma i desideri degli italiani che, fuori della retorica, in silenzio lavorano, educano i propri figli, consumano, si divertono, si sposano, mantengono la famiglia. E’ sbagliato pensare che se Berlusconi si rivolge al consenso del popolo sia un populista, e’ più esatto pensare che sia un “rivoluzionario” che vuole liberare l’Italia dalle numerose “caste” che l’hanno sempre spolpata e continuano a farlo. Silvio ha il “terribile difetto”, che non hanno di certo i politici di professione, quello di dire schiettamente le cose come stanno, dicendole soprattutto in faccia ai diretti interessati. Ha, inoltre, un legame diretto con i suoi elettori, gli italiani, il popolo. Berlusconi sta governando bene e con decisione e, perciò, questo costituisce una spina nel fianco della sinistra inetta ed invidiosa e delle istituzioni, perché non accettano il suo modo di fare concreto e sbrigativo considerandolo incompatibile con loro. Dato che non esiste una vera e propria opposizione politica, gli attacchi a Berlusconi vengono soprattutto dalle istituzioni e dai media. L’errore di fondo e’ che costoro si ostinano a considerare Berlusconi un politico. Dopo quindici anni in politica, il premier non si e’ adattato al sistema della politica italiana, quella tipicamente sempre pronta al compromesso”, alla “mediazione”, allo “inciucio”, per evitare “rogne” personali e al partito. Silvio odia quelli che fanno finta di cambiare tutto per non cambiare niente e cosi’ ha fatto fuori il famoso “consociativismo”: magno io che sono al governo, ma magni anche tu che sei all’opposizione, tanto caro ai “cattocomunisti” che ora si trovano tutti all’opposizione. Questi signori vedono minacciata la propria sopravvivenza: del “politico” di professione che pensa esclusivamente ai suoi interessi privati e “soddisfa” il popolo con promesse che mai si trasformano in fatti concreti. La politica di Berlusconi e’ quella dei “fatti” che fa sentire ai cittadini che lo Stato gli e’ vicino, lui non e’ un politico come siamo stati abituati a conoscerli. Il premier sfoga la sua rabbia contro la stampa italiana ed estera, contro le istituzioni, contro l’opposizione e chiunque altro che hanno l’unico obbiettivo d’intralciare l’azione del suo governo. I “sepolcri imbiancati” giù a biasimare, censurare, condannare questo atteggiamento all’apparenza così sprezzante. Ecco che sparano cannonate anti-premier: la democrazia e’ in pericolo come lo e’ la libertà di informazione, porta scompiglio tra i poteri dello Stato. Fa bene invece Berlusconi ad insistere ed a non indietreggiare sino a quando la politica italiana non cambierà. La guerra gliela dichiarata le istituzioni e tutti i politici di professione, di sinistra e di destra, che non pensano altro di rimuovere colui che gli impedisce di ritornare al “consociativismo”, alla “concertazione”, ai “veti” ed al controllo delle caste editoriali, bancarie, imprenditoriali, finanziarie e burocratiche. A loro non interessa governare bene l’Italia, a loro interessa continuare ad alimentare il loro sistema di potere che è peggio della mafia. Guardate la sinistra, ora che non sono al governo gli sono rimaste solo le "coop", ecco perché l'ex ministro delle “lenzuolate”, Bersani, diventerà segretario del Pd (o della “bocciofila”?). Franceshini rimarrà l’eterno due di briscola, mentre il terzo, il chirurgo Marino, che si e’ squalificato con la storia della “cresta” sui rimborsi spesa, serve a fare il terzo incomodo per dare l’illusione agli scritti di una parvenza di democrazia. Lo statuto del Pd non garantisce che il 25 ottobre sarà eletto dal popolo delle primarie il segretario. Il meccanismo elettorale e’ talmente pazzesco che può avvenire, che le liste dei delegati, alla Assemblea Nazionale di riferimento dei tre candidati segretari, ottengano più voti del segretario stesso. E’ incredibile: sulla scheda non ci saranno affatto i nomi dei tre candidati, ma solo la lista dei delegati che loro hanno scelto. Il possibile esito e’ che nessuno dei tre ottenga il 50% più uno dei voti. Prima conseguenza di questo risultato sarebbe la “sconfessione” degli iscritti al Pd che invece hanno dato a Bersani il 55% di maggioranza, dimostrazione di non essere per nulla in sintonia neanche col proprio elettorato, con la propria ''base sociale''. Una missione impossibile attenderà chi vincerà le “primarie”. Il vero dramma politico e’ che chi verrà eletto non potrà decidere nulla. Ogni sua decisione la deve discutere e può accadere che venga bocciata e quindi, va ridiscussa. La conseguenza e’ che, chiunque vinca, in realtà non sarà il vincitore, perché sempre sarà tallonato da chi vuole condizionarne le scelte o, addirittura rimuoverlo, sport preferito nella sinistra. Se nel Pd non cessa la logica del nemico in casa, l’idea cioè che l’avversario da battere è il compagno di partito, non riuscirà mai a battere politicamente il centrodestra. Stanno rifacendo tutti gli stessi errori dei governi Prodi uno e Prodi due che sono caduti a causa della stessa, identica logica che struttura oggi lo Statuto del Pd: totale indecisionismo, lotte intestine continue, nessun senso del comando, nessun vero leader che abbia la capacità di dire l’ultima parola. Troppi galli a cantare non viene mai giorno. Una malattia mortale non tanto per la sinistra, quando per la nascita di una vera opposizione che necessita per tallonare seriamente l’azione di chi governa. Franceschini: “Oggi questi sono la cosa più importante”. Sono i calzini “turchese” indossati dal magistrato che ora passa per vittima, dopo aver dimostrato cosa significhi l’uso della giustizia come arma di vendetta politica. Se Dario Franceschini, in corsa per la rielezione a segretario del Pd, indossa i calzini di color turchese per far parlare di se, dimostra come sia inconsistente la sua proposta politica. Le primarie, invece di offrire l’immagine di un partito capace di presentare tesi innovative, hanno mostrato, secondo il sociologo di sinistra Luca Ricolfi: “timidezza e assenza di progettualità dei candidati. Dal confronto si nota che non hanno la minima idea di cosa farebbero se fosse­ro al governo. E questo sarebbe il partito che vorrebbe aspirare a governare il Paese? E’ veramente incomprensibile e stupefacente constatare come molte intelligenti ed oneste persone credono ancora che il Pd esista.