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giovedì 3 settembre 2015

Il Governo censura la Meloni

 

Pubblichiamo la risposta dell'on. Giorgia Meloni al presidente del Consiglio dei Ministri, con riferimento ad una censura formale inviatale dall'UNAR (!?)
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Matteo Renzi
Egregio Presidente,
ho appena ricevuto una nota formale da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) – che si conclude con queste parole: “Si coglie l’occasione per chiedere di voler considerare per il futuro, l’opportunità di trasmettere alla collettività messaggi di diverso tenore“.
Insomma, senza tanti giri di parole, un ufficio governativo mi redarguisce per le opinioni espresse e mi invita, con garbo, a dire agli italiani cose reputate (dal Governo!) più accettabili. Prima di entrare nel merito delle dichiarazioni contestate, vorrei fare un paio di considerazioni preliminari.
La prima è che io sono un parlamentare regolarmente eletto da alcuni cittadini italiani per sostenere le proprie opinioni politiche, ma prima ancora sono una cittadina italiana, e desidero affermare il mio punto di vista senza incorrere in censure governative. Se una nota del genere fosse stata emessa da un governo di centrodestra nei confronti di un deputato dell’opposizione, sarebbe venuto giù il mondo. Non pretendo che tutti siano d’accordo con il mio pensiero, ma rivendico il diritto di esprimere le mie opinioni in libertà e coscienza. Ciò deve valere per qualunque italiano o italiana. Per quanto riguarda i parlamentari, poi, proprio per evitare ogni equivoco in merito, la nostra Costituzione sancisce con l’art. 68 che «I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni». Non mi risulta che questo articolo faccia parte di quelli modificati con le riforme istituzionali volute dal Governo, anche se, a pensarci bene, sottoporre le dichiarazioni dei parlamentari a unnulla osta governativo rientrerebbe pienamente nello spirito “innovativo” di questo esecutivo.
La seconda considerazione che vorrei fare è che apprendo solo ora che l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali – regolarmente finanziato dallo Stato con le tasse degli italiani – ha il ruolo di censurare le dichiarazioni rese dalle persone e dai membri del parlamento italiano. Ne sono sconvolta. Esiste nella nostra Repubblica un ufficio “valutazione e censura” delle opinioni. Esiste un sig. De Giorgi, burocrate pubblico, al quale è stato dato il potere (e il compito) di decidere cosa si possa e non si possa dire. E la cosa divertente è che lo stesso “ente” che si permette di sindacare le mie opinioni è stato recentemente oggetto di polemica per aver promosso la distribuzione nelle scuole di opuscoli sulla teoria gender. Quindi a spiegarmi cosa potrei dire sono quelli che vorrebbero insegnare ai bambini delle elementari che maschi e femmine non esistono, perché il sesso biologico è solo un’invenzione dei benpensanti.
Non voglio neanche sapere, Presidente, quanto guadagnano questi illuminati servitori dello Stato, perché gli italiani hanno già molte ragioni per essere arrabbiati con la politica e i suoi carrozzoni. Mi limito a far notare che potrebbero essere utilizzati per fare qualcosa di più utile, come ad esempio accertarsi che gli italiani non siano discriminati a casa loro nell’accesso ai servizi pubblici, agli alloggi popolari, agli asili nido.
Infine, qualche parola sul merito delle dichiarazioni a me contestate in tema di immigrazione. Ho affermato più volte, e qui ribadisco, che l’Italia dovrebbe dire basta all’immigrazione (finché la disoccupazione non scenderà a un livello accettabile) e che quella (piccola) quota di immigrati che reputiamo necessaria dovremmo prenderla da quei popoli che hanno dimostrato di non essere violenti e di integrarsi con maggiore facilità. Immagino che per un burocrate con De Giorgi anche gli svizzeri e i norvegesi siano extracomunitari al pari degli afghani e dei pachistani, ma io reputo (e con me qualche italiano),  che l’immigrazione non sia tutta uguale. L’UNAR si è scandalizzata perché ho detto che l’Italia dovrebbe dire basta all’immigrazione mussulmana finché questi popoli non avranno risolto i loro problemi interni di integralismo, per evitare di importare in Italia un problema di terrorismo  e violenza che oggi ancora non abbiamo al livello dei nostri vicini europei. E, orrore, ho aggiunto che non mi risulta ci siano in Italia fenomeni di terrorismo collegato all’immigrazione argentina, filippina o ucraina e, pertanto, se proprio devo, preferisco questo tipo di immigrazione.
D’altra parte, periodicamente il governo italiano pubblica il cosiddetto decreto flussi, con il quale stabilisce, in maniera più o meno discrezionale, le quote di ingresso concesse alle diverse nazionalità. Bene, secondo me tra i criteri discrezionali con i quali si stabiliscono queste quote dovrebbe essere presa in considerazione  anche l’affinità culturale e la facilità di integrazione.
Qualche anno fa il cardinal Biffi ebbe ad esprimere lo stesso identico mio concetto con le seguenti parole: “occorre salvaguardare l’identità della nazione italiana” perché “non tutte le culture sono conciliabili con la nostra…”. Eppure non mi risulta che sia stato scomunicato. Chissà se il l’UNAR  avrebbe redarguito pure lui.
Dunque, Presidente, confermo e ribadisco ogni singola parola espressa. E rimango in attesa, curiosa di sapere cosa ci sia dopo il cartellino giallo mostratomi dal Governo. C’è il rosso diretto o c’è prima un“cazziatone” della Boldrini in pubblica piazza, magari davanti a tutti i parlamentari, appositamente riuniti in seduta congiunta? Che succederà poi, mi espelleranno dal Parlamento, dall’Italia, dalle feste dell’Unità? Perché il passo tra la censura governativa a un parlamentare e la reclusione in un campo di rieducazionespesso è breve. Nel frattempo, credo che continuerò ad interrogarmi su quale autorità morale e politica abbia concesso tali poteri di censura al Governo e all’Unar, travalicando abbondantemente quelli della Costituzione italiana e dei più basilari principi democratici. E chissà se per caso, ma proprio per caso, il nostro Presidente della Repubblica avrà  qualcosa da dire in merito.

Di zero virgola non si campa

Industriali, commercianti, artigian hanno esaurito la scorta di fiducia sul fatto che questo governo possa cavare un ragno dal buco

La premessa necessaria è che poco è meglio di niente. Ma attenti a non cadere nel tranello che pochissimo sia tanto.







È vero, a luglio la disoccupazione è scesa dello 0,5 per cento (siamo al 12) e il Pil è cresciuto dello 0,3. Briciole che, a differenza di quanto ha sostenuto ieri il governo, non fanno un pasto e neppure uno spuntino. 
Anche perché i dati, se interrogati, parlano. E dicono due cose: la disoccupazione rallenta grazie agli effetti della legge Fornero, che ritarda la messa in pensione dei lavoratori anziani, e il barlume di crescita lo si deve - come si sono affrettatati a precisare Confindustria e Confcommercio - solo agli effetti della congiuntura internazionale favorevole (prezzo del petrolio, cambio euro-dollaro, iniezione di liquidità della Banca centrale europea nel sistema bancario).
Anche a non voler essere gufi, e non lo siamo, non riusciamo proprio a essere ottimisti. 
Ieri le Borse europee hanno preso un'altra botta del tutto imprevista. I mercati tutti, non solo il nostro, se ne fregano degli zero virgola in più o in meno, sentono aria di una nuova recessione e tirano i remi in barca. Frenano pure gli euroburocrati che, sempre ieri, hanno gelato il governo Renzi. Occhio, ci dicono dall'Europa padrona, a togliere le tasse sulla casa o a fare strani magheggi coi conti pubblici per abbassare le tasse: non se ne parla, non lo permetteremo.
Il fatto che Matteo Renzi sia stato ieri l'unico a esultare per gli zero virgola dice anche un'altra cosa, politicamente rilevante: il premier è sempre più solo. 
Industriali, commercianti, artigiani, chi insomma vive nel mondo reale e non nei palazzi della politica, hanno esaurito la scorta di fiducia sul fatto che questo governo possa cavare un ragno dal buco. 
Nessuno pare più bersi le favole sul «faremo», gli zero virgola spacciati per successi clamorosi, le liti sulla riforma elettorale e del Senato, la resa di fronte all'invasione di immigrati, la sceneggiata dei due sindaci di Roma e chi più ne ha più ne metta.
Ieri l'Italia si aspettava almeno un tweet di risposta del premier al drammatico appello della figlia dei due coniugi massacrati in casa da un immigrato ospitato nel centro di accoglienza di Mineo: «Renzi mi deve spiegare», aveva chiesto pubblicamente la donna. 
È arrivato il tweet di esultanza sullo zero virgola. Peccato, il primo sarebbe stato molto più interessante e, soprattutto, più coraggioso.

L'occidente non ha piu' ne' guide ne' difensori

L'invasione degli islamici avviene nel disinteresse dell'Europa e la complicita' degli Usa

Il Papa e il presidente Mattarella dicono che c'è una Terza guerra mondiale. No, sbagliano, non c'è nessuna Terza guerra mondiale.







Quello che è in atto è l'invasione dell'Europa da parte di popolazioni asiatiche ed africane. Un'Europa che non si difende e non le respinge, anzi le accoglie e le aiuta. I problemi nasceranno e diventeranno più gravi domani, quando queste popolazioni saranno aumentate enormemente e avranno dato luogo a nuove configurazioni e a nuovi conflitti etnici, religiosi e politici. Ma per ora né i governanti né gli intellettuali né i giornalisti europei se ne preoccupano.
No, non c'è una Terza guerra mondiale. C'è una invasione dell'Europa che avviene perché non c'è più il mondo libero e non c'è più una guida del mondo libero. 
Gli europei credevano sinceramente nel mondo libero e hanno lasciato volentieri agli Usa il compito di guidarlo e di difenderlo. Ma dopo la fine dell'Urss gli americani anziché creare una grande alleanza che comprendesse Europa e Russia, hanno rotto con il Cremlino e si sono appoggiati ai Paesi islamici.
Tutto è cominciato quando hanno armato i mujaheddin afghani contro i russi, poi hanno combattuto i regimi filorussi di Hussein, di Gheddafi e di Assad lasciando il campo libero alla Turchia, all'Arabia Saudita e al Califfato tanto in Medio Oriente come nel Nordafrica
Ed ora consentono che una organizzazione potentissima recluti e trasporti milioni di asiatici e di africani musulmani per portarli in Europa.
Il mondo libero non ha più una guida. Non costituiscono più una guida gli Usa che hanno tradito l'Europa, si sono posti in competizione con la Russia e pensano solo a fare affari con gli islamici. 
Non lo sono i leader europei compreso Renzi, che sembrano storditi, instupiditi, incapaci perfino di capire cosa succede
Non lo è la Germania, preoccupata solo di recuperare i crediti greci e di impadronirsi dei suoi porti e delle sue isole
Non lo è più nemmeno la Chiesa che ha un Papa anticapitalista e terzomondista favorevole all'invasione afro-islamica dell'Europa.

martedì 1 settembre 2015

Il cancro non curabile degli anti-berlusconiani

Il berlusconismo ha prodotto il primo vero tentativo di cambiare questo Paese, l'antiberlusconismo è stato un attentato contro questo Paese

 
Come tutti i cancri, anche l'antiberlusconismo militante è difficile da estirpare. Dalle colonne di la Repubblica e del Fatto i guerriglieri di sempre hanno ridato fiato alle trombe, complice l'affermazione di Matteo Renzi che «berlusconismo e antiberlusconismo pari sono nei danni che hanno provocato al Paese».







Certo, molti di loro sono invecchiati e non hanno lo smalto esibito negli anni Novanta, alcuni si sono pure rimbambiti a furia di ripetere le stesse cose, quasi tutti pontificano da ville, hotel e spiagge di lusso grazie ai non pochi soldi fatti pontificando che Berlusconi è uno sporco capitalista. Parliamo di una manica di ipocriti opportunisti, compagni di lotta rivoluzionaria finiti per convenienza ai vertici del sistema borghese, che si tratti di giornali, università o istituzioni poco importa. 
Volevano il comunismo al potere e si sono ritrovati prima Berlusconi e ora Renzi, democristiano amorale e opportunista
Già questo la dice lunga, oltre che sul comunismo, sulla loro intelligenza, sulla capacità di incidere nella società reale che c'è oltre il confine di Capalbio, spiaggia chic eletta a sede sociale.
Adesso questo circo di invidiosi a tempo pieno se la prende con il premier per «complicità col nemico», non capendo che l'unico antiberlusconiano vero apparso sulla scena è proprio lui, Matteo Renzi. Evitando lo scontro personale, blandendo il Cavaliere e il suo elettorato con false promesse, Renzi non solo ha riportato con prepotenza la sinistra al governo ma si è mangiato pure una fetta di centrodestra (prima Alfano poi Verdini). Più di così non so cosa poteva fare, e mi auguro non faccia. E non lo dico da tifoso.
Renzi è il classico democristiano di sinistra, subdolo e ambiguo, avversario temibile di chi si professa liberale. È vero che ha umiliato i comunisti che comandavano nel suo partito, è vero che si ritrova contro buona parte degli antiberlusconiani, ma non sono questi motivi sufficienti per concedergli un lasciapassare in bianco.
Non cadiamo nella trappola linguistica di Renzi. Berlusconismo e antiberlusconismo non si possono mettere sullo stesso piano ma per il motivo opposto a quello sostenuto dai guerriglieri di Repubblica e Fatto
Il primo ha prodotto il primo vero tentativo di cambiare questo Paese, il secondo è stato un attentato contro questo Paese e le sue istituzioni messo in atto dalla sinistra attraverso tradimenti, con la complicità di Stati esteri, magistratura deviata e linciaggi mediatici
Un colpo di Stato che, ironia della sorte, ha prodotto uno come Matteo Renzi. Ben gli sta.

lunedì 31 agosto 2015

Non ci sono cose che non si possono dire