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lunedì 16 gennaio 2012

Avete visto? Ora ci pensa Standard & Poor's.

Scritto da Bartolomeo Di Monaco


venerdì 13 gennaio 2012

Ancora la Nemesi in azione. Era nell’aria, ma ormai è ufficiale. L’agenzia Standard & Poor’s, non solo ha declassatola Francia, ma ha bastonato l’Italia, rifilandola in serie B.


Dunque si aggiungeranno interessi passivi a interessi passivi. Non se ne esce più.

La cura Monti è stata snobbata dalle agenzie di rating che, è vero, potrebbero anche avere scopi reconditi, ma quando al governo c’era Berlusconi erano considerate dalla sinistra la bocca della verità.


Immaginate che cosa sarebbe successo se il Cavaliere fosse stato ancora l’inquilino di palazzo Chigi.

Dall’Istat abbiamo appreso che nel III trimestre dell’anno appena trascorso, pur avendo già subito l’Italia un declassamento, le misure prese dal governo Berlusconi andavano nella direzione giusta. Ma Napolitano ha preferito cambiare cavallo e scegliersi un purosangue collegato, per gli alti incarichi ricoperti, con i padroni del mondo. Ha chiuso gli occhi e ha lasciato partire bordate di tasse sui cittadini, raccontando che era la strada giusta. Con i sacrifici imposti dalla violenta tassazione, ossia, avremmo fatto cassa per rimediare ai nostri guai.

A Napolitano ha risposto ieri in modo eloquente S&P. La quale è rimasta per qualche settimana ad attenderci al varco, poi ha deciso di dire la sua, ovvero che la strada intrapresa dal governo Napolitano-Monti, nonostante i formali complimenti riscossi in sede europea, non è quella giusta. È la strada che ci sta precipitando nella recessione più nera, e forse senza ritorno.

S&P ha detto in sostanza ciò che alcuni di noi sostengono sin dalle prime mosse di questo governo. Si doveva partire dalle riforme strutturali e dalle liberazioni. Si doveva procedere immediatamente alla costituzione di un fondo dove far confluire il grosso patrimonio immobiliare inutilizzato, al fine di destinarne l’incasso proveniente dalla sua vendita alla riduzione del debito pubblico.


Solo dopo, se necessario, si sarebbe dovuto procedere alla tassazione per quanto fosse mancato.

Invece Monti ha cominciato dai piedi anziché dalla testa.


Ma nessuno fiata. Ci sono già i segni della debacle e si continua a far finta di nulla. I partiti assistono a questa deriva completamente muti, inebetiti, manifestando ancora una volta insipienza e vile abdicazione.

Ci hanno lasciato massacrare di tasse, che serviranno unicamente a pagare i gravosi interessi che si abbattono sempre più pesantemente sulle spalle del nostro Paese.


Tra speculazione e declassamento siamo rimasti incastrati nella tagliola che ci mozzerà le gambe, ove non cambieremo direzione di marcia.

Il governo, invece, temporeggia, privato fin troppo presto della risolutezza e della ostentazione originarie. Già si è smarrito.


Ha trovato in tutta fretta la facile strada delle tasse, ma non riesce a intravvedere quella più inerpicata e complessa della modernizzazione dello Stato.

Se la sinistra gridava che il governo Berlusconi ci stava trascinando verso il baratro, che cosa si dovrebbe dire di questo governo, che in appena due mesi ha perso il coraggio e la lucidità dell’azione?


S&P ci ha destato da questo malsano torpore, da questa maligna inettitudine? Spero di sì, ma dubito molto.

Napolitano e Monti hanno indossato la feluca dei grandi ammiragli e troneggiano a prua, senza però avere alcuna idea della rotta, o meglio ancora, di dove ci troviamo e di che cosa facciamo per il bene dell’Italia.

www.i-miei-libri.it

Decreto tarpa Italia,

Scritto da Fabio Raja

domenica 15 gennaio 2012



All’indomani dell’insediamento del Governo Monti-Napolitano sono comparsi sulla stampa anglosassone alcuni articoli molto critici che mettevano in risalto la deriva antidemocratica che, con la nomina di Primi Ministri e governi che non avevano alcuna reale legittimazione popolare, si stava imponendo in Europa, tanto da far affermare al Times di Londra che “L’unione europea ha sempre avuto un deficit democratico, ma questo è un abisso.”

Gli italiani, cionondimeno, hanno accolto con molta flemma il nuovo esecutivo e con un ammirevole distacco gli inasprimenti fiscali e i radicali cambiamenti del sistema pensionistico. Misure che se prese da un altro governo, di qualsiasi colore fosse, avrebbero scatenato proteste vibrate, portato in piazza milioni di manifestanti e scioperi a non finire, sono state metabolizzate nell’indifferenza generale e con sole tre ore tre di sciopero.

Non è difficile spiegare tanto inaspettato distacco, frutto di molteplici elementi a cominciare dal fatto che sinistra e destra antiberlusconiana avrebbero accettato come Premier, pur di scacciare il Cavaliere, persino zio Michè da Avetrana.

Un ruolo non secondario lo ha, poi, giocato la paura figlia di quel terrorismo sparso a piene mani da economisti, politici e giornalisti che realisticamente prospettavano per il nostro paese un futuro nero, ma assicuravano che una volta cacciato Berlusconi, il sereno sarebbe tornato come d’incanto.

Con l’insediamento del Professor Monti è, poi, iniziata la più gigantesca operazione di leccaculismo che sia mai stata vista dopo il crollo del Fascismo che ha convinto bastasse essere sobri, calvinisti e simpatici alla culona di Berlino per poterla sfangare.

A quel punto ci si è attaccati allo spread, come gli aruspici al fegato degli animali sacrificati, ignorando, o fingendo di ignorare, che in tempi di alta volatilità, le oscillazioni anche violente dei corsi azionari e obbligazionari, sono prive di significato e rispondono a motivi speculativi e all’emotività degli investitori piuttosto che ai fondamentali dell’economia.

Eppure che le cose non andassero punto bene, dopo la manovra “salva Italia” del Governo Monti-Napolitano, lo si poteva dedurre facilmente, solo che si fosse osservato non tanto il differenziale con i Bund Tedeschi, ma quello con i Bonos della Spagna. Paese anche lui inguaiato, ma con un Governo legittimato dal voto popolare e una legislatura piena davanti a se.

Il 18 novembre, due giorni dopo l’insediamento del nuovo esecutivo Monti-Napolitano, lo spread tra i BpT e i Bonos era di soli 27 punti. L’8 dicembre, subito dopo la promulgazione del decreto Salva-Italia, si era praticamente azzerato, mentre il 16 Gennaio, cioè, Venerdì scorso, i BpT pagavano quasi 169 punti più di quelli Spagnoli. Più chiaro di così: il decreto salva-Italia ha portato a un crollo della fiducia degli investitori verso l’Italia, mentre la fiducia verso i titoli spagnoli non ha subito, negli ultimi due mesi, variazioni di rilievo se non le classiche oscillazioni dei periodi di forte volatilità.

Perché tanta meraviglia, perciò, per il downgrading del debito italiano da parte di S&P ?

Non è forse da mesi che si parla del default dell’Italia come di un’ipotesi forse non probabile, ma certo possibile?

Oggi il Professore, di fronte ai meravigliosi effetti dell’azione del suo Governo, ci informa: a) che non bisogna dare molta importanza allo spread b) che il problema non è tanto l’Italia, ma l’Euro c) che c’è un attacco speculativo contro l’Europa e in particolare l’Italia d) che è colpa della signora di Berlino, se la situazione invece di migliorare si deteriora sempre di più.

Sbaglio o le stesse cose le diceva, tra il sarcasmo dei cervelloni, il Cavalier Silvio Berlusconi alcuni mesi fa?

Tutte cose vere, ma il Professor Monti ci ha messo del suo, varando una manovra che avrà effetti recessivi disastrosi. Un salasso che togliendo soldi alle famiglie, comprimerà i consumi e, quindi, la produzione.

Attendiamo fiduciosi le liberalizzazioni, sicuri che, colpendo tassisti, farmacisti e notai, l’economia italiana subirà un impulso formidabile e si risolleverà in pochi mesi.

Per favore, Presidente Berlusconi, stacchi la spina a questa giunta di professori saccenti e arroganti e torniamo al voto. Che peggio di così non potrà, certamente, andare.