Solo chi odia Berlusconi non vede quello che e’ sotto gli occhi di tutti. E’ dal 1994 che e’ iniziata la lotta tra il “vecchio” e il “nuovo”. Berlusconi e’ odiato per il nuovo che rappresenta. Da’ fastidio alle “caste” installatesi al potere da molti anni. Se vince Berlusconi la “cuccagna” assicurata dalla prima Repubblica e’ finita. Le “caste” saranno sciolte: addio soldi e privilegi. La “casta” della magistratura, che ha fiutato il pericolo mortale, vuol togliere di mezzo Berlusconi sgombrando la strada alla “restaurazione” del vecchio. Dovrebbe essere chiaro a tutti, che tutti gli avversari di Berlusconi, in primis Fini, sono uniti nella difesa ostinata del “vecchio” e dei loro “privilegi”. Loro vogliono far intendere, agli ingenui, che si tratta di una lotta “democratica” e di “moralità”. E per darla a bere al popolo, che considerano “fessacchiotto”, sostengono che sia necessario un governo di “salute pubblica” allontanando chi ha vinto “democraticamente” le elezioni. Sono loro gli “eversori” non Berlusconi. Vogliono andare al governo pur avendo perso le elezioni, per fermare il tempo e continuare a tenere per sempre “schiavo” il popolo e continuarlo a “mungerlo”. Pur di “sloggiare” Berlusconi, presidente del Consiglio non in virtù di un colpo di Stato, ma per volontà degli elettori italiani, negli ultimi 16 anni si sono messe in atto tutte le strategie piu’ “illegali” e “calunniose”. Visto che non hanno avuto successo, si e’ giocata l’ultima carta costituita da Gianfranco Fini. “Gianfrego” ha messo in crisi la maggioranza non per reali motivi di dissenso dell’azione di governo, come abbiamo ascoltato durante la riunione di aprile della direzione del Pdl. La riunione e’ stata trasmessa in diretta. Questo ha dimostrato che il Pdl e’ un partito democratico che non ha avuto nessuna preoccupazione di rendere pubblico lo scontro interno. E’ stato permesso a Fini di esporre il suo “legittimo dissenso” e poter dire quello che voleva. Purtroppo per lui si sono rivelate false ed ipocrite le sue “motivazioni” di contestazione. Si e’ fatto bene farlo parlare avanti a tutti, si e’ scoperto che non aveva “niente da dire” ma, allo stesso tempo, si e’ bloccato il suo tentativo di mantenere l’equivoco per continuare a logorare la leadership di Berlusconi e la capacità d’azione del partito e del governo, ma non si e’ potuto evitare il pericolo dei colpi di coda che ci sarebbero stati. L’orgoglio ferito di Fini, i suoi “risentimenti personali” e il suo un errato senso di superiorita’ nei confronti di Berlusconi, lo aveva incattivito ancor di piu’ dopo aver ottenuto, sul documento finale, 11 voti a suo favore (1 astenuto) su 172 membri di cui 54 ex AN. Le sue tardive affermazioni, sulla lealtà verso il partito e la necessità di realizzare il programma votato dagli elettori, sono suonate del tutto false ed ipocrite: nessuno le aveva ritenute credibili. In quella occasione assistemmo ad uno spettacolo avvilente! Pazzesco che un quasi sessantenne, per giunta presidente della Camera, sia sceso così in basso. Stravaccato sulla poltroncina masticando gomma americana come un adolescente teddy boy, continuava sguaiatamente a fare mosse isteriche con il viso e le mani per contestare Berlusconi che stava parlando. In piedi, dalla platea sotto il palco degli oratori, col ditino alzato, a battibeccare con il Premier: “Che mi cacci?” Tutta l'ipocrisia e l’accidia “finiana” e’ venuta a galla. Ha messo in evidenza la sua vera immagine di persona “astiosa ed isterica”. Ed e’ per questo che si era subito capito che non c’era piu’ niente da fare: la “frattura” non si sarebbe mai ricomposta. Il documento finale ufficiale della direzione de Pdl, approvato dal 93% dei delegati, concludeva con una dichiarazione inequivocabile: “In ogni democrazia, così come all’interno del Pdl, vige il principio della maggioranza. Se questa decide una linea politica, quella è e quella va seguita anche da chi dissente”. Fini non ha voluto riconoscere questa “elementare” regola democratica e ha minacciato “scintille” in Parlamento durante l’esercizio della sua carica di presidente della Camera. E quella sua “insensata” e “assurda” minaccia l’ha messa in atto con la pretesa di far prevalere una sparutissima minoranza sulle decisioni della maggioranza. A differenza di Berlusconi, che e’ espressione di una parte politica che si contrappone in Parlamento con l’opposizione, Fini e’ una delle tre cariche istituzionali “super partes” e non può e “non deve” schierarsi politicamente perché deve presiedere a funzioni vitali della democrazia. E’ contro ogni logica e di buon senso che insista a voler rimanere nel Pdl pur avendo costituito un gruppo parlamentare autonomo. Politicamente ormai per lui e’ insostenibile “occupare” la carica di presidente della Camera e lo e’ anche “moralmente” per l’affare dell’appartamento, “sottratto” ad An e “svenduto” a ditte off-shore finito in “affitto” a suo cognato. Se Fini vuole uscire a testa alta da questa vicenda di Montecarlo, deve rispondere alle domande che in molti gli pongono, compreso Di Pietro. E’ un suo preciso dovere. Lui non e’ un semplice parlamentare, e’ la terza carica dello Stato, e’ il “garante” della “moralità” del Parlamento. Niente, rimane “muto” sulle vicende della vendita e dell’affitto del cognato, mentre contesta “istantaneamente”, definendole illazioni, le storie dell’acquisto dei mobili e le sue visite a Montecarlo. Fini non ha l’acutezza di capire che Il Giornale gli ha teso una trappola. “Contesta” immediatamente fatti che potrebbero essere opinabili, ma non da alcuna spiegazione sull’appartamento “svenduto” di proprietà di AN. Dove e’ poi “sparito” il cognato che “perentoriamente” gli aveva “imposto” di andare da lui e “spiegargli” quello che aveva combinato? Fini vuol dare ad intendere che quello che sta accadendo e’ esclusivamente una questione “politica”, niente affatto e’ “morale” perché potrebbe aver commesso un reato. La magistratura sta indagando “per truffa aggravata”. Fini e’ stato “scaricato” persino Ezio Mauro. La Repubblica, che aveva puntato la sua ennesima campagna “antiberlusconiana” su Fini, vede ancora una volta sfuggirgli l’ennesima occasione. Di fronte ai fatti ormai “lampanti”, Ezio Mauro, per non diventare complice, scrive: “….il presidente della Camera ha un'unica strada per sfuggire a questa guerra mortale, una strada che coincide coi suoi doveri verso la pubblica opinione. È la strada della chiarezza e della trasparenza. Dopo avere detto la sua verità sull'affare Montecarlo, deve pretendere la verità da Giancarlo Tulliani, intermediario e beneficiario della vendita. Fini chieda a Tulliani di rivelare i nomi e i cognomi degli acquirenti e le condizioni dell'affitto. Questo per rispondere al sospetto, ogni giorno più pesante, che Tulliani abbia intermediato per se stesso, dietro il paravento offshore. Solo così si potrà accertare definitivamente che la “famiglia” venditrice non è anche la "famiglia" acquirente. E a questo punto Fini potrà dire pubblicamente a Berlusconi che una democrazia europea non si governa con l'intimidazione e i ricatti, a colpi di dossier, come accade solo nei regimi”. E, come se non bastasse, ad aggravargli la situazione, ci ha pensato anche Giorgio Napolitano con la sua “avventata” difesa. Ha “sorpreso” non poco l’uscita del presidente della Repubblica. Forse lui ha saputo da Fini la verità? Se e’ cosi’ la faccia sapere anche agli italiani per tranquillizzarli che il presidente della Camera non ha mentito e, quindi, non ha “vilipeso” la carica istituzionale che ricopre. Fini si trova nell’occhio del ciclone e molti italiani sospettano che abbia compiute azioni non degne della carica che ricopre. Cosa fa Napolitano? Dalle colonne dell’Unita’, chiede “perentoriamente” alla stampa di “imbavagliarsi” e di non piu’ importunare la terza carica dello Stato. Se fosse vera la storia dell’appartamento di Montecarlo, Fini, approfittando della sua carica, avrebbe fatto gli affari suoi, e questo per Napolitano non sarebbe grave? E’ veramente “strano” che il presidente della Repubblica abbia criticato la stampa che insiste ad accusare Fini esibendo prove che testimoniano che il presidente della Camera stia mentendo agli italiani. Non si può chiedere alla stampa, che sta facendo il suo dovere, di “imbavagliarsi”. Napolitano, all’inizio, aveva detto di voler rimanere fuori dalla contesa tra Fini e Berlusconi, poi, chiaramente, si e’ schierato con il presidente della Camera: “…Perciò e’ ora che cessi una campagna gravemente destabilizzante sul piano istituzionale qual e’ quella volta a delegittimare il presidente di un ramo del Parlamento”. L’estate scorsa gli italiani sono stati testimoni di una dura e vergognosa campagna di stampa nei confronti di Berlusconi (quarta carica dello Stato), in quella occasione, il presidente della Repubblica non disse una parola in sua difesa. Silenzio assoluto. Siamo di fronte alla battaglia “finale” di tutti contro Silvio. E’ evidente che sta infuriando la guerra in atto tra il “vecchio” e il “nuovo”. Le elezioni sono “indispensabili” se a Berlusconi mancasse la maggioranza. L’Italia si trova ad un bivio cruciale. O il popolo “sovrano” darà un ampio mandato elettorale a Berlusconi per permettergli di governare evitandogli anche il ricatto della Lega, oppure l’Italia andrà a far compagnia alla Grecia, alla Spagna, al Portogallo e agli altri Paesi finiti in malora. Che Iddio ce la mandi buona!