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venerdì 22 agosto 2008

La fine della sinistra italiana.

In molti c’è la convinzione che l’ultima sconfitta elettorale della sinistra determinerà la sua definitiva scomparsa. Nel 1914 tutte le potenze europee, in competizione l’una con l’altra, avevano iniziato la corsa della conquista dei mercati mondiali. Convertirono il naturale patriottismo dei loro popoli in un “nazionalismo” aggressivo, arrogante e poco rispettoso dei diritti altrui come furono il Nazismo, il Fascismo ed il Comunismo. Il 25 ottobre 1917, sotto la guida di Lenin i proletari assaltarono il Palazzo d’Inverno dello Zar di Russia, ed iniziò il periodo dove le “ideologie” prendevano il sopravvento, influenzando drasticamente il corso della storia. Lenin era consapevole che per far affermare la rivoluzione bolscevica, doveva essere estesa a tutti i lavoratori del mondo, specialmente nell’Europa occidentale, ma nel 1919 e 1923 i due tentativi rivoluzionari in Germania fallirono. Da allora in poi, con Lenin gravemente malato (morì l’anno seguente), l’Unione Sovietica si trasformò in una roccaforte del socialismo chiusa in se stessa, come voleva Stalin il giovane Segretario del PCUS (Partito Comunista Unione Sovietica). L’URSS da lui ereditata era ormai una nazione solida. La NEP (Nuova Economia Politica) voluta da Lenin aveva in gran parte risolto le principali emergenze del paese. Stalin iniziò in tutto il mondo un’azione diplomatica che favorì il nascere, in tutte le nazioni, di una rete di Partiti Comunisti comunicanti tra loro, che si organizzarono come una vera e propria organizzazione paramilitare. I dirigenti del Cremlino erano ben consapevoli che l’occasione della Rivoluzione mondiale era sfumata nel 1923 e molto difficilmente si sarebbe ripresentata. E’ innegabile comunque che dal 1914 al 1929 la sinistra abbia avuto il più formidabile periodo di successi. Dal 1930 al 1939 si aprì una fase completamente diversa. Alla fase iniziale degli “ideali” di Lenin, si passò a quella più “realistica” di Stalin. Questo non riguarda solo gli ideali della sinistra. Le nazioni erano alla ricerca del migliore alleato: tutti erano nemici di tutti e trattavano con tutti. Le diplomazie erano all’opera con margini ridottissimi di manovra. Il clima frenetico e di tensione non lasciava spazio a nessun altra scelta che non fosse il “realismo” più cinico e assoluto. E’ questo il clima che precedette la seconda guerra mondiale, nel quale la tendenza all’espansione economica delle grandi potenze determinò l’instabilità internazionale. Così terminò l’era degli “ideali” della rivoluzione di ottobre ed iniziò quella staliniana. Stalin, infatti, aveva ormai autorità sufficiente per sostituire il “leninismo” con la sua personale visione del “capitalismo di stato”. Alla luce dei fatti storici questa scelta si rivelò disastrosa. Il sogno segreto di Stalin era però quello d’invadere l’Europa Occidentale alleandosi con la Germania. Il “sogno” svanì con “l’operazione Barbarossa” la mattina del 22 giugno 1941, quando i tedeschi invasero la Russia. A guerra finita il mondo fu diviso in due. I Sovietici erano consapevoli di non poter reggere a lungo la concorrenza dell’America ed iniziò la “guerra fredda”. Consapevoli dell’insostenibilità della situazione, tra i russi iniziò un periodo d’apatia e depressione a cui Stalin rispose con il “terrore”. La conseguenza fu il susseguirsi di faide interne che minarono i vertici del PCUS. I dissidenti furono perseguitati crudelmente assassinati o deportati. Non se ne sarebbe mai saputo nulla se nel 1956, dopo anni di “terrore”, il 25 febbraio al XX Congresso del PCUS, Kruscev pronuncia il suo famoso atto di accusa contro il culto della personalità staliniana. Il 4 novembre, l’Armata Rossa invade l’Ungheria per scongiurarne la fuoriuscita dal Patto di Varsavia. Ma le conseguenze sul movimento comunista internazionale furono insignificanti. Infatti la sinistra era in crescita. La Rivoluzione Cinese, i successi militari in Indocina, i successi elettorali e la crescita dei Partiti Comunisti dell’Occidente erano un’onda inarrestabile che avrebbe travolto il mondo capitalista. Dal 1956 al 1969, il dissenso (tanto nell’URSS quanto nei Paesi satelliti) si fa sempre più forte. I Sovietici accusano di tradimento chi li abbandona, i dissidenti rinfacciano loro di aver tradito gli ideali della Rivoluzione. Paradossalmente, quanto più il blocco dell’est e l’Unione Sovietica si stanno sfasciando, ad ovest la propaganda comunista ottiene trionfi sempre più consistenti. I Partiti Comunisti occidentali avevano facile gioco ad evidenziare gli squilibri e le contraddizioni della “società del benessere” ed ottenevano sempre più consensi. Il “sessantotto” coglie di sorpresa tutti quanti, sia ad est che ad ovest. I “sessantottini” interpretano il comunismo a loro modo ed i Partiti Comunisti d’occidente sono ormai ad un passo dal traguardo che hanno inseguito per oltre vent’anni: andare al governo con l’appoggio di una parte delle forze di centro. Senza scendere nei particolari, dal 1970 al 1989 era di sinistra anche l’aria che si respirava. Il cinema, i media, il mondo dello spettacolo, gli avvenimenti internazionali: era il “nuovo che avanzava” contro il quale il capitalismo, votato al consumismo sfrenato ed idiota, era sempre più allo sbando. Mentre in Italia si esultava per il sorpasso del PCI sui democristiani, l’Unione Sovietica si trovava in una situazione economica disastrosa e aveva ormai perso il controllo dei suoi alleati. Nel 1989 cadde il muro di Berlino, nel 1990 si disgregò il blocco dell’est e nel 1991 fu la volta dell’Unione Sovietica. La sinistra occidentale era in grande pericolo. Per accelerare la conquista del potere, nel 1993 la sinistra italiana con “Tangentopolisi sbarazzò di tutti i suoi avversari politici. Nel 1994, con la “gioiosa macchina da guerra”, era sicura di andare indisturbata al potere, ma Silvio Berlusconi le infranse il sogno e rivincendo l’elezioni di aprile 2008 ha “certificato” la sua fine.

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