Powered By Blogger

giovedì 2 luglio 2009

La forza della leadership.

di Pietro De Leo

Nel suo libro Leadership e potere, Joseph Nye Jr sostiene che esistono due tipi di leader: quelli «eventful», il cui emergere dipende strettamente dal cambiamento repentino del contesto sociale, politico ed economico in cui si trovano; e quelli «event making», capaci di modificare essi stessi, con la loro intraprendenza, il corso delle cose. Silvio Berlusconi, forse, è l’unico caso in cui entrambi i modelli confluiscono. E' stato «eventful» nel 1994, quando entrò con energia in un contesto politico nel quale i liberali e i moderati non avevano più un punto di riferimento credibile, visto che tutti i partiti erano stati spazzati via dal ciclone di Tangentopoli.

E’ stato «event making» nell’autunno del 2007: il governo Prodi boccheggiava alle Camere sotto la morsa di Di Pietro e della sinistra radicale; ogni volta sembrava cadere ma rimaneva aggrappato al ciglio del burrone grazie ad una furba politica del «contentino». In quello scenario, Berlusconi (forte di una spinta popolare proveniente sia dalla manifestazione romana del 2 dicembre dell’anno prima e da una campagna –gazebo che vide milioni di italiani lanciarsi nell’attivismo politico) piantò il faro che avrebbe illuminato la strada vero un unico, grande partito liberldemocratico, la prima forza del Paese. E lo fece con un gesto emblematico, di «rottura», il discorso pronunciato sul predellino di un'automobile, in mezzo alla gente, a Milano in Piazza S. Babila. Ma Berlusconi è stato un «creatore di eventi» anche in queste ultime settimane. Il Presidente del Consiglio, proprio in un momento di grande popolarità, è stato reso bersaglio di un'offensiva inedita nei contenuti ma gà vista negli strumenti e nella tempistica.

Un'aggressione di tal portata a colpi di gossip, infatti non si era mai vista contro il premier. Ma l'insistenza di certa stampa su teoremi fasulli e conclusioni sballate, costruite in prossimità di una scadenza elettorale e di un appuntamento internazionale, è roba a cui gli italiani erano già purtroppo abituati dal 1994. Come lo erano alla tempestività di certa sinistra nel mettersi a traino di questa cattiva stampa per rivendicare un improbabile monopolio sui valori, sentendosi stavolta depositaria anche del diritto, vagamente stalinista, di guardare attraverso il buco della serratura altrui. E il Berlusconi «event making» ha reagito nel modo che gli elettori apprezzano di più, proseguendo in maniera spedita il suo cammino del fare, concentrato sulle emergenze che il Paese sta fronteggiando da mesi e su ciò che si aspettano dal governo le famiglie e le imprese. E rilanciando l'immagine dell' Italia in ambito internazionale sia nell'incontro alla Casa Bianca con Obama, sia al vertice Russia – Nato di Corfù. E' l'esempio di come una leadership vera sia una forte garanzia di governabilità. E' l'esempio - l'ennesimo – di un dialogo privilegiato con l'elettorato che la sinistra, dalla caduta del Muro di Berlino, non è più riuscita a costruire, e tenta di riallacciare da quindici anni attraverso la sistematica demonizzazione dell'avversario. A qualsiasi costo, anche quello di trascinare il Paese in una deriva polemica che rischia di disorientare l'opinione pubblica, minando in maniera spregiudicata la coesione sociale, addirittura in un momento di crisi.

Le ideologie sono finite. Le distinzioni nel mondo politico, oggi, si effettuano solo in base alla capacità e al coraggio di realizzare le riforme. La sinistra, però, si ostina a dividere il mondo in «buoni» e «cattivi», utilizzando degli schemi da antiquariato. E' per questo che vede la leadership come un incubo. Ed è per questo che, da troppo tempo, non riesce a trovare quella sintesi con se stessa ed il proprio elettorato talmente credibile da poter esprimere una guida forte. Un conto, infatti, sono candidati frutto di compromessi con realtà collaterali al mondo politico (leggi: poteri forti). Un conto sono i leader, che oltre ad essere i centravanti di una sfida elettorale devono anche indicare la via identitaria di una forza politica.

Nessun commento: