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sabato 22 agosto 2009

Vacanze di lavoro per Silvio Berlusconi. Vacanze rilassanti per 45 gioni per tutti i parlamentari. Due mesi di vacanza per i giudici.

Il Globo & La Fiamma - Australia
Venerdi, 21 agosto 2009
Giampiero Pallotta
Vacanze di lavoro per Silvio Berlusconi. Lui, che potrebbe spassarsela per mille anni stravaccato” nei migliori posti di villeggiatura, ha passato il pomeriggio di ferragosto in visita dei cantieri nell’area terremotata d’Abruzzo. Non vi e’ stato giorno che non sia stato coinvolto in impegni istituzionali in Italia e all’estero. Il poco tempo “libero”, rimastogli a disposizione, l’ha trascorso con i figli ed i nipoti, come se qualcuno gli avesse portato all’orecchio il suggerimento contenuto nel mio articolo del 26 giugno. In estate (particolarmente in agosto) l’Italia sembra fermarsi. I giornali sarebbero vuoti se non scrivessero delle “agostane” provocazioni di Umberto Bossi. Alcune vere e proprie “cavolate”. Chi segue da anni la politica sa che il “senatur” scegli sempre questo periodo per mettersi “furbescamente” in evidenza: lo fa per tenere alto l’entusiasmo dei suoi elettori. Poi, a fine estate, si acquieta consapevole che le decisioni finali le prende sempre Berlusconi. E’ una polemica surreale quella suscitata sulle “gabbie salariali”. L’opposizione, per pura demagogia, ha tirato fuori questa brutta, vecchia e superata espressione. Non si tratta altro, invece, che della riforma del modello contrattuale ampiamente condivisa dai sindacati, Confindustria e governo, ma anche da esponenti riformisti del Pd, come il giuslavorista e senatore Pietro Ichino. E’ chiaro che se la si chiama “gabbie salariali” ci riporta agli anni 50’: qualcosa di stravecchio e sepolto. In Italia le riforme si incagliano spesso sullo scoglio di qualche parola “tabù”, parole che non si possono dire, parole maledette. Il risultato è che tutto il dibattito politico gira intorno ai vocaboli. Una polemica montata “sul nulla”, ha dichiarato Berlusconi: “Non e’ mai stato parlato di gabbie salariali”. Altrettanto surreale la polemica sulle “ronde”, un’dea innocua. Guardie civiche, dei liberi cittadini dei comuni, che si organizzano per difendere le strade della propria città. Non sono armati, guardano soltanto. Magari non risolvono il problema, ma una mano di aiuto la daranno sicuramente. L’opposizione insiste nel chiamarle “ronde”, per far scatenare la fantasia: manganelli ed olio di ricino come nel ventennio. Fantasia malata di troppa gente che non ha mai vissuto in una dittatura. Si grida al regime, ma le “ronde”, poi, le fanno anche i sindaci di sinistra. E’ l'assurda confusione che monta una sinistra ormai finita e allo sbando. Come quando Berlusconi, qualche giorno fa, ha detto che la Rai non deve attaccare maggioranza e opposizione. Cosa c’era di scandaloso? Il servizio pubblico, pagato da tutti, non può essere partigiano. Ma poi le parole sono state “tagliate e rimodellate” per far credere che Berlusconi vuole una Rai che non riporti notizie scomode per il governo. E’ assurdo che il futuro rimanga incagliato nel passato in una ragnatela di parole “tabù”. In estate, dicevamo, chiudono le scuole, perfino il Papa va in vacanza e non possono fare altrimenti i parlamentari italiani che si prendono ben 45 giorni di “vacanze”. Ma in realtà le vacanze dei parlamentari durano dall’avvio della legislatura. Anzi, i nostri “rappresentanti” non sono in ferie: sono già in pensione. Pensionamento anticipato perché le due Camere hanno ormai una funzione puramente “ornamentale”. Le ore medie lavorative “mensili” dei senatori sono circa 29 ore e 13 minuti. I deputati un po' di più: 68 orein un mese”. Sembra un’eterna vacanza anticipata. Pagata però profumatamente: fra 329 e 489 euro all'ora i senatori (dipende dall'assunzione o meno di portaborse per cui percepiscono comunque i soldi). I deputati poco meno: 201 euro l'ora. Pagati fra i 200 e i 400 euro all'ora di lavoro, i cosiddetti “rappresentanti del popolo” si sono giustificati tutti spiegando di avere cose più importanti da fare che essere presenti in Parlamento. Quindi le Camere hanno chiuso per ferie. Le città si svuotano, le autostrade si riempiono e i caselli “incassano”. Gli italiani, popolo di viaggiatori, santi ed eroi, fanno le valigie e vanno alla ricerca di un po’ di refrigerio, chi al mare e chi in montagna: crisi o non crisi, la vacanza e’ sacra. Milioni di italiani sono partiti per le vacanze. Vacanze? Ovvero una fuga dalla realtà, da una politica più dedita alla ricerca dello “sputtanamento” del premier, e quindi dell’Italia, che alla ricerca delle soluzioni condivise ai problemi quotidiani del popolo. Gli italiani vanno in vacanza con la speranza di ritrovare, al loro ritorno, una classe politica riposata, più brillante e concreta. Si spera che comprenda che di Noemi, Patrizia, tombe fenice e passatempi vari di Berlusconi al cittadino medio poco importa. Gli importa, invece, che i soldi pubblici vengano spesi bene, che i servizi abbiano un livello qualitativo accettabile e che i “privilegi” delle varie “caste” non prevalgano sull’interesse di tutti. Gli Italiani vogliono certezze: un governo che governi ed un’opposizione che faccia politica, e non incentri il suo operare sulla calunnia e la maldicenza. Gli italiani vorrebbero un’informazione che informi, che faccia una critica costruttiva e non un’informazione vista dal “buco della serratura”. Alla ripresa dell’attività ci si augura una maggiore concretezza da ambo le parti. Dal Governo si vogliono fatti e riforme. Dall’opposizione idee, basta con la loro lotta intestina che porta alla loro distruzione. Per una giusta dialettica democratica l’opposizione deve essere forte e coesa. Da Settembre conteranno solo i fatti. E proprio i fatti dovranno essere raccontati dai media. Non più illazioni, non piu’ articoli sul si dice, si mormora, si vocifera cioè sulle chiacchiere. Gli articoli, su presunte intercettazioni e fotografie compromettenti, dovranno lasciare spazio a quelli sui fatti, sulle inchieste come quelle di Bari e sui problemi veri. L’Italia deve diventare un Paese “normale”, veramente democratico, concreto, onesto e giusto. Non ci e’ dato sapere come stanno trascorrendo le “vacanze” i "due" nostri rappresentanti (diciamo cosi’), alias Nino Randazzo e Marco Fedi. Non ci e’ pero’ sfuggito l’articolo della giornalista Natasha Bita apparso a pagina 3 su “The Australian” il 20 luglio scorso. Risulta subito evidente che la giornalista e’ all’oscuro della politica italiana, altrimenti non avrebbe dato credito alle dichiarazioni dei “due”. Sono veramente ridicole, da far sganasciare dalle risate tanto sono fuori dalla realtà, le esternazioni di Randazzo per la possibile chiusura dei consolati di Adelaide e Brisbane. Randazzo sostiene che Berlusconi avrebbe deciso di chiuderli per “vendetta” politica. Si vendicherebbe con gli italo/australiani perché non l’hanno votato nelle elezioni del 2006 e del 2008 mandando in parlamento due rappresentanti della sinistra. I dati elettorali smentiscono senza equivoci Randazzo. Se il centrodestra nel 2006 si fosse presentato unito, invece di piu’ liste, avrebbe vinto le elezioni. Tanto e’ vero che Randazzo e Fedi furono eletti con appena il 48,6%. Nel 2008 sono stati ancora una volta “graziati” dal centrodestra. Un’aspra “disputa” interna accesasi per la selezione dei candidati, ha determinato la mia espulsione dagli Azzurri da parte dei due “irresponsabiliBarbara Contini e Marco Zacchera. Decisi cosi’ di fare campagna elettorale a favore dei “due” contro i candidati del Pdl che, francamente, erano del tutto non idonei (escluso Salvatore Cristaudi del Sud Africa). Conservo ancora le e-mail di ringraziamento dei “due”. Presi dall’entusiasmo e sollevati dallo scampato pericolo, me le inviarono non appena appresero di essere stati riconfermati. Pensate che regalo milionario ho fatto ai “due”! La chiusura di alcuni consolati in tutto il mondo, non e’ una decisione personale di Berlusconi. E’ si al corrente, ma non nei dettagli di come stia effettivamente procedendo il Ministero degli Esteri. La verità e’ che, anni fa, il governo italiano aveva incaricato uno studio per ristrutturare la rete diplomatica per risparmiare denaro pubblico, lo studio si concluse nel 2001. E fu il governo Prodi ad iniziare le prime chiusure dei consolati (ricordo quella di Atene). Ritornerò sull’argomento nel prossimo articolo per parlare anche degli “indebiti pensionistici”. Conosce già la risposta (che e’ negativa) dell’IMPS e del Ministero delle Finanze, ma Randazzo farà ugualmente delle interrogazioni parlamentari, tanto per illudere e quindi seguitare a prendere per i fondelli i pensionati italiani. Vi anticipo che la colpa degli addebiti piu’ che dell’IMPS e’ da addebitarsi ai Patronati.

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