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domenica 28 febbraio 2010

Vi vuole screditare chi lavora per il bene dell'Italia. Governare gli italiani non e' difficile, e' INUTILE.

E’ un crimine che umilia ed impoverisce l’Italia la miserabile rappresentazione politica che in questi ultimi giorni e’ sotto gli occhi di tutto il mondo. Si e’ fatto e si sta facendo di tutto per delegittimare e umiliare le persone “per bene” e che sanno “fare”, mettendocela tutta per dipingerli come “delinquenti”. Qualcuno si meraviglia per quei due imprenditori che parlavano al telefono, fregandosi le mani ridevano pensando agli affari che avrebbero fatto con il terremoto. In un Paese dove i magistrati fanno i magistrati e basta, qualcuno di loro avrebbe dovuto avvertire, dell'esistenza di una registrazione del genere, la Presidenza del Consiglio. In automatico quei due “farabutti” (che dovrebbero essere espulsi dall’Italia) sarebbero stati esclusi da tutti gli appalti per il resto della loro vita. Dove invece la giustizia funzione a “senso unico”, alla Presidenza del Consiglio non viene detto nulla e poi si usa l'intercettazione come “fucile” contro i suoi funzionari. A pochi giorni dall’inizio ufficiale della campagna elettorale per le elezioni regionali, sembra ormai chiaro che si sta andando incontro ad un’altra delle campagne avvelenate a cui siamo, purtroppo, abituati da quando Berlusconi e’ sceso in campo. Falliti tutti gli attacchi al Premier, personali, economici e giudiziari, ora la strategia e’ cambiata. Si lanciano accuse infamanti sugli uomini più vicini a Berlusconi e che simboleggiano il governo del “fare” (Bertolaso, Letta, Verdini). Per l’azione congiunta della solita magistratura e dei media loro amici, “illegalmente” vengono pubblicate intercettazioni telefoniche che spesso diventano “ingannevoli”, perché fuori dal contesto dell’intero discorso. Poi usano casi di corruzione/concussione di esponenti del PDL (da condannare senza se e senza ma) per far passare il messaggio che il Pdl sarebbe un partito di ladri e malavitosi. A leggere i giornali non si capisce su che cosa indaghino i magistrati di Firenze: se sull’Aquila o sulla Maddalena, su Bertolaso o su Letta, su Verdini e il sistema di potere Pdl o su Veltroni e quello del Pd? Un esempio. Oggetto dell’intercettazione l’appalto per la realizzazione del nuovo Auditorium a Firenze. L’imprenditore Vincenzo Di Nardo, che sperava di accaparrarselo, si sfoga al telefono con l’architetto Marco Casamonti: “No, io so com’è andata questi sono stati tutti pilotati... Eh certo! È Veltroni. Quell’architetto (Desideri, amico di Eugenio Scalfari) è di Veltroni, l’impresa è di Veltroni e il sindaco Domenici ha preso gli ordini da Veltroni. È una vergogna... Ma che vuoi fare?”. Di Nardo non usa mezze parole quando viene intercettato mentre spiega che la “grande opportunita’” (del Parco della Musica di Firenze) l’ha gestita tutta "la cricca di Veltroni... la banda di romani”, e arriva a dirsi preoccupato per: “l”era Veltroni” che si prendeva tutto, da Roma a Firenze a Venezia. Nell’inchiesta non e’ chiaro se ci siano tangenti o escort, appalti o il favoritismo a parenti, per cui nelle trascrizioni non ci sono soltanto i nomi di cui sopra, ma anche i figli di un magistrato e quelli di un deputato, il fratello di Fini, la sorella di Umberto Eco, la moglie di Verdini e i cognati di molti altri, i funzionari dello stato, terzini del Milan e perfino l’architetto amico carissimo di Eugenio Scalfari, il fondatore del giornale “La Repubblica”. Boh! Non si capisce molto. A leggerla sui giornali questa non e’ un’inchiesta giudiziaria. Non si può dire nemmeno che sia una calunnia o una diffamazione. Qualcosa di losco ci sarà, visto che, da che mondo e mondo, gli intrecci tra politica e affari, tra potere e appalti, producono quasi sempre, ed in tutto il mondo, “mazzette” e atti illeciti. Ma se ci limitiamo a quello che leggiamo sui quotidiani, a parte i probabili reati, non ci sono prove vere, ma soltanto “macchinazioni montate” ad arte in modo da far credere che ci sia chissà cosa. “La Repubblica”, a proposito degli indagati, scrive più volte che si tratta di una “cricca”. A leggere le intercettazioni, invece, la parola “cricca” e’ usata dagli stessi indagati per definire la cordata imprenditoriale/politica di centrosinistra, vicina a Veltroni e Rutelli (e di cui, secondo loro, avrebbe fatto parte anche l’architetto amico di Scalfari). “La Repubblica” scrive: “Dalla Maddalena al nuoto, la rete di Letta”, come a voler fare intendere che il numero due di Berlusconi “inciuci” per chissà quali manovre illecite. Leggendo l’articolo si capisce che Letta si limita a chiamare Bertolaso, perché il commissario europeo Antonio Tajani gli ha detto che il collega all’Ambiente, Stavros Dimas, vuole aprire una procedura di infrazione sulla Maddalena. Bertolaso gli spiega che Bruxelles pone problemi ambientali, per colpa dell’ostruzionismo, al ministero dell’Ambiente, dei funzionari nominati a suo tempo da Pecoraro Scanio quando era ministro. Sicché Letta chiede se deve intervenire lui presso il ministero. E basta. Niente di piu’. E’ tutta qui la “rete” misteriosa di Letta, fatta immaginare dal titolo insinuante de “La Repubblica”. E’ ne’ più ne’meno che lo svolgimento del piu’ ordinario dei compiti istituzionali del sottosegretario alla presidenza del Consiglio. In un’altra pagina "La Repubblica" riparla della “cricca” composta da “sciacalli”. I magistrati avranno modo di dimostrare i reati degli indagati, ma “La Repubblica” continua ad insinuare: “A smascherare gli imprenditori che come avvoltoi – a cadaveri ancora caldi – si sono avventati sulla ricostruzione post terremoto, ci sono ora le intercettazioni”. Secondo “La Repubblica” e’ reato che gli imprenditori si siano subito dati da fare per vincere gli appalti. Chissà quante inchieste avrebbe pubblicato se la ricostruzione non fosse stata avviata immediatamente. L’Unità supera tutti per la sua “sciocca” faziosità. Riporta di un colloquio tra Denis Verdini, il suo amico imprenditore Riccardo Fusi e il governatore della Sardegna Ugo Cappellacci. Sostiene che parte del colloquio era “xenofobo”. Il governatore della Sardegna ha detto che “il vero grande limite della Sardegna siamo noi sardi”. All’Unita’ non conoscono il significato della parola xenofobo, che e’ qualcuno che odia gli stranieri e quindi non può essere addebitata a un “sardo” che rimprovera i “sardi”. Ma guarda caso il sardo in questione e’ un “berlusconiano” che ha sconfitto alle elezioni Soru, il candidato del Pd, allora editore dell’Unita’. Se si legge l’intercettazione, “spacciata” dall’Unità come “inchiesta”, si capisce pero’ subito che nessuno odia i sardi, ma che c’è stato un semplice scambio di battute e convenevoli interrotte da frequenti risate, come hanno rilevato i carabinieri. Berlusconi non e’ eccessivamente preoccupato, ma e’ molto cauto. Continua a proteggere con grande convinzione Guido Bertolaso, ma non sa cos’altro possa venire fuori dalle oltre ventimila pagine d’indagini dei Ros di Firenze. Le intercettazioni, dell’immensa indagine dei carabinieri, potrebbero finire sui giornali per molte settimane e nessuno sa se la lista dei politici coinvolti (di centrodestra e di centrosinistra) si allungherà. La strategia del Pdl e’ quella di separare gli attacchi giudiziari contro gli uomini piu’ vicini a Berlusconi, da quei fenomeni di corruzione dei “singoli”, sempre molto deprecabili. Dall’elezioni all’estero (vedi caso Di Girolamo) a Milano e Firenze, passando per gli appalti della Maddalena, rischiano di gettare fango su quanto di buono il governo ha fatto sino a oggi. Oltre a questi non indifferenti problemi, Berlusconi e’ “oberato” da quelli interni del Pdl. La “guerra mondiale” sulle liste per le elezioni regionali del centrodestra, come la definisce uno dei maggiori esponenti del Pdl, ha sconfortato Silvio. Aveva dato delle deleghe, aveva lasciato fare, ma i problemi invece di essere risolti gli ritornano immancabilmente indietro “ingigantiti”. Le due “culture”, An e Forza Italia, non si sono fuse. Sono in conflitto piu’ di prima. Tanti “galletti” starnazzanti che voglio primeggiare per diventare il “boss” di un pezzettino del “pollaio”. Berlusconi contava sui “filtri” che avrebbero dovuto risolvergli i problemi piu’ o meno marginali. Invece tutti ricorrono a lui per risolvere centinaia di storie, storielle e storielline del tutto “insignificanti”. Incompetenti ed incoscienti molti dei “gerarchetti”. Disturbano il Premier per delle “idiozie” quando sanno che e’ occupato a “sgarbugliare” molteplici e gravi problemi interni ed internazionali. Il Pdl, ad appena un anno dalla sua nascita, e’ già “vecchio”. Ha tutte le malattie di un partito della prima Repubblica: le correnti ed i gruppi che hanno iniziato a combattersi fra loro. Povero Berlusconi! Non vedrà l’ora che arrivi il 2013 per ritirarsi a vita privata. Chi glielo fa fare di perdere tempo dietro a questo “branco” d’incoscienti ed inconcludenti “imbecilli”. Quando nel 1932 il giornalista tedesco Emilio Ludwig, dopo sei mesi di permanenza in Italia per scrivere un libro sull’Italia e sugli italiani, andò ad intervistare Mussolini, gli chiese: “Ma deve essere ben difficile governare gente cosi’ individualista ed anarchica come gli italiani!”. Mussolini rispose: “Difficile? Ma per nulla. E’ semplicemente inutile!”. Se la stessa domanda venisse posta a Berlusconi la risposta sarebbe identica.

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