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venerdì 28 ottobre 2011

I problemi sembrano semplici sino a quando non si e' chiamati a risolverli.

Il caso Bankitalia e’ stato sfruttato, dai media e dai politici che avversano il governo, per attaccare Silvio Berlusconi. Come se qualsiasi altro Presidente del Consiglio al suo posto non avrebbe dovuto “destreggiarsi” tra i diktat di Sarkozy, le richieste perentorie della Merkel, le sollecitazioni del Quirinale, le pretese di Bossi e degli alleati, le bizze di qualche ministro, le imposizioni delle “lobby” e le rivendicazioni corporative dei funzionari della Banca d’Italia. Chi e’ scontento pensa che la colpa di tutto sia dei politici del momento, giudicati “imbecilli” e “disonesti”. Crede che mandando al potere altre persone, “d’incanto”, tutto andrebbe meglio e non pensa che i “nuovi” provengono dalla stessa scuola di chi viene sostituito. Non fa niente, diranno gli “indignati”, chiunque sarebbe meglio di Berlusconi. Ma l’esperienza ci insegna che non c’e’ fine al peggio. In politica bisogna avere idee chiare e concrete. Gli “indignati” suggeriscono soluzioni “deliranti” come: “Bisognerebbe impiccare ai lampioni gli evasori fiscali”. Ok. Anche il barbiere che ha tagliato i capelli gratis ad un povero pensionato, senza pagare le tasse? No, che c’entra! Ecco che è chiaro che il problema e’ più complesso. Ma c’e’ chi insiste a proporre soluzioni semplici, diciamo “ridicole”. La benzina costa cara? “Si realizzi il motore ad acqua!”. Vai a spiegargli che e’ una “chimera”. L’acqua, pur preziosa per altri scopi, non sprigiona nessuna energia. Il costo dell’energia e’ caro? Costruiamo centrali nucleari. Ma per carità! La soluzione sono le energie alternative e le fonti rinnovabili. Va a fargli capire che in nessun Paese industrializzato del mondo si e’ riusciti a fare a meno delle centrali nucleari e i Paesi emergenti ne stanno costruendo a decine. Rispondono che sono pericolose. Tutte le attività umane sono pericolose. Mentre il nucleare ha causato la morte di alcune centinaia di persone, milioni sono i morti procurati dalle altre attività considerate piu’ “sicure”. E le tasse? “Semplice, bisogna abolirle tutte”. Ok. Allora dovremmo fare a meno delle scuole, ospedali, carceri, strade, della polizia, pensioni ecc. La corruzione? “Tutti in galera, al primo sospetto”. Ottimo. E se fossi tu il sospettato? “Ma che centro io, non sono nessuno!”. Ok. Allora sbattiamo in galera gli altri, solo perché sono qualcuno. Questi ragionamenti sono “strampalati” sia per la “superficialità” con cui si vuole approfondire argomenti seri, sia perche’ risentono molto “dell’odio” che ha contaminato pericolosamente tutta la società in particolare quella italiana. La nostra epoca non ha piu’ la capacità di razionalizzare le “scienze sociali” e tende a “scusare”, e per sino “accettare”, ogni forma di violenza. Chi ha a cuore un problema cerca di risolverlo, e per cercare di risolverlo cerca prima di capirlo. C’è qualcuno che finora ha ascoltato una sola proposta intelligente e ben ponderata degli “indignati”? Pensate che si siano impegnati per comprendere i problemi? A giudicare dai risultati, niente affatto. Risolvere i problemi e’ un’attività impegnativa e noiosa. Sembra che gli “indignati” non siano veramente interessati a risolvere i problemi, e’ impossibile capire cosa li spinge. Per loro bisogna cambiare il mondo senza perder tempo a cercare di capirlo. Indignarsi “senza sforzarsi di capire” non serve a niente. O forse servirà a chi sarà in grado di sfruttare questa folla “vociante” per i propri fini. I piu’ “scaltri” degli “indignati” di oggi saranno i politici, i magistrati, i professori e i direttori dei giornali di domani. Assaltano i palazzi per “accomodarsi” dentro. Il fenomeno degli “indignati” e’ nuovo in quanto globale, ma i suoi “contenuti politici” sono vecchi di almeno ottant’anni. Gli “indignati” vogliono abbattere il sistema “capitalistico liberale”, per tornare a quel sistema “dirigistico statalista” che ha prodotto lo stato assistenziale. Quello che ha garantito le generazioni del passato creando un debito pubblico “mostruoso”, scaricando il costo dei privilegi “ingiustificati” sulle generazioni future: quelle di oggi. Non a caso che le parole d’ordine degli “indignati” sono che “il debito non si paga”, che le liberalizzazioni e le privatizzazioni “non si debbono realizzare” e che lo stato “deve finanziare le garanzie e i privilegi” delle vecchie generazioni alla loro generazione (fregandosene di quelle future) attraverso la “redistribuzione” del reddito. Può il movimento degli “indignati”, che chiede una “nazionalizzazione” delle banche come nei regimi totalitari degli anni trenta, entrare a far parte del centro sinistra per rimediare a tutti i guai dell’Italia? Certo, tutto è possibile. Ma poi mi sa tanto che udiremo un forte coro: “A ridatece er puzzone”

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