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mercoledì 25 luglio 2012

Valentino Del Favero e' libero!

Oggi 25 luglio 2012 Valentino Del Favero, accompagnato da Emilio De Zordo, lascia l’Australia per ritornare a vivere permanentemente nel suo paese natale Lozzo di Cadore (Belluno). Ben oltre quindici lunghi mesi sono stati necessari per “liberarlo”. Per “business” Valentino era “segregato” in una casa di riposo. Giunse a Melbourne con la nave “Aurelia” nel gennaio del 1961, aveva ventuno anni esatti. Per oltre trent’anni ha lavorato alla “Trasfield” nelle squadre che montavano i grandi tralicci elettrici per l’alta tensione. Quando lavorava nell’”Outback” restava lontano dalla moglie e dal figlio per lunghi mesi. Inviava cospicue somme di denaro alla famiglia, ma al ritorno non trovava conservato neppure un centesimo. Come ogni italiano il suo sogno era di comprarsi una casa, ma la moglie (non italiana) preferiva piuttosto condurre una vita agiata. Dopo un brutto incidente sul lavoro, a 56 anni, fu messo in pensione di disabilità. Da quel momento iniziò il suo “calvario”. La pensione era una “miseria” in confronto a quanto guadagnava lavorando. Per la moglie non era piu’ “la gallina dalle uova d’oro” e, senza alcun scrupolo, lo allontanò da casa invitandolo ad andare a lavorare con il fratello (cognato di Valentino) a Tweed Heads, nella Gold Coast. Per quel lavoro era ricompensato con un letto e un po’di cibo, senza alcun stipendio. Nonostante tutto Valentino riuscì a risparmiare una bella sommetta dalla sua pensione. Fu raggirato ed i soldi “sparirono”. Decise di ritornare a Cabramatta (Sydney), ma la moglie rifiutò d’incontrarlo. Fu ospitato a Campbelltown dall’unico figlio, ma subito dovette rinunciarvi perche’ non gradito dalla compagna del figlio. Trovò brevi periodi di ospitalità presso alcuni “amici”. Al termine di queste esperienze si trovò “homeless”. Passava le giornate nei parchi pubblici e alla sera cercava qualche rifugio di fortuna per dormire. Un pomeriggio, di circa sette anni fa, giaceva incosciente sul prato di Bigge Park di Liverpool. Fu notato da Mr. Scotty che, come il Buon Samaritano, si commosse e lo aiutò a rialzarsi e sostenendolo lo portò nel suo appartamento. Lo aiutò a farsi la doccia, gli diede dei vestiti puliti, gli offrì la cena ed un letto. Il giorno successivo gli trovò alloggio nello stesso palazzo in un appartamento dove vivevano tre uomini soli. Ogni giorno, al ritorno dal lavoro, Scotty andava sempre a visitarlo. Per circostanze ancora non chiarite, il 2 settembre 2010 nell’appartamento si sviluppò un incendio e Valentino fu ricoverato al Royal North Shore Hospital di Sydney in “coma” per le numerose bruciature in molte parti del corpo (ha perso l’uso dell’occhio sinistro). Il 15 ottobre 2010, dimesso dall’ospedale, il Guardianship Tribunal lo fece ospitare nella casa di riposo dove l’incontrai nel marzo 2011. In quel periodo fisicamente aveva recuperato molto bene ed era “autosufficiente” per alzarsi dal letto, vestirsi, curare la sua persona (doccia compresa), mangiare ecc., ma “psicologicamente” era ancora un po’ “frastornato”. Iniziai a farlo uscire quasi ogni giorno e in breve tempo i risultati furono “eccezionali”. Andavamo spesso negli Shopping Centre e frequentavamo i Club italiani. Ricevemmo da amici inviti a pranzo nei ristoranti. Spesso pranzava o cenava a casa mia e da li telefonavamo ai fratelli. Ha trascorso le ultime feste natalizie invitato a turno dai miei cinque figli. Questo nuovo stile di vita lo ha “rigenerato” e, pur rimanendogli qualche disabilità, e’ da considerarsi una persona “normale” e sarebbe stato dannoso per la sua salute fisica e mentale se avesse continuato a vivere nella casa di riposo. Il 14 febbraio 2012, dietro mio invito, giunse in Australia la cognata, Signora Loredana, con l’obbiettivo di riportarsi in Italia Valentino. La Public Guardian si oppose adducendo scuse “poco plausibili”. Il 15 febbraio accompagnai Valentino e Loredana a Budgewoi dal Signor Emilio De Zordo, loro compaesano e amico d’infanzia di Valentino. Generosamente Emilio si offri di ospitarli tutto il tempo necessario (Loredana ritornò in Italia il 27 marzo). Sia Emilio che Loredana si presero amorevolmente cura di Valentino. Giornalmente lo accompagnavano a camminare, gli preparavano cibo genuino e lo fecero visitare da alcuni dottori anche specialisti. Fu richiesta una nuova “valutazione” delle condizioni psiche e fisiche di Valentino, e cosi’ “ufficialmente” non fu piu’ considerato “disabile” ma “autosufficiente”. Finalmente terminò la “segregazione” nella casa di riposo ed iniziò permanentemente a soggiornare a casa di Emilio. Fu una vera “impresa” potere ottenere dall’ufficio Immigrazione la copia del Certificato di cittadinanza che Valentino aveva smarrito, il certificato era necessario per ottenere il passaporto. Dopo centinaia di lettere che avevo inviato a molti uffici governativi (fui diffidato e minacciato d’imprigionamento), finalmente, in data 19 giugno 2012, ricevetti la “lettera ufficiale” che attendevo da mesi: “Valentino poteva ritornare a vivere permanentemente in Italia”. Non credevo che ci fosse tanto “cinismo” negli uffici australiani e tanta falsità, ipocrisia ed opportunismo nei cosi’ detti organi “rappresentativi” degli italiani all’estero che si sono rivelati del tutto “inutili”. Sono stato, persino, costretto a “dimettermi” da volontario del CO.AS.IT. (Comitato Assistenza per gli Italiani). Fui messo di fronte alla scelta o aiutare Valentino che, secondo loro, avrei dovuto abbandonare al suo destino (sarebbe finito in una sedia a rotelle), o rinunciarvi per non creare “fastidi” sia alla casa di riposo (che avrebbe perso la cospicua somma che il governo gli versava per assistere Valentino) e sia al CO.AS.IT. che avrebbe visto compromessi i finanziamenti che riceveva dal governo australiano. A titolo personale continuo a fare del volontariato. Nel mio blog mi ripropongo di raccontare l’intera storia nei minimi particolari riportando nomi e cognomi. Desidero ringraziare pubblicamente Emilio De Zordo che se “generosamente” non avesse ospitato Valentino dal 15 febbraio al 25 luglio 2012, Valentino non avrebbe mai potuto recuperare fisicamente e psicologicamente per affrontare il lungo e faticoso viaggio aereo per l’Italia.

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