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mercoledì 5 dicembre 2012

Il Pd ha mancato l'ennesimo appuntamento con la democrazia e la modernita'.


L’avevo predetto che alle cosiddette primarie della sinistra avrebbe prevalso Pierluigi Bersani (con baffi e pizzetto e’ il sosia di Vladimir Lenin) nonostante fosse stato “stracciato” nell’ultimo confronto televisivo su Raiuno da Matteo Renzi. E’ la conferma che l’elettorato di sinistra non e’ “progressista” ma ostinatamente “conservatore” e “retrogrado” tanto che ancora invoca “a da veni’ baffo’”, e poi vogliono far intendere che in Italia non ci siano piu’ i “comunisti”! L’elettorato tradizionale della sinistra diffida del “liberale” e “moderno” Matteo Renzi solamente perche’ e’ “brillante” fa capire chiaramente quello che dice e per questo lo considerano “berlusconiano”. In poche parole, il popolo della sinistra diffida delle persone “intelligenti” li preferiscono ad un “insignificante” e “patetico” personaggio. Bersani ha vinto perche’ le regole imposte erano “assurde” ed hanno reso le primarie molto meno aperte di quanto si era detto. Il Pd ha “perso” perche’ ha mancato l’ennesimo appuntamento con la democrazia e la modernità. La sinistra in Italia e’ “irriformabile”. Il popolo di “sinistra”, dai vertici a gran parte della base elettorale, e’ terrorizzato dalla prospettiva di un loro leader capace di attirare l’elettorato indipendente o di centrodestra. Preferisce restare nel suo “recinto ideologico”, anche se “minoritario”, piuttosto che conquistare nuovi elettori e “aprirsi a nuove idee”. E’ più forte di loro! Gli ex Pci (ma anche gli ex Dc) i concetti di “democrazia” ed “economia di mercato” non li hanno “mai assimilati”. Dopo la caduta del muro di Berlino si sono adeguati, perché così richiedevano le “convenienze” dei tempi. Ma non riescono a convincersi di potersi affidare pienamente né alle logiche della “democrazia” né a quelle del “mercato”. Abbiamo ascoltato Bersani discutere del patrimonio degli italiani come di una ricchezza che si può in ogni momento “requisire” per il bene superiore del Paese, o che e’ ancora convinto che spetti al governo “dare” lavoro, dimostrando di non possedere alcuna cognizione di come la ricchezza si crea. Sono gli investitori italiani e stranieri che aprono le fabbriche e che danno lavoro. Ma molti di costoro sono andati o se ne stando andando via dall’Italia. Oltre ad essergli impedito di ottenere il loro “sacrosanto” profitto, pur rispettando tutti i “sacrosanti” diritti dei lavoratori, hanno la giustizia che non funziona, hanno contro la burocrazia, i costi di gestioni sono il doppio degli altri Paesi concorrenti e sono tassati oltre il 68%. Quale “idiota” volete che rischi i “suoi soldi” operando in Italia? Ora, che e’ previsto che al governo andrà Bersani a braccetto con Vendola e Di Pietro, la “fuga” degli investitori diventerà “precipitosa”. La paura di perdere le “primarie” ha costretto Bersani al “tutto per tutto”. Mentre Renzi invitava “tutti” gli italiani ad andare a votare per qualunque dei candidati rimasti in gara, Bersani, e tutto l’apparato del Pd, piegando le regole della competizione in corso, ha cercato d’impedire che gli italiani andassero a votare. Bersani aveva paura di perdere il confronto con “il nuovo che avanza”. Bersani ha avuto l’appoggio del 98% dei membri dei comitati provinciali e del Comitato dei garanti per “garantirsi la vittoria”, degna di quella dei leader comunisti dell’Est europeo nel prendere il potere nel secondo dopoguerra. Le regole delle “primarie” erano state scritte per lasciare il potere a chi avrebbe dovuto applicarle, ma una norma e’ chiara. L’art. 14 del regolamento consente la registrazione per il ballottaggio di coloro che “dichiarino” di aver avuto un impedimento, non dipendente dalla loro volontà, a registrarsi prima del 25 novembre. Non occorreva alcun documento giustificativo. Era sufficiente una “autocertificazione”. Così a pensarla era anche Berlinguer presidente dei garanti. Per non parlare, poi, della “ridicola giustificazione” di Bersani che, aprire nuove registrazioni al ballottaggio, sarebbe stata una presa in giro nei confronti dei tre milioni di elettori che hanno votato al primo turno. Gli italiani, insomma, si preparino ad essere governati da Bersani con meno del 30% dei voti di quel misero 55% di elettori che andranno a votare. Ovvero verrà preferito dal 18% scarso degli italiani aventi diritto di voto. Governerà con lo stesso “eccesso di zelo” burocratico, con la stessa “arbitrarietà” nell’interpretare le regole, con la stessa “mancanza di rispetto per la democrazia” e di “liberta” ed i cittadini verranno “alleggeriti” di una consistente parte della loro ricchezza personale. “A da veni’ baffo’”? E’ arrivato!

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