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domenica 23 giugno 2013

Un mare di crediti pericolosi

 

Domenica, 23 Giugno 2013
 
E’ stata data, con molto risalto soprattutto da parte del Corrierone, la notizia dell’esistenza di 545 miliardi di euro che Equitalia dovrebbe ancora riscuotere. Si tratta, nel gergo della contabilità pubblica, di residui attivi, ovvero di somme a qualche titolo inserite tra le poste attive di bilancio (entrate) e più o meno esigibili. Una somma portentosa, pari a quasi un quinto del nostro intero debito pubblico e ad una ancor più cospicua quota di PIL. I commentatori hanno fatto a gara nello stimare quali miracolosi effetti avrebbe sui debiti pubblici l’immediato recupero, ancorché parziale, di tali somme. Nessuno, invece, sembra essersi domandato il motivo di cotanto ritardo o dell’inefficienza di una struttura, a dire degli stessi commentatori, iperdotata di strumenti atti a perseguire il contribuente infedele, una volta individuato.
Cosa c’è, quindi, dentro quella somma? Crediti, certamente, ma la cui natura è difficile acclarare persino per Equitalia, oppure la cui esigibilità è scarsa o nulla. Solo un numero, perciò, iscritto a bilancio ma ben lungi dal rappresentare un vero credito ed ancor meno del sonante denaro per le casse pubbliche. Se, ad esempio, una buona parte di quei miliardi fosse rappresentata da cartelle pazze, errori di calcolo o di accertamento, o, ancora, da multe invalidabili perché rilevate senza rispettare le prescrizioni di legge, quel numero varrebbe semplicemente zero. Trovo perciò stucchevole basarci qualsivoglia ipotesi di “realizzo”. Tanto più che, a quanto ne so, le somme da recuperare dovrebbero già essere ben iscritte nei bilanci dello stato e degli enti pubblici che ne hanno affidato ad Equitalia la riscossione. A lume di logica, quindi, il rischio concreto non è quello di ridurre, con una mezza magia., di qualche centinaio di miliardi il debito pubblico, bensì, all’opposto, di apprendere con orrore e di comunicare ai mercati che il debito pubblico italiano è in realtà sottostimato, forse nella misura di 545 miliardi.

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