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mercoledì 25 settembre 2013

Il 476 d.C. nel futuro dell'Europa

 

 

Domenica, 22 Settembre 2013
Le cose invece piano piano peggioravano. La conclusione non poteva che essere la catastrofe e tuttavia, dal momento che il tempo passava e la catastrofe non si verificava, si sopravviveva in attesa degli sviluppi. Finché, nel 410, Alarico mise a sacco la città. Fu un avvertimento che non poteva essere ignorato, ma non si vedeva quale risposta si potesse dare: sarebbe stato necessario resuscitare quei romani guerrieri e patrioti che si erano ripresi persino dopo la sconfitta di Canne. La vita riprese a scorrere, forse si sperò che il destino decidesse autonomamente di salvare Roma, e invece arrivò Odoacre.
Quando il male progredisce, il passare del tempo non deve rassicurare. Una malattia asintomatica non è per questo meno grave: bisogna curarsi come se si stesse soffrendo molto e solo uno sciocco non lo farebbe, con la scusa che sta benissimo. A tutto questo si pensa mentre in Europa siamo in una situazione non dissimile da quella di Roma durante la decadenza. Da un lustro abbondante vediamo la crisi aggravarsi e da un lustro abbondante ci limitiamo ai palliativi. Ognuno spera che la tegola cada sul prossimo governo.
Il nostro tumore (maligno?) si chiama euro e i suoi guasti sono evidenti. Purtroppo ogni rimedio sembra peggiore del male. Se lo si annulla, può darsi che alcuni Stati molto indebitati falliscano. E mentre loro precipiterebbero in tragiche crisi economiche, cesserebbero di rimborsare i titoli detenuti dagli altri Stati, fino a provocare la crisi anche da loro. Si pensi che la Germania ha in portafoglio titoli dei Paesi che ha aiutato per circa 530 miliardi di dollari (Stratfor, 918). Ammesso che non si abolisca l’euro, ammesso che alcuni stati ne escano, ammesso che si creino un euro debole e un euro forte, può sempre avvenire che alcuni Stati vadano in default e si riproduca lo schema di prima. Basta che le Borse si spaventino. Allora si può ipotizzare che si permetta l’immissione di molta moneta nel sistema, per rilanciare l’economia: ma se il debito pubblico di un Paese come l’Italia continua ad aumentare nel momento in cui si tirano i freni al massimo e si tassa a morte il popolo, in quel caso il debito si metterebbe a galoppare, i risparmiatori potrebbero non comprare più i titoli, le Borse potrebbero spaventarsi e saremmo così nel caso precedente.
I motivi per non toccare il sistema sono impressionanti ma questo non impedisce che siano sbagliati. Se il male non guarisce e tende a peggiorare, per quanto catastrofiche possano apparire le cure, bisogna avere il coraggio di sceglierne una. A chi facesse mille obiezioni bisognerebbe chiedere: “Bene, questa terapia ti pare sbagliata. Ora facciamo che la crisi, invece di doversi dichiarare domani, si sia dichiarata ieri: che fai?”
Il nostro caso è esemplare ma il problema non è solo italiano. La stessa Germania si trova di fronte a dilemmi ineludibili e insuperabili. Se non aiuta i Paesi in difficoltà, questi falliscono e viene giù tutto il sistema. Se li aiuta diviene ancor più loro creditrice e in caso di loro fallimento la pagherebbe carissima. Inoltre, se la crisi continua, i Paesi dell’eurozona hanno sempre meno denaro per comprare i suoi prodotti e ciò ha notevoli effetti negativi sul suo export, che oggi è loro destinato per più della metà: con gravi riflessi sulla sua economia. La cosa ha già cominciato a verificarsi. Ma d’altra parte, come fare uscire questi Paesi dalla crisi, se la pressione fiscale, resa obbligatoria dall’euro, li tiene in catene?
Il quadro è ben noto. Ciò che qui interessa sottolineare è che l’attuale politica tedesca, italiana e in generale comunitaria tende a preservare il modello attuale. Ma il modello attuale tende a sua volta al peggioramento della situazione: con buona pace di tutti i nictalopi che vedono luci in fondo al tunnel. La prospettiva, nel medio termine, è lo scoppio finale. Non sarebbe meglio pensare ad una soluzione oggi che Alarico non è ancora arrivato? È da stolti pensare che tutto s’aggiusterà. Se noi non reagiamo, la storia non avrà certo la gentilezza di cambiare direzione per non farci soffrire.
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