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lunedì 30 aprile 2018


Il limite dei due mandati? 
Anche l’esperienza serve

(Solinas)
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Caro direttore 
sia il Movimento Cinque Stelle che Matteo Renzi hanno parlato spesso del limite dei due mandati. Ma, tolta ogni patina demagogica, è davvero cosa buona e giusta? Si può imparare anche a fare i politici soprattutto ora che non esistono più «le cellule» di partito? 
Marco Sostegni
Caro signor Sostegni, 
Come lei sicuramente ricorda la parola d’ordine «non più di due mandati per gli eletti» venne lanciata da Beppe Grillo nel suo primo «Vaffa-day» dieci anni fa. E da allora ha fatto molti proseliti nella convinzione che la politica non deve diventare un mestiere, che essere rieletto in continuazione non può costituire l’obiettivo esistenziale di parlamentari e amministratori. Ma vedo che anche su questo punto il Movimento sta cambiando opinione, si rende conto che l’esperienza e le competenze acquisite dagli eletti non possono essere buttate al vento. Se, per ipotesi, Di Maio diventasse premier e svolgesse con successo il suo compito cosa accadrebbe? Non verrebbe ricandidato perché il tempo è scaduto? Forse per evitare che la politica diventi un mestiere sarebbe meglio seguire il vecchio suggerimento di Amintore Fanfani: «Io consiglio ai giovani che vogliono fare politica: prima studia, impara un lavoro e conserva una tua possibilità professionale, in modo di non avere bisogno delle briciole della politica».

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