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mercoledì 16 maggio 2018

Il politologo: "Vi spiego cosa c'è dietro lo stallo"

Luigi Di Gregorio, docente di Scienza Politica all’università della Tuscia, ci spiega perché Salvini potrebbe far saltare il banco con il M5S e tutti gli 'unicum' di questo inizio di legislatura

“Mattarella non ha alternative che dare altro tempo a quei due altrimenti deve chiudere la legislatura. Sarebbe un unicum, nella storia della Repubblica non è mai successo che si sia tornati a votare senza aver avuto un governo che ci abbia almeno provato.







Così Salvini e Di Maio entrerebbero davvero nella storia…”. Luigi Di Gregorio, docente di Scienza Politica all’università della Tuscia, intervistato da ilgiornale.it, conferma il timore di un ritorno alle urne che aveva già prefigurato pochi giorni dopo l’esito del 4 marzo scorso.
Ma perché l’accordo tra Lega e M5S si è impantanato?
Salvini probabilmente si è reso conto che avere Berlusconi e Meloni fuori e lui al governo a faticare lo indebolisce. Inoltre governare fa male perché, a prescindere dalle cose che fai, 9 volte su 10 ti va male, come dimostra l’esempio Renzi. Quando sei al governo, a differenza dell’opposizione, non puoi fare o dire quello che ti pare e, poi, i media sottolineano tutte le cose che non vanno ecc…Quindi, secondo me, Salvini si sta rendendo conto che, a queste condizioni non gli conviene più andare al governo, dato che ci sono problemi nell’individuare un premier e nel programma che costa tanto e, con i vincoli europei attuali, non si può realizzare. Il rischio è più alto della resa anche perché Salvini avrebbe all’opposizione due 2/3 della sua coalizione che stava per prosciugare e, ora, può avvenire il contrario.
Poi il ‘premier terzo’ non si trova e Di Maio aspira ancora a diventare premier…
Di Maio, dopo aver detto dall’Annunziata di essere disponibile a fare un passo indietro, pare volersi riproporre dato che un premier terzo è difficile da trovare. Difficile perché non potrebbe metter bocca né sul programma né sui ministri. A quel punto sarebbe un premier talmente depotenziato che diventerebbe una figurina e non saprei chi si presterebbe a queste cose. Lo stesso Sapelli oggi dice: “avevo chiesto almeno di indicare i ministri”. Più facile ipotizzare una staffetta o un governo con Fraccaro o Giorgetti. Trovare un prestanome che ci metta solo la faccia quando tutto il resto è deciso da altri sarebbe un altro unicum. Che, poi, fare un governo politico con un premier tecnico sarebbe assurdo.
Avere un premier terzo o tecnico per un governo politico non sarebbe un altro unicum?
Un premier terzo che tenga insieme le due anime deve avere un potere sanzionatorio sennò non ha senso. Berlusconi teneva insieme Bossi e Fini perché era la forza moderata tra i due e soprattutto perché aveva una forza maggiore rispetto a loro due. Come puoi federare se non hai forza? Saresti come Prodi che dietro non aveva un suo partito forte e cadde due volte dopo due anni. E, se sei un tecnico puoi federare in un governo tecnico come Monti ma non lo puoi fare se guidi un governo politico. Mi pare la ricerca di una ciliegina sulla torta che non servirebbe a niente quindi penso che, alla fine, andranno a pescare uno di loro.
Anche scegliere prima il programma e poi il presidente del Consiglio non è un’anomalia? Di norma dovrebbe essere il contrario, o perlomeno, finora è sempre stato così. O sbaglio?
Noi siamo abituati a uno scenario da Seconda Repubblica dove i candidati premier, le alleanze e i programmi erano predeterminati. Ora siamo tornati a uno scenario da Prima Repubblica cioè che la forza che sta in mezzo, il M5S, si è aperta a tutte le possibili alternative. A quel punto il programma lo devi rifare. Essendo cambiata l’offerta politica, ci sta che si mettano al tavolo per cercare una mediazione. Resta il paradosso di non avere un presidente del Consiglio però, nei fatti, non è unicum perché il Capo dello Stato dà l’incarico a chi può vantare di avere una maggioranza quindi, se loro trovano questo premier, tutto rientra.
Quindi se non si riesce a formare il governo è colpa della legge elettorale?
Il paradosso è che noi abbiamo votato con la convinzione di essere in uno scenario da maggioritario e, invece, siamo tornati al proporzionale. Uno scenario in cui o qualcuno tradisce il voto degli elettori o il governo non si fa. La novità di queste elezioni è che, già da prima del 4 marzo, si sapeva che nessuno avrebbe vinto ma si è fatta la campagna elettorale più social ed è successo che si sono scannati non solo i politici ma anche gli elettori. Chi fa politica sa che oggi tu sei mio nemico e domani mio alleato ma convincere gli elettori, dopo anni di insulti, è più difficile e, secondo me, Salvini sta valutando anche questo. Se il governo non parte subito e bene ne pagherà le conseguenze anche perché il popolo che sta con lui ha dovuto ingoiare l’alleanza con il M5S che era il principale avversario del centrodestra.
Domenica Lega e Cinque Stelle consulteranno i loro sostenitori. Cosa dovrebbe spingere un elettore di Salvini a votare a favore dell’accordo di governo?
Queste elezioni hanno dimostrato che il voto è stato molto legato alle persone e poco ai temi. Questo lo ha dimostrato Di Maio che può aprire tutti i forni che vuole i Cinque Stelle possono cambiare idea sulle Olimpiadi, lo streaming ecc… e non perdere consensi. Ciò significa che il messaggio dell’elettore è questo: “mi va bene tutto purché governiate voi”. Ora la posizione leghista mi pare sia intenzionata a far saltare il banco usando le gazebarie.
E a quel punto cosa succede?
A quel punto si tornerà a votare in autunno perché l’ipotesi del governo neutrale pare saltata in quanto non avrebbe la maggioranza. Lega e Cinque Stelle, però, correrebbero il rischio di perdere consenso dopo questo giro di consultazioni. Ho l’impressione che siano in calo e, in termini di voti, si avrebbe un risultato molto simile al 4 marzo anche se Di Maio non potrebbe più dire: “Mai con la Lega o col Pd”, dopo averli corteggiati. Il refrain sarebbe una campagna incentrata sui “traditori del Paese”, magari con Di Battista candidato premier.
Quindi a Palazzo Chigi rimane Gentiloni? E Mattarella che ruolo avrebbe?
Sì, ci porterebbe alle urne un governo Gentiloni, fortemente depotenziato a meno che Mattarella ci riprovi col governo neutrale per impedire almeno l’aumento dell’Iva ma non è detto che ci riesca. Salvini e Di Maio chiederebbero di tornare alle urne anche se votare in agosto è impossibile. Mattarella è molto attento al fronte europeo perché finché l’Italia è nell’Ue e nell’euro non si può far finta che quel fronte non esiste. L’unica cosa che gli rimprovero è che, prima del governo Lega-M5s e del governo neutrale, avrebbe dovuto dare un incarico a Salvini per evitare retropensieri anti-quirinalizi.

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