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domenica 22 luglio 2018

Le lacrime (taciute) degli uomini

L’uomo piange sino dall’antichità. Ma oggi vuole essere un robot

Gli eroi antichi piangevano. Piange Achille alla morte di Patroclo, piange Ulisse nell’isola di Calipso pensando alla patria lontana.







Piange Pericle al processo di Aspasia. Piange Paolo mentre Francesca racconta.
Oggi ha finito per imporsi un modello di maschio che pensa di essere forte controllando i suoi sentimenti e anche la donna sta imitando il modello androgino e si vanta dicendo che cambia uomini come cambia i vestiti. Ma nel profondo la realtà è diversa. Anche lei si innamora e piange dopo avere fatto l’amore e talvolta ha gli occhi pieni di lacrime mentre lo sta facendo. E l’uomo innamorato piange quando non si sente amato dalla sua donna e, quando la rivede dopo una lunga attesa, gli salgono le lacrime agli occhi come a un bambino che pensava di avere perso sua madre nella folla e, ritrovandola, corre ad abbracciarla singhiozzando.
Nell’innamoramento profondo il maschio ha esperienze simili a quelle del bambino, si intristisce non appena la sua donna amata si allontana, ha continuamente bisogno di vederla, di parlarle, di sentirla vicina. E la donna sa amare anche a distanza, anche per anni un uomo che non l’ama con la sua stessa intensità. Di queste cose abitualmente non si parla perché nel mondo del lavoro e degli affari noi portiamo una corazza emotiva, ostentiamo un ottimismo di maniera, e mettiamo al primo posto il denaro.
I sentimenti amorosi sono vissuti come segno di debolezza, si preferisce il sesso che dà piacere e non ti lega. Ma al di là delle ideologie e delle mode gli esseri umani continuano a provare le antiche passioni. L’amore, la gelosia, l’invidia, la solitudine e continuano a innamorarsi, e allora ecco che anche l’uomo viene improvvisamente preso dal mal d’amore, e quando sente la voce amata lo prende un nodo alla gola e non riesce più a parlare. E lo stesso succede a lei. Sì, davvero, anche oggi nella nostra società della comunicazione i due innamorati talvolta fanno fatica a parlarsi al telefono tanto la loro voce è rotta dai singhiozzi, dalla commozione. Ma perché queste cose, che pure sono vere non si dicono? Perché abbiamo tanta fretta di assomigliare a dei robot?

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