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venerdì 9 ottobre 2009

Friday, 09 October 2009 09:52
GIAMPIERO PALLOTTA | L’Italia è divisa in due. Una maggioranza ottimista e lavoratrice, che tira il carretto, e una minoranza fannullona e parassitaria, che frena per mantenere i propri privilegi. Sono le “caste parassitarie”, un’eredità del ’68 che ancora oggi ci portiamo dietro. La sfida del governo è riuscire a battere queste “caste” che vivono sulle spalle dell’Italia sana che lavora e produce ricchezza.
L’Italia, ultramaggioritaria, che rischia tutti i giorni, che premia e dà valore al merito. L’Italia che è per la sana e leale competitività, per la trasparenza, che si confronta con le leggi del mercato mondiale, che rischia in proprio con la propria famiglia ed i propri beni. E’ l’Italia dei lavoratori dipendenti che rischiano il posto. E’ l’Italia delle piccole e piccolissime imprese dell’industria, del commercio, dell’artigianato, dei servizi. E’ l’Italia dei professionisti, dei pensionati, dei disoccupati e dei sottoccupati non tutelati. Dall’altra parte c’è l’Italia, per fortuna minoritaria, che vive di rendita, dei furbi, dei fannulloni, dei garantiti. Senza fare di ogni erba un fascio, è l’Italia dei cattivi dipendenti pubblici, dei “baby” pensionati, della cattiva politica, della cattiva magistratura, delle cattive banche, della cattiva finanza, della cattiva editoria, dei cattivi sindacati. E’ l’Italia che vive in modo parassitario e improduttivo sulle spalle della prima Italia. Questa seconda Italia parassitaria, dispone di mezzi e strumenti per rappresentarsi in modo potente e efficacissimo. Ha l’arroganza di pensare di essere la classe dirigente del Paese e ha la sfacciataggine di volerlo rappresentare culturalmente; sono invece i rimasugli pseudo-culturali del ’68 e dei settori più egoisti, ipocriti e parassitari della borghesia italiana. La prima Italia, impegnata a lavorare e a produrre, ha di fatto finito per delegare, alla seconda Italia, l’organizzazione e la gestione dei beni e dei servizi pubblici (scuola, cultura, università, salute, giustizia, burocrazia, politica), che sono stati occupati da potentissime “caste”. La sinistra, da sempre, ha scelto di difendere e rappresentare proprio questa Italia peggiore parassitaria, ha così impedito qualsiasi tipo di rinnovamento “ingessando” nell’arretratezza la società italiana. Gli eredi del ’68 e le borghesie “conservatrici” hanno conquistato spesso i vertici dei partiti di sinistra. La sfida che tuttora è in corso è da una parte l’Italia che lavora e produce ricchezza, dall’altra l’Italia parassitaria e burocratica. Da una parte chi spinge per le riforme e il cambiamento, dall’altra chi vuole che tutto rimanga immobile per proteggere le loro posizioni parassitarie. Da una parte c’è uno schieramento politico popolare e interclassista, dall’altra tutti gli altri che ormai sono scollati dalla realtà socio/politica dell’Italia. Da una parte, grazie a Berlusconi, la determinazione di attuare le politiche del cambiamento. Dall’altra un’armata Brancaleone che lotta, insieme con alcuni poteri forti, per far finta di voler cambiare tutto per non cambiare niente e che vorrebbe dirigere il Paese senza il consenso popolare.
Berlusconi passerà alla storia per essere stato un “conservatore” ed un “rivoluzionario progressista” allo stesso tempo. Conservatore perché ha compreso e dà voce ai valori popolari tradizionali degli italiani. Rivoluzionario progressista, perché vuole sconfiggere l’Italia parassitaria delle rendite e dei privilegi. Silvio è il motore per la modernizzazione dell’Italia, per farla cambiare, per migliorarla e farla crescere. Ha sciolto le vecchie contrapposizioni tra datori di lavoro e lavoratori, oggi storicamente uniti per puntare alla crescita e all’espansione per il bene dell’Italia. Dopo neanche un anno e mezzo dall’inizio della legislatura, il Governo Berlusconi non solo ha agito per una rigorosa ed efficace gestione per agganciare rapidamente la ripresa, ma, con le riforme messe in campo, ha iniziato a “smantellare” l’area parassitaria della rendita, del privilegio e dell’immobilismo sociale. Di fronte a questi “epocali” cambiamenti è più che naturale che, nella maggioranza di governo, vi siano su alcuni temi, a partire dalle questioni etiche, opinioni diverse, che contribuiranno a vitalizzare la maggioranza e non ad indebolirla. Al centro dell’azione politica il governo ha messo la “persona”. Brunetta, ministro della Funzione Pubblica, vuole che cambi il rapporto tra il cittadino e Pubblica Amministrazione. I “padroni” dei “public servants” sono i cittadini e non viceversa. Il ministro dell’Istruzione e dell’Università, Gelmini, per avere una scuola più efficiente e formativa, vuole che prevalga la meritocrazia e la responsabilità di tutti, dai professori agli studenti. Il ministro del Welfare, Sacconi, vuole raggiungere il doppio obiettivo di non lasciare nessuno indietro e di costruire un più dinamico sistema di relazioni industriali. Anche la razionalizzazione delle risorse finanziarie, che ha imposto delle riduzioni, ha l’obbiettivo di non sprecare denaro pubblico per convogliarlo verso i servizi più importanti ed essenziali dei cittadini. Ma purtroppo l’Italia minoritaria dei parassiti, dei poteri forti e della magistratura deviata vorrebbe far interrompere l’azione incisiva che sta portando avanti il governo. Silvio si sta preparando per fare riforme importanti per cambiare l’Italia e renderla più moderna ed efficiente. Ma da mesi ci sono continue campagne contro di lui, condotte, come si è visto, senza esclusione di colpi. Tutto questo lascia pensare che potremmo trovarci in una situazione analoga a quella del 1992/1993, quando la Magistratura milanese, con “mani pulite”, di fatto, operò un colpo di Stato, sopprimendo i partiti che raccoglievano la maggioranza dei voti dei cittadini. La sinistra adesso si sta fregando le mani perché intravede la possibilità di liberarsi di Berlusconi.
La sinistra è lontana dalla realtà. Berlusconi è stato a lungo rappresentato come un pedofilo, un disonesto, un profittatore di regime, un dittatore corrotto e corruttore, in una parola il peggiore tiranno che l’Italia potrebbe avere, e tuttavia non solo è ancora al potere, ma ha un forte sostegno dei cittadini e continuerà a governare anche senza il Lodo Alfano. Ma se si dovesse andare a nuove elezioni, come nel 1994 che pensava di vincerle con la “gioiosa macchina da guerra”, anche questa volta la sinistra verrà sconfitta. Gli italiani non sono degli “ignoranti zoticoni” da educare, come pensano quelli di sinistra. Gli elettori daranno a Berlusconi molto di più del 51%. Bossi farà un tale pieno di voti al nord che la questione della secessione della Padania potrebbe diventare realtà. E’ sotto gli occhi di tutti la pietosa farsa delle “primarie” del Pd. Alzi la mano chi vede proposte per il Paese dalle feroci baruffe “democratiche” tra i contendenti alla segreteria. Rutelli, che di fatto ha abbandonato il Pd, ha scritto un libro “La Svolta” e nelle prime righe si legge: “E’ difficile sostenere che il Partito democratico non sia nato. Ma si tratta davvero dell’adempimento della sua promessa?”. I delegati che si recheranno al Congresso del Pd del 25 ottobre andranno ad assistere al suo funerale. L’opposizione non può dire che stia svolgendo un servizio pubblico e di servire gli italiani. Fa manifestazioni per dire che la libertà d’informazione in Italia è a rischio, per colpa di Berlusconi. Il 76% degli italiani sono convinti che sia una balla. La libertà di informazione è in pericolo quando si chiudono i giornali avversari (Repubblica, come molti altri giornali antiberlusconiani, continuano a ricevere i finanziamenti pubblici). La libertà di stampa è in pericolo quando non nascono giornali di opposizione. Il 29 settembre è nato “Il Fatto” diretto dall’ex direttore dell’Unità Antonio Padellaro, in redazione Marco Travaglio e Furio Colombo, un terzetto di feroci “antiberlusconiani” che avranno Di Pietro come appoggio “esterno”. La libertà è in pericolo quando i giornali non possono pubblicare le notizie. Il più grande giornale italiano, il Corriere, ha pubblicato in prima pagina l’elenco di tutte le “escort” che frequentavano Palazzo Grazioli. La manifestazione di Roma, a favore della libertà di stampa (per la quale siamo tutti d’accordo), è stata quella che ci si aspettava di vedere. Le solite facce barbute dei giovani dei centri sociali. Molte facce di ragazzotti con gli occhi spiritati che sembravano dicessero: “non capisco nulla di quello che stanno dicendo, ma se lo dicono loro che sono persone perbene con giacca e cravatta...”. Ragazzine esibizioniste, con borchie al naso ed alla bocca con tatuaggi ogni dove, il cui unico scopo era quello di marinare la scuola e fare girotondi al suono dei tamburelli per fare più casino possibile. Pensionati in gita turistica a Roma sponsorizzati gratuitamente dalla CGIL. Bersani e Franceschini, che si insultano in tutte le salse, passeggiavano abbracciati. Bertinotti, che aveva appena lasciato il suo “ranch: Fidel Castro” in Umbria con piscina riscaldata, rievocava la lotta di classe del 1919. Casalinghe che non avevano perso l’occasione per fare gossip. Qualche clandestino di colore che ha colto l’occasione per mangiare un panino gratis. Di Pietro, che (proprio lui, il re delle querele!) non ha perso tempo per continuare ad insultare Napolitano. Qualcuno del Pd, consapevole che l’intera nazione stava ridendo per questa ridicola farsa, ha cercato di giustificare quei “farabutti” asserendo che: “Non manifestavano contro il governo ma contro il condizionamento che fa Berlusconi sulle reti Tv”. Questa è l’Italia che brama di ritornare al potere, che ha scelto per eroina ed icona una ”escort”: leggasi “prostituta”. Non poteva essere altrimenti: la sinistra è tutta un bordello!

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