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lunedì 6 febbraio 2012

Oscar Luigi Scalfaro.

Come sempre il rispetto per la persona che ci lascia e’ sentito e doveroso. Mi sembra un’ipocrisia, invece, elargire a piene mani “elogi” sulle “qualità umane” di Scalfaro. Dal presidente della repubblica ai politici di sinistra, e non solo, ai più alti gradi della Chiesa si sono stracciati le vesti per celebrare la “cristianità” e la “coerenza” di colui che fu. Vorrei sollecitare, sempre nel rispetto per l’uomo scomparso, una riflessione sulla fucilazione di Enrico Vezzalini e altri “repubblichini” a “guerra finita” furono processati e condannati a morte su richiesta del pubblico ministero Oscar Luigi Scalfaro a Novara il 23 settembre del 1945. Ebbene, un fervente cattolico, “difensore dei principi morali della chiesa”, come viene dipinto oggi da illustri “prelati” e dai componenti della sinistra, ha ordinato la morte di altri uomini, per quanto colpevoli, oltre a sostenere la legge sull’aborto. Se questa é “coerenza” e “cristianità”! Scalfaro non mancherà a molti. Come si può poi dimenticare ciò che combinò nel dicembre 1994? Per questo molti lo ricordano come il peggior presidente della repubblica Italiana. E’ noto che con molta “riluttanza” Scalfaro, il 10 maggio 1994, aveva incaricato Berlusconi a formare il governo dopo che aveva vinto le elezioni e che da subito iniziò a mettergli i bastoni tra le ruote. Berlusconi preparava la lista dei ministri, Scalfaro disse a Bossi: “Se escluderai Miglio, quando rovescerai il governo io non scioglierò le Camere” e pose il veto per altri personaggi che non dovevano essere scelti come ministri. Il 21 novembre 1994 Berlusconi ricevette un invito a comparire mandato dal Pool di Milano “notificatogli” tramite le pagine del “Corriere della Sera” mentre stava presiedendo a Napoli una conferenza internazionale sulla criminalità. Per quella vicenda, nell’aprile 2006 dopo dodici anni, Berlusconi venne assolto con formula piena per non aver commesso il fatto. Ma questo processo con tutti gli altri, dove non e’ stato mai condannato, ha inciso molto negativamente sulla sua vita politica. Nell’occasione dell’avviso di garanzia a Berlusconi, Scalfaro convinse Bossi ad uscire dal governo. Come avvenne il “ribaltone” lo ha raccontato nel suo libro “Il mio progetto” (edito nel 1996) Umberto Bossi nel quale racconta il “patto segreto” tra Bossi e Scalfaro a cui si “accodarono” Massimo D’Alema e Rocco Buttiglione. L’obbiettivo era evitare le elezioni dopo la caduta del governo Berlusconi. Scoperto il “giochetto” furono in molti a pensare di accusare Scalfaro e di chiedere lo “impeachment”, il piu’ attivo fu Marco Pannella. Subito dopo l’avviso di garanzia, Bossi iniziò a fare “casino” e la “grande stampa” a sparare a “pallettoni” contro Berlusconi, per non parlare della magistratura. Quando Berlusconi annunciò una manovra economica con la riforma delle pensioni (che anche la sinistra considerava giusta) i sindacati preannunciarono “l’inferno” per la manifestazione del 12 dicembre 1994 con un milione di persone in piazza. In cuor suo Scalfaro ne fu felice. Fu un capolavoro di ipocrisia politica da parte di tutti: la riforma delle pensioni proposta da Berlusconi (un 3% annuo in meno per chi fosse andato in pensione d’anzianità senza aver raggiunto l’età pensionabile) fu considerata uno scandalo: la stessa riforma sarà poi fatta dal successivo governo di Lamberto Dini. Il 21 dicembre 1994 Scalfaro, sprizzando gioia, accolse le dimissioni di Berlusconi che rimase in carica sino al 17 gennaio 1995. Finalmente Scalfaro, infischiandosene della Costituzione, poteva presentare un suo nuovo governo anche se promise a Berlusconi le elezioni a breve con la precisa intenzione di “non mantenere la promessa”. E nel frattempo, per il bene del Paese minacciato da Berlusconi, dava tempo alla sinistra di riorganizzarsi: tanto è vero che poi vinse le elezioni. Il governo di Lamberto Dini durò dal 1995 alla primavera del 1996, fu la lunga mano di Scalfaro che brillò per la “ostinazione” con cui volle tentare di prolungare la sua durata ad ogni costo, inventandosi continuamente nuovi obiettivi ogni volta che aveva conseguito i precedenti. Finché non fu il partito di Bertinotti a staccare la spina. Ciò che accadde allora, si e’ ripetuto ora con il governo Monti, sia pure in forme diverse. Oggi Napolitano si e’ fatto il suo “personale governo” del Presidente. La dipartita di Scalfaro, dunque, non lascia un vuoto. E’ rimasta celebre la sua apparizione in Tv, interrompendo la trasmissione di una partita di calcio, per gridare agli italiani quel “Non ci sto!” di fronte alle accuse che gli venivano mosse circa alcune vicende oscure (ancora in via di chiarimento) in cui lo si supponeva implicato. Quel “Non ci sto!” che non ha concesso ad altri che si sono trovati nelle sue stesse condizioni, come l’ex presidente del Consiglio Berlusconi. Scalfaro ordinò alle sue guardie del corpo di picchiare con calci e pugni il giornalista Valerio Staffelli che voleva consegnargli il “tapiro d’oro” per la sua famosa frase. Il pestaggio avvenne sotto i suoi occhi con suo compiacimento e questo non mi sembra l’agire di un che voleva apparire “buono” e “cristiano”.

1 commento:

indignato jo Giorgio Dini Ciacci ha detto...

SCALFARO era la "chiave di volta" della CUPOLA TOGABANA il "crollo" porterà all'emergenza MACERIE TOGABANE "vabbuò"

Cari amici,11.02.12: in senso figurato la "chiave di volta" rappresenta l'elemento centrale e portante di qualcosa, attorno al quale ruota un sistema, una dottrina, una scuola, nella fattispecie, una serie di "tragici" eventi, fucilazioni titine, fucilazioni alla schiena, attentati, atti terroristici, finanziamenti illeciti, sentenze monnezza, tso, iniezioni di risperdal_retard, caffè alla stricnina, peperoncini chirurgici.... Oscar Luigi SCALFARO da Neveri, l"io non ci sto", era la CHIAVE DI VOLTA della CUPOLA TOGABANA.

Il chirurgico "peperoncino" di Gianna Rosa Marianna, ha posto "fine" alla CUPOLA TOGABANA, gli effetti, son già visibili, dalle contestate e di facciata commemorazioni, al funerale al peperoncino, niente Duomo, niente Vaticano, ma Trastevere, sulla bara non c'era il Tricolore, ma un bouquet di peperoncini rossi, nessun lutto nazionale, nessuna bandiera a mezz'asta, tutti a scuola!!!

Morto il "papì" non se ne farà un altro!!! Borrelli il "compagno di merende" non sapevo gli piacessero anche i peperoncini, in accordo con la più "papabile" Boccassini, si son subito defilati, niente funerali, ne fiori, n'anca un opera di bene.... mi aspettavo di esser "graziato"; Napoleone che gioca d'anticipo, è stato preceduto da Flick e da Gabriele Paolini, il "potere forte" ha per primo trattato l'acquisto, per conto del Vaticano, della mole degli scottanti documenti, il "potere debole" lo ha anticipato, per farsi vedere, per primo, in TV, sotto casa del "morto"!!! l'irriducibile_comunista, stavolta è stato doppiamente bidonato, complice la trasparenza delle TV in diretta!!! Caselli&Fassino, che han fatto il bis, son andati ad entrambi i funerali, "avvoltoi" andati a spese del Ministero e del Comune.... e io.... pago!!!

L'emergenza MACERIE TOGABANE, ci costerà qualche punto di PIL, almeno un paio!!! 8.000&rotti TOGABANI per un reddito annuo medio 2010 di 169.000€, sol di "stipendi&indennità-pompini", più le spese... fate voi il calcolo.... fate un emendamento alla legge 8.000&rotte proroghe.... svuotate i palazzi.... fora dai ball..... meno.... meno pagati.... pochi.... ma buoni
emerito indignato jo Giorgio Dini Ciacci Milano gio2opg@gmail.com