Prima dell’11 febbrai 1994 ero un convintissimo “antipolitico” ed avevo una “pessima” opinione dei politici che consideravo “politicanti” e per giunta “furfanti”. Mi ero fatto questo concetto dopo che, vent’enne (1959), l’avevo visti “all’opera” alla Camera dei deputati dal “loggione” riservato ai cittadini che vengono ammessi a “godersi lo spettacolo”. Per la verità, questi ultimi 18 anni, in cui mi sono interessato di politica, sono serviti per convincermi ancor di piu’ che era del tutto esatto ciò che avevo “dedotto” circa 34 anni prima. La politica mi ha sempre “infastidito” ed e’ per questo che mi ero sempre tenuto alla larga. Non ho mai “ambito” al “posto fisso statale” e, quindi, non ho mai partecipato a concorsi e, di conseguenza, non ho dovuto chiedere raccomandazioni all’onorevole, o al senatore, al sindaco, al vescovo o a qualche “caporione” politico locale. Per “vocazione” ho scelto di lavorare alle dipendenze di ditte private oppure come imprenditore autonomo. Soltanto per mancanza di opportunita’, sei anni fa’ sono andato in pensione all’età’ di 67 anni. L’Australia ha impiegato circa una settimana per concedermi la pensione e, per ricompensarmi di averla ritardata di due anni, mi ha liquidato anche un discreto bonus. L’Italia, oltre a non avermi riconosciuto alcun bonus, ha liquidato la pensione dopo circa un anno. E’ “abissale” tra i due Paesi la differenza con la quale vengono trattati i cittadini. Ora che sono “pensionato”, lavoro il doppio di prima e senza stipendio, in piu’ spendo quel poco di mio. Quando uno e’ “fesso” e’ “fesso” per tutta la vita! Questo e’ quanto decreteranno i “furbacchioni” che hanno sempre vissuti alle spalle dello Stato italiano e che, magari, sono andati in pensione molti anni prima di aver compiuto 65 anni. Ma io sono “orgoglioso di aver sempre dato” al mio Paese senza mai “sfruttarlo” e di aver contribuito al “miracolo economico” del ’60. Quando l’11 febbraio 1994 fondai il “Club Forza Italia” a Sydney, erano gia’ 12 anni che risiedevo in Australia ed avevo avuto modo di apprezzare l’organizzato sistema governativo australiano sia a livello “statale” che “federale”. Una volta “sistemati” i miei cinque figli, il mio interesse alla politica, fu dovuto in gran parte al desiderio di veder realizzate alcune riforme necessarie a rendere l’Italia all’altezza dei tempi e metterla al livello delle democrazie più avanzate, tutte molte più snelle ed efficienti della nostra, gravata da “elefantiasi” e “paralisi” ad ogni livello. Ero stanco marcio di quei “guitti” che continuavano con i giochetti ai quali gli italiani “abboccavano” da circa 50 anni. La mia “simpatia” per Silvio Berlusconi derivava dall’aver visto in lui l’uomo che “poteva trasformare” l’Italia in un Paese da essere governato almeno a livello australiano. Purtroppo non e’ stato così. Per tanti motivi l’obbiettivo e’ stato mancato, soprattutto per i “tradimenti” dei suoi alleati di turno, primo fra tutti quello di Gianfranco Fini. Ma, nonostante tutto, la “scesa in campo” di Silvio Berlusconi e’ stata molto importante per avere messo in evidenza tutto il “marcio” che l’Italia era andata accumulando anno dopo anno dovuto alla corsa “smodata” e “folle” del potere, che ha caratterizzato le “fameliche” forze politiche uscite dal “digiuno” di una lunga dittatura. Se non altro a Berlusconi gli si deve riconoscere il “merito” di essere riuscito, con la sua presenza e la sua politica, a mostrare agli italiani il “marcio” che ha devastato e sta devastando ancora di più la nostra democrazia. E’ un “merito” che non gli viene riconosciuto abbastanza e che invece qualificherà positivamente la sua esperienza politica e gli assegnerà un posto nella storia. Con Berlusconi gli italiani hanno potuto vedere tutto il “marciume” che si era consolidato in tutti questi anni grazie a personaggi che si sono “accaparrati” il potere e si sono concessi “privilegi” che ora vogliono “conservare” con le unghie e con i denti. E’ per questo che si sono scagliate contro Berlusconi, “manifestamente” o “occultamente”, quasi tutte le istituzioni italiane. Tra queste la magistratura, che ha temuto l’avvicinarsi del tempo della “resa dei conti” a suo danno, e perciò ha reagito con tutti gli enormi poteri in suo possesso e con la complicità e la colpa di tutte, o quasi, le istituzioni. Con l’ultima sentenza di alcuni giorni fa sul caso Mills, la partita tra la magistratura (di una parte) e Berlusconi si chiude con un 25 (tanti sono i processi conclusisi senza condanna) a “zero” a favore di quest’ultimo. Rimangono tre processi in corso, compreso il caso Ruby, riuscirà la magistratura a segnare il “goal” della bandiera?
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