Mario Monti tira a campare.
L’avevo scritto appena aveva ricevuto l’incarico: Monti e’ una “pistola scarica”, ne ho ora la conferma e mi dispiace di aver avuto ragione adesso che stavo per credere che fosse l’uomo giusto al posto giusto. Il governo ha annunciato la “capitolazione” sull’art. 18 cedendo alle pressioni del Pd e della Cgil e non e’ da stupirsi se il Pdl e Casini avranno chiesto qualcosa in cambio. Nulla e’ cambiato per “incoraggiare” gli investitori stranieri che continueranno a tenersi alla larga dall’Italia mentre gli industriali italiani, con ancora un po’ di capitale disponibile, investiranno all’estero, nella “trappola“ rimarranno i piccoli industriali a corto di capitali e quelli che stanno per fallire. Chi creerà i posti di lavoro per i giovani? In attesa di capire quali concessioni ha ottenuto il Pdl per cedere sull’articolo 18, il Financial Times ed anche il Wall Street Journal sembra voltare le spalle a Monti, paragonato solo pochi giorni prima niente meno che alla Thatcher. I due quotidiani finanziari, dopo la sbornia “montiana” iniziale “euforici” per il “defenestramento” di Berlusconi, cominciano a giudicare Monti con piu’ obbiettività. Le stangate fiscali che sembrano mai non finire, l’aumento dei prezzi dei carburanti e della bolletta energetica, il pasticcio dell'Imu (Imposta Municipale Unica) da cui scopriamo che sono “incredibilmente esentate” le banche, le sedi dei partiti e dei sindacati ed altri “privilegiati”, mentre “la pagheranno gli anziani” ricoverati nelle case di riposo, e’ l’ennesima prova della non “equità” dell’azione del governo. La “non riforma del lavoro” rischia di decretare la fine della credibilità di Monti che, per ragioni ancora incomprensibili, preferisce “tirare a campare” invece di procedere a vere riforme urgenti e necessarie. L’unica riforma di un certo rilievo resta quella delle pensioni, per il resto solo tasse che hanno depresso l’economia, aggravando una recessione che rischia di compromettere la ripresa economica ed il risanamento del debito pubblico. Con il “flop” sull'articolo 18, Monti butta la maschera ed e’ chiaro che sta “bleffando”. La “non riforma” del lavoro e’ il “preludio” di cosa intendono concretamente il Pd, il Pdl e l’Udc: una “Grande Coalizione” nel 2013 dopo il governo dei tecnici. Ancora “lacrime e sangue” per gli italiani “senza farsi del male a vicenda” e salvando i loro scandalosi privilegi. Se fosse cosi’ Angelino Alfano e neppure nessun altro avranno il mio voto. Un sondaggio indica che soltanto l’1% degli italiani ha fiducia dei partiti. A me sembra una percentuale anche troppo alta.
L’avevo scritto appena aveva ricevuto l’incarico: Monti e’ una “pistola scarica”, ne ho ora la conferma e mi dispiace di aver avuto ragione adesso che stavo per credere che fosse l’uomo giusto al posto giusto. Il governo ha annunciato la “capitolazione” sull’art. 18 cedendo alle pressioni del Pd e della Cgil e non e’ da stupirsi se il Pdl e Casini avranno chiesto qualcosa in cambio. Nulla e’ cambiato per “incoraggiare” gli investitori stranieri che continueranno a tenersi alla larga dall’Italia mentre gli industriali italiani, con ancora un po’ di capitale disponibile, investiranno all’estero, nella “trappola“ rimarranno i piccoli industriali a corto di capitali e quelli che stanno per fallire. Chi creerà i posti di lavoro per i giovani? In attesa di capire quali concessioni ha ottenuto il Pdl per cedere sull’articolo 18, il Financial Times ed anche il Wall Street Journal sembra voltare le spalle a Monti, paragonato solo pochi giorni prima niente meno che alla Thatcher. I due quotidiani finanziari, dopo la sbornia “montiana” iniziale “euforici” per il “defenestramento” di Berlusconi, cominciano a giudicare Monti con piu’ obbiettività. Le stangate fiscali che sembrano mai non finire, l’aumento dei prezzi dei carburanti e della bolletta energetica, il pasticcio dell'Imu (Imposta Municipale Unica) da cui scopriamo che sono “incredibilmente esentate” le banche, le sedi dei partiti e dei sindacati ed altri “privilegiati”, mentre “la pagheranno gli anziani” ricoverati nelle case di riposo, e’ l’ennesima prova della non “equità” dell’azione del governo. La “non riforma del lavoro” rischia di decretare la fine della credibilità di Monti che, per ragioni ancora incomprensibili, preferisce “tirare a campare” invece di procedere a vere riforme urgenti e necessarie. L’unica riforma di un certo rilievo resta quella delle pensioni, per il resto solo tasse che hanno depresso l’economia, aggravando una recessione che rischia di compromettere la ripresa economica ed il risanamento del debito pubblico. Con il “flop” sull'articolo 18, Monti butta la maschera ed e’ chiaro che sta “bleffando”. La “non riforma” del lavoro e’ il “preludio” di cosa intendono concretamente il Pd, il Pdl e l’Udc: una “Grande Coalizione” nel 2013 dopo il governo dei tecnici. Ancora “lacrime e sangue” per gli italiani “senza farsi del male a vicenda” e salvando i loro scandalosi privilegi. Se fosse cosi’ Angelino Alfano e neppure nessun altro avranno il mio voto. Un sondaggio indica che soltanto l’1% degli italiani ha fiducia dei partiti. A me sembra una percentuale anche troppo alta.
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