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martedì 1 maggio 2012

In democrazia nessun fatto di vita si sottrae alla politica, Gandhi.


Negli ultimi anni la “politica” italiana (ma non solo) e’ andata via via “degenerando” tanto da diventare “insopportabile”. A pensarci bene, viene chiamata “antipolitica” la reazione che si ha contro i “partiti” che sono diventati “covi” di “malfattori”. La politica e’ invece un “valore nobile”, e’ “una virtù” ed e’ necessaria, sono i “politici” ed i “partiti” la vera “antipolitica”. Sono loro i primi responsabili della rapida “degenerazione” del clima politico. Quella che praticano i partiti italiani non è più, da un bel pezzo, la politica a “beneficio” della società civile che ne favorisce la crescita e ne elimina le ingiustizie. Le critiche ai partiti sono “fondate” e quindi si ha tutto il diritto di esprimerle, perfino in modo “sguaiato”. La democrazia e’ anche questo. Gli attuali partiti sono cresciuti facendo aumentare a “dismisura” i loro “privilegi” e non hanno alcuna intenzione di rinunciarvi. Hanno la “sfrontatezza” di chiedere sacrifici ai cittadini e “non mollano” i loro numerosi benefici. Bisogna “rinnovare” la politica eleggendo una nuova classe dirigente che metta al centro “una politica vera con i suoi valori” che abbia come obbiettivo “l’interesse generale” del Paese e non della loro “casta”, sarà questo possibile? Veramente le premesse non ci sono, ma e’ sempre lecito sperare. Tra il 510 e il 30 a. C., nel periodo repubblicano, Roma diede vita ad una democrazia equilibrata. I cittadini ebbero la possibilità di esprimere la propria volontà mediante il voto sia per eleggere i propri governanti (potere esecutivo) sia per approvare le leggi dello Stato (potere legislativo), sia per giudicare i reati (potere giudiziario). Esistevano tre differenti metodi elettorali. I “comitia curiata” tenevano conto della famiglia, i “comitia tributa” della residenza e delle tasse, i “comitia centuriata” della giustizia e del benessere. Il “Senato” era costituito da coloro che avevano ricoperto cariche pubbliche e quindi era eletto indirettamente dal popolo quando eleggeva i governanti. I “tribuni della plebe” erano a protezione di tutti i cittadini a qualunque classe appartenessero, ed avevano il compito fondamentale di “proteggere” dagli abusi e dai soprusi delle autorità. Le cariche erano a tempo (in genere un anno, solo i senatori erano a vita) e ripartite tra più persone (2 consoli, 2 censori, 10 tribuni, 6 pretori, 8 questori, ecc.), in modo da evitare la “concentrazione del potere”. Non esistevano ostacoli per l’accesso alle cariche. Anche “homines novi” potevano raggiungere i più alti gradi dell'amministrazione pubblica. “Homines novi” erano le persone che provenivano da una famiglia in cui nessuno mai aveva rivestito alcuna carica pubblica. Un sottile gioco di equilibrio impediva ad ogni autorità di agire indiscriminatamente. I “censori” potevano espellere i senatori, anche se erano a vita, i “tribuni” potevano bloccare gli atti delle autorità, i “senatori” potevano preparare le leggi, ma non potevano approvarle, le “assemblee popolari” potevano approvare o respingere le leggi, ma non potevano proporle. Ogni ”magistrato” poteva essere chiamato a rispondere in giudizio del proprio operato al termine della carica. Attraverso secoli di riforme Roma era riuscita a realizzare una repubblica veramente “res publica”, cioè che faceva il bene comune. Il cittadino romano era orgoglioso di essere “civis romanus” (cittadino romano). SPQR, acronimo del latino Senatus PopulusQue Romanus, in italiano: “Il Senato e il popolo romano”, evidenzia “i due soggetti principali” che rappresentano il potere della Repubblica romana: il “Senato” (oggi il Parlamento) e il “popolo”, i due “pilastri” dello Stato romano. Purtroppo dal I secolo a.C. iniziarono gli “intrallazzi” e gli “illeciti” contro la “res publica”. Da qui il parallelo con l’epoca che stiamo vivendo. Non c’e’ nulla di nuovo sotto il sole e nulla e’ stato inventato. I politici di oggi “sono corrotti come allora” e sono il prodotto della società italiana che si e’ formata con il fascismo, la seconda guerra mondiale, il comunismo, la democrazia cristiana, il Vaticano, il cattolicesimo, i sindacati, la scuola, il sessantotto, tangentopoli, affittopoli, le raccomandazioni, la mafia, la camorra, la ndrangheta, la sacra corona unita, le bustarelle dall’usciere in su, le tangenti e via dicendo. Secondo Aristotele “l’uomo e’ un animale politico”, analizziamo chi sono le persone che ambiscono far politica. Si tratta di persone che, in qualunque tipo di regime, dedicano tutta la vita per appagare la loro “ambizione”. Finché sono giovani si battono per far trionfare le idee giuste contro le idee sbagliate (naturalmente giuste o sbagliate a loro parere), ma con la maturità scelgono il partito in cui vogliono far “carriera”. Chi e’ ambizioso vuole tutto: il potere, la fama, i soldi e, se fosse possibile, la gloria. Per loro la politica non e’ un “valore nobile”, e’ un mezzo per appagare la loro smisurata “vanità” e per economicamente “sistemarsi”. Ecco perche’ i partiti che accolgono siffatti “animali famelici” sono molto “disistimati”, ma questo non dovrebbe far dimenticare che essi sono “essenziali” per la democrazia. Un po’ come le fogne che “puzzano” e sono luoghi dove i “roditori” s’ingrassano, ma non se ne possono fare a meno. Se nelle fogne, pero’, scorresse acqua piu’ pulita (ossia se i “partiti” fossero piu’ onesti), l’habitat sarebbe meno favorevole per la proliferazione di “topi” e “pantegane”.


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