Come può partire la “fase due”,
quella della crescita, quando si è creato sconforto e pessimismo in tutto il
Paese e, soprattutto, nel settore produttivo? Gli imprenditori si suicidono e
le fabbriche chiudono. Così non si crea il lavoro per nessuno, neppure la
ricchezza che servirebbe per cercare di pagare il debito pubblico ed è per
questo che lo “spread” non accenna a
diminuire, i mercati non hanno fiducia delle “manovre” del governo italiano. Mario Monti è stato nominato senatore a vita non si sa per quali meriti, come non si
sa per quali meriti sia stato scelto a fare il Presidente del Consiglio. Abbiamo notato che è “allergico”
alle critiche. Le sue reazioni sono state “arroganti e presuntuose” nei
confronti di chi “osa” sollevare dubbi sulle scelte del suo governo, o
nei confronti di chi “osa” suggerire ipotesi diverse da quelle elaborate
dai “cosiddetti tecnici” che lo circondano, ma che, alla prova dei fatti, dimostrano
l’enorme distanza che c’e’ tra le teorie e l’applicazione concreta. Gli ultimi attacchi li ha riservati al PdL e ad Alfano “colpevoli” di chiedere che le imprese,
che vantano crediti dallo Stato, possano decurtarli dalle loro tasse. Monti è
stato così “brutale e arrogante” che
è stato costretto a rettificare mettendoci una pezza peggiore del buco tanto da
far dire a Berlusconi che “questo governo
c’è ostile e forse è giunto il momento di uscire dalla maggioranza”. Catapultato
dal “grigiore” delle stanze del
potere europeo alla ribalta degli “osanna”
dei “zerbini” quali sono i media nazionali, si era convinto d’avere a che fare con un Paese di “analfabeti
in economia”, di arruffoni e di incapaci. All’inizio ha attaccato l’intero
Parlamento che era responsabile dei provvedimenti presi dietro la pressione
dell’Unione Europea addossandogli tutta la responsabilità dell’alto “spread”. Ha fatto credere agli italiani:”
“vedrete che scenderà, e scenderà sempre
di più, statene certi’” ha detto con la sua proverbiale “supponenza”. Lo abbiamo visto tutti
com’è sceso e come è risalito, qualche giorno fa ha raggiunto quota 430. Nei
suoi viaggi all’estero, accompagnato da un codazzo di giornalisti, ha
continuato le sue “provocazioni”, e con
il suo “gesticolare”, come fosse
perennemente in “cattedra”, a dirci: “Ora vi spiego… dovete capire… prima “salva
Italia”… siamo sulla strada giusta… ora “semplifica Italia”… quindi “cresci
Italia”…”. Ma di “cresci Italia”
nemmeno l’ombra. L’unica cosa fatta dal governo sono state soltanto tasse,
tasse e sempre tasse. Credo che Luca Ricolfi sulla “La Stampa” abbia colto il punto: “E’ vecchia la cultura di questo governo, anche per la mentalità con
cui affronta chi osa non allinearsi al clima di “venerazione” e gratitudine da
cui è circondato. E’ vero, non ci sono alternative al governo Monti, se cadesse
sarebbe un disastro per l’Italia, i mercati ci farebbero a fettine. E tuttavia
questa consapevolezza non rende per ciò stesso ragionevole qualsiasi cosa questo
governo decida. C’è un errore logico, mi pare. Se la mia caduta è un evento
così catastrofico da provocare un disastro, questo non vuol dire che tutto quel
che faccio sia giusto, o volto al supremo interesse del Paese”. La
stragrande maggioranza degli italiani non ha “tendenze suicide” e per questo è contraria alla fine prematura del
governo Monti e all’uscita dell’Italia dall’Europa, spera soltanto nel ritorno
della “politica” quella “vera” che risolve concretamente i
problemi della gente. Oltre il 60/65% degli italiani sono persone “moderate” e desiderano che, per
governare meglio il Paese, devono essere approvate le riforme costituzionali
(meno parlamentari, snellimento nell’approvazione delle leggi, il governo deve
contare di più e più stabile ecc.). Questo è stato il motivo principale del
passo “laterale” di Silvio
Berlusconi. C’e’ “urgente bisogno” di
riformare l’“architettura istituzionale”. L’Italia non è governabile e questo
Berlusconi l’ha sempre detto. L’hanno dimostrato tutti i governi che si sono
succeduti durante questi anni della Seconda Repubblica. Nessuno è in grado di
governare questo Paese, neanche il Pd e i suoi alleati. Se vincessero le
elezioni, quanto tempo riuscirebbero a restare al governo? Per governare il
Paese, dopo le elezioni del 2013, Berlusconi propone una “federazione dei moderati”, con tutti quelli che vorrà starci. Una
grande maggioranza “omogenea” (al
contrario del centrosinistra che “omogeneo”
mai lo sarà) che si propone di governare l’Italia per far uscire il Paese fuori
dalla crisi e andare oltre le vecchie logiche di “contrapposizione” che hanno diviso i partiti in questi ultimi
diciassette anni. Dunque il governo tecnico di Monti va sostenuto, sia perché
in questo momento non c’e’ alternativa, ma, soprattutto, perché è un’occasione
straordinaria per fare le “riforme
costituzionali” che da anni si attendono e per il rilancio di una “politica migliore”.
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