I laureati italiani sempre più numerosi cercano fortuna in Australia convinti che possono far fruttare la laurea conseguita in Italia. Tra i più validi motivi per cui emigrano e’ l’essere “sopraffatti” da un sistema dove impera il “nepotismo” e il “clientelismo”. Per questo l’attuale flusso migratorio non può essere paragonato a quello dei secoli scorsi o del dopoguerra di 60 anni fa circa. Allora gli italiani che partivano erano perlopiù contadini e operai, oppure lavoratori non specializzati che fuggivano dalla fame e cercavano fortuna o quanto meno pane per loro e per i loro figli. E nonostante le innumerevoli difficoltà, difficili oggigiorno immaginare, con sacrifici e tenacia la stragrande maggioranza di loro, chi più chi meno, si sono affermati dimostrando di essere dei “Giganti”. Seppure con tutti i loro grandi limiti, i “Giganti” sono riusciti a diffondere e a mantenere viva l’italianità’ nei paesi in cui hanno emigrato. Hanno fondato numerose associazioni, grandi club e persino importanti enti. Organizzato migliaia di feste e manifestazioni per autofinanziarsi. Il tempo è trascorso inesorabile e quello che era attuale 40/50 anni fa ora non lo è più. C’e’ la consapevolezza che occorre un drastico cambiamento, per non far scomparire l’italianità nel mondo. E’ l’ora di passare la mano alle nuove generazioni. Si è, quindi, nell’attesa che i giovani “irrompano” numerosi sulla scena per portare una ventata di novità, adeguata ai tempi, per “rivitalizzare” il moribondo associazionismo italiano. Quest’opportunità potrebbe essere colta al volo dai molti giovani che stanno partendo numerosi dall’Italia per cercare lavoro. Sono persone altamente specializzate, ma non tutti hanno la stessa opportunità di trovare lavoro all’estero, dipende dalla laurea conseguita (ci sono “laure forti” e “laure deboli”) e dal livello della conoscenza della lingua inglese. Sono considerate “lauree forti” tutte quelle dei corsi d’ingegneria, chimica industriale, economia aziendale e odontoiatria, chi ha conseguito una di queste lauree, e conosce bene l’inglese, ha buone possibilità di trovare lavoro sia in Italia ma anche all’estero e, quindi, anche in Australia. Non e’ che trovino impiego dall’oggi al domani, all’inizio bisogna adattarsi a quello che capita, ma prima o poi arriverà l’occasione giusta. Coloro invece che hanno conseguito una “laura debole”, come sono considerate quelle delle materie umanistiche, di statistica, giurisprudenza, scienza delle comunicazioni, la possibilità di trovare lavoro in Australia, ma non solo, sono scarse o nulle e i lavori iniziali di “lavapiatti” e “cameriere” potrebbero diventare per tutta la vita. Ecco perché in un mio recente articolo ho sostenuto che per molti laureati italiani l’America o l’Australia è l’Italia. Se sono disposti a fare i “lavapiatti” in qualsiasi Paese del mondo, perché non lo fanno in Italia in attesa di “sistemarsi”? La verità è che l’Italia, ma anche l’Australia, ha più bisogno di persone che abbiano un mestiere e disposte a lavorare che laureati con “laure deboli”. Purtroppo il “cattivo vezzo” e il “provincialismo” dei padri e delle madri italiane sono quello che preferiscono sacrificarsi per far “laureare” i propri figli invece piuttosto di indirizzarli a imparare un mestiere. Forse in Italia ci sarebbe la piena occupazione e, se fossero costretti a emigrare, non avrebbero troppi problemi di trovare lavoro all’estero. Sorge spontanea una domanda. Se i “Giganti”, superando infiniti handicap, sono riusciti a far affermare d’italianità nel mondo, i giovani che ultimamente stanno lasciando l’Italia saranno in grado di “rivitalizzarla” o soltanto mantenerla? Sono sufficientemente motivati per affrontare e superare tutte le grandi difficoltà che troveranno sulla loro strada?
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