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martedì 18 settembre 2012

Il nuovo che avanza.


Secondo l’ultima ricerca dell’ Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) sono ben 23.146 i giovani amministratori sotto i 35 anni, circa un quinto sul totale. Secondo la ricerca i giovani amministratori risulterebbero essere mediamente più colti e preparati dei politici nazionali, sono molto più “aperti di mente” e non hanno “barriere ideologiche”. Rifiutano i “vecchi schemi” e “obsoleti schieramenti”. Il “merito” e’ al centro della loro politica e il colore della propria bandiera non rappresenta un ostacolo nel dialogo con colleghi di altri partiti. Sanno dialogare meglio con le opposizioni, trovare compromessi e sono per una gestione della “cosa pubblica” dinamica e non statica. Sono piu’ propensi ad usare i mezzi tecnologici (come Internet) che li porta ad essere “antiburocratici” e ad adempiere i propri doveri di amministratori in maniera più veloce e fattiva. Questi “baby amministratori”, sono nati e cresciuti al di fuori della “vecchia politica” e delle “ideologie ormai superate” e incapaci ad interpretare i bisogni e l’evoluzione della società moderna. Non sono “polli allevati in batteria”, ovvero come quei giovani politici che in realtà vivono “all’ombra dei vecchi politici”, insomma “giovani invecchiati” che fanno la “solita politica da prima repubblica”. Se chiedete a qualcuno di questi giovani sotto i 35 anni che cosa era le “Frattocchie” i più non sapranno rispondere. Eppure la splendida villa ottocentesca, nella minuscola frazione di Marino nei colli romani, e’ stata per molto tempo sede dell’Istituto di “studi comunisti” Palmiro Togliatti, ma in anni più lontani intitolata ad Andrej Zdanov, il braccio destro di Stalin. Era la scuola quadri del Pci (frequentata anche da Marco Fedi), fucina di “professionisti della politica” allevati a “pane e Marx”. Sapere che il “volto nuovo” del Pd e’ quel Nicola Zingaretti (che ha fatto in tempo a studiare alle “Frattocchie”) e che aveva sfidato Alemanno alla carica di Sindaco di Roma facendo sfoggio di “nuovismo” e “verginità politica”, rende un po’ l’idea dell’incapacità della politica italiana, soprattutto del Pd, di sapersi “rinnovare”. La ricerca dell’Anci rappresenta una prima smentita al fatto che i giovani non si interessano di politica e che in Italia non ci sia un possibile “ricambio generazionale”: il ricambio c’è e come! Ma chiaramente fa “talmente paura alle vecchie aquile della politica” che cercano in ogni modo di “screditare” i giovani politici se non addirittura di “negare” l’esistenza di una nuova generazione di politici italiani che nulla ha a che vedere con l’attuale classe dirigente dei partiti. Questa “campagna denigratoria”, unita alle enormi difficoltà che incontrano i giovani per fare carriera (secondo la ricerca su 23.146 solo l’1,86% e’ riuscita a diventare Sindaco), ha fin’ora “arginato” in questi anni l’ondata giovanile che in Italia resta comunque “abbondantemente” al di sotto della media europea. Cominciano però ad esserci segnali di apertura da parte del mondo dei palazzi del potere. L’ex Ministro della Gioventù Giorgia Meloni (non a caso la più giovane ministra dello Stato eletta nella passata legislatura) ha proposto un disegno di legge costituzionale per permettere ai giovani sin dai 18 anni di poter essere eletti in Parlamento. A questo si aggiunge un ulteriore proposta, ancora più rivoluzionaria dell’Unione Europea, di concedere il voto sin dal sedicesimo anno d’età. In questo modo i Governi sarebbero costretti ad interessarsi ancora di più dei problemi del mondo giovanile. Questo sarebbe un grosso passo avanti, visto che l’Italia e’ uno degli ultimi paesi che investe sui giovani.

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