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mercoledì 26 dicembre 2012

Tutti con Mon-TINA....o no?


24 dicembre 2012

di PierGiorgio Gavronski

(da “il FattoQuotidiano”, 24 dicembre 2912)

In conferenza stampa, mentre sosteneva che l’Italia è uscita dalla crisi finanziaria, Monti ha ricordato con fastidio “i grafici che alcuni giornali vi mostreranno … su certe variabili…”, che confutano quella tesi. “Ma come si può pensare che, avendo dovuto fare interventi pesanti, aumentando le tasse, tagliando le spese, la crescita non ne avrebbe sofferto?”. Ben detto! E chi ha pensato, detto, scritto, una cosa del genere? Ricordiamolo: fu quel Ministro dell’Economia che il 6/12/2011 firmò il decreto ‘Salva Italia’. Quelle valutazioni ottimistiche, diciamo pure fantasiose, furono alla base delle politiche adottate.

Se Monti aveva capito le conseguenze economiche delle sue politiche, perché nel Dicembre 2011 mentì al paese? Se invece non aveva capito, perché oggi rivolta la frittata e tenta di attribuire ai suoi critici le sue fantasie? Perché non si può avere un dibattito onesto? Di fronte alla crisi in atto, quale credibilità ha un leader che per sua ammissione (dati e parole sue) mente al paese, o è “uno stolto”?



Monti ha anche criticato quelli che pensano che sia stata la BCE, non lui, a far calare gli spread, ricordandoci, grazie, che la BCE non sarebbe intervenuta se l’Italia non avesse fatto austerità. Ciò non toglie che le politiche di austerità fossero in parte sbagliate; perciò andavano contrattate, non applicate con entusiasmo. Inoltre, all’interno delle indicazioni della BCE c’erano margini per politiche meno depressive. Ad es. alzare l’Irpef sui redditi oltre 100.000 euro, invece che le accise; o tagliare i costi della politica (questo fallimento è colpa dei partiti, ma non solo); o varare tagli strutturali ad impatto differito. Dagli errori dovremmo trarne lezioni, non arroccamenti.



Apparentemente, oggi Monti se l’è presa con Berlusconi:facile bersaglio. (Speriamo che a destra regolino definitivamente i conti con il caudillismo neofascista, sostituendogli un rassemblement liberale europeista, con solide radici nella Destra Storica e nella Costituzione). Ma si tratta di un’astuzia: in realtà Monti cerca di prevenire critiche simili all’Europa e alla sua Agenda da parte di altri: ‘se lo fate, dirò che siete come Berlusconi’. È campagna elettorale? Di più: cerca di delegittimare, di spegnere ogni identità alternativa. Vuole impersonare tutto: ortodossia e opposizione. Perciò racconta: ‘in Europa ridono di chi mi attribuisce una sintonia con Merkel’. È l’ennesimo minuetto degli eurocrati, divisi sui dettagli ma uniti sulla mediocre strategia neoliberista. Quando la strategia fallisce più e più volte – il successo o fallimento di una strategia si misura sempre con lo scostamento dagli obiettivi enunciati –, allora rispondono come Monti: TINA!



Ma il centro-sinistra, a partire dal Pd; non cada nella trappola. Non si lasci schiacciare sull’Agenda Monti: essere contro l’Europa delle destre neoliberiste non significa essere contro l’Europa. Il tono generale della proposta Monti è ‘alto’; contiene molte buone cose. Ma sui nodi fondamentali della crisi e dell’Europa, Bersani ma anche altri devono darsi un progetto alternativo (Vendola: non basta dire ‘alternativa’!), e svelare l’inganno di TINA. Altrimenti, fra l’Agenda Monti e una brutta copia, gli italiani sceglieranno l’originale. Neppure bisogna farsi schiacciare sulle posizioni anti capitalistiche, fuori dalla Storia, dei post comunisti, o dei ‘conservatori di sinistra’ denunciati da Monti. Ma il dibattito sulla crisi non riguarda solo gli economisti. A Monti in realtà interessa poco se il PIL scende del 2,4% invece che dello 0,4%, e la disoccupazione viaggia verso il 12%. Monti ha altre priorità: questo distingue una destra da una sinistra. Bersani non può far finta di non accorgersene: tradirebbe la sua Storia, e il suo popolo.





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Il mistero dell’”Agenda Monti”

di Carlo Tarallo

(da “Dagospia”)

A Natale attenti ai “pacchi”! Può essere taroccato tutto: borse, cinture, scarpe. E agende. Soprattutto quelle che costano care! Un giovane e sospettoso sinistrato napoletano, Amedeo Cortese, ha dato un’occhiata alla “filigrana” dell’Agenda Monti, per controllare che fosse almeno “originale”. Ha scaricato il pdf dal sito del Corriere e controllato le “proprietà”. E chi risulta essere l’autore? “Prof Pietro Ichino”. Chi? Proprio lui! Incredibile ma vero: non si sa come e non si sa perché, il file del “Memorandum per L’Italia” in vetrina su Corriere.it è stato “realizzato” da Ichino. Basta ripetere l’operazione (sito corriere-salva-controlla le proprietà) per verificare. E c’è un altro particolare curioso.

Proprio ieri il quasi-ex “giuslavorista del Pd” ha dichiarato di essere pronto a correre come capolista al Senato della Lista Monti in Lombardia. Non un posto qualunque, ma il nostro prossimo “Ohio”, ovvero una delle poche circoscrizioni “swinging” che deciderà se Bersani avrà o meno la maggioranza autonoma in Parlamento. L’uomo che nelle intenzioni del centrotavola dovrebbe fare da “apripista” (e infatti subito sono arrivati i primi addii) alla diaspora degli scontenti da Bersani verso l’Arca di Mosè.

BERSANI E DALEMA SBIRCIATINA ALLUNITABERSANI E DALEMA SBIRCIATINA ALLUNITA

2. PIETRO ICHINO UFFICIALIZZA IL SUO ADDIO AL PARTITO: “SONO PRONTO A COLLABORARE PER IL SUCCESSO DI UNA LISTA MONTI E ANCHE A GUIDARLA, IN LOMBARDIA, SE MI VERRÀ CHIESTO”

Virginia Piccolillo per il Corriere della Sera

«Ascolteremo con grande attenzione e rispetto le proposte di Monti» ma «già da domani la parola passerà agli italiani». E’ cauto il commento del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, alle parole del presidente del Consiglio Mario Monti. Non reagisce all’analisi del premier che ha individuato nel partito tre linee diverse: «Quella Bersani, quella Fassina e quella Ichino».

PIERLUIGI BERSANI MASSIMO DALEMAPIERLUIGI BERSANI MASSIMO DALEMA

Non può. Anche perché di lì a poco Pietro Ichino ufficializza il suo addio al partito: «Sono pronto a collaborare per il successo di una lista Monti e anche a guidarla, in Lombardia, se mi verrà chiesto». Una posizione che genera allarme sull’imminente futuro del Pd, come del Pdl, e sul rischio che Monti sottragga forze a entrambi i partiti.

Massimo D’Alema non crede che destabilizzerà i due poli: «Molti ora cercano di tornare in Parlamento. E Monti può apparire una zattera di salvataggio», sottolinea da Fabio Fazio a Che tempo che fa. Ma il presidente Copasir, che nei giorni scorsi era stato duro sulla possibilità di una discesa in campo di Monti, si mostra ancora dubbioso: «Mentre lancia il messaggio chiaro di proseguire sulla via europea per l’Italia, il presidente Monti, sulle forme di un suo impegno mantiene una riserva e vedremo cosa farà. Ma ha detto con chiarezza che non sarà il capo di tutti quelli che sono contro la sinistra».

ROSI BINDI PIER LUIGI BERSANIROSI BINDI PIER LUIGI BERSANI

Al premier, D’Alema, ricorda «siamo noi quello che lo hanno sostenuto con maggiore coerenza». E fa notare: «Qui c’è da una parte il centrosinistra e da una parte Berlusconi. Sono 20 anni che è così. E noi dobbiamo fermarlo. Siamo capaci solo noi». Sulla possibilità di adeguarsi all’agenda Monti D’Alema è chiaro: «I sondaggi ci danno tra il 32 e il 36%. Sono loro che devono dire se sono d’accordo con una grande forza politica essenziale per il futuro dell’Italia».

Anche perché, aggiunge D’Alema, non basta dire che la prospettiva italiana è con l’Europa: «Io voglio un’Europa con una strategia per la crescita e per il lavoro, che combatta la speculazione finanziaria. Non andare in Europa solo perché ci dicano cosa fare. Di questo vorrei parlare con Monti».



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