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sabato 2 novembre 2013

I poteri forti avvinghiati a Matteo Renzi

01 - 11 - 2013
Fabrizia Argano
I poteri forti avvinghiati a Matteo Renzi

I rapporti internazionali e le relazioni speciali del sindaco di Firenze con industria, finanza e media...
Si fa presto a dire “uomo solo al comando”. Matteo Renzi forse ha capito che per la volata finale basta il talento del campione, ma per tutto il resto ci vuole una grande squadra: “Non è mai uno a vincere, è la squadra”, ha detto dal palco della Leopolda.
Il team renziano è sempre più numeroso e sembra estendersi ai cosiddetti “poteri forti” che il sindaco pubblicamente avversa perché “hanno fatto perdere tempo e occasioni all’Italia”, ha detto in un’intervista al Corriere della Sera. Ma che in realtà appaiono sempre più vicini al giovane (ex?) rottamatore.
I rapporti internazionali
È l’analista Leopoldo Voronhoff su Formiche.net a offrire
una panoramica di tutti i rapporti tessuti in questi anni da “Matteo” a livello internazionale. Con l’aiuto di Marco Carrai, il “Gianni Letta” renziano, e recentemente di Yoram Gutgeld, soprattutto per quanto riguarda le relazioni speciali con Israele.
Renzi stesso è stato poi protagonista di alcuni pellegrinaggi in terra statunitense. E ha stretto amicizia con un grande vecchio di era reaganiana, Michael Ledeen, ora eletto suo consigliere di fiducia.
Insomma il giovane e inesperto “Matteo” sembra aver dato retta ai consigli di Massimo D’Alema che gli suggeriva di rafforzare la sua immagine internazionale. Su questo fronte, Renzi è cresciuto e la strategia ora è quella di puntare a un profilo più istituzionale. Così il sindaco, ha raccontato ieri Goffredo De Marchis su Repubblica, sembra aver quietato il suo carattere fumantino e aver accettato di sacrificarsi sull’altare della “stabilità”, fino a pochi giorni fa definita “immobilismo”, per far contente le Cancellerie europee.
Tregua con Letta
Dalla Leopolda è arrivato un messaggio di pace a Enrico Letta, che in quanto a rapporti con i poteri forti internazionali non è certo da meno: “Non siamo ingrifati all’idea di dire agli italiani che tra sei mesi si torna a votare”, ha detto il promesso sposo alla segreteria Pd. Anche se non tutti, a partire dai suoi, scommetterebbero su una tregua troppo lunga.
I rapporti con la finanza
È stato l’applauditissimo intervento di Davide Serra, fondatore del fondo Algebris, dalla vecchia stazione di Firenze, ad accendere ancora i riflettori sui rapporti di Renzi con la finanza. Un chiacchierato aspetto che costò tante critiche al rottamatore alle scorse primarie. Voronhoff paventa l’ipotesi che “Renzi sia sostenuto dai finanzieri di Morgan Stanley, la banca in cui si è fatto le ossa Davide Serra e che di recente ha chiamato nel proprio advisory board il fiorentinissimo e renzianissimo Lorenzo Bini Smaghi”.
I rapporti con gli industriali
Meno oscure le relazioni che Renzi intrattiene con gli industriali. Le presenze a riguardo alla Leopolda dicono più delle parole: il genio di Eataly Oscar Farinetti, l’ad di Luxottica Andrea Guerra, lo stilista Brunello Cucinelli raccontano di un’attenzione verso la novità renziana da parte dell’imprenditoria italiana di cui il sindaco può andare fiero.
Renzi e Della Valle, odi et amo
Capitolo a parte merita il travagliato rapporto con i Della Valle. Dopo gli screzi sul nuovo stadio di Firenze, ora tra loro sembra regnare la pace. Li si vede festeggiare insieme allo stadio le prodezze della Fiorentina. E insieme sembrano combattere sullo stesso fronte rottamatore la battaglia in Rcs. “Considero positivo che si sia sciolto il patto Rcs. L’Italia è stata gestita da troppi patti di sindacato che erano in realtà pacchi di sindacato. Faccio il tifo per i manager che stanno cambiando il sistema”, ha detto Renzi al Corriere della Sera. A cui sembra rispondere indirettamente, in quasi una corrispondenza di amorosi sensi, Alberto Nagel, ad di Mediobanca che ha favorito insieme a Della Valle lo scioglimento del patto Rcs: “Sono per quelli che fanno”, ha detto ieri a chi gli chiedeva se fosse renziano.
I rapporti con la stampa
E se poteri forti devono essere, a un buon leader non può mancare un “giornale amico”. Così se via Solferino sembra mostrarsi ancora piuttosto tiepida sulla scalata renziana, è il potentissimo gruppo Espresso ad aver dato prova di
appoggiarla pienamente.

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