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martedì 22 aprile 2014

La condanna di Renzi

Bisogna resistere alla tentazione di considerare passeggeri e senza importanza i fenomeni che ci sembrano volgari. Quando il destinatario è il popolo, meno raffinato di quel che si potrebbe sperare, le conseguenze possono essere tutt’altro che insignificanti. In fondo è l’errore che commisero le élite tedesche nei confronti di Adolf Hitler. Non bisogna mai dimenticare che un messaggio di speranza, sommario ma chiaro, per il popolo vale più di fondate previsioni pessimistiche. In questo campo i personaggi meritevoli di attenzione sono Silvio Berlusconi, Beppe Grillo e Matteo Renzi.
Sul primo si è detto e scritto tanto, che sarebbe una perdita di tempo farlo qui. Basterà ricordare che all’inizio del 1994, sia lui, sia il suo partito furono considerati poco più che dilettanti allo sbaraglio. E invece.
Il secondo personaggio è Grillo. Un comico ben diverso dal Cavaliere, che ha avuto un successo politico inimmaginabile e imprevedibile. Ma mentre Berlusconi aveva un progetto politico, Grillo non è portatore di alcuna ideologia o programma, né in politica né in economia. Insomma è sterilmente antisistema. Essendo prudente, non sapendo quale successo otterrebbe impegnandosi nella pratica e forse prevedendo che essa lo divorerebbe, ha sempre preferito non sottomettersi al controllo della realtà. Ma questa è una via senza sbocco. La protesta è come certe malattie, o se ne muore o se ne guarisce. E infatti il M5S rischia la delusione dell’elettorato. Potrebbe avere un bel successo alle prossime “europee” ma ciò potrebbe non significare molto, per il futuro.
Il caso più interessante è Renzi. L’uomo ha successo. Strappa l’applauso di quelli che lo ascoltano, sia perché è un grande comunicatore, sia perché ciò che dice corrisponde ai pregiudizi della gente. Tutti pensano che i parlamentari fruiscano d’infiniti privilegi e lui gli toglie da sotto il sedere le auto blu. La soddisfazione delle massaie e dei barbieri è tangibile. Mette un tetto alle retribuzioni degli alti dirigenti pubblici e dei magistrati (se ce la farà), e pure se l’effetto economico è trascurabile, e sull’intero Paese passa il vento di un sospiro di sollievo: finalmente sono colpiti anche loro. Renzi non ha realizzato niente di sostanziale ma è riuscito a dare la sensazione del coraggio nel cambiamento. L’idea dell’abolizione del Senato, e di “senatori” non pagati, ha fatto molto piacere alla gente. Soprattutto si è avuta la sensazione che Renzi non avesse paura nemmeno della Cgil, che è come dire, di un cardinale, che non ha paura del Papa.
Si narra però che durante la battaglia di Balaclava, mentre la Light Brigade si faceva macellare avanzando intrepida e impettita verso i cannoni russi (la famosa Carica dei Seicento), un generale francese abbia esclamato: “C’est très joli, mais ce n’est pas la guerre”, è molto bello non ma non è la guerra. Nello stesso modo il bagliore delle parole è un fuoco di paglia. La gente intravedrà qualcosa di sostanziale negli ottanta euro mensili che riceveranno alcuni milioni di lavoratori, e tutto ciò potrebbe portare il Pd ad avere un enorme successo alle prossime elezioni europee: ma è da quel momento che nascono la perplessità.
Renzi dovrà continuare a governare. Fino ad oggi si è comportato come un ragazzino che, avuta la sua paghetta settimanale, l’ha interamente spesa la prima sera, e ora il problema sono gli altri sei giorni. Il regalo degli ottanta euro è stato ottenuto raschiando il fondo del barile, con coperture una tantum, incerte o aleatorie. E si è trattato di coprire otto mesi soltanto. Se invece, come dicono, quegli euro dovranno rimanere in busta paga anche in seguito, dove si troverà il denaro? E che ne sarà delle altre mille promesse, riguardanti gli “incapienti”, i pensionati, le famiglie? Di riffa o di raffa esse richiedono tutte del denaro. Che non c’è. Come se non bastasse, attualmente abbiamo un miracoloso spread Btp-Bund intorno ai 160 punti base: ma se esso risalisse, come molti prevedono, aumenterebbero le somme da sborsare per interessi sul debito pubblico, e la situazione di questi giorni, con la disoccupazione stratosferica che abbiamo, potrebbe essere ricordata con rimpianto. Nulla assicura la calma di vento.
La condanna di Renzi è che sarà ancora lì dopo il 25 maggio. Dalla nomina ad oggi la sua immagine è stata sempre in salita, ma con la mancata attuazione delle promesse (non per sua cattiva volontà ma perché impossibili), come reagirà la gente? Si possono ingannare tutti per qualche tempo, non si possono ingannare tutti per sempre. Che avverrà, quando la voce della realtà sarà più forte di quella dell’ex sindaco?
Il pessimismo nei confronti di questo giovane politico non nasce soltanto dal pregiudizio intellettuale nei confronti del suo pressappochismo volontaristico: nasce da una situazione inamovibile, contro cui sarebbero tutti incapaci di vincere, da Berlusconi a Grillo, da Letta a Vendola e perfino da De Gasperi ad Einaudi, se fossero vivi.
Gianni Pardo
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