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domenica 28 giugno 2015

I conti dell'asilo

Alcuni numeri aiutano a capire la dimensione della sconfitta italiana. E anche le sue ragioni. L’accordo europeo prevede la redistribuzione, in due anni, di 40mila rifugiati. Non immigrati in generale, ma persone cui è riconosciuto lo status di profugo, cui si offre asilo. Posto che l’accordo non prevede obbligatorietà, quindi è solo un rinvio, per quantificarne l’irrilevanza basterà sapere che l’Unione europea ha accolto (dati Eurostat) 185mila rifugiati nel solo 2014, il 50% in più rispetto al 2013. 750mila dal 2008. L’anno scorso la Germania ha offerto asilo a 47.600 profughi (82% in più rispetto al 2013), la Svezia a 33mila (+25%), la Francia e l’Italia a 20.600.
Ma la Francia con un +27%, noi con un +42. Significa che nel 2013 la Francia ha deciso di ospitò più profughi dell’Italia. Questi numeri dicono che siamo andati allo scontro, in seno all’Ue, sul tema sbagliato: anziché sollevare il dramma degli immigrati tutti, quelli economici compresi, che ci vede più esposti non perché la nostra frontiera sia la più violata, ma perché è di mare, quindi siamo costretti ad aiutarli, anziché porre questo problema ci siamo irrigiditi sui richiedenti asilo, dove siamo quelli che ne ospitano meno. Un capolavoro.
Di questo sono ben consapevoli gli asilanti stessi, che fuggono dalla guerra ma non per questo vogliono buttarsi nel caos ed essere mischiati agli emigranti per ragioni economiche e ai criminali che li gestiscono. Difatti le richieste di asilo, calcolate su mille abitanti, sono prima di tutto verso la Svezia (8.4), poi Ungheria (4.3), che oggi viene descritta come razzista visto che vuole alzare un muro, dimenticando che è stata la più aperta, via via giù verso la Germania (2.5) e sotto l’Italia (1.1). Neanche ci vogliono venire, da noi. Per tacere, poi, del modo in cui si amministrano i fondi e i centri di accoglienza, tema sul quale abbiamo avviato una pratica di autosputtanamento globale, e tralasciando il funzionamento della macchina amministrativa e giudiziaria.
C’è di più. In Italia tutti hanno imparato a lamentarsi contro il regolamento di Dublino, che stabilisce i profughi debbanno essere trattenuti e identificati, prima della destinazione finale, nel Paese ove mettono piede. Non vedo come si possa fare diversamente, se non si procede a creare zone extraterritoriali di smistamento. Ma mentre ci si lamenta per quel vincolo verso l’esterno, noi facciamo esattamente la stessa cosa all’interno. E’ il solo modo per spiegare come mai 14mila persone provenienti da fuori si trovano in Sicilia, 8.500 nel Lazio, 5.800 in Lombardia e via scendendo, con la rossa Emilia a 3.400 e la Toscana dei compagni a 2.600. I più generosi a chiacchiere sono i meno affollati, mentre quelli che urlano di più i meno assediati. Come si spiega? Perché tratteniamo le persone dove arrivano, in una specie di Dublino interna, e se proviamo a spostarle scoppiano polemiche roventi. Il che dovrebbe aiutarci a capire le reazioni altrui, visto che sono come le nostre.
Ho visto che dopo tante sciocchezze buoniste, dal governo hanno cominciato ad inanellarne di cattiviste. Elettoralismo senza buon senso. Ha detto Matteo Renzi: prendiamo solo i profughi e respingiamo gli emigranti economici. Guardi che ne abbiamo tanti, regolari e senza problemi. Vanno respinti i clandestini, ma siccome non siamo capaci è quello il terreno su cui coinvolgere l’Ue. Il problema non è usare gli aerei per rimpatriarli, ma che l’attesa di giustizia li ferma all’imbarco e la nostra polizia li perde di vista. Dice Graziano Delrio: “vi do una notizia: gli immigranti arrivano di più via terra”. Gliene diamo una noi: sono anni che lo scriviamo. Aggiunge: ci vogliono campi nei paesi da cui partono. Bravo, sembra Matteo Salvini alla fettuccina emiliana, ma lì ci sono guerre e bande, fare i campi significa mandare gente armata (lo dice pure il pontefice!). Hanno voluto Federica Mogherini? Provino a dirle di porre la questione, che ha a che vedere con la politica estera e con le armi.
Strappare la redistribuzione di 40mila persone in due anni, ammesso che sia vero, è una doppia sconfitta: perché è troppo poco, rispetto alla realtà, e perché non possiamo più neanche porre il tema della difesa comune delle frontiere, avendo supplicato e minacciato per infinitamente meno. Una sconfitta figlia della confusione mentale e della retorica senza conoscenza dei problemi.
Davide Giacalone

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