Due secoli fa è iniziata secondo gli scienziati l'era dell'antropocene e
con lei la fase più distruttiva per le specie viventi sulla Terra. Da questo
sterminio non è escluso l'uomo, che ne è comunque il principale fattore
distruttore. Più potente del meteorite che milioni di anni fa ha estinto i
dinosauri e il 95% delle specie viventi. Secondo lo studio delle università di
Stanford, Berkeley, Princeton e di quella del Messico, siamo entrati nella
sesta estinzione di massa che sta cancellando specie viventi a un ritmo di 114
volte più rapido del normale. Pubblicato sulla rivista ScienceAdvances, il lavoro dei
ricercatori ha messo a confronto l'azione di distruzione della vita attuale con
quello prima dell'inizio della rivoluzione industriale. Tra il 1500 e il 1600
sono sparite 54 specie animali, nel XIX secolo sono passate a 144. Negli ultimi
cento anni in tutto sono scomparse 396 specie. Senza l'intervento dell'uomo,
dicono gli scienziati, ci sarebbero voluto 10 mila anni per mettere in campo
una strage di questo genere.
Le cause - Stando all'analisi degli
scienziati americani, le colpe dell'accelerazione delle estinzioni andrebbe
cercato nel riscaldamento climatico, deforestazione, distruzione
degli habitat, cementificazione, introduzione di specie aliene,
acidificazione degli oceani e inquinamento. La popolazione umana poi è
cresciuta in modo esponenziale con uno sfruttamento "eccessivo delle
risorse naturali ai fini di profitto".
A rischio - I primi animali che
potrebbero scomparire saranno api e vespe, quindi tutti quegli animali utili
all'impollinazione. Il che
vuol dire riduzione di cibo. A rischio anche rane e animali anfibiche
determinano il ciclo di purificazione dell'acqua. La stima degli scienziati
si spinge a non oltre tre generazioni umane (75 anni) prima che arrivi
l'estinzione anche dell'uomo stesso.
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