Che il “clero” sarebbe stato il peggior
nemico di Papa
Francesco
l’avevo subito previsto appena dopo la sua elezione del 13 marzo 2013.
Qui sotto il mio articolo del
20 marzo 2013 pubblicato sui giornali australiani di lingua italiana “La Fiamma” e “Il Globo”, su alcuni giornali on-line e sul mio blog www.itamondo.blogspot.com.au
Papa Francesco
Giampiero Pallotta
mercoledì
20 marzo 2013
Sono
arrivato su questa terra lo stesso giorno che Papa Pio XI ritornava alla casa
del Padre. Lui saliva, io scendevo. Nella mia vita ho visto passare ben sei
Papi: Pio XII (1939-1958); Giovanni XIII (1958-1963); Paolo VI (1963-1978);
Giovanni Paolo I (1978-1978); Giovanni Paolo II (1978-2005); Benedetto XVI
(2005-2013). Quest’ultimo, Papa Francesco, è il settimo.
Quando
una persona va al potere, di qualsiasi natura esso sia, se ne parla solo bene,
così come quando se ne parla bene alla sua morte. Ma nell’intervallo si può
dire quel che si vuole. Parliamone, allora, con
tutto il bene possibile anche se “affiorano” già certe voci d’oltre oceano che “stuzzicano” l’innata curiosità del popolo.
Gli
italiani sono ormai abituati a ragionare secondo schemi politici e già corre
l’interrogativo: ma il nuovo Papa è di destra o di sinistra? E’ una“degenerazione” mentale del nostro Paese. Certo che la
sua elezione ha sorpreso tutti e, tra i centocinquantamila fedeli di Piazza San
Pietro, molti si sono chiesti: “Chi è costui”?
C’e’
stata un po’ di delusione di non vedere in lui un volto che “buca
lo schermo” come
quello dello “show
man” Papa Giovanni Paolo II. In
un’epoca in cui dominano i “mass
media”, la fotogenia è necessaria anche in campo spirituale.
Personalmente preferisco le persone “modeste”. Ma
c’è anche un altro elemento che il popolo si aspetta: “L’autorevolezza”.
Il
Potere si esercita con il “comando”. Il comando presuppone “autorità”.
L’autorità presuppone la capacità di conseguire “efficacia”.
Il popolo oggi, così nella politica come nella guida spirituale, ha bisogno di “uomini forti”,
non “autoritari” ma “autorevoli”. E’ un’innata esigenza
umana quella di vedere, nell’uno e nell’altro campo, una “figura
paterna” che unisca
l’amore paterno alla “necessaria autorevolezza”. Il popolo ha bisogno di questo.
La
delega del potere che, in modo diretto o indiretto, il popolo dà alla persona
che lo rappresenta, deve dare risposta alle varie esigenze, siano esse
spirituali che politiche. Chi è stato delegato a “comandare” deve
farlo con “capacità” e “fermezza” per
risolvere le esigenze del popolo.
Il
nuovo Papa ha scelto di chiamarsi “Francesco”, il primo nella storia dei Papi. Un nome molto
impegnativo. La stampa e i Tg nazionali l’hanno subito denominato “Il Papa dei poveri”. Ma qui bisogna intendersi.
Francesco
D’Assisi era povero per scelta e per missione, ma a quei tempi non c’erano le
esigenze di oggi. Non c’era la Tv, gli elettrodomestici, le automobili, gli
smartphone… insomma non c’era nulla di quelle comodità che oggi sono diventati “indispensabili” (almeno alcune) e non più un lusso. Giusto, quindi, che l’uomo aspiri a un
certo benessere. Allora, che senso ha promuovere il culto della povertà? Se con
questo s’intende costringere gli esseri umani a essere più “sobri” siamo
d’accordo. Se si tratta di rinunziare al “normale” benessere, non
siamo d’accordo. Se, invece, s’intende che sia la Chiesa a “rinunciare” a
perseguire la ricchezza, allora non solo siamo d’accordo,
ma attendiamo “segni concreti”.
Il clero è una “casta” delle
peggiori che non segue gli
insegnamenti di Gesù’ Cristo. Vive nel lusso e nell’abbondanza
ignorando i “diseredati”. Dovrebbe
rinunciare a molti privilegi e smettere di “addobbarsi” con
crocefissi, catene e anelli d’oro (il crocefisso di Papa Francesco è di ferro),
di vestire abiti costosi, di vivere in palazzi sfarzosi e viaggiare con auto
lussuose. Avete notato che, per lo più, i vescovi e i cardinali (ma anche
qualche prete) sono ben “pasciuti” e “rubicondi” per
il ben mangiare e il meglio bere? La Chiesa è la più grande, potente e ricca “multinazionale” del
mondo. Possiede capitali immobiliari, e non solo, in tutti i Paesi del globo.
Ha proprietà anche nel più piccolo villaggio. E’ diventata ricca e potente per
la “carità” ricevuta dai suoi fedeli. La Chiesa chiede la “carità”, ma non ne fa se non la minima parte.
Papa Francesco ha detto che la “misericordia cambia il mondo”. Mi attendo che imponga
alla Chiesa di diventare più “sobria” e “caritatevole” per
diminuire di molto (se non eliminare) la povertà nel mondo.
La Chiesa può farlo. Di soldi ne ha tanti anche troppi.
Ma vedrete che la potente e spregiudicata “casta” del clero farà del tutto per
impedirglielo.
Speriamo
soltanto che a Francesco non gli capiti la stessa sorte
di Albino Luciani, Papa Giovanni
Paolo I.
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