ALTRO CHE SATIRA
Gene Gnocchi e Claretta Petacci "maiala", la lezione violenta di Vittorio Feltri
Gene Gnocchi, comico sui generis, rivendica il diritto di satira, e fin qui ha ragione. Si può e si deve ridere su tutto e su tutti, talvolta mancando di rispetto a qualcuno. La libertà è un bene superiore e quelli che la vorrebbero limitare non meritano di essere ascoltati. Noi, e il giornale che facciamo non a caso si chiama Libero, siamo i primi a dire con forza che non bisogna fare la guerra alle parole. Cosicché riconosciamo a Gnocchi la facoltà di dare sfogo alla sua creatività umoristica.
Ci mancherebbe altro.
Siamo stati perseguitati anche dall' Ordine dei giornalisti, che invece dovrebbe tutelarci, perché abbiamo spesso usato un linguaggio disinvolto per descrivere la realtà. Ultimamente il direttore responsabile Pietro Senaldi è stato ingiustamente sanzionato per il titolo: «patata bollente» riferito al sindaco Raggi alle prese con grane amministrative romane, il che è assurdo oltre che ridicolo. Pertanto non vogliamo prendercela con chi scherza sui protagonisti della cronaca politica o generica che sia. Ma il caso di Gene è particolare e richiede una puntualizzazione. Egli ha detto per gioco - un gioco sporco - che la scrofa gironzolante per la capitale si chiama Claretta Petacci, il nome dell' amante di Benito Mussolini, la quale fu fucilata - pur essendo innocente - insieme con il capo del Fascismo.
E qui se permettete, la satira maschilista o non maschilista, non è pertinente. Si tratta di un insulto ingiusto oltre che volgare a una donna che non commise reati di alcun tipo, essendosi limitata ad amare, fino a sacrificare la vita, un uomo osannato dal popolo per venti anni e odiato negli ultimi giorni della propria esistenza perché sconfitto.
Intendiamoci, il problema non è il Duce, i cui errori erano e sono evidenti anche a un cieco, bensì la figura macchiata di una signora senza colpe eppure uccisa quasi fosse una delinquente. Definirla maiala - animale a me molto simpatico - al solo scopo di infangarne la memoria, è stato un esercizio deplorevole che non può essere giustificato col diritto alla satira. Che non c' entra. Immagino tu, caro Gnocchi, sia consapevole della scemenza che hai detto: dovresti scusartene anziché arrampicarti su inesistenti specchi satirici.
Capita a chiunque di sbagliare. Stavolta è toccato a te, e ti conviene fare marcia indietro senza nasconderti dietro a un dito sporco di merda antifascista.
Claretta Petacci dimostrò di essere una persona seria crepando ammazzata pur non avendo subìto un processo. Tu, viceversa (assolto a furor di popolo bue), continuerai a dire cazzate e non sarai nemmeno giudicato dallo straccio di un Ordine dei giornalisti. Comoda la vita del comico.
di Vittorio Feltri
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