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lunedì 13 agosto 2018

28 Ottobre 1922 – Venti anni di Libertà, Diritti e Giustizia

marciasuromaIl capolavoro d’eccellenza dell’antifascismo, degli storici da fumetto, dei mascalzoni è stato quello di travisare, di ingannare buona parte degli italiani per oltre 70 anni ormai. Hanno raccontato favole, storie brutte, di un’Italia povera, triste, rinchiusa in gabbia, senza libertà, senza diritti. Diritti e Libertà che peraltro gli italiani fino ad allora non avevano mai conosciuto. Nel 1922, anno della marcia su Roma, non si veniva infatti da periodi di euforia, di libertà e di tutto ciò che ho già elencato. Si veniva da una guerra vinta sulla carta con il sacrificio di seicentomila vite ma di fatto persa. Il paese era in ginocchio, la gente alla fame. La violenza rossa spadroneggiava nelle campagne, gli scioperi, le repressioni della polizia che non ci pensava due volte a sparare sulla folla, i milioni di disoccupati, il debito di guerra. Di fronte a tutto ciò c’era una classe politica, ieri come oggi, inetta che non riusciva a trovare il bandolo della matassa.
L’Italia che si affacciava al mondo nel 1922 era un’Italia in ginocchio, povera, incapace di provvedere al sostentamento alimentare della sua popolazione. Partiti, uomini politici, sindacati lottavano tra di loro per conquistare un proprio personale posto al sole mentre il popolo italiano affogava nella fame, nella violenza rossa e in quella di uno stato incapace.
Queste erano le condizioni del paese che quel 28 ottobre 1922 veniva messo nelle mani di Mussolini. Verità palese che i falsari della storia non ammetteranno mai: immensa sarebbe per loro l’umiliazione.
All’Italia, che oggi come allora vive un periodo di profonda crisi da cui non riesce ad uscire, serviva un uomo forte, pragmatico, deciso, estraneo alla politica ma non ai fatti, ai risultati.
Non è un caso che le prime squadre di governo andarono a pescare non tra i fascisti duri e puri ma tra le menti eccelse del paese: l’economia, i settori produttivi dal primo all’ultimo ebbero in sella uomini competenti a differenza delle vallette di oggi.
Altro che dittatura! Altro che tirannia! Da quel 28 ottobre l’Italia conobbe 20 anni di sviluppo, di libertà, di diritti per i lavoratori! Nel segno dell’ordine e della disciplina venne stroncato il fenomeno mafioso, venne ridata dignità all’Italia nelle relazioni internazionali, la lira tornò ad essere una moneta forte e non più cartastraccia! In pochi anni non solo l’Italia raggiunse e superò la produzione necessaria al proprio fabbisogno alimentare ma diede case, lavoro, istruzione agli italiani.In poche parole: gli italiani dopo oltre mille anni tornarono a conoscere il significato della parola “dignità”.
L’analfabetismo venne abbattuto, gli ospedali, le strade, le città sorgevano a vista d’occhio ogni giorno di più. I sindacati, ieri come oggi, vero cancro per i lavoratori, venivano messi al bando sostituiti dallo Stato.
Stato “dittatoriale” che diede loro le ferie pagate, la tredicesima, la quattordicesima, il tfr, le pensioni, la maternità, gli assegni famigliari, l’assistenza sanitaria gratuita e mi fermo qui per non essere troppo prolisso. Diritti che la democrazia attuale e i sindacati di maiali oggi stanno letteralmente stroncando costringendo le generazioni più giovani a diventare nuovi schiavi.
Quella era dittatura signori? Perchè venivano passate le veline ai giornali? Ma perchè oggi cosa accade? La Rai forse è libera ed incondizionata dal governo? Facciamo i seri!
Quando un uomo ha un lavoro ben retribuito, può godersi le proprie vacanze, può mandare i figli a scuola, può curarli senza avere difficoltà, ecco questo è un uomo libero!
Ecco perchè nessuno potrà tacciarmi di dire il falso quando dico che il Fascismo diede la libertà agli italiani. Fate un paragone con lo stato attuale delle cose, pensate a quegli insegnanti che a 50 anni suonati vengono trasferiti a 1200 km da casa per fare il proprio lavoro a 1200 euro al mese pagandone 600 per un monolocale abbandonando figli e famiglia. Pensate a questi e poi parlate di dittatura se ancora ne avete il coraggio!
Certo, quello degli insegnanti è solo un esempio della disperazione degli italiani: disperazione che non esiste se sei la moglie del presidente del Consiglio assunta a due metri da casa. Questa è la democrazia?
Basterà per me citarvi un aneddoto raccontato da Romano Mussolini nel suo libro. Un giorno donna Rachele prese dalla scrivania del Duce due matite, quelle con cui lui correggeva acuni documenti governativi, per darle ai figli Romano e Annamaria che ne erano sprovvisti. Il rimprovero del Duce non tardò ad arrivare e fu duro: quelle matite appartenevano al popolo italiano! Raccontantelo agli accattoni di oggi.
Impossibile paragonare ai ladri e farabutti che oggi guidano il paese.
Ma quella era una dittatura cari Camerati…

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