Se il bullo Casalino vuole accoltellare anche "il Giornale"
Gli squadristi Cinque Stelle ogni giorno devono picchiare e minacciare qualcuno e ieri è toccato a noi.
Non è la prima volta e mi auguro non sia l'ultima, altrimenti vorrebbe dire che ci stiamo piegando ai metodi mafiosi loro cari. Non hanno gradito le nostre critiche al bullo Rocco Casalino, portavoce del premier fantoccio Conte, che si è permesso di intimidire i funzionari del ministero delle Finanze come anni fa fece Totò Riina con quelli della Giustizia.
Sul loro blog hanno postato l'annuncio che si batteranno per toglierci i finanziamenti pubblici, roba che oltre che aspiranti malavitosi sono pure ignoranti, in quanto Il Giornale vive di suo e non ha mai goduto nella sua storia di alcun finanziamento. Scrivono che siamo scandalosi perché «facciamo politica», quindi deduco che nelle loro intenzioni c'è il divieto a esprimere critiche e opinioni diverse dalle loro, pena la chiusura. Hanno in testa il partito unico, l'abolizione delle libertà di pensiero e di informazione. Sono pronto a bere l'olio di ricino, a litri se serve, anche se mi rendo conto che paragonare i grillini ai fascisti è un complimento che non meritano perché Di Maio al massimo poteva fare il cameriere del Duce e quel fesso di Casalino il suo stalliere.
Quando qualcuno di voi si chiede se «Forza Italia serve ancora» dovrebbe riflettere, prima di arrivare a conclusioni affrettate. Casalino minaccia di passare «al coltello» servitori dello Stato e di chiudere Il Giornale nel silenzio di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni (che pensa di difendere l'Italia mettendosi nelle mani di un faccendiere mandato dalla Cia) e abbiamo dubbi sulla necessità di tenere in vita e alimentare un partito liberale?
Ieri ho incontrato a Fiuggi Antonio Tajani e ho capito una cosa. I chili che ha in più rispetto a Di Maio non sono nella pancia ma nel cervello. Alla sua convention, al netto delle paure sul futuro, si respirava un'aria di libertà che sta diventando merce rara nel paese. Lasciare sola questa gente sarebbe da irresponsabili. C'è vita oltre Casalino, e anche oltre Salvini e i suoi non accettabili silenzi. Ci vuole pazienza, impegno e coraggio. Il «Grande fratello» della Casaleggio non ci avrà mai.
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